Capitolo 53

Il periodo di vacanza concesso loro da Joan sarebbe passato molto velocemente, così decisero di trascorrere qualche giorno lontano dal caos cittadino, recandosi a Ocean City, nel New Jersey. Avevano cercato e optato per un posto tranquillo, non molto lontano da Washington e, in inverno, la cittadina sull'oceano era davvero poco frequentata e poteva, quindi, dar loro tutta la calma di cui avevano bisogno.

Prima di partire, avevano incontrato Ryan col consenso del medico. Ryan si era detto felice per loro, ma Auggie aveva colto un punta ferita di amarezza nella sua voce ed Annie aveva visto i suoi occhi intristirsi profondamente, in un certo qual modo spegnersi. Sapevano entrambi, sia lei che Auggie, che non sarebbe stato facile, ma era un passo che dovevano fare, in un modo o nell'altro. Le condizioni di salute di Ryan erano stabili, il medico aveva addirittura ipotizzato un possibile miglioramento motorio nel tempo. C'era la possibilità che potesse riacquistare l'uso delle gambe con l'aiuto di un tutore, e questo aveva un po' rincuorato Annie che non riusciva ad immaginare Ryan fermo su una sedia a rotelle. Averlo in qualche modo ferito, faceva sentire Annie un po' colpevole. Era però vero che fra di loro, oltre ad un mero rapporto professionale, non era rimasto molto, anche se, dalle parole e dal tono di voce di Ryan, aveva colto una punta di speranza, speranza che per loro potesse esserci ancora un futuro insieme. Aver colto questa sfumatura nella voce di Ryan, le aveva reso ancora più complicato dirgli che lei e Auggie stavano cercando di ricostruire le loro vite insieme. Non ci fu bisogno di dirgli che aspettava un bambino, Ryan lo aveva capito da solo da tutta una serie di cose, come fece notare loro: da come Auggie stava vicino a Annie, cercando continuamente un contatto fisico, seppur minimo, con lei; da come Annie guardava Auggie; dalla posizione che il corpo di Annie aveva assunto, con la schiena impercettibilmente più inarcata; dal suo sguardo più acceso e vivo. Ryan ricordava bene quello sguardo, era lo stesso che Annie aveva quando, poco più di due anni prima, gli aveva detto di aspettare un figlio, suo figlio. Una volta usciti dalla stanza d'ospedale dove Ryan era ancora ricoverato, Annie si appoggiò a Auggie, respirando profondamente. Era fatta, ormai. Questo passo era stato fatto, ora dovevano e potevano andare avanti. C'erano ancora tante cose da sistemare nella loro vita e c'erano stati così tanti cambiamenti nel giro di pochi mesi che avevano decisamente la necessità di raccogliere idee ed energie per guardare avanti, lontano da tutto e da tutti.

Avevano prenotato in un "bed and breakfast" poco lontano dalla spiaggia, l'avevano cercato con cura perché potesse avere una camera abbastanza grande da permettere a Auggie di muoversi comodamente al suo interno. Erano arrivati a tarda sera: il viaggio in auto era durato quasi sei ore, un po' più del previsto a causa del traffico; si erano fermati a cenare in una stazione di servizio e, una volta arrivati a destinazione e avute le chiavi della camera, se ne erano andati a letto, lasciando le valigie nel salottino del loro alloggio. La mattina seguente avevano disfatto i loro bagagli con calma, avevano fatto colazione nell'ampia sala da pranzo, poi erano usciti per fare una passeggiata sul lungomare. La mattinata era piuttosto fredda anche se un timido sole occhieggiava pallido dal cielo sbiadito dell'inverno. C'erano qua e là alcune nuvole bianche che, di tanto in tanto, coprivano il sole rendendo un po' più rigida la temperatura. Il mare, stranamente, era molto calmo e il suono della risacca sulla riva ebbe il potere di rilassarli. Avevano passeggiato senza una meta precisa per un po', quando Auggie si accorse che Annie ebbe un lieve sussulto.

"Tutto bene, Walker?"

"Sì, ho solo un po' freddo. Che ne dici di una tazza di caffè bollente o di una cioccolata calda?"

"Mi sembra un'ottima idea."

Entrarono nel primo bar aperto in una delle traverse del lungomare, si accomodarono ad un tavolo in fondo al locale e ordinarono caffè, tè e un paio di ciambelle. Rimasero seduti abbastanza a lungo, chiacchierando con calma e sorseggiando le loro bevande calde. La cameriera, una ragazza non molto alta sui venticinque anni e piuttosto loquace, si avvicinò per l'ennesima volta chiedendo se desideravano ordinare qualcos'altro.

