ELFEN LIED

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Questa storia è la continuazione dell'anime "Elfen Lied", tratto dall'omonimo manga di Lynn Okamoto. Perché faccio questa storia? Il finale di questo cartone animato è molto diverso da quello del manga; inoltre è un finale aperto, lascia molti punti interrogativi, e con questa storia si chiude il cerchio. In questa storia vi sono alcuni elementi del manga combinati con alcuni elementi di mia fantasia, nuovi personaggi e nuovi eventi.

OS IUSTI MEDITABITUR SAPIENTIAM,

ET LINGUA EIUS LOQUETUR INDICIUM.

BEATUS VIR QUI SUFFERT TENTATIONEM,

QUONIAM CUM PROBATUS FUERIT

ACCIPIET CORONAM VITAE.

KYRIE, IGNIS DIVINE, ELEISON

O QUAM SANCTA, QUAM SERENA,

QUAM BENIGNA, QUAM AMOENA

O CASTITATIS LILIUM

CAPITOLO 1

IL RITORNO E IL CAMBIAMENTO DI LUCY

Improvvisamente, l'orologio non funzionante suonò.

"Cosa?" disse Kouta, "Funziona?".

"evidentemente qualcuno deve averlo riparato" disse Kouta. Poi aggiunse: "lo vedrò dopo. Ora andiamo ad aprire la porta"; e andò verso di essa. Quando fu a pochi centimetri da essa, disse mentalmente: "chi potrà mai essere?". Poi aprì la porta. E lui si stupì. Era Lucy. E si abbracciarono, piangendo. Lucy aveva un po' di sabbia addosso, tra i vestiti, ma a Kouta non importava. Voleva solo abbracciarla. Nel frattempo, arrivarono Nana, Mayu e Yuka, incuriosite.

"allora, chi è venuto a farci visita?", domandò Yuka.

"Yuka... è lei..." disse Kouta piangendo.

"lei chi?" rispose Mayu.

"ma... è Nyu!" disse Nana.

E tutte abbracciarono Lucy. Anche lei, in lacrime, le abbracciò. Poi disse: "p.…posso ritornare... da voi? Non... ho altro posto do... dove andare...".

Kouta e le altre si guardarono. Poi tutti si sorrisero. E Kouta disse: "si... puoi stare con noi... bentornata!".

"bentornata a casa!" dissero Yuka, Nana e Mayu. Lucy, commossa, non seppe cosa dire. Sorrise e abbracciò tutti. Poi vide il cagnolino di Mayu, Wanta, che abbaiava tanto felice e lo accarezzò. subito dopo, Lucy piegò le sue gambe, appoggiandosi per terra, sembrava stanchissima.

"ho molta fame e molta sete... avete da mangiare e da bere?". disse a loro.

"ma certo. Vieni" dissero. Yuka disse: "perché hai della sabbia tra i vestiti?".

"vi spiego... tutto dopo" disse Lucy, stanchissima.

"d'accordo" rispose Yuka.

Prima di entrare in casa, aiutarono Lucy a togliersi un po' di sabbia, dato che era molto affaticata.

Poi entrarono in casa e Nana e Mayu prepararono da mangiare anche per Lucy.

Erano passati alcuni giorni da quando Kouta aveva visto per l'ultima volta Lucy, quando ella gli spiegò tutto e gli chiese perdono per il male che gli aveva fatto, prima di andare ad affrontare la squadra di polizia che era sulle sue tracce, accettando così il suo destino. Poco dopo che Lucy e Kouta si separarono, egli incontrò Nana e la portò a casa sua, con Mayu e Yuka. Durante questi giorni, Kouta spiegò tutto a Yuka e Mayu, dicendo loro la verità su quanto accaduto a sua sorella e a suo padre. Nonostante ciò, loro perdonarono Lucy. Anche Kouta in realtà fu preso dal desiderio di perdonarla, ma quel dolore era ancora molto forte e inizialmente decise di non perdonarla e lasciò al tempo il giusto tempo di fargli guarire quella bruttissima ferita morale. Ma lui voleva bene a Lucy, perché quando erano piccoli giocavano insieme, si divertivano e stavano bene insieme. Ecco, ricordandosi di tutti quei bei momenti, successivamente, a Kouta, il desiderio di perdonarla crebbe, piano piano, sempre di più, col passare del tempo, finché alla fine, anche lui si decise a perdonare Lucy, anche perché si ricordò che lei aveva avuto una vita difficilissima a causa della sua diversità dagli esseri umani normali. Così, piano piano, riuscì a superare lo choc causatogli da Lucy e decise di perdonarla, e qualora si fossero incontrati di nuovo glielo avrebbe comunicato, in modo che Lucy trovasse un po' di pace. Ora che Lucy era ritornata, poteva finalmente dirglielo.

Si sedettero a tavola per mangiare. Mentre Mayu e Nana prepararono il pranzo per Lucy, nell'attesa lei, Kouta, Yuka parlarono un po'.

"bentornata ancora" disse Yuka.

"grazie" disse Lucy con un leggero sorriso.

"ho sentito la tua mancanza, Nyu". Lucy guardò Kouta e le vennero le lacrime agli occhi.

"ti ringrazio..." rispose Lucy. poi si asciugò le lacrime dagli occhi e disse: "non vedevo l'ora di tornare da voi, dopo questi giorni di solitudine...".

"da quando ci siamo separati sei rimasta sola per tutto questo tempo?" disse Kouta.

"si".

"accidenti" aggiunse Yuka "cosa ti è successo in questi giorni?".

"vedete, è una storia un po' lunga...".

"ti va di parlarne?" le disse Kouta.

"si, credo che sia giusto".

"comincia pure, ti ascoltiamo" disse Yuka.

Un secondo prima che Lucy cominciasse, Kouta si accorse che Lucy non ebbe più i corni sulla testa. Prima era talmente contento di aver ritrovato Lucy che non si accorse di questo dettaglio.

"ehi, ma... non hai più le corna...".

"è vero" aggiunse Yuka.

"ce le ho ancora" disse Lucy "si sono solo in parte spezzate".

"spezzate?" disse Kouta.

"si. E la parte rimasta è coperta dai miei capelli. Guardate e toccate". E loro guardarono sulla testa di Lucy e videro, dopo che Lucy ebbe tirato su la ciocca di capelli, la parte rimanente delle corna.

"ma come si sono ridotte così?" disse Kouta incuriosito.

Lucy stava per parlare, ma in quel momento arrivarono Nana e Mayu, che portarono il pranzo a Lucy. e iniziarono a mangiare. durante il pranzo, Lucy mangiò e bevve molto.

Mentre mangiavano, Yuka disse: "ok Nyu, puoi cominciare, siamo curiosi di sapere che cosa hai passato in questo periodo".

"mi puoi chiamare anche Kaede".

"Kaede?".

"si, se volete potete chiamarmi così".

"come mai?" disse Mayu.

"è il mio vero nome. Però... vedete, tempo fa, al laboratorio dove mi tenevano prigioniera mi chiamavano Lucy".

"ti tenevano rinchiusa in un laboratorio?" disse Yuka.

"si, poi vi spiego dopo il perché".

"così ti chiamavano Lucy? e come mai?" le disse Kouta.

"non lo so con certezza, ma forse perché a ognuno di noi rinchiusi in quel laboratorio ci davano dei nomi specifici per noi, ma questa è solo una mia teoria".

"ah, capisco" rispose Kouta.

"fui chiamata così per cinque anni" continuò Lucy "e alla fine mi sono abituata a essere chiamata in questo modo, anche se non ho detto a nessuno questa cosa, ma se volete potete chiamarmi anche Nyu, dato che io e lei siamo la stessa persona. Scegliete voi, non fa nulla" e sorrise.

"si, in effetti è vero". disse Nana.

Finirono di mangiare. Poi Yuka disse a Lucy: "stai meglio?".

"si, grazie".

"prego".

"ma dicci" disse Mayu "dove sei stata in questi giorni?".

"e come hai fatto a sopravvivere da sola?" aggiunse Kouta.

"ricordi che cosa hai fatto subito dopo che ti sei separata da Kouta, Lucy?" disse Yuka.

Lucy guardò tutti. Poi cominciò: "si, ricordo tutto molto bene".

"prego, inizia pure" disse Kouta.

Lucy fece un bel respiro. poi cominciò: "vedete, appena mi sono separata da Kouta, sono andata verso il ponte della città, dove c'erano i militari che mi stavano cercando per catturarmi. Avevo deciso che dovevo accettare il mio destino. Quando sono arrivata al ponte ve ne erano alcuni e quando mi avevano visto ne avevano chiamato degli altri e vennero tutti, pronti per recuperarmi".

"per riportarti al laboratorio?" disse Mayu.

"si".

"e cosa hai fatto dopo che sei giunta sul ponte?" disse Nana.

Rispose Lucy: "alla fine mi hanno circondata e poco dopo mi hanno iniziato a spararmi tutti. E ho combattuto contro di loro".

"e come è andata a finire?" le disse Nana.

"io sono riuscita a respingere i loro attacchi, ma loro non erano decisi a mollare e avevano continuato a spararmi".

"ricordi quanti uomini ti sparavano?" disse Nana.

Lucy riprese: "forse erano una quindicina in totale".

"come hai fatto a respingerne così tanti?" disse Yuka.

"con i miei vettori".

"vettori?" disse Kouta.

"si".

"e cosa sarebbero?" disse Mayu.

"sono parti aggiuntive del mio corpo".

"in che senso?".

"sono delle braccia invisibili, le ho fin dalla nascita".

"braccia invisibili?" disse Yuka.

"si, sono quattro braccia che posso anche allungare di qualche metro e sono arti molto veloci e forti, abbastanza tali da poter fermare i proiettili".

Esclusa Nana, gli altri rimasero abbastanza stupiti. Anche Kouta, nonostante avesse già visto in passato ciò che quelle arti poterono fare, ma non sapeva esattamente che cosa fossero.

"state a guardare" riprese Lucy. e, con uno dei suoi vettori, prese le bacchette da mangiare sulla tavola e le alzò in aria. Era come se le bacchette volassero, si fossero alzate dalla tavola da sole. Tutti, tranne Nana, rimasero a bocca aperta. Poi Lucy posò le bacchette sulla tavola e disse con una faccia e con una voce abbastanza triste: "per favore, accettatemi per come io sono, non consideratemi un mostro".

Kouta, Mayu e Yuka la guardarono normalmente.

"vedete, a causa della mia diversità, ho patito moltissimo in passato. I moltissimi traumi e abusi che ho dovuto sopportare, mi hanno resa cattiva e sanguinaria e, per questo, completamente presa dalla furia, ho ucciso molte persone", e le vennero le lacrime agli occhi.

Gli altri rimasero in silenzio. A Lucy, le lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi.

"ma... durante questi ultimi giorni... sono cambiata" disse Lucy. Gli altri si incuriosirono.

"durante la battaglia con i soldati sul ponte, mentre respingevo i loro attacchi, sono rimasta ferita; mentre combattevo, mi si è anche spezzato uno dei miei due corni, mentre l'altro mi si era spezzato un po' prima... a causa di un altro scontro...".

"e come sei sopravvissuta?" disse Nana.

"io sono sopravvissuta perché avevo... intenzione di cambiare... la mia esistenza".

"in che senso scusa?" disse Kouta.

"vedi Kouta", e girò la sua testa verso di lui "quando ci siamo separati, io avevo intenzione di uccidermi e volevo andare a raggiungere la squadra di sicurezza per suicidarmi, per mettere fine alla mia vita infernale. Ma... pochissimo prima di raggiungere i militari... mi sono resa conto... di tutti i mali che ho fatto nel corso della mia vita... adesso sono pentita di tutto quello che ho fatto... poi ho avuto la sensazione che... io fossi ancora in tempo per... per rimediare... a tutti i mali che ho fatto... fare del bene a qualcuno... aiutare qualcuno..." e iniziò a singhiozzare.

"io... circondata dai militari... solo in quel momento... sono stata totalmente presa dal desiderio di fare solo del bene... e avevo deciso di respingerli... con i miei vettori... ma senza ucciderli... perché non voglio più uccidere nessuno...".

"e poi che è successo?" disse Yuka.

"mentre respingevo i loro proiettili... io sono rimasta ferita... alla gamba sinistra... mi hanno preso e portato con loro... mi hanno fasciato la testa... perdevo sangue anche perché mi si era spezzato l'altro mio corno... poi al laboratorio, dove mi tenevano rinchiusa, mi hanno fasciato la ferita alla gamba... poi ho sentito un leggero dolore al braccio destro, come se qualcosa mi avesse punto... sul braccio... ma non ho visto nulla... perché avevo gli occhi chiusi dal dolore della ferita...".

"davvero?" disse Kouta.

"si".

"e poi che cosa è accaduto?" disse Mayu.

"dopo ho perso i sensi..."; singhiozzava sempre più.

"calma Lucy, calma", disse Kouta.

Al sentire queste parole, Lei, leggermente si calmò, anche se le lacrime continuarono a scenderle dagli occhi.

"e cosa è successo dopo?" disse Mayu.

"non so quanto tempo sono rimasta svenuta... poi mi sono svegliata... in acqua... probabilmente mi hanno gettato nel mare dal laboratorio... e ho nuotato con molta fatica... non riuscivo a muovere bene il mio corpo... non capisco perché e inoltre... sentivo ancora molto dolore... ho nuotato verso la spiaggia. Ero riuscita ad arrivare, ma... non mi muovevo bene... avevo degli strani effetti... ad esempio il cuore mi batteva velocemente... e continuavo a sentire tanto dolore e, in quel momento... mi sono ricordata di una cosa... una cosa che non ho mai fatto..."

"che cosa, Lucy?" disse Yuka.

"io posso... utilizzare la mia energia vitale per stimolare i processi di guarigione... usando i miei vettori...".

"davvero?" disse Kouta.

"si. Non volevo che la mia vita finisse senza... rimediare, e così, spinta dal desiderio di fare del bene a qualcuno... sono riuscita a guarirmi del tutto". Mentre parlava, si calmò sempre più. Poi riprese: "ma è una cosa molto costosa per me... io mi sono guarita, ma... subito dopo mi sono sentita improvvisamente molto debole, quasi non mi reggevo in piedi. E alla fine sono crollata dalla stanchezza sulla sabbia". Lucy si asciugò le lacrime dagli occhi con le mani. Nana portò un fazzoletto e glielo diede. Poi Lucy continuò: "sono rimasta sdraiata priva di sensi, forse, per qualche giorno... non lo so con certezza".

"capisco" disse Kouta.