"Saprebbe indicarci un luogo dove poter pranzare?" le chiese Auggie.

La cameriera diede loro le indicazioni richieste con dovizia di particolari, segnalando alcuni ristoranti e le loro specialità. Non c'erano molti turisti in quel periodo dell'anno e alla ragazza non sembrava vero poter avere qualcuno con cui scambiare due chiacchiere.

Una volta rientrati, dopo pranzo, alla pensione dove alloggiavano, Annie si accomodò sul divano del salottino a leggere mentre Auggie prese il suo portatile e cominciò a controllare la posta.

"Capitano Anderson non avrai intenzione di lavorare anche oggi, vero?"

"Controllo solamente la posta, Annie."

"Ti conosco abbastanza bene da sapere che non ti limiterai alla posta."

"Ho chiesto a Barber di mandarmi una mail se mai ci fossero delle novità, quindi controllo solo se..."

"Novità a che proposito?" lo interruppe Annie.

"Sai che stiamo tenendo monitorate le linee della McQuaid Security per vedere se ci fossero altre infiltrazioni jihadiste nel nostro paese."

"E quindi si tratta di lavoro..." sottolineò la donna.

"Non lo chiamerei proprio lavoro, Annie. Si tratta della sicurezza del nostro paese."

"Auggie, il nostro paese ha fatto a meno delle tue capacità logiche e informatiche per due anni, potrà sopravvivere per altri tre giorni, non credi?"

"Solo cinque minuti, lo prometto."

"Te ne concedo dieci, non di più." gli rispose con tono accondiscendente.

I dieci minuti concessi all'uomo per controllare la posta, furono sufficienti ad Annie per addormentarsi sul divano. Il suo respiro regolare e profondo, fece capire a Auggie che si era assopita. Egli si alzò dalla poltroncina, prese dal letto il plaid e glielo stese addosso. Poi riprese il suo lavoro. Aveva ricevuto diversi messaggi criptati da Barber che gli comunicava alcune informazioni importanti riguardanti proprio la cellula jihadista che si era infiltrata alla McQuaid Security. Auggie sapeva di essere in vacanza, ma finché questa gente fosse rimasta attiva sul territorio americano, c'era il serio rischio che avrebbero in qualche modo potuto rimettere in piedi la squadra di Dimitri Diachkov che, per quanto ne sapeva, al momento era rinchiuso in una prigione di massima sicurezza da qualche parte tra gli Stati Uniti e l'Europa.

Prima che Annie si potesse svegliare, Auggie cercò di svolgere velocemente alcuni controlli incrociati con Barber, dagli uffici di Langley, e con Hollman, ancora al servizio di Arthur Campbell presso la McQuaid Security. Tutti e tre i tecnici informatici sapevano che mancavano alcuni tasselli per concludere completamente la missione iniziata qualche mese prima e nessuno di loro voleva lasciare qualcosa di intentato per concluderla nel modo migliore e nel più breve tempo possibile.

Auggie chiuse la sua casella di posta elettronica, si sistemò sulla poltroncina di fianco al divano dove Annie dormiva e cominciò ad ascoltare un po' di musica. Il tepore del caminetto acceso aiutava a creare quell'atmosfera rilassante di cui avevano bisogno. Nella mente di Auggie, mentre ascoltava la sua musica preferita, si snodavano gli avvenimenti degli ultimi tempi, da quando era stato chiamato da Joan a Settembre fino a quel momento. Quanti cambiamenti nella sua vita.

Aveva rotto con Natasha ed era tornato a Washington, a lavorare per la CIA.

Era partito per il Marocco per ritrovare Annie e riportarla a casa a qualunque costo. E l'aveva ritrovata, Annie. L'aveva ritrovata sia fisicamente che emotivamente. Si erano ritrovati. Quella notte, a Tripoli, gli era sembrato che il tempo si fosse fermato a quando lui e Annie stavano insieme, quasi tre anni prima. Non aveva mai smesso di amarla, lo sapeva, ma scoprire che anche lei, nonostante il tempo e la lontananza, lo desiderava e lo amava, lo aveva reso felice come non mai. E svegliarsi, la mattina seguente, con lei tra le braccia gli aveva fatto capire quanto avevano perso l'uno dell'altra, quanto ancora potevano darsi reciprocamente. Il ricordo di come Annie era stata audace con lui, sia la notte che la mattina seguente, risvegliò in lui il desiderio di averla, di fare l'amore con lei. Sentiva il suo battito accelerare, il sangue pulsare più velocemente nelle vene e scoprì di essere piuttosto eccitato. Si tolse le cuffie e respirò profondamente. Non si era accorto che Annie si era svegliata e lo stava osservando, in piedi di fronte a lui, finché non gli si sedette in grembo.