"quando mi sono risvegliata, mi sono alzata con fatica, avevo molta fame e molta sete, mi sono tolta le fasce e le ho gettate via in mezzo alla sabbia. Poi ho iniziato a camminare e alla fine, con molta fatica, sono riuscita a trovare la strada per tornare a casa vostra. Arrivata alla porta, prima, solo il pensiero di poter rimediare e il fatto di rivedervi e stare con tutti voi mi hanno dato la forza di rimanere in piedi. Grazie".

Loro le sorrisero tutti. poi Kouta disse: "aspetta un attimo". Si alzò e andò a prendere il carillon e, tornato da loro, lo mise in funzione. Il carillon suonò la melodia che a Lucy tanto piaceva.

"ma... questo è.…" disse Lucy.

"si, l'ho conservato per te".

Qualche secondo di silenzio, poi Kouta disse sorridendo: "bentornata Nyu... Lucy... Kaede".

A Lucy vennero le lacrime agli occhi.

"Kouta... Nana... Mayu... Yuka... amici miei..." e si mise le mani in faccia, coprendosela.

Poi Lucy aggiunse: "mi... mi dispiace per tutto il male che ho fatto... a voi e.… a tutti gli altri... sono terribilmente pentita... non... non voglio più uccidere... non voglio più spargere sangue... vi p-prego... perdonatemi... non cacciatemi di casa... non ho nessuno al mondo se non voi...".

Kouta e le altre le sorrisero.

"sai, Lucy" disse Kouta "in questi giorni di assenza di te, ho ripensato a tutti i bei momenti che ho trascorso con te quando ero bambino. E mi è nato il desiderio di perdonarti. Purtroppo, non ci sei stata nei giorni precedenti e non potevo dirtelo. Ma ora che sei ritornata posso dirtelo: io ti perdono. E puoi stare con noi per sempre".

Lucy si tolse le mani dal viso e guardò Kouta.

"d.… davvero... mi perdoni?".

"si".

"e posso stare sempre qui accanto a voi?".

"ma certo" disse Kouta sorridendole.

"Kouta...". e si abbracciarono.

"ti perdoniamo, Lucy. Certo che puoi stare con noi" disse Yuka, con un sorriso. E mentre il carillon continuava a suonare la melodia, Nana, Yuka e Mayu si alzarono ed andarono ad abbracciare Kouta e Lucy.

"ancora bentornata a casa" disse Nana. Lucy pianse a dirotto, commossa.

"d'ora in avanti staremo sempre tutti insieme" disse Yuka.

"co-come... una famiglia?" disse Lucy.

"si, come una famiglia" rispose Mayu.

"niente ci separerà, questa è una promessa" disse Kouta. e tutti si abbracciarono fortemente.

Dopo qualche minuto, sparecchiarono la tavola mentre Lucy si lavò, poi andò a riposarsi, visto che era molto stanca; dormì per circa tre ore mentre Kouta, insieme a Nana, Yuka e Mayu puliva la casa. In totale ci misero poche ore. mentre pulivano la casa, quando Kouta arrivò vicino all'orologio che aveva suonato pochi attimi prima di aprire la porta a Lucy, egli lo notò e vide che funzionava benissimo. lo fissò per qualche secondo e Nana, che passò vicino a lui, vedendolo che fissava l'orologio, gli disse: "qualcosa non va, Kouta?".

"no, tranquilla. solo che... prima l'orologio ha suonato, ma prima di allora non suonava da tantissimo tempo, almeno così mi aveva detto Yuka".

"ah, capisco".

"per caso qualcuno di voi lo ha riparato nei giorni scorsi?".

"veramente no, non lo abbiamo neppure toccato".

"allora perché ha suonato... non me lo spiego...".

"davvero strano".

"non fa nulla. Continuiamo a pulire la nostra casa".

"ok" rispose Nana con un sorriso. e ripresero a pulire.

Quando arrivò l'ora di cena, tutti quanti si aiutarono assieme per preparare da mangiare. Mayu preparò da mangiare anche per Wanta. Quando fu tutto pronto, portarono da mangiare sul tavolo e Mayu portò la cena anche per il suo cagnolino. Mentre cenavano, parlarono per un po'.

"senti Lucy" le disse Mayu.

"si?" le rispose lei.

"oggi, a pranzo, hai detto che sei stata tenuta in un laboratorio?".

"esatto".

"e che i soldati volevano recuperarti per riportarti lì?".

"si".

"ma... per quale motivo volevano riportarti in quel laboratorio?" le disse Yuka.

"perché volevano fare esperimenti su di me".

"cioè? puoi spiegarti meglio?" disse Kouta.

"vedete, io in passato sono rimasta in quel laboratorio per alcuni anni e durante quel periodo, mi hanno sottoposta a dei terribili esperimenti e torture".

"accidenti..." disse Mayu.

"anche io sono stata lì, per tutta la mia vita, finché non sono venuta a vivere con voi" aggiunse Nana.

"e anche tu hai subito quelle cose?" disse Kouta.

"si".

"oh Nana... Lucy... mi dispiace tanto" disse Yuka.

Nana e Lucy la guardarono sorridente.

"ormai fa parte del passato, godiamoci il presente" disse Nana.

"giusto" disse Lucy.

quando finirono di cenare, Kouta disse: "Nana, se anche tu sei stata in quel laboratorio con Lucy, significa che sei come lei?".

"cioè?" rispose Nana.

"nel senso che, hai anche tu i vettori?".

"si, ma non posso usarli come Lucy".

"come mai?" le disse Yuka.

"perché... al laboratorio mi hanno privato di tutti i miei arti... per via degli esperimenti". Poi dopo qualche secondo, continuò: "eh si, le mie gambe e le mie braccia, sono in realtà delle protesi e uso i miei vettori per controllarle. quando sono ferma posso liberare due vettori, ma quando mi muovo mi servono tutti e quattro per far muovere le protesi".

"oh Nana... quanto mi dispiace..." disse Yuka.

"fa male, lo so, ma riesco a vivere bene lo stesso con queste protesi" disse con un'aria piuttosto allegra. E a tutti vennero le lacrime agli occhi per la commozione. E tutti la abbracciarono.

"non soffrirete più come in passato" disse Kouta a Nana e a Lucy "è una promessa". Poi sparecchiarono e si prepararono per andare a letto.

Lucy disse a tutti prima di andare a dormire: "grazie per riavermi accolta nella vostra casa".

"non c'è di che, Lucy" disse Yuka. Poi Lucy chiamò Nana.

"cosa c'è, Lucy?".

"ti posso parlare un attimo? In un'altra stanza però".

"certo".

Quando furono dentro una stanza, Nana disse a Lucy: "cosa vuoi dirmi Lucy?".

"vedi... io..." e le venne da piangere. poi continuò: "chiedo scusa anche a te" e pianse a bassa voce e si coprì il volto con le mani. Nana capì benissimo cosa intendesse Lucy.

"è per quello, vero?" le disse Nana sorridendo. "per avermi privato degli arti?".

"s-sì...".

"Lucy, ormai fa parte del passato" disse sempre Nana sorridendo. Infatti, in realtà, Nana non aveva perso gli arti nel laboratorio, ma li aveva persi per mano di Lucy, in uno scontro fra loro due.

"mi... dispiace... tanto...".

"tranquilla".

"p.…perché allora prima hai... detto che...".

"perché ho detto quella bugia?" le rispose Nana. "semplice. perché non volevo che tu soffrissi ancora. Non volevo che si sapesse che ho perso gli arti a causa tua. Sai, ho notato, prima, dal tuo stupore, che sospettavi qualcosa".

"Nana..." disse Lucy singhiozzando sempre a bassa voce.

"sta tranquilla. ti perdono. Così come Kouta, anche io ti perdono" disse sempre sorridendo. E si abbracciarono.

"g.…grazie..." disse Lucy tra le lacrime. poi continuò: "lo prometto... troverò un modo per... per...".

"per cosa?".

"per rimediare... a ciò che ho fatto a tutti voi. in futuro ne troverò uno". Nana continuò a sorriderle.

"va bene", le disse Nana "ora andiamo a letto". E Lucy annuì tra le lacrime.

Poi andarono a dormire. tutti si addormentarono abbastanza presto.

Nana e gli altri decisero quindi di perdonare Lucy, nonostante lei avesse fatto molte cose brutte a loro. Sapevano che il perdono fosse la cosa giusta, sia per loro che per lei. Certo, era tutt'altro che semplice, ma una volta presa la decisione definitiva, la vita sarebbe stata molto migliore per tutti. Ma oltre a questo motivo, loro, in particolare Kouta, furono colpiti dalle parole di Lucy, ovvero che fu pentita per davvero e che ebbe intenzione di cambiare la sua vita, cercando di trasformarsi in una brava persona, dopo che per anni commise omicidi su omicidi. le sue lacrime e i suoi singhiozzi sembravano provare quello che lei stesse dicendo e che non stesse affatto mentendo. inoltre, Kouta, Mayu e Yuka, avendo compreso che Lucy ebbe un passato molto triste, ovvero che aveva subito nel corso della sua vita umiliazioni su umiliazioni, prese in giro su prese in giro, esperimenti in quel laboratorio come Nana, e quasi tutta la vita in solitudine, decisero ancora di più di accettare le scuse di Lucy, di accoglierla di nuovo a casa, come se fosse una di famiglia che era perduta ma che alla fine era stata ritrovata. Per quanto riguarda Mayu, anch'ella ebbe un passato personale negativo, ma da quando viveva con Kouta, Yuka e Nana, la sua vita si era abbastanza raddrizzata ma ebbe ancora difficoltà a dimenticare il passato. quando tornò Lucy e sentendo il calore di una famiglia da tutti gli altri negli abbracci e non, Mayu ebbe sempre meno difficoltà a dimenticare il suo passato. Tutti quanti, mettendo tutto il loro passato negativo alle spalle decisero di guardare solo avanti. cominciava così un nuovo inizio per tutti loro, in modo da rendere la loro vita migliore più di quanto essi avessero sperato.

Il giorno dopo, la prima a svegliarsi fu Yuka. successivamente, si svegliarono anche gli altri. la giornata era bellissima, cielo sereno senza neanche una nuvola.

"guardate che bella giornata" disse Yuka a tutti.

"già, hai ragione" disse Kouta.

Stettero tutti a guardare il cielo per qualche secondo, poi Nana disse: "andiamo a fare colazione?".

"si" disse Mayu. e andarono in cucina a preparare la colazione. poco dopo portarono tutto sulla tavola.

mentre facevano colazione, Kouta disse a tutti: "allora, avete dormito bene?".

"si" risposero.

"mi fa piacere" rispose Kouta. Egli poi domandò a Lucy: "come stai Lucy? ti sei ripresa?".

"abbastanza" rispose.

"bene".

Poi, poco dopo che finirono di fare colazione, Lucy disse: "sentite" rivolgendosi a tutti.

"che cosa c'è, Lucy?" disse Mayu.

"io volevo, ringraziarvi ancora per avermi accolta ancora con voi".

"figurati" dissero con un sorriso.

"voi...".

"sì?".

"ecco... voi siete le persone più buone e più care che io abbia mai avuto in vita mia". Loro le sorrisero.

"se in futuro mi succederà qualcosa di brutto...". Silenzio per qualche secondo. gli altri erano in attesa.

"...farò di tutto per non perdervi e stare con voi per sempre, perché non voglio perdere le persone che mi hanno voluto così bene, ovvero la mia famiglia".

loro rimasero colpiti dalle sue parole. e andarono ad abbracciarla.

"ancora grazie. Vi voglio bene..." disse Lucy, mentre era abbracciata.

"tranquilla Lucy, tranquilla".

"grazie a voi... potrò avere un po' di pace nella mia vita, perché mi volete bene".

"anche io, con tutti voi, potrò stare bene" disse Nana.

"io pure" disse Mayu. e tutti si abbracciarono.

"mettiamo il passato alle spalle e voltiamo pagina tutti insieme" disse Kouta.

"si!" dissero commosse Mayu, Nana, Lucy e Yuka. Il nuovo inizio della loro vita iniziò con un abbraccio e amore. Meglio di così non poteva cominciare.

CAPITOLO 2

I PIANI DI KAKUZAWA

Alcuni giorni prima, la squadra di sicurezza, detta S.A.T. (Special Assault Team) dopo che catturò Lucy, rientrò al laboratorio a bordo di un elicottero. Nel mentre, il fondatore e il direttore generale del laboratorio, Kakuzawa, era nel suo ufficio a lavorare. Qualche momento dopo, qualcuno bussò alla porta del suo ufficio.

"signor Kakuzawa, posso entrare?".

"prego, entri pure".

La porta si aprì. Era una scienziata del laboratorio. Ella andò verso la scrivania.

"che cosa c'è?" disse Kakuzawa.

"la volevo informare che abbiamo contattato la squadra, sta rientrando in questo momento con la diclonius Lucy. Ella è stata catturata, ma è ferita, però da quello che ci hanno riferito è una ferita non gravissima, dovrebbe sopravvivere".

"grazie per l'informazione. Dica subito alla squadra di portare Lucy alla camera blindata numero quattro dopo che saranno atterrati".

"come vuole signore". E contattò la squadra e disse loro quello che le aveva detto Kakuzawa. Poi dopo pochi secondi, si sentì il suono di un elicottero; Kakuzawa si alzò dalla sedia e guardò dalla grande parete vetrata del suo ufficio l'elicottero della squadra che stava per atterrare all'eliporto del laboratorio.

"ora può tornare al lavoro" disse Kakuzawa alla scienziata.

"come vuole".

Detto questo, la scienziata uscì dall'ufficio chiudendo la porta. Poi dopo qualche secondo, anche Kakuzawa uscì dal suo ufficio e chiamò, con il cellulare, tre scienziati; tutti e tre erano esperti di ingegneria genetica, ed erano tra i più bravi del laboratorio.

"Lucy è stata catturata. Dirigetevi alla camera blindata numero quattro, sono arrivati. Prendete dei guanti, una fasciatura e una siringa, vi spiegherò tutto dopo" disse loro Kakuzawa. Successivamente, il direttore generale del laboratorio si diresse alla camera blindata designata e vi arrivò nel giro di un minuto; il suo ufficio, infatti non era molto lontano da quella camera. Pochissimi secondi dopo, arrivarono anche i tre scienziati, con i guanti, la fasciatura e la siringa.

"eccoci, direttore" disse uno dei tre scienziati.

"bene" disse Kakuzawa. State a sentire: Lucy è stata catturata, ma è ferita. Ora aspettiamo che arrivi qualcuno della squadra con lei, dopodiché potete procedere prima a fasciare la sua ferita, poi procederete come vi ho detto prima che il S.A.T. intervenisse, intesi?".

"si signore" dissero.

Dopo circa un minuto, venne un membro del S.A.T. che stava portando Lucy in spalla. Ferita, Lucy gridava dal dolore. Successivamente il membro del S.A.T. disse: "eccola, l'abbiamo riportata".

"bel lavoro" disse Kakuzawa. Poi aprì la camera blindata, digitando un codice d'accesso e le porte della camera si aprirono.

"venite" disse Kakuzawa. Ed entrarono nella camera blindata. Dentro la camera, vi era un macchinario di metallo, collegato a un computer per vedere la salute della persona sul quale ci stava sopra. Il macchinario era strutturato in modo che, una volta attivato, la persona non potesse muoversi e quando Kakuzawa e gli altri entrarono nella camera era messo in senso orizzontale, come se fosse un lettino di ferro.

"metti pure Lucy in quell'apparecchio, dopodiché puoi andare" disse Kakuzawa al membro del S.A.T., cosa che fece immediatamente, e poi uscì dalla camera.

Lucy urlava sempre più dal dolore, la ferita che aveva rimediato non era piccola. Dopo che i soldati ferirono Lucy, cessarono il fuoco, la presero e la portarono sull'elicottero. Durante il tragitto, Lucy perse del sangue non solo dalla ferita nella gamba sinistra ma anche dalla testa, in quanto dallo scontro aveva perso l'altro dei suoi corni e i soldati cercarono di fermare l'emorragia con ogni mezzo possibile; Kakuzawa, infatti, aveva ordinato di far riportare Lucy viva e sull'elicottero i soldati riuscirono a diminuire un po'l'emorragia, usando la scatola del pronto soccorso dell'elicottero, cercando di fasciare le ferite. Riuscirono a fermare l'emorragia dalla ferita sulla testa, la stessa cosa non per l'altra ferita. Quando arrivarono al laboratorio la situazione era migliorata, ma non abbastanza sufficientemente; Lucy, anche se di meno, perdeva ancora del sangue.

Il direttore Kakuzawa attivò il macchinario. Appena attivato, Lucy fu bloccata da parti metalliche del macchinario, le impedivano di muoversi, e continuava ad urlare, con gli occhi chiusi. Kakuzawa disse ai dottori di cambiare la fasciatura tutta insanguinata che i soldati, sull'elicottero avevano messo a Lucy.

"secondo lei è meglio che il macchinario stia in senso verticale?" dissero gli scienziati.

"non è necessario. Kaito, tu vai al computer, mentre Sosuke e Aritomo penseranno al resto" disse Kakuzawa.

Mentre Kaito andò al computer per analizzare la salute di Lucy, gli altri due scienziati si misero i guanti, le levarono la fasciatura tutta bagnata di sangue, cambiandola con quella che avevano preso. Mentre le fasciavano la ferita, Lucy continuava ad urlare; sentiva ancora tanto dolore. Dopo poco più di un minuto le fasciarono la ferita. Aritomo disse: "adesso non dovrebbe più perdere sangue". Kaito, osservando i dati di Lucy al computer, disse: "ha perso molto sangue, ma se la caverà".

Poi Kakuzawa disse: "bene. Ora procedete con la siringa".

"si signore" dissero Sosuke e Aritomo. Si tolsero i guanti quasi totalmente macchiati di sangue e presero la siringa. Lucy, sempre con gli occhi chiusi, non urlava più, ma respirava affannosamente. Successivamente, infilarono la siringa nel braccio destro di Lucy e le presero una quantità di sangue che superava di poco la metà del piccolo cilindro, poi le levarono la siringa dal braccio. Lucy, successivamente, sfinita dal dolore, perse i sensi. Sosuke, piuttosto stranito, disse: "ma... è morta?".

Kaito, vedendo lo stato di salute di Lucy al monitor, dopo qualche secondo, disse: "no, è solo svenuta".

"in effetti è molto pallida..." disse Aritomo.

"beh, non importa" disse Kakuzawa "quello che conta ora è che noi abbiamo il suo sangue". Poi disse ad Aritomo, con la siringa contenente il sangue di Lucy in mano: "metti il sangue in una provetta, poi portala nella stanza delle analisi".

"d'accordo signore". E così fece. Uscì dalla camera, andò a prendere una provetta e ci mise il sangue di Lucy. Dopodiché, portò la provetta nella stanza delle analisi del laboratorio e dopo, tornò nella camera numero quattro.

"fatto, signor Kakuzawa, il sangue della diclonius è nella stanza delle analisi in una provetta".

"benissimo". Lucy era sempre svenuta. Sosuke disse: "adesso che abbiamo il suo sangue, che ne facciamo di Lucy? La riportiamo nella sua cella?".

"no. Prima avevo detto che avrebbe avuto quello che si meritava, ovviamente dopo averle preso un po' del suo sangue".

"e che cosa?".

"una punizione: la butteremo nel mare".

"e se si risvegliasse in acqua?".

"prima le inietteremo una sostanza paralizzante, in modo che non possa muoversi, nemmeno se si svegliasse in acqua" disse Kakuzawa.

"capisco. Ma perché vuole sbarazzarsi di Lucy?".

"è una diclonius incontrollabile, può essere solo una minaccia per i miei piani futuri".

"possiamo sapere di quali piani sta parlando?".

"vi farò sapere tutto più tardi. Adesso pensiamo a Lucy, iniettatele una sostanza paralizzante".

"si signore".

I due scienziati Sosuke e Aritomo andarono così a prendere una nuova siringa e una sostanza paralizzante; poi, dopo circa due minuti, tornarono nella camera blindata numero quattro.

"signore, come sostanza paralizzante abbiamo solo il pancuronio" disse Sosuke.

"va bene. Procedete pure".

"d'accordo, signore".

Misero una buona quantità di pancuronio nella siringa e, successivamente, fecero l'iniezione a Lucy, ancora svenuta. Poi Kakuzawa disse: "bene. Ora potete procedere come previsto. Ci ritroviamo nel mio ufficio fra venti minuti, devo parlarvi".

"come vuole signore" dissero. Kaito, ancora al computer disattivò il macchinario, mentre gli altri due scienziati presero Lucy. Kaito fu il primo ad uscire dalla camera blindata. Gli altri due scienziati, dopo che presero Lucy, uscirono dal laboratorio e andarono verso la scogliera. Il direttore Kakuzawa fu l'ultimo ad uscire dalla camera blindata, la chiuse digitando di nuovo il codice e poi andò nel suo ufficio. Sosuke e Aritomo giunsero sulla scogliera nel giro di pochi minuti, e gettarono Lucy in mare. Stettero a guardare per pochi secondi il corpo di Lucy in acqua, poi rientrarono al laboratorio e andarono nell'ufficio del direttore. Mentre camminavano, Aritomo disse: "Sosuke, secondo te cosa ha intenzione di dirci il direttore?"

"non lo so proprio, staremo a vedere" disse Sosuke.

Arrivati alla porta dell'ufficio di Kakuzawa, vi era anche Kaito ad attenderli.

Sosuke disse: "il direttore è nel suo ufficio?".

"si, ci sta aspettando" disse Kaito. Aritomo bussò. Si udì un "avanti" e i tre scienziati entrarono. Kakuzawa seduto alla sua scrivania.

"avete gettato Lucy in mare?" disse il direttore a Sosuke e ad Aritomo.

"si signore" disse Sosuke "abbiamo fatto esattamente come ci ha detto".

"bene".

"prima ha detto che ci doveva parlare..." disse Aritomo.

"esattamente, Ho delle cose da dirvi".

"prima però possiamo sapere perché abbiamo dovuto prendere del sangue a Lucy? lei, dopo che tutto il S.A.T. è intervenuto per catturare il diclonius, ci ha avvisato che, una volta catturato avremmo dovuto prenderle un po' di sangue, ma non ci ha detto il motivo..." disse Sosuke.

"infatti avevo intenzione di dirvi anche questo".

"ah, ho capito".

"dunque, cosa ci deve riferire?" Disse Kaito.

"quello di cui voglio parlarvi riguarda i miei piani futuri, è giusto che lo sappiate, perché voi siete i fra i più esperti e migliori scienziati del laboratorio. Ma nei prossimi giorni lo dirò anche a tutti gli altri scienziati di questa struttura".

"quali sarebbero i suoi piani?".

"ora vi dico tutto. come voi ben sapete, questa struttura può contenere in totale quarantacinque diclonius, e ognuno di loro sta in una cabina numerata".

"esattamente signore" disse Sosuke.

"ho detto conteneva, perché tre di loro non ci sono più, ovvero Lucy, Nana e Mariko".

"si signore" disse Kaito.

"immagino che voi conosciate bene la storia dei diclonius, ovvero come tutto ebbe inizio...".

"si signore" disse Sosuke "io so tutto riguardo a questa storia...".

"anche io" disse Kaito.

"io qualcosa so, ma non tutto quanto..." disse Aritomo, che poi continuò dicendo: "mi dovete perdonare, ma io so pochissimo su questi esseri chiamati diclonius per il fatto che non ne ho mai visto uno dal vivo e in azione e quindi non so che cosa possano fare questi esseri... a me è sempre stato solo affidato il compito di studiare e approfondire le analisi dei loro test... so però che hanno qualcosa di diverso dagli umani normali, ma non so bene come si chiamino quelle parti sulla schiena...". Aritomo era il più giovane degli scienziati della struttura, avendo solo ventiquattro anni, e inoltre lavorava al laboratorio solo da poco tempo. Essendo bravissimo ed esperto nella scienza genetica, è stato scoperto da Kakuzawa non molto tempo dopo la fuga di Lucy dal laboratorio e fu convinto di lavorare per lui, ma non seppe molto sui diclonius, a causa del lavoro che doveva svolgere. Mentre studiava i test, rimase incredulo: come era possibile che un essere umano avesse delle corna e parti aggiuntive? Dato che nessuno gli disse moltissimo, non riusciva a trovare una risposta.

"allora ne approfitto per dirti tutta questa faccenda, la devi sapere questa storia, perché fai parte del personale di questa struttura" disse Kakuzawa ad Aritomo.

"ne sarei onorato" disse Aritomo. E così Kakuzawa iniziò a raccontargli tutto ciò che avrebbe dovuto sapere.

"i diclonius sono degli umani mutati da un virus" disse il direttore.

"umani… modificati da un virus?".

"esatto, hai capito bene. I diclonius si differenziano dagli umani normali per due particolarità: hanno due corna sulla testa e hanno delle arti aggiuntive al loro corpo, veloci quanto il pensiero e potentissime, col nome di vettori. I vettori dei diclonius possono allungarsi di qualche metro. Sono arti così forti da respingere dei proiettili".

"davvero?".

"si, ma i vettori possono fare molto altro".

"cosa intende?".

"se usati tutti insieme, possono sollevare una macchina o danneggiare moltissimo anche un mezzo corazzato".

"ma è impossibile...".

"non per loro, i diclonius sono esseri potentissimi. Tuttavia, i vettori hanno anche dei punti deboli".

"quali sarebbero?".

"i vettori possono essere contrastati da vettori di altri diclonius e non riescono a respingere bene i proiettili delle armi pesanti".

"probabilmente per questo Lucy era rimasta ferita...".

"esatto. Avevo ordinato a tutto il S.A.T. di intervenire con armi pesanti, e alla fine ha ceduto sotto tanti colpi".

"in generale, quanti vettori ha un diclonius?".

"quattro, ma qualcuno ne aveva di più, come Mariko, il diclonius numero trentacinque, ne aveva ventisei".

"ventisei?" disse Aritomo abbastanza basito.

"si, ma si tratta di un caso molto raro".

Poi Aritomo disse: "non capisco però come nacquero questi umani modificati...".

E Kakuzawa disse: "qualche anno fa, quando comparve il virus qui in Giappone, si verificarono nascite di umani modificati solo in quest'aera del mondo. Chiamammo questi umani modificati, appunto, diclonius e nacque così un'associazione segreta a Tokyo, l'associazione anti-diclonius, formata da scienziati e soldati molto specializzati; solo il governo del Giappone è a conoscenza dell'esistenza dei diclonius, ma decidemmo di far rimanere il resto del mondo all'oscuro da questa storia. A causa dei poteri di questi umani modificati, si decise di usare ogni mezzo per catturare ogni diclonius e dopo essere catturato, veniva successivamente ucciso. Solamente per pochi si decise di tenerlo per studiarlo, mentre altri li prendemmo appena nati; tutte le famiglie di questi umani modificati appena nati pensarono che avessero solo una comune malformazione nel cranio, ma al tempo stesso, non li volevano in famiglia e così li abbiamo portati in questo laboratorio".

Aritomo rimase in silenzio, continuando ad ascoltare Kakuzawa.

"successivamente, il virus si espanse in altre aree del globo a causa degli spostamenti delle persone nel pianeta. Le aree in cui si il virus si espanse però non furono molte negli altri continenti; grazie alle tecnologie che l'associazione ha fatto sviluppare, riuscimmo ad individuare i diclonius sia qui, in Giappone, che negli altri continenti e l'associazione anti-diclonius inviò centinaia uomini speciali in giro per il mondo per individuare e prendere gli umani modificati. L'associazione subì delle perdite a causa dei poteri dei diclonius, così si decise di usare ogni mezzo forte per prenderli, sia in Giappone che nel resto del mondo. Alcuni li uccisero immediatamente, altri li portarono in Giappone, mentre per altri ancora si decise, dall'associazione, di costruire altri laboratori nel mondo, dove rimasero e sono tutt'ora rinchiusi. In collaborazione con gli altri stati, il governo disse di voler costruire dei centri medici per sviluppare ricerche, mascherando così la storia e in non molto tempo, nel giro di poco meno di due anni, furono costruiti altri laboratori. Nell'attesa che venissero completati, tutti i diclonius catturati furono portati in Giappone, poi una volta completati i laboratori, trasferimmo i diclonius catturati nei laboratori del continente di provenienza. In seguito, non si verificarono più nascite di umani modificati, sia in Giappone che nel mondo, grazie ad un vaccino che l'associazione ha fatto creare per fermare il virus, mascherando questa storia con la diffusione di una semplice epidemia e, successivamente, l'associazione venne sciolta, ma le popolazioni del mondo intero, non hanno mai saputo nulla di questa storia. Ripeto, solo i governanti del Giappone sanno di questa storia, ma se si escludono loro, nessuno nel pianeta sa che esistono i diclonius, solo chi lavora ai laboratori sa di tutto questo".

"quanti laboratori ci sono nel mondo?".

"Ce ne sono sei in totale, uno per ogni continente. Questo dove siamo noi, situato al largo delle coste della città di Kamakura, rappresenta quello dell'Asia e tutti e sei i laboratori sono collegati tra loro tramite la tecnologia. Questo dove noi siamo è il più grande fra tutti, perché è stato costruito nella zona mondiale dove nacquero più diclonius, ma non di molto rispetto agli altri cinque".