"Capitano Anderson a cosa stavi pensando?" gli chiese maliziosamente accarezzandogli i capelli e le spalle e baciandolo ripetutamente.

"A te, signorina Walker."le disse, rispondendo ai suoi baci con trasporto.

"Mi pare di capire che fossero pensieri piuttosto sporchi." ridacchiò Annie sulle sue labbra.

"Non posso farci niente se mi fai quest'effetto, Annie."

"Raccontami i tuoi pensieri, Auggie." la voce di Annie era bassa, quasi un sussurro, e molto sensuale. Sapeva come farsi desiderare. Gli baciò il collo, proprio sotto il lobo dell'orecchio e cominciò a muoversi lentamente sulle sue gambe, premendo i suoi seni contro il suo petto. "Allora, Auggie... un penny per i tuoi pensieri."

"Annie, ti prego... è un po' imbarazzante..."

"Più imbarazzante che sapere che ho visto tutto? Di come deglutivi..." continuò a baciarlo lentamente. "Di come ti passavi la lingua sulle labbra..." e Annie passò la sua lingua sulle labbra dell'uomo. "Di come il tuo respiro si faceva più veloce e profondo..." un altro bacio, più intimo, "Di come i tuoi calzoni..."

Auggie non le permise di finire la frase, le chiuse la bocca con la sua, impossessandosi della sua lingua calda. La sollevò di peso, si alzò dalla poltrona e si diresse al letto. La fece sedere delicatamente sul bordo del letto, senza smettere di baciarla.

"Bene signorina Walker-quasi-signora-Anderson." le disse staccandosi da lei il tempo necessario per togliersi il maglione. "Vuoi sapere davvero a cosa pensavo?"

"Sì, lo voglio davvero." gli disse afferrandolo per la vita e trascinandolo su di sé mentre si sdraiava. Le mani di Annie slacciarono i pantaloni di Auggie velocemente mentre la sua bocca cercava avida quella di lui.

"Pensavo a questo..." le disse togliendole il dolcevita che indossava, per poi riprendere a baciarla sul collo. "E questo..." le slacciò il reggiseno, glielo tolse e le baciò dolcemente i seni. "E anche questo..." si spostò a baciarle il ventre fino all'ombelico, e le sfilò i leggings che indossava. "Ah, dimenticavo... pensavo anche questo..." le tolse le mutandine e le baciò l'interno delle cosce fino alla sua intimità. Poi tornò a baciarle il ventre più e più volte, quel ventre caldo che custodiva la vita del loro bambino.

"Ottimi pensieri, signor Anderson." gli rispose Annie ansimando. Le dita di Auggie erano già dentro di lei, delicate e forti allo stesso tempo, facendola inarcare contro di lui.

"Ti voglio, Auggie..."

"Sarò delicato, te lo prometto." bisbigliò Auggie baciandole nuovamente il ventre. Annie aveva sentito il suo bisbiglio senza capire le parole, ma in quel preciso istante non le importava. Desiderava solo essere sua.

Auggie si svegliò al suono della pioggia battente sui vetri delle finestre. Sentì sul suo petto il peso della testa di Annie, rannicchiata contro il suo fianco sinistro. Aveva un respiro regolare, segno che forse dormiva ancora. Non sapeva che ora fosse, allungò la mano destra fino al comodino e tastò il suo orologio. Avevano dormito un paio d'ore, quel pomeriggio.

"Che ore sono?" chiese Annie stiracchiandosi sotto il piumino.

"Sono quasi le sette. Hai fame?"

"Un po', ma non ho voglia di uscire con questo tempo. Sembra che stia diluviando."

"Sì, infatti. Ma non puoi stare a digiuno."

"Magari più tardi smette di piovere. Intanto che ne dici se riempiamo la vasca con l'idromassaggio?"

"Mi sembra un'ottima idea." disse Auggie baciandole la fronte e abbracciandola più stretta a sé.

"Forza allora, mio capitano. Esci da questo letto e prepara la vasca!" esclamò Annie cercando di spingerlo fuori dalle coperte. Auggie la strinse ancora più a sé, con fare protettivo.

"Tra qualche minuto, Walker."

Annie si accoccolò contro di lui. Si sentiva serena e protetta, e sapeva che, al momento, era tutto ciò di cui aveva bisogno.