"e dove sono posizionati nel mondo? Sono anch'essi in un'isoletta?".

"gli altri laboratori sono stati costruiti in una base sotterranea, in modo da essere ancora meno visibili agli occhi del mondo. Fu l'associazione anti-diclonius a decidere dove venissero costruiti. Gli altri laboratori sono situati in queste nazioni: per quello dell'Oceania fu deciso dall'associazione di costruirlo in Nuova Zelanda, non moltissimo lontano dalla città di Auckland; per quello dell'America del sud si decise di costruirlo in Argentina, a pochi chilometri dalla città di Posadas; per quello dell'America del nord, fu deciso di costruirlo negli Stati Uniti, nel nord della California, a poche miglia dalla città di San Francisco; in Europa, l'associazione prese la decisione di costruire il laboratorio in Germania, abbastanza vicino alla città di Amburgo; per quanto riguarda l'Africa, fu deciso di costruire il laboratorio nella Repubblica Democratica del Congo, non tanto lontano dalla capitale Kinshasa. Per il continente asiatico, la scelta del Giappone fu più facile, in quanto proprio qui si verificarono più nascite di diclonius che in ogni altra parte negli altri continenti. Inoltre, solo questo laboratorio contiene quarantacinque diclonius, gli altri ne contengono un numero di poco inferiore".

"capisco".

"c'è un'altra cosa che devi sapere".

"che cosa?".

"i diclonius sono tutte femmine ma sono tutte sterili, quindi incapaci di riprodursi ma, Lucy era l'unica in grado di procreare, di partorire un diclonius, la regina della sua specie".

"come mai?".

"probabilmente, quando nacque Lucy, la natura del virus stava modificandosi. Il virus fu fermato proprio poco tempo dopo che Lucy fu catturata. Lucy era un diclonius particolare: oltre a procreare, dai test, dagli esperimenti e dalle analisi che abbiamo fatto su di lei poteva utilizzare la propria energia vitale per stimolare i processi di guarigione".

"incredibile... però non capisco ancora una cosa...".

"che cosa?".

"come nacque il virus?".

"non lo sappiamo. L'origine è sconosciuta. Stiamo facendo ancora delle ricerche per trovare una risposta plausibile".

"ho capito. Be, la ringrazio".

"bene. Adesso" disse Kakuzawa riferendosi anche a Sosuke e a Kaito "vi vorrei parlare dei miei piani futuri".

"si signore, come vuole" disse Kaito.

"vorrei coinvolgere tutti e tre voi nei miei piani, perché siete tra i più bravi della struttura".

Sosuke, Aritomo e Kaito rimasero in silenzio, ad ascoltare Kakuzawa.

"vi ho chiesto di prendere il sangue di Lucy per fare in modo di creare un diclonius che possa partorire". I tre scienziati rimasero piuttosto sorpresi.

"con la tecnologia segreta del laboratorio, unendo il sangue di Lucy, si può creare un diclonius in grado di procreare".

"per che motivo ha intenzione di fare una cosa del genere?" disse incuriosito Kaito.

"avrei intenzione di fare dei nuovi test ed esperimenti su un diclonius che possa procreare, ma che sia controllabile".

"perché allora ha voluto che ci sbarazzassimo di Lucy? lei poteva già procreare..." disse Sosuke.

"ve l'ho già detto: Lucy era un diclonius fuori controllo, avrebbe potuto distruggere tutti i miei progetti, a lei importava solo di uccidere e spazzare via l'umanità intera".

"capisco" rispose Sosuke.

"un altro motivo per cui avrei intenzione di realizzare ciò, è per il fatto di studiare ancora meglio la natura dei diclonius; in questo modo, si potrebbe scoprire ancora di più su di loro, ad esempio una cura. Per realizzare tutto ciò, avrei bisogno di abili scienziati molto esperti nella materia e voi siete tra i più bravi della struttura".

"sembra interessante..." disse Sosuke.

"in questo modo" disse Kaito "si potrebbe approfondire ancora di più su questa storia".

"esattamente" disse il direttore.

"quando avrebbe intenzione di cominciare a creare questo diclonius?" disse Sosuke.

"prima bisogna analizzare il sangue di Lucy che le abbiamo preso prima e aspettare che altri scienziati mi portino sia i risultati delle analisi del sangue sia quelli dei test di Miyu, Ayaka e Kinuko, i diclonius numero quarantatré, quarantaquattro e quarantacinque".

"a cosa le servono i risultati delle analisi del sangue e dei test di quegli altri diclonius?" disse Kaito.

"mi servono per metterli a confronto, per notare se la natura del virus che ha modificato tutte loro sia diversa da quella di quando ha modificato Lucy".

"ho capito" rispose Kaito.

"ha intenzione di dire tutto questo anche a tutti gli altri scienziati del laboratorio?" disse Aritomo.

"si".

"e quando?".

"nei prossimi giorni, ma per adesso limitatevi a dire solo che Lucy non c'è più. Il resto lo dirò io".

"d'accordo, signore".

"bene. Adesso vorrei che andaste ad analizzare il sangue di Lucy che le avete preso poco fa. Portatemi le analisi quando sono pronte, io adesso devo tornare a lavorare".

"e le analisi del sangue e dei test delle altre tre diclonius?" disse Sosuke.

"a questo penseranno altri scienziati, ci stanno attualmente lavorando".

"come vuole, signore".

E dopo aver detto queste parole, Aritomo, Kaito e Sosuke uscirono dall'ufficio di Kakuzawa e andarono ad analizzare il sangue di Lucy, come il direttore gli aveva detto di fare. Kakuzawa intanto, rifletté, facendo qualche passo in giro per il suo ufficio. Poi, andò verso la parete vetrata, dietro la sua scrivania. Quando fu a pochi centimetri dalla parete formata di vetro, osservò il mare per qualche secondo, poi si sedette, riprendendo a lavorare sugli studi sui diclonius del suo laboratorio e degli altri cinque che, tramite i computer, gli erano arrivati, e che lui aveva fatto stampare. Mentre lavorava, faceva delle riflessioni, osservando e analizzando i risultati degli esperimenti su tutti i diclonius del suo laboratorio e di quelli degli altri laboratori. Ogni diclonius di ogni laboratorio era chiamato prima con un numero e poi, successivamente, con un nome normale.

"i diclonius..." disse egli nella mente "sono degli esseri incredibili, che possono cambiare questo pianeta". Studiò e continuò ad analizzare tutti i risultati per le successive sei ore, era infatti abituato a lavorare di notte finché alle prime luci dell'alba, qualcuno bussò alla porta del suo ufficio.

"avanti" disse il direttore. La porta si aprì. Era una scienziata del laboratorio con in mano dei fogli.

"signore" disse la scienziata "abbiamo i risultati delle analisi del sangue e dei test sul diclonius numero quarantatré di nome Miyu".

"prego, me li faccia vedere pure".

La scienziata gli diede i fogli. Lui li analizzò.

"bene" disse Kakuzawa "a quanto pare la nostra Miyu sta facendo progressi con i suoi vettori".

"già, dagli esperimenti che le abbiamo fatto, suoi vettori sono già in grado di fare dei danni gravissimi. Molto strano, vista la sua età" disse la dottoressa.

"se la confrontiamo con i diclonius della sua età in questa struttura non ci sarebbe partita. Ha solo nove anni, ma dimostra di essere una diclonius differente dagli altri" disse il direttore.

"un caso simile c'era con il diclonius numero trentacinque".

"ovvero Mariko".

"sì, era dotata di molti più vettori degli altri diclonius, una rara condizione per loro".

"esattamente. Ma poteva capitare ed è capitato a lei".

"bene. Allora dalle analisi che cosa deduce di numero quarantatré Miyu?".

"penso che, in non molto tempo, Miyu possa diventare uno dei diclonius viventi più forti. Se alla sua età riesce a fare queste cose, crescendo i suoi quattro vettori possono diventare ancora più potenti e fare molti più danni di quelli degli altri".

"capisco".

la scienziata poi, osservando Kakuzawa piuttosto stanco, disse: "ha lavorato anche questa notte...".

"si".

"perché non si riposa un po'? in fondo il riposo può solo farle del bene".

"forse ha ragione. In effetti non dormo da quasi ventidue ore".

"allora vada a riposarsi, tanto non c'è fretta per nulla".

"e va bene, andrò a dormire per qualche ora".

"d'accordo allora". Successivamente fu comunicato tramite un altoparlante, che la scienziata doveva tornare alla sua postazione, per raccogliere ed analizzare dati su altri diclonius.

"credo che io debba tornare al mio lavoro" disse con un sorriso.

"vada pure, io adesso vado a riposarmi. Lasci pure la porta aperta, tanto tra poco vado nella mia stanza".

"si signore" ed uscì dall'ufficio. Poco dopo il direttore Kakuzawa prese le chiavi da un cassetto, uscì dal suo ufficio e chiuse la porta a chiave. Poi andò verso la sua stanza.

CAPITOLO 3

MIYU, AYAKA E KINUKO

La stanza di Kakuzawa era poco distante dal suo ufficio. Arrivato, aprì la porta della sua stanza e vi entrò con calma. Entrato, chiuse la porta a chiave. Dentro la stanza vi era un letto, una scrivania e una libreria. Infine, la stanza aveva anche una finestra, dove si vedeva l'oceano.

Successivamente, il direttore appese la sua giacca, all'appendiabiti e si sedette sul letto, abbastanza pensieroso.

"aspettiamo i risultati degli esperimenti sui diclonius numero quarantaquattro e quarantacinque, le loro analisi del sangue e anche di quello di Lucy e poi passeremo al prossimo passo" disse Kakuzawa nella mente.

Dormì per qualche ora. Quando si svegliò, l'ora era intorno alle ore 13:00. Riprese la sua giacca dall'appendiabiti, uscì dalla stanza, chiuse la porta a chiave e andò a fare un giro per il laboratorio per vedere come proseguivano gli esperimenti. Girovagò per i corridoi del laboratorio, incrociando scienziati e scienziate.

Il laboratorio sorgeva su un'isoletta al largo della spiaggia della città di Kamakura, abbastanza lontano da impedire che si vedesse dalla spiaggia. Vi si poteva accedere tramite un'imbarcazione, oppure tramite un elicottero. La struttura era chiamata DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE e apparteneva alla famiglia di Kakuzawa da moltissimo tempo, al punto che divenne la casa ancestrale del direttore. La corrente elettrica della struttura era alimentata da una piccola centrale elettrica, costruita sull'isoletta. Il laboratorio aveva un'area totale superiore ai duemila metri quadrati, essendo infatti il più grande fra tutti quanti ed era l'unico, fra tutti e sei i laboratori, che aveva una parte esterna. Esternamente, però, non si vedeva moltissimo; infatti la maggior parte del laboratorio era sotterranea, costruita dentro l'isola. Nella parte esterna, vi erano stanze dove si analizzava tramite i computer, microscopi e altra tecnologia le analisi sui diclonius; degli uffici, dove gli scienziati studiavano al computer i risultati delle analisi; una sala conferenze dove gli scienziati e le scienziate si radunavano per riunioni ma la sala veniva usata solitamente anche per approfondimenti sui diclonius, e tramite un proiettore si vedevano le immagini o video sulle analisi dei diclonius. Infine, vi era un'infermeria, mentre l'ufficio del direttore Kakuzawa, inclusa la sua stanza, si trovava al primo piano della struttura esterna. Tutto il laboratorio era costellato di telecamere, le cui immagini che riprendevano venivano trasmesse sui monitor nel centro di comando e controllo, situato al secondo piano della parte esterna. Le moltissime telecamere avranno sostituito, con il tempo, le guardie; fu una decisione presa dal direttore Kakuzawa per evitare che si diffondesse la voce al dì fuori del laboratorio. Le guardie furono trasferite negli altri laboratori del mondo. La parte esterna della struttura era collegata alla parte sotterranea tramite ascensori e scale. Nella parte sotterranea, vi erano tutte le camere blindate della struttura, al cui interno vi erano rinchiusi i diclonius, uno in ogni camera blindata. La camera blindata era numerata e a ogni diclonius, oltre a un nome, corrispondeva anche un numero. Le cabine erano accessibili tramite porte blindate che restavano sempre chiuse, solo un codice poteva farle aprire; sulle porte blindate era stampato il numero e il nome del diclonius imprigionato. Kakuzawa sapeva tutti i codici a memoria; anche tutti gli scienziati avevano imparato il codice per aprire la porta di ogni camera blindata, ad opera delle tante analisi ed esperimenti che dovevano fare sui diclonius. Una volta inserito il codice, le porte blindate si aprivano e rimanevano aperte solo per qualche secondo. Ogni cabina era composta da pareti di cemento armato e acciaio solidissimo e i diclonius erano incatenati a un macchinario che gli impedisse di fuggire, ma potevano muoversi solo per pochissimi centimetri; i diclonius, inoltre, erano avvolti da bende per il corpo, tranne per le braccia e per i piedi. Il macchinario a cui erano incatenati, era collegato a dei computer che analizzavano la salute e i dati sul diclonius imprigionato; il macchinario era fatto di materiale resistentissimo e teneva il diclonius in piedi o sdraiato, in modo che gli scienziati potessero prendere tramite delle siringhe il suo sangue, analizzarlo e studiarlo. Ma, allo stesso tempo, essi potevano anche, tramite degli attrezzi meccanici, fare delle altre cose, per sperimentare delle nuove ricerche. Il diclonius, inoltre, non poteva usare i propri vettori, perché il macchinario li bloccava tramite delle apparecchiature meccaniche; se un diclonius provava a reagire con rabbia e forza, veniva toccato con una scarica elettrica, la cui corrente era alimentata dal macchinario. A pochissima distanza dai diclonius, vi erano tantissimi sensori e telecamere che registravano ogni movimento del diclonius qualora fosse riuscito a liberarsi. Se così fosse successo, dal centro di comando e di controllo del laboratorio avrebbero fatto blindare la cabina, intrappolando il diclonius, e dalle pareti, tramite dei condotti, usciva fuori un gas che lo faceva addormentare per qualche decina di minuti; dopo la fuga di Lucy dal laboratorio, infatti, si era preso ogni possibile mezzo per impedire che un altro diclonius fuggisse, e il laboratorio aveva subito qualche modifica, sia internamente che esternamente. Tutti i laboratori disponevano, inoltre, di tecnologie segretissime, tutte legate ai diclonius.

Mentre il direttore Kakuzawa girovagava per i corridoi della parte sotterranea del laboratorio, la scena non era la stessa per tutti i diclonius. Alcuni erano infuriati, e facevano dei movimenti per cercare di liberarsi dalle catene e dal macchinario, altri piangevano a causa del dolore delle loro sofferenze fisiche, altri ancora gridavano, con gli occhi chiusi. Soffrivano tantissimo, alcuni di loro avevano parte del loro corpo insanguinato per via degli esperimenti. Capitava, a volte, che Kakuzawa entrasse, anche se solo per pochi secondi per vedere qualche diclonius, ma ogni volta, egli si dimostrava impassibile, come se a lui non importasse nulla delle sofferenze dei diclonius. Quando arrivò alla cabina del diclonius numero quarantatré, ovvero Miyu, vi entrò e egli la osservò. Miyu era sdraiata e addormentata. Ella era alta poco più di un metro e aveva lunghi capelli biondi. Dopo averla osservata per circa venti secondi, il direttore proseguì e andò verso le cabine dei diclonius numero quarantaquattro e quarantacinque. Arrivato alla cabina numero quarantaquattro, quella della diclonius con il nome di Ayaka. Successivamente, Kakuzawa entrò nella camera blindata di Ayaka e notò che vi erano due scienziati che cercavano di prendere un po' del suo sangue per analizzarlo. Ayaka era tenuta in piedi dal macchinario. Kakuzawa osservò che i dottori fecero fatica a tentare di prendere il suo sangue; la diclonius numero quarantaquattro, infatti aveva la fama di essere molto irrequieta, ma soprattutto moltissimo iraconda. A causa del suo carattere, aveva subito qualche esperimento molto più tosto di molti altri diclonius e questo ha fatto sì che dentro di Ayaka si sviluppasse un odio molto più profondo nei confronti degli scienziati e di tutto quanto il resto, più di tutti i diclonius che provavano rancore e odio per tutto il personale. Ma alcuni di loro avevano un animo non macchiato d'ira come Ayaka; erano i diclonius di più piccola età. Uno di loro è Miyu. Questo perché loro, a differenza dei diclonius più grandi d'età che sono stati catturati e portati nella struttura, hanno sempre vissuto nel laboratorio, cercando di vedere gli scienziati come qualcuno di famiglia. Nonostante i terribili esperimenti, i diclonius più piccoli d'età accettavano il loro destino e basta, sperando in un futuro migliore. Per coloro che avevano età più grande, invece il discorso era diverso. Essendo stati catturati quando avevano qualche anno in più, non erano abituati alle torture sperimentali, e per tutti loro si sviluppò solo odio e rabbia. Una di loro fu proprio Ayaka, i cui esperimenti e torture non fecero che aumentare l'odio dentro di lei.

Notando che gli scienziati non riuscirono a prendere il sangue di Ayaka a causa del fatto che lei si agitava troppo e che quindi l'operazione non poteva andare bene, Kakuzawa si avvicinò sempre di più.

"allora" disse "cos'abbiamo qui?".

"oh, è lei direttore Kakuzawa" disse uno dei due scienziati. Successivamente, l'altro disse: "non riusciamo a prenderle il sangue, lei è troppo agitata ma anche arrabbiata".

"capisco".

Successivamente, andò verso la diclonius Ayaka e si avvicinò fino a stare da lei a pochi centimetri di distanza. Ayaka aveva diciassette anni, era alta circa un metro e cinquantacinque centimetri e aveva dei lunghi capelli di colore viola scuro. Guardava Kakuzawa con odio e rabbia.

"Ayaka" disse il direttore con un tono molto severo "adesso stai buona e ti prendiamo del sangue".

"così sei tu il direttore Kakuzawa" disse Ayaka con voce rabbiosa "sai, ti ho sentito spesso parlare da questi e altri scienziati, ma non sapevo chi tu fossi. Così sei tu che vuoi farmi fare quelle cose terribili".

Kakuzawa non disse nulla, continuando ad osservarla. poi Ayaka riprese: "se un giorno riuscirò a liberarmi da questo maledetto apparecchio e a fuggire da questa dannata cabina, vedrai cosa ti succederà!". Finì di parlare iniziando a gridare le ultime parole, infuriata verso il direttore. successivamente il macchinario diede una scarica elettrica ad Ayaka, Ma ella non si placò, anzi, sembrava ancora più arrabbiata. A nulla valsero i tentativi successivi dei dottori di prenderle il sangue.

"farabutti! vi odio tutti quanti!" e si muoveva cercando di liberarsi.

"ho capito" disse Kakuzawa. allungò il braccio sinistro verso i due scienziati e fece un segno, come se volesse dire "usiamola". Gli scienziati capirono. Presero una siringa con una sostanza paralizzante, il tutto mentre il direttore continuava ad osservare Ayaka, sempre più infuriata. Quando gli dottori gli diedero la siringa, Kakuzawa la conficcò nel braccio destro di Ayaka. Ella urlò per poco più di due secondi. Il direttore non disse niente e con la siringa le iniettò la sostanza e, piano piano, ella diventò immobile. riusciva a malapena a parlare. E i dottori ne approfittarono per prenderle il sangue.

"sta tranquilla" disse Kakuzawa ad Ayaka "durerà solo dieci minuti". poi il direttore disse agli scienziati: "analizzate il suo sangue, poi appena le analisi sono pronte, portatemi i risultati nel mio ufficio. Mi servono questi dati il prima possibile".

"si signore". poi il direttore andò verso le porte della cabina. Ayaka lacrimò per pochi secondi.

"m.… me la pagherete... un g.…giorno... tutti quanti...", disse in lacrime Ayaka, a voce più alta che poteva, mentre i dottori le prendevano del sangue. Ma Kakuzawa non disse nulla. Arrivato alle porte, digitò il codice ed uscì dalla cabina, andando verso quella del diclonius numero quarantacinque Kinuko. Si trovava a poche decine di metri dalla cabina precedente. Arrivato, vi era una scienziata fuori dalla cabina, con in mano una fiala con dentro del sangue.

"oh, direttore" disse la scienziata "che combinazione. Stavo giusto per andare nel suo ufficio per farle vedere che ho preso del sangue dalla diclonius numero quarantacinque".

"capisco. Comunque, se le va, può chiamarla Kinuko".

"Kinuko".

"è il suo nome. Vede?" e indicò il nome di numero quarantacinque sulla porta stagna.

"ah. Sa, non ci ho mai fatto caso".

"non fa nulla. ma, ha preso del suo sangue quando era Kinuko era sveglia?".

"no, era già addormentata. sono stata più che fortunata, di solito Kinuko è molto irascibile, il suo carattere non è molto lontano da quello del diclonius numero quarantaquattro".

"ok. Ora lo analizzi. mi servono i suoi dati, il prima possibile. li porti nel mio ufficio quando sono pronti".

"si, direttore". e la scienziata si diresse in un'altra stanza dove poter analizzare il sangue di Kinuko.

Kakuzawa, intanto, entrò nella camera blindata e osservò Kinuko addormentata. Kinuko aveva anch'ella diciassette anni, come Ayaka. Era alta un metro e sessanta e aveva i capelli neri.

"mi mancano solo i risultati dell'esame del tuo sangue, quelli del sangue di Ayaka e quelli del sangue di Lucy " disse il direttore nella mente.

Poi tornò nel suo ufficio e riprese a lavorare, a studiare i risultati delle analisi su tutti i diclonius del laboratorio, soprattutto quelle del diclonius numero quarantatré Miyu, in attesa che i suoi scienziati gli portassero i risultati di quelle di Kinuko, Ayaka e Lucy. Dalle analisi di Miyu, Kakuzawa trasse il fatto che ella fosse la più forte diclonius della sua età di tutta la struttura. Non solo: dato che era molto giovane, con il tempo i suoi vettori sarebbero diventati ancora più forti. Studiò anche qualche dato su alcuni diclonius di altri laboratori, stampandoli tramite i computer del laboratorio. Nel suo ufficio vi erano anche due armadietti, contenenti delle cartelline numerate. Ogni cartellina rappresentava un diclonius; sulla copertina vi era scritto il nome e il numero del diclonius e vi era attaccata, tramite la colla, una piccola fotografia raffigurante il volto del diclonius e dentro la cartellina vi erano sia i risultati delle analisi del sangue del diclonius, sia i risultati degli esperimenti. Le cartelline arrivavano fino al numero quarantatré per quanto riguarda i risultati delle analisi del sangue, mancavano, infatti, ancora quelle di Ayaka e Kinuko, mentre per quanto riguarda i risultati degli esperimenti, il quadro era completo. Kakuzawa rimase piuttosto soddisfatto dai risultati di tutte le analisi. Dopo circa due ore di approfondimenti, bussarono alla porta del suo ufficio.

"avanti" disse Kakuzawa. La porta si aprì. Entrarono in totale tre persone, uno degli scienziati che presero il sangue ad Ayaka, la scienziata che prese il sangue a Kinuko e con loro c'era anche Kaito. Tutti e tre avevano dei fogli in mano.

"signore" disse la scienziata "noi abbiamo i risultati delle analisi del sangue dei diclonius numero quarantaquattro e quarantacinque".

"e io quelli del sangue di Lucy" disse Kaito.

"molto bene. fatemeli pure vedere".

Gli scienziati diedero i fogli a Kakuzawa. Iniziò a vedere prima i risultati della diclonius numero quarantacinque Kinuko. Ci impiegò circa poco più di un minuto per vedere tutti i fogli.

"ok, ora vediamo Ayaka". e prese i fogli sul diclonius numero quarantaquattro.

Dopo circa un minuto e mezzo, posò i fogli sulla sua scrivania.

"e ora Lucy" disse prendendo i fogli su Lucy.

Gli scienziati lo osservarono rimanendo in silenzio, in attesa che il direttore gli dicesse qualcosa.

"molto bene signori" disse Kakuzawa "vi ringrazio per avermeli portati in breve tempo".

"si figuri, signore", risposero. Poi, dopo qualche secondo, la scienziata domandò a Kakuzawa: "mi tolga una curiosità, signore".

"mi dica pure".

"per quale motivo voleva che le portassimo in breve tempo le analisi sui diclonius Ayaka e Kinuko?".

"già, è vero, anche io sarei curioso di saperlo" disse Kaito.

"da quando studio i risultati degli esperimenti precedenti sui diclonius numero quarantaquattro e quarantacinque, ho delle teorie".

"teorie?" disse la scienziata.

"si".

"possiamo saperle?"

"per adesso è un fatto privato, ma lo saprete molto presto, forse già domani".

"d'accordo" disse.

"bene. Ora se volete scusarmi, dovrei approfondire meglio le analisi di questi tre diclonius".

"si signore, la lasciamo lavorare", e successivamente, tutti e tre gli scienziati uscirono dal suo ufficio.

Kakuzawa disse nella sua mente: "per prima cosa vediamo se le analisi confermano le mie teorie su Ayaka e Kinuko".

Si mise a studiare le analisi del sangue di Ayaka e Kinuko. Mentre vedeva i risultati, annuiva.

"si... è tutto confermato" disse nella mente "i risultati confermano quello che ho pensato su Ayaka e Kinuko".

"Ora vediamo quelle di Lucy", e prese i fogli contenenti i risultati del suo sangue. Dopo averli approfonditi e confrontati con quelli delle altre diclonius, Kakuzawa ebbe la conferma su quello che aveva detto a Kaito, Aritomo e Sosuke, ovvero che la natura del virus si stava modificando. Da quello che dicevano le analisi infatti, sia Ayaka, che Kinuko, nonostante fossero diclonius come Lucy, avrebbero potuto avere molti vettori in più di lei, perfino più di Mariko, mentre Miyu ne aveva sempre quattro, esattamente come Lucy, ma quando avrebbe avuto l'età di Lucy, ovvero diciotto anni, i suoi vettori sarebbero stati più forti. In altre parole, Miyu, Ayaka e Kinuko erano sempre diclonius, anch'esse sterili, ma la loro natura era più evoluta: il virus stava cambiando la sua natura, ma fu fermato dal vaccino prima che potesse continuare ad evolversi. Continuando ad analizzare le analisi di Lucy, il direttore ipotizzò che forse anche lei avrebbe potuto avere un numero molto grande di vettori, probabilmente questo era dovuto al fatto che il virus avesse trasmesso parte della sua natura che si stava modificando anche a Lucy; non a caso, infatti, Lucy aveva solo un anno in più di Ayaka e Kinuko e poteva stimolare i processi di guarigione. Kakuzawa notò infatti che fra i risultati delle analisi di Lucy, ella poteva guarire sé stessa e qualcun altro con i suoi vettori; l'idea che la diclonius potesse guarirsi in acqua gli venne in mente, ma a lui, al tempo stesso, risultò impossibile per Lucy perché dato che era un processo dispendioso per lei, non avrebbe potuto avere le forze necessarie per nuotare, e inoltre a Lucy era stata iniettata una sostanza paralizzante. La cosa che tormentava Kakuzawa era che se da una parte Ayaka e Kinuko potevano avere da subito più di quattro vettori, dall'altra, per quanto riguardava Lucy forse si sarebbe dovuto aspettare di più, ma dopo pochi minuti egli ignorò tutto questo, in quanto si era convinto di essersi sbarazzato di Lucy. Per quanto riguarda invece Nana, lei era molto giovane, per cui nacque pochissimo prima che il virus fu fermato dal vaccino. Anche ella aveva qualcosa in più: poteva disabilitare i vettori di qualunque diclonius. Lucy ne era al corrente, in quanto alla fine nello scontro con Nana, ella le aveva disabilitato i suoi vettori. Kakuzawa si ricordò di tutto ciò ma ignorò anche questa faccenda, in quanto Nana non faceva più parte della struttura.

In totale, Kakuzawa studiò i risultati delle quattro diclonius per circa tre ore. Quando finì ormai era sera. Mise i risultati delle analisi del sangue nelle proprie cartelline, quelle di Lucy le mise in una busta di plastica trasparente, spense il computer, poi si alzò dalla sedia, prese le cartelline di numero quarantatré Miyu, numero quarantaquattro Ayaka e numero quarantacinque Kinuko e la busta trasparente, poi uscì dall'ufficio, chiudendo la porta a chiave. Mentre la chiudeva, passava accanto a lui uno degli scienziati che gli portarono le analisi qualche ora prima, era uno di coloro che presero del sangue ad Ayaka.

"sta andando nella sua stanza?" disse lo scienziato.

"si, esatto".

"si riposi pure, ne ha bisogno".

"la ringrazio". Dopodiché Kakuzawa andò verso la sua stanza. Quando arrivò davanti alla porta, prese la chiave e la aprì. Entrato nella sua stanza, posò le cartelline e la busta trasparente sulla scrivania e si sedette sul letto per qualche minuto. Poi disse nella mente: "adesso che ho anche i risultati di Lucy, c'è il via libera per creare un diclonius che possa procreare. Con la nostra tecnologia è possibile. Inizieremo nei prossimi giorni". E successivamente andò a dormire.

CAPITOLO 4

LA COMUNICAZIONE E IL SEGRETO DI KAKUZAWA

Il giorno seguente, il direttore Kakuzawa si svegliò abbastanza presto, verso le ore 8:00. Poi uscì dalla sua stanza e andò a dire alla sua segretaria di inviare, tramite un computer, una mail a tutti gli scienziati del laboratorio di recarsi nella sala conferenze per una riunione per le ore 9:00. Aveva, infatti, intenzione di comunicare a tutti gli scienziati, il fatto di voler creare, con la tecnologia del laboratorio e con il sangue di Lucy, un diclonius in grado di partorire e che le sue teorie su Ayaka e Kinuko erano vere. Quando arrivò l'ora designata, tutti gli scienziati erano nella sala conferenze. Il direttore Kakuzawa fu l'ultimo ad entrare nella sala. Entrato, tutti gli scienziati e le scienziate si alzarono.

"buongiorno a tutti" disse Kakuzawa. Subito dopo, disse: "potete sedervi". E tutti gli scienziati si sedettero. Cominciò così la riunione. Alcuni scienziati avevano un blocco di carta per prendere appunti.

"innanzitutto, ringrazio tutti per essere qui. Vi ho chiamati tutti quanti perché avrei delle cose da dirvi". Gli scienziati erano a tutt'orecchi.

"partiamo dai diclonius numero quarantaquattro e quarantacinque, ovvero Ayaka e Kinuko. Ieri mi sono arrivate le loro analisi, ma da prima che me mi fossero portate, avevo delle teorie su questi diclonius e le analisi non hanno fatto altro che confermarle".

"quali sono queste sue teorie?" domandò uno scienziato.

"riguardano il virus responsabile della nascita dei diclonius. Poco prima che fu fermato dal vaccino che l'associazione anti diclonius ha fatto sviluppare, esso stava modificando la sua natura".

"cosa vuol dire questo, direttore?" domandò una scienziata.

"il virus stava evolvendosi".

"può spiegarsi meglio?" domandò un altro scienziato.

"semplice: significa che avrebbe fatto nascere diclonius con altre potenzialità. Ayaka e Kinuko hanno un po' di questa nuova natura del virus". Fra gli scienziati piombò il silenzio. Alcuni prendevano appunti. Poi uno di loro disse: "di quali potenzialità si riferisce?".

E Kakuzawa rispose: "i diclonius quarantaquattro e quarantacinque possono avere molti più vettori di un normale diclonius, anche più del diclonius numero trentacinque Mariko. La chiave di ciò è saper usare al massimo ogni propria potenzialità. Tuttavia, non sono gli unici diclonius ad avere qualcosa in più: mi riferisco anche alle diclonius Lucy, Nana, e Miyu. Lucy, come sapete, dai nostri esperimenti su di lei, abbiamo scoperto che lei poteva stimolare i processi di guarigione con i suoi vettori, quindi anche lei doveva avere la natura evoluta del virus; tuttavia, aveva solo quattro vettori, ma è probabile che anche lei potesse avere un numero molto grande di vettori. Ora lei non c'è più, ma di questo ne parleremo dopo. Andiamo avanti". Gli scienziati stettero ad ascoltare, alcuni prendevano appunti.

"parliamo della diclonius numero quarantatré, ovvero Miyu. Lei è molto giovane, ha, infatti, solo nove anni e ha solo quattro vettori, come un diclonius normale. Ma i suoi vettori, come ben sapete, non sono come gli altri degli altri diclonius: infatti, dalle analisi ho avuto la conferma che i suoi vettori sono molto più forti di quelli di un normale diclonius che abbia nove anni, e col passare del tempo diventeranno ancora più potenti. Anche la diclonius Nana, come sapete, era leggermente diversa dagli altri diclonius; possedeva, infatti, l'abilità di poter disabilitare i vettori di ogni altro umano modificato. Il virus stava, quindi, modificandosi e, secondo me, col passare del tempo sarebbe diventato sempre più violento, rendendo gli umani delle vere e proprie macchine da guerra inarrestabili".

"lei sta dicendo, quindi, che tutti i diclonius molto giovani di questo laboratorio e degli altri possano essere come numero quarantatré, quarantaquattro e quarantacinque?" domandò la scienziata di prima.

"è molto probabile" rispose il direttore "solo continuando a sperimentare ne sapremo di più".

"capisco, grazie".

"si figuri. Adesso parliamo di un'altra cosa, una cosa legata al diclonius Lucy. Come ben sapete, l'altro giorno abbiamo fatto intervenire il S.A.T. munito di armi pesanti per catturarla e per riportarla qui. La missione ha avuto successo: Lucy è stata catturata e riportata qui. Ma non per tenerla prigioniera di nuovo, lei infatti, come sapete, non c'è più. Immagino che alcuni di voi si domanderanno il perché...". Il fatto che Lucy fosse stata gettata in acqua si era sparso per quasi tutto il laboratorio, ma non si sapeva il perché. Aritomo, Sosuke e Kaito, non avevano detto questo per ordine di Kakuzawa.

"dopo che Lucy era stata riportata qui, non avevo intenzione di ritenerla prigioniera, bensì di prendere del suo sangue. Il motivo? Creare un diclonius che possa partorire". Quasi tutti gli scienziati rimasero basiti. Quasi tutti, perché tra loro c'erano anche Aritomo, Kaito e Sosuke che erano al corrente di questo fatto.

"perché ha intenzione di fare una cosa di questo tipo?" domandò uno scienziato.

"e perché Lucy non c'è più?" ne domandò un altro.

"state tranquilli, adesso vi spiego tutto. Come ben sapete, Lucy era un diclonius incontrollabile, scatenata, non poteva essere placata, se avesse voluto, avrebbe potuto sterminare ogni essere umano sul pianeta. A lei importava solo questo. Inoltre, come ho detto prima, avrebbe potuto avere anche lei un numero molto grande di vettori, questo significa che se avesse imparato a controllare le sue potenzialità, per l'umanità non ci sarebbe stato più nulla da fare entro non molti giorni. Lucy sarebbe stata solo una minaccia. Per tutto e per tutti. Vorrei che venisse creato un diclonius in grado di procreare ma che sia controllabile, che avesse un carattere come i diclonius più giovani come Miyu, tutto questo perché ho intenzione di continuare a sperimentare per capire ancora meglio la natura dei diclonius, magari anche per sviluppare una possibile cura...".

Al sentire queste parole, gli scienziati sembravano tranquillizzarsi; tuttavia molti tra loro rimasero piuttosto confusi, mentre altri, dopo aver ascoltato Kakuzawa, furono favorevoli a questo piano del direttore.

"useremo la tecnologia del laboratorio e il sangue di Lucy per creare un diclonius in grado di procreare, faremo in modo che, una volta creato, abbia un carattere come tutti i diclonius più giovani della struttura, ovvero avrà gli stessi trattamenti che hanno tutti quanti loro".

Nel corso della riunione gli scienziati presero tanti appunti. Alcuni di loro addirittura facevano delle operazioni per calcolare di già quanto tempo ci sarebbe voluto per creare il diclonius in grado di procreare. La riunione stava finendo, e Kakuzawa, poco dopo aver spiegato altre cose su questo piano, disse: "la creazione del diclonius con la tecnologia e con il sangue di Lucy sarà comandata dagli scienziati Aritomo, Sosuke e Kaito, che sono i più esperti di ingegneria genetica. Vi aiuterete l'un l'altro per creare il diclonius. Bene, e con questo ho finito di dirvi quello che vi dovevo dire. La riunione è finita. Potete tornare al vostro lavoro".

Gli scienziati si alzarono dalle loro sedie e in breve tempo sgomberarono la sala conferenze. In poco tempo la sala fu vuota, rimase solo Kakuzawa. Egli, infatti, fu l'ultimo ad uscire. Chiuse la porta e successivamente, tornò nella sua stanza e prese le cartelline di Miyu, Ayaka e Kinuko e la busta trasparente contenente i risultati delle analisi del sangue di Lucy, uscì dalla sua stanza, chiuse la porta a chiave e andò a parlare con i tre scienziati Aritomo, Kaito e Sosuke. Mentre il direttore camminava per i corridoi, incrociò scienziati e scienziati. Nel laboratorio si lavorava tutto il giorno e tutta la notte; gli scienziati facevano a turni, per cui le attività non erano mai ferme: l'importanza degli esperimenti, dei test e delle analisi sui diclonius era troppo grande. Aritomo, Kaito e Sosuke lavoravano molto spesso insieme; essendo tutti e tre molto bravi ed esperti nell'ingegneria genetica, si decise che in questa materia dovevano lavorare insieme.

Il direttore Kakuzawa andò per prima cosa nell'ufficio di Kaito. Arrivato, la porta era aperta ed entrò nell'ufficio. Vi era Kaito che stava lavorando al computer.

"ah, è lei direttore. Vuole dirmi qualcosa?"

"vorrei parlare con te e con Aritomo e Sosuke. Puoi sospendere il tuo lavoro per qualche minuto".

"va bene, non ci sono problemi". E si alzò dalla sedia e seguì il direttore. Insieme andarono negli uffici degli altri due scienziati Aritomo e Sosuke. Non erano però nei loro uffici, bensì in un'altra stanza; essi stavano lavorando sui risultati degli esperimenti su degli altri diclonius. Quando entrambi notarono Kakuzawa e Kaito, Aritomo prese la parola: "direttore Kakuzawa, ci deve dire qualcosa?".

"come ho detto prima, sarete voi a dirigere la creazione del diclonius".

"come vuole, signore" disse Sosuke.

"aiuterete gli scienziati e sarete aiutati se avrete qualche difficoltà".

"si, signore" disse Aritomo.

"quando avrete finito a quello a cui adesso state lavorando, fatemi sapere quanto tempo sarà necessario per la creazione del diclonius. Mi troverete nel mio ufficio".

"certamente, signore" disse Kaito.

Detto questo, Kakuzawa andò nel suo ufficio, per approfondire ancora meglio le analisi sui diclonius Miyu, Ayaka, Kinuko e Lucy. Stette a lavorare per un'ora circa, quando, successivamente, bussano alla porta del suo ufficio.

"avanti" disse il direttore. La porta si aprì. Era Sosuke, che disse: "signore, abbiamo calcolato il tempo che serve per creare il diclonius".

"quanto ci vorrà?" domandò il direttore.

"secondo i nostri calcoli, servirà non molto più di tre settimane".

"va bene. Tanto non c'è fretta. Grazie per l'informazione".

"si figuri, signore".

"bene. Ora puoi tornare al tuo lavoro".

"si, signore". E Sosuke uscì dall'ufficio di Kakuzawa. Poi il direttore riprese a studiare le analisi. Dopo circa cinquanta minuti, si alzò dalla sedia e guardò dalla parete vetrata l'oceano. Mentre guardava il mare, rifletté. Poi, qualcuno bussò alla porta del suo ufficio.

"prego, entri pure" disse Kakuzawa.

La porta si aprì: era la scienziata Arakawa.

"deve dirmi qualcosa?" disse Kakuzawa.

"veramente ero curiosa su una cosa".

"mi dica pure".

"l'altra sera mi aveva detto che sta cominciando ora... un progetto".

"ah, si, lo ricordo".

"potrei sapere di cosa si tratta?".

"si tratta solo di un nuovo inizio".

"un... nuovo inizio?".

"esatto".

"di cosa, signore?".

"per adesso non le devo dire altro. ma stia tranquilla, fra non molto tempo, lei, saprà tutto riguardo a questa faccenda, così come tutti gli altri scienziati".

"ok, come vuole".

Detto questo, la dottoressa stava per uscire dall'ufficio. un attimo prima di toccare la maniglia della porta, disse: "ah, mi sono scordato di chiederle un'altra cosa".

"prego, dica".

"ma anche lei è un diclonius?".

"perchè mi fa questa domanda?".

"sa, quel giorno ho lavorato molto e forse ho avuto un'allucinazione quella sera quando le parlavo, perché mi sembra di ricordare di averla vista con..."

"glielo dico di nuovo: presto saprete ogni cosa".

"ok" e uscì, chiudendo la porta.

Successivamente, dopo qualche minuto, andò nella sua stanza. Entrato, chiuse la porta a chiave. Poi si toccò i capelli, ne prese una ciocca e li tirò; aveva, in realtà, un parrucchino, che nascondeva una condizione cranica particolare; il direttore, infatti, aveva un segreto: la sua famiglia ha avuto, per generazioni, una mutazione genetica che ha provocato un disordine osseo nel cranio, simile alle corna dei diclonius. Oltre a questo, avevano altre particolarità, ma col passare degli anni, diminuirono sempre più e alla fine rimase solamente il disordine osseo nel cranio. A causa di queste loro diversità, per anni la famiglia del direttore Kakuzawa veniva disprezzata dagli umani normali e alla fine fu cacciata e isolata, nel punto dove fu costruito il laboratorio. Quando, poi, comparvero i diclonius, Kakuzawa fece costruire la struttura e vennero catturati i diclonius per essere studiati e approfonditi. Poche ore prima del recupero di Lucy, aveva mostrato il suo aspetto reale alla scienziata Arakawa, affermando che il progetto stava cominciando.

Kakuzawa, con il suo reale aspetto, andò verso la libreria della sua stanza e, tra i libri, prese una cartella contenente dei fogli particolari, fogli su cui erano scritti argomenti segretissimi, a cui stava lavorando da anni. Posò la cartella di fogli sulla scrivania, poi si sedette.

"questa cartella" disse nella mente il direttore "contiene ciò che mi serve per far si che il mio progetto cominci". Aprì la cartella e lesse i fogli in totale per un'ora circa.

"perfetto" disse il direttore a voce bassa "adesso possiamo passare al prossimo passo".

CAPITOLO 5

AMORE E COMPAGNIA

Erano ormai passati alcuni giorni da quando Lucy era ritornata ed era stata riaccolta a casa di Kouta dagli altri. In questi giorni, tutti stettero insieme, aiutandosi l'un l'altro nel preparare da mangiare e sistemare la casa. Tutti furono buoni e amorosi con Lucy, ma ognuno aveva capito il sofferente passato dell'altro e ognuno di loro si abbracciava per mostrare la propria vicinanza alla propria storia sofferente. Qualche volta ricapitava che Lucy, in privato, chiedesse di nuovo perdono, nonostante tutti quanti l'avessero già perdonata, e ricevette sempre una risposta positiva. A mano a mano che passava il tempo, Lucy, avendo trovato un po' di pace, stava sempre meglio, ma al tempo stesso, pensava quasi sempre a come avrebbe risolto la sua promessa, ovvero trovare un modo per rimediare a ciò che ha fatto agli altri. Ma, per il momento, non riuscì a trovare nulla. ma non si arrendeva per niente.

"ci sarà un modo. ne troverò uno" disse nella sua mente molto spesso.

Era un pomeriggio di una giornata piuttosto nuvolosa. Kouta e le altre avevano finito di mangiare da qualche ora. Kouta stava leggendo un libro, mentre le altre si stavano riposando nelle loro camere. Kouta aveva iniziato a leggere un libro di storia da poco tempo, ma negli ultimi giorni non ha avuto tempo per continuare a leggerlo. Ora ne aveva finalmente un po' e riprese immediatamente a leggerlo. Lesse per circa un'ora. quando decise di smettere non mancava tanto all'ora di fare merenda. Iniziò, infatti ad avere un po' di fame. Decise di mangiare un onigiri. andò in cucina, ma non ce ne erano più, erano terminati. In quel momento arrivò Yuka che disse: "cosa c'è?".

"avrei un po' fame. Volevo un onigiri ma sono finiti".

"ah. beh, se vuoi dopo ti accompagno a comprarne qualcuno".

"si, mi farebbe piacere".

"d'accordo. verso che ora vorresti uscire?".

"se per te va bene, mi farebbe comodo fra circa dieci minuti".

"va benissimo, non c'è problema".

"ok, allora prepariamoci per uscire".

"subito".

E andarono a prepararsi, ognuno nella propria camera. mentre si prepararono, Lucy, Nana e Mayu andarono in cucina, avevano fame anche loro. Nel frattempo, sia Kouta che Yuka finirono di prepararsi per uscire. notando Yuka che stava mettendosi il giacchetto,

Nana le domandò: "devi uscire?".

"si Nana".

"e dove vai?".

"vado con Kouta a comprare degli onigiri, dato che sono finiti ne compreremo qualcuno".

"ah, ok"

Arrivarono anche Lucy e Mayu. Nana disse loro che Yuka stava per uscire con Kouta a comprare degli onigiri.

"volete che vi compriamo qualcosa?" domandò Yuka a tutte loro.

"potrei avere dei taiyaki?" disse Mayu.

"va bene, tranquilla".

"per me va bene un semplice onigiri" disse Nana.

"anche per me" disse Lucy.

"d'accordo".

"a dopo allora" disse Lucy.

"a dopo" rispose Yuka con un sorriso.

e Yuka andò alla porta d'ingresso, dove c'era anche Kouta.

"bene io sono pronto" disse Kouta.

"anche io" rispose Yuka.

Si misero le scarpe e andarono verso il negozio di alimenti più vicino. mentre andavano insieme, parlarono un pò della situazione attuale.

"allora Kouta" dise Yuka.

"si?".

"come ti stai trovando con Lucy, dato che è tornata a vivere con noi?".

"mi sto trovando bene".

"sono contenta e.… senti".

"dimmi".

"per quanto riguarda quel fatto...?".

"stai parlando del fatto che io abbia deciso di perdonarla?"

"esatto".

"secondo me è stata la decisione giusta, nonostante avesse fatto una cosa molto grave. decisione giusta sia per lei che per me; giusta per lei perché si è resa conto di quello che ha fatto e perché trovasse un po' di pace dato il suo oscuro passato, e giusta anche per me perché, nonostante sia molto duro, è giusto che io guardi avanti, ma io le voglio bene lo stesso, come una di famiglia".

"come te, anche io la perdono. Sei una brava persona, Kouta".

"grazie".

"di niente".

"diamo sempre amore a Lucy, Nana e Mayu. Hanno avuto un passato difficilissimo. Non meritano altro di meglio, va bene?".

"sono d'accordissimo".

"staranno insieme per sempre con noi".

"giusto".

Nel frattempo, arrivarono al negozio di alimentari e comprarono degli onigiri e dei taiyaki per Mayu. Non spesero molto.

Quando uscirono dal negozio, Kouta notò che stava cominciando a pioviccicare.

"accidenti!".

"cosa c'è?" disse Yuka, con in mano la busta con dentro gli onigiri e i taiyaki.

"sta iniziando a piovere e mi sono scordato di portare l'ombrello".

"non importa, casa nostra non è molto lontana da qui".

Iniziarono a incamminarsi verso casa, ma col passare dei minuti la pioggia aumentava d'intensità.

"è meglio se corriamo per evitare di bagnarci molto" disse a un certo punto Kouta.

"va bene" disse Yuka.

e si misero a correre, coprendo ovviamente la busta, per evitare che gli onigiri e i taiyaki si bagnassero, con la pioggia che aumentava sempre più.

arrivarono a casa in breve tempo. nel frattempo, arrivò il temporale. Kouta e Yuka non si bagnarono molto.

"eccoci" disse Kouta.

"vi abbiamo portato la vostra merenda" disse Yuka a Mayu, Nana e Lucy. loro furono contente.

"prego, mangiate pure" disse Yuka, mentre Kouta era andato ad asciugarsi e a cambiarsi i vestiti.

"no, vai ad asciugarti, così possiamo fare merenda insieme" disse Mayu.

"oh grazie, che bel pensiero" rispose Yuka.

E così Yuka, come Kouta, andò ad asciugarsi e a cambiarsi gli abiti anche lei. Poi si riunirono tutti e fecero merenda insieme. Mayu portò Wanta dentro la casa dato che stava piovendo fortemente, e preparò la merenda anche per lui. mentre mangiavano, Lucy disse: "posso dirvi una cosa?".

"prego, dì pure" disse Kouta.

"una cosa che mi sono scordato di dirvi, ma tranquilli non è nulla di grave".

"siamo a tutto orecchi" disse Nana.

"vi ricordate che quando ero qui con voi in passato, mi chiamavate Nyu perché, anche se ero sempre io, era come se fossi un'altra persona?".

"certamente" disse Yuka.

"be ecco... adesso Nyu non c'è più in me".

"cioè? che vorresti dire?" disse Kouta.

"nel senso che ormai non divento più lei, riesco a controllare la mia vera personalità, ma non vuol dire che ridivento come prima, cioè sanguinaria e malvagia; sto solo dicendo che ormai la personalità di Nyu non esiste più in me, ma vi ripeto: io non voglio più fare cose orribili, da adesso voglio solo fare del bene".

"ah, ho capito" disse Kouta.

"ma se volete" riprese Lucy "potete chiamarmi anche Nyu, in fondo lei fa parte di me".

"per me non ci sono problemi" disse Yuka.

"ma secondo te" disse Nana "a cosa è dovuta questa cosa?".

"probabilmente è dovuto al fatto che le mie corna si siano spezzate entrambe, perché esse sono collegate alle attività del mio cervello. infatti, da allora non sono più ridiventata Nyu, ma questa è solo una mia opinione".

"capisco. Quindi per te va bene lo stesso se capita qualche volta in cui noi ti chiamiamo anche Nyu?" disse Mayu.

"assolutamente si. Lei era il mio alter ego, quindi è giusto che mi chiamiate anche così".

"si può dire che Nyu viva lo stesso in te" disse Kouta.

"be, in un certo senso..." disse Lucy sorridendo.

Finirono di fare merenda. erano passate da poco le ore 17:30 e il temporale non accennava a diminuire. Mayu e Nana giocarono insieme, mentre Lucy stava con Kouta e Yuka. parlarono un po'.

"allora, Lucy" disse Kouta.

"si?".

"stavo pensando a una cosa".

"dimmi".

"domani dovrei fare degli acquisti. E vorrei andare a Tokyo con il treno; sai in una grande città ci sono più negozi. Avrei intenzione di pranzare lì, trascorrere qualche ora di domani nella grande città e capitale del Giappone. Ti andrebbe di accompagnarmi a prendere dei vestiti nuovi per te, per Nana e per Mayu? Tanto domani non dovrebbe piovere".

"sarebbe una bella idea" disse Lucy, che poi riprese "in che punto della giornata hai intenzione di uscire?".

"pensavo di uscire verso mezzogiorno".

"penso che verrò".

"tanto adesso ti sei ripresa bene, no?" disse Yuka.

"si, adesso sto bene. se uso la mia energia vitale per guarirmi, mi ci vuole qualche giorno per riprendermi al massimo. Grazie".

"figurati".

"però toglimi una curiosità" disse Kouta.

"dimmi pure".

"da quando puoi stimolare i processi di guarigione?".

"ecco, io so questa cosa da molto tempo, ma riesco ad applicarla grazie ai miei vettori, ma non ho mai avuto occasione di usare questa mia abilità, fino a quando non sono quasi morta qualche giorno fa. Spero di usarla un giorno anche per qualcun altro".

"puoi guarire anche un altro individuo?" disse Yuka.

"si, posso. Ma è sempre molto costoso per me".

"ah, capisco". In quel momento arrivarono Nana e Mayu, con Wanta. Nana e Mayu dissero sorridendo: "di cosa state parlando?".

"un po' di roba varia".

"tipo?" disse Nana.

"dell'abilità di Lucy, che può guarire sé stessa e anche un altro individuo".

"anche un altro individuo? non ce lo avevi detto" disse Mayu a Lucy.

"è vero, mi sono scordata, scusate. deve essere stata colpa della troppa stanchezza".

"non fa nulla, tranquilla" disse Yuka.

"sapete, anche io ho una cosa del genere" disse Nana.

"veramente?" disse Mayu.

"si".

"e quale sarebbe?".

"io sono in grado di... disabilitare i vettori".

"quindi puoi privare della capacità... ho capito bene?" disse Kouta.

"esattamente. però per favore..." e si intristì.

"cosa c'è, Nana?" disse Yuka.

"come ha detto Lucy alcuni giorni fa, non considerateci dei mostri... noi siamo fatte così...". E come Nana, anche Lucy chinò la testa. sembrava che avessero iniziato a piangere e in pochi secondi si vide molto chiaramente che piangevano; piangevano per la loro diversità. Kouta, Yuka e Mayu lo avevano capito.

"no, non fate così..." disse Kouta.

"va tutto bene, tutto bene" disse Yuka.

"non piangete, tranquille" disse Mayu.

Nana e Lucy si coprirono il volto con le loro mani.

Kouta, Yuka e Mayu andarono ad abbracciarle.

"tranquille. non vi considereremo mai dei mostri" disse Kouta.

"d.…davvero?" dissero Nana e Lucy.

"certo" disse Mayu.

"tranquille, tranquille" disse Yuka

"g.…grazie..." dissero Nana e Lucy.

Le abbracciarono per circa un minuto, dando loro tutto l'amore e tutta la compagnia necessaria, non avevano bisogno di altro. Poi Yuka prese una scatola di fazzoletti e ne diede uno a Lucy e uno a Nana. Si asciugarono le lacrime e si calmarono.

"state tranquille, ok?" disse Kouta.

"non pensateci. Vivrete sempre con noi" disse Yuka.

Loro annuirono con un sorriso. Successivamente Kouta disse: "senti Nana".

"si?".

"domani vado con Lucy a Tokyo a comprare dei vestiti nuovi per lei, per Mayu e anche per te. Vorresti venire con noi?".

"verso che ora uscite domani?".

"penso verso mezzogiorno".

"mi lasci un po' di tempo per pensarci?".

"ma certo".

"grazie".

"figurati". Mentre Nana pensava, Kouta disse a Mayu: "vuoi venire anche tu con noi a Tokyo domani a fare acquisti?".

"non avrei molta voglia. ti va bene se posso venire un'altra volta?" disse con un tono dolce e triste allo stesso tempo.

"tranquilla. Ci saranno altre occasioni".

"ok".

"sai Kouta, forse anche io non verrò. ti dispiace?" disse Nana.

"sta tranquilla. se non ti va di venire, verrai un'altra volta".

"ok".

"se volete, vengo con voi a farvi compagnia" disse Yuka.

"d'accordo, Yuka" disse Kouta.

"allora verremo io, tu e Lucy. Ok?" disse Yuka.

"si, va benissimo", disse Lucy.

"allora domani andremo alla stazione e faremo tre biglietti".

Si misero così d'accordo per il giorno successivo. Nel frattempo, il temporale diminuì. Nana e Lucy giocarono con Mayu e con il suo cagnolino Wanta, mentre Kouta e Yuka lessero, fino all'ora di cena, e con il passare delle ore, smise di piovere e il tempo migliorò. Prepararono tutti insieme la cena, dei soumen, che a Nana e a Lucy piacevano moltissimo. Mangiarono insieme e andarono tutti a letto piuttosto presto.

L'indomani si svegliarono tutti verso le ore 11:00. Era una giornata piuttosto serena, con poche nuvole nel cielo. fecero tutti colazione insieme. Poi si cambiarono i vestiti e Kouta e Yuka si prepararono per uscire, a fare degli acquisti, accompagnati da Lucy.

"tra poco usciamo, ok?" disse Yuka a Nana e a Mayu.

"ok" dissero.

Quando Kouta, Yuka e Lucy furono pronti, salutarono Mayu e Nana e andarono verso la stazione di Kamakura.

CAPITOLO 6

REGALI PER NANA, LUCY E MAYU

Poco dopo aver varcato il cancello di casa, Yuka e Kouta notarono che Lucy era piuttosto impaurita.

"Lucy" disse Kouta "che cosa c'è?".

Lei non disse nulla, ma si vedeva che era un po' preoccupata.

"cosa c'è che non va, Lucy?".

"è che..." disse Lucy.

"si?" dissero.

"ho paura".

"di che cosa?" disse Kouta, toccandole la spalla destra con la sua mano destra.

"temo di essere derisa di nuovo per la mia diversità".

Kouta e Yuka capirono.

"non succederà niente, tranquilla. E se anche succedesse qualcosa, lascia fare a noi, non ti preoccupare" disse Yuka.

"lo so... ma..." disse Lucy.

"calma, Lucy" disse Kouta.

"io... voglio dimostrare che dentro di me non c'è più voglia di fare quello che ho fatto in passato, e ho paura che, se possa succedere qualcosa, io perda le staffe e io ridiventi quella di prima... capitemi, per favore...".

"ti capiamo Lucy. tranquilla" disse Yuka.

"ve lo ripeto: io sono veramente cambiata, non voglio tornare quella di prima e troverò il modo per dimostrarlo".

"ti crediamo Lucy" disse Yuka.

"non succederà niente di negativo ma se qualcuno ti dirà qualcosa, tu ignoralo. penseremo noi a difenderti, sta tranquilla" le disse Kouta.

Lucy si tranquillizzò.

"tranquilla, non accadrà nulla di male" disse Kouta. e Lucy annuì. e iniziarono a camminare verso la stazione di Kamakura.

mentre camminavano Lucy disse: "sapete, sono contenta di uscire, perché non posso stare sempre dentro casa".

"si, è vero" disse Kouta.

"un giorno vorrei uscire con tutti quanti voi, mi piacerebbe molto".

"sarebbe molto bello" disse Yuka.

"arriverà molto presto quel giorno" disse Kouta sorridendo.

Ci misero circa venti minuti per arrivare alla stazione.

"bene" disse Kouta "ora andiamo a fare i biglietti.

"si" dissero Yuka e Lucy.

Andarono alla biglietteria e presero tre biglietti per Tokyo. Presero anche tre biglietti di ritorno per Kamakura. Sarebbero stati a Tokyo per tutto il pomeriggio, e sarebbero rientrati verso l'ora di cena. Avevano ovviamente detto a Nana e a Mayu di preparare la cena anche per loro.

"siamo fortunati" disse Kouta osservando gli orari dei treni "il nostro treno arriverà non fra molto".

"bene" disse Yuka "mettiamoci seduti".

E tutti e tre si sedettero su una panchina ad aspettare il treno che li avrebbe portati nella capitale giapponese.

Dopo circa venti minuti, arrivò il treno. Vi salirono e presero tre posti disponibili. Lucy stava vicino al finestrino. Il treno partì circa dodici minuti dopo che Kouta, Lucy e Yuka vi salirono. così come alla stazione, anche sul treno non vi fu molta gente. poco dopo la partenza, Kouta disse: "quanto dura il tragitto?".

"circa novanta minuti" disse Yuka.

"bene". poi domandò a Lucy: "come va?".

"abbastanza bene, ma ho ancora qualche preoccupazione...".

"rilassati, va tutto bene. Goditi il paesaggio".

"ok. grazie".

"figurati".

Durante il tragitto, Lucy si tranquillizzò, guardando dal finestrino. Yuka e Kouta discussero su cosa fare una volta arrivati a Tokyo.

"arrivati alla stazione di Tokyo, compriamo delle mappe della città; possono sempre tornare utile, poi prendiamo la metropolitana, che ci porterà ad Ikebukuro, una zona commerciale della città, va bene?" disse Kouta.

"si, va bene".

"mangeremo lì, poi faremo gli acquisti, prenderemo la metropolitana e torneremo alla stazione per le ore 18:00, dove il nostro treno partirà dieci minuti dopo".

"d'accordo, non c'è problema".

Poi si riposarono un po'.

Dopo circa un'ora e mezza, arrivarono a Tokyo. Quando il treno si fermò alla stazione, Yuka, Kouta e Lucy si alzarono dai posti. Mentre stavano uscendo dal vagone, Kouta disse: "vedrai Lucy, andrà tutto bene".

"tranquilla, ok?" disse Yuka.

"si, ok" rispose Lucy.

Scesero dal treno e Yuka disse, notando la tanta gente: "mi raccomando, stiamo tutti vicini, perché altrimenti potremmo perderci".

"per sicurezza, teniamoci per mano" disse Kouta.

"si, giusto" disse Lucy. Così, si presero per mano e si avviarono verso la libreria della stazione e comprarono una guida e un paio di mappe della città. Successivamente andarono verso la stazione della metropolitana. Arrivati, presero sei biglietti, tre per l'andata e tre per il ritorno. Dopo circa quindici minuti, arrivarono nel quartiere di Ikebukuro. Erano le ore 13:00.

Kouta disse: "è ora di pranzo. avete fame?".

"si" risposero Lucy e Yuka.

"ok, da queste parti vi sono anche dei ristoranti. andiamo a mangiare, poi penseremo ai nostri acquisti".

"d'accordo". Così andarono al ristorante più vicino per pranzare. Vi entrarono, si sedettero e ordinarono da mangiare.

Nell'attesa, Lucy disse: "sono contenta che io sia venuta con voi".

"ci fa piacere, Lucy" disse Yuka sorridendole.

Non molto tempo dopo arrivò il cameriere che portò loro ciò che avevano ordinato e iniziarono a mangiare. quando ebbero finito, Kouta disse a Lucy e a Yuka: "ora state bene?".

"molto, grazie" risposero.

"bene, ora vado a pagare e possiamo andare a comprare i vestiti".

"ok" disse Yuka.

Kouta si alzò e andò a pagare, mentre Yuka stava con Lucy.

"va tutto bene?" disse Yuka a Lucy.

"si, grazie" disse Lucy con voce calma.

Poco dopo, tornò Kouta, che disse: "ecco, possiamo andare".

"ok" dissero Yuka e Lucy, alzandosi dalle sedie. E uscirono dal ristorante per andare a comprare i vestiti per Lucy e per Nana.

"sentite" disse Yuka.

"si?" dissero Kouta e Lucy.

"io direi di andare a un centro commerciale, in questo modo ci sono più negozi da visitare in un'unica area. Che dite?".

"forse hai ragione", disse Kouta.

"vedi sulla mappa dove si trova il centro commerciale più vicino della zona", disse Yuka.

"subito" rispose Kouta.

E consultò la guida. Mentre Kouta la sfogliava, Yuka gli disse: "hai fatto bene a comprare quella guida e quelle mappe. Avevi ragione".

Poi, dopo qualche secondo, Kouta disse: "ecco, ho trovato".

"bene. Cosa dice?", disse Yuka.

"dunque... secondo la mappa, il centro commerciale più vicino dal punto dove siamo noi è lo Sunshine City, si trova in questa strada" e mise l'indice sul disegno della strada. "dai un'occhiata. Io consulto la guida su questo centro commerciale".

"d'accordo", Yuka prese la mappa e Kouta consultò la guida, per trovare la strada dove vi era il centro commerciale. Lucy, nel frattempo stava a guardare tutto ciò intorno a lei; non era mai stata in una grande città come Tokyo.

"siamo fortunati" disse Yuka.

"cioè?" disse Kouta.

"non siamo lontani dallo Sunshine City, è proprio vicino a questa strada dove siamo noi".

"bene" disse Kouta.

"andiamo" disse Yuka sorridendo a Lucy e a Kouta.

"ok" dissero.

E iniziarono a camminare. Mentre camminavano, si tenevano per mano. Poi Kouta disse: "ho visto sulla guida che lo Sunshine City è un complesso molto grande e contiene, oltre a dozzine di negozi, anche un osservatorio, un planetarium e un acquario. Il tutto in un grattacielo di sessanta piani".

"davvero?" disse Lucy.

"si".

"caspita, non lo sapevo..." disse Yuka.

"già, nemmeno io" disse Kouta.

Ci misero circa dieci minuti. Arrivati all'entrata del grattacielo, Kouta consultò la guida, affinché si orientassero.

"come è alto..." disse Lucy.

"già, hai ragione Lucy. Questo complesso è come se fosse una piccola cittadina", disse Kouta.

"cioè?" disse Yuka.

"nel senso che contiene moltissimi locali, di ogni genere".

"ah, capisco".

"dunque", disse Kouta consultando la guida "i primi nove piani sono tutti dedicati allo shopping, i piani dal decimo al cinquantasettesimo sono dedicati agli uffici, mentre il terzultimo e il penultimo ai ristoranti".

"e l'ultimo piano?" disse Yuka.

"lì si può guardare la città dall'alto".

"ok, grazie per l'informazione".

"figurati".

"ora andiamo a comprare i vestiti per Lucy e Nana".

Andarono nella zona commerciale dell'edificio. Arrivati al secondo piano Yuka disse: "chissà dove sarà il negozio di vestiti che cerchiamo..." disse Yuka.

"be, ci sono due modi per scoprirlo" disse Kouta.

"cioè?" disse Yuka.

"o esploriamo tutto il centro commerciale, oppure cerchiamo una piantina dell'edificio".

"hai ragione" disse Lucy.

"io direi di cercare la piantina, in questo modo sappiamo già dove dobbiamo andare".

"ben detto. Cerchiamo la piantina del centro commerciale" disse Yuka.

Si guardarono attorno e fecero qualche passo ma non si separarono, dato che c'era molta gente. Dopo qualche secondo, la trovarono. Era dentro una bacheca appesa al muro, protetta dal vetro, non molto lontana dal punto in cui erano entrati.

"bene, ecco la piantina" disse Kouta.

Cercarono un negozio di vestiti, consultando la piantina del centro commerciale. La piantina mostrava tutti i negozi di tutti i piani del centro commerciale.

"il negozio che cerchiamo si trova a questo piano" disse Kouta, indicando il terzo piano.

"ok" disse Yuka sorridendo "andiamo a prendere i vestiti". E andarono nel negozio di vestiti, al terzo piano. Entrati, videro un po' di vestiti per il negozio; tutti insieme, scelsero i vestiti per Nana e per Mayu, poi era il turno di Lucy.

"ok Lucy, scegli dei vestiti, quelli che ti piacciono di più" disse Yuka a Lucy, sorridendole.

"si" rispose Lucy.

Lucy consultò un po' di vestiti, gironzolando per il negozio. Mentre Lucy stava scegliendo, Kouta disse a Yuka: "sai, sono felice che Lucy sia venuta con noi".

"anche io" rispose Yuka.

"come la vedi?".

"io la vedo piuttosto tranquilla, al contrario di stamattina. forse le nostre parole che le abbiamo detto, prima di partire per venire qui a Tokyo, le hanno dato forza".

"lo stavo pensando anche io. Sai, il fatto che lei abbia paura per via della sua diversità, mi rende molto triste per lei. Penso che anche Nana abbia questa cosa nel suo cuore. Se ci penso mi rattristo molto".

"anche io sono triste quando penso a questa cosa".

"chissà perché Lucy e Nana sono un po' diverse da noi... non riesco proprio a capire...".

"non te lo so dire, cugino mio. Probabilmente rimarrà un mistero".

"forse hai ragione..." e chinò la testa, guardando verso il basso. Yuka lo notò.

"cosa c'è, Kouta?".

"ecco...".

"si?".

"vorrei solo che... un giorno Lucy e Nana trovassero pace in tutto".

Yuka gli prese la mano.

"lo so, Kouta. Anche io vorrei questo. Chissà se in futuro succederà qualcosa che chiarisca questa storia".

"lo spero tanto". Intanto Lucy aveva scelto i suoi vestiti e tornò da Yuka e Kouta.

"ecco, ho scelto questi vestiti" disse "a me piacciono molto".

"bene. Ora andiamo a pagare" disse Yuka. E andarono verso la cassa. Dopo aver pagato, misero i vestiti per Nana, per Mayu e quelli di Lucy in delle buste, dopodiché uscirono dal negozio.

Yuka guardò l'ora, non mancava molto alle 15:20.

"sentite" disse "manca ancora un po' alle ore 18:00, avete intenzione di fare qualcos'altro?".

"io vorrei continuare ad esplorare questo centro commerciale, mi piacciono questi negozi", disse Lucy.

"per me va bene, tanto abbiamo ancora del tempo" disse Kouta.

"ok, allora vediamo qualche altro negozio" disse Yuka sorridendo. Detto questo, iniziarono a vedere altri negozi per il centro commerciale. Dopo circa quaranta minuti, avevano visto circa una decina di negozi, fra un piano e l'altro ma non avevano comprato altro. Usciti da un altro negozio, Lucy disse con un sorriso: "mi piace vedere i negozi con voi".

"sono contento" disse Kouta sorridendole.

"anche io" disse Yuka, sorridendo anche lei.

Successivamente Lucy disse a Kouta: "prima hai detto che all'ultimo piano di questo grattacielo si può vedere la città dall'alto, vero?".

"si".

"mi piacerebbe vederla...".

"per me va bene".

"anche per me" disse Yuka.

"ok, allora andiamo a vedere Tokyo dall'alto" disse Kouta sorridendo.

E così andarono verso l'ultimo piano. Presero l'ascensore, anziché la scala mobile per fare prima. L'ultimo piano era strutturato in questo modo: vi erano delle finestre abbastanza grandi e davanti a esse vi erano dei comodi divani che rendevano unico lo Sunshine City. Quando Lucy, Kouta e Yuka arrivarono al sessantesimo piano, videro subito la vista di Tokyo dall'alto. Si avvicinarono e si sedettero a un divano.

"che bella vista da quassù" disse Yuka.

"è proprio vero, cugina" disse Kouta.

Lucy rimase stupita.

"è bellissimo..." disse.

Rimasero a guardare la città per qualche minuto, spostandosi anche per il piano, per osservare Tokyo da altre angolazioni.

"non ho mai visto una cosa del genere in vita mia... la vista da quassù è meravigliosa..." continuò Lucy.

"siamo contenti che ti piaccia" disse Yuka.

Stettero ancora qualche minuto ad osservare la città, poi Kouta disse: "che dite, avete voglia di fare merenda?".

"per me va bene, sono quasi le 16:00" disse Yuka dopo aver visto l'ora.

"va bene anche per me" disse Lucy.

"ok. Sentite, dove avete intenzione di fare merenda? Qui allo Sunshine City o fuori?".

"io penso sia meglio fare merenda qui" disse Lucy.

"credo che sia meglio così" disse Yuka.

"va benissimo. Andiamo a prenderci qualcosa".

"si" risposero.

Decisero di andare al penultimo piano, il cinquantanovesimo, dove, assieme al terzultimo, vi erano dei ristoranti e bar. Presero un ascensore. Arrivati al cinquantanovesimo piano, andarono nell'area dove si mangiava.

"cosa prendete per merenda?" disse Yuka.

"io mi prendo un onigiri" disse Kouta.

"anche io" disse Lucy.

"pure io avevo intenzione di prenderne uno, in effetti sono molto buoni" disse sorridendo Yuka.

"eh già" disse Kouta.

"molto bene, allora prendiamo tre onigiri".

E così andarono a comprare tre onigiri. Dopo aver pagato, andarono a sedersi a un tavolino. Ne scelsero uno molto vicino a un televisore. Da ogni posto seduto a quel tavolino si vedeva molto bene la televisione. Lucy e Kouta si sedettero insieme. E iniziarono a mangiare la loro merenda.

"sono le ore 16:14" disse Yuka guardando l'orologio "quando avremo finito di fare merenda, andremo verso la stazione, va bene?" continuò.

"si, va bene" dissero Lucy e Kouta.

"allora, come siete stati?" disse Yuka.

"io molto bene" disse Kouta.

"tu, Lucy?".

"anche io sono stata benissimo, grazie".

"figurati" le rispose Yuka sorridendole.

Finirono di fare merenda. Poi Lucy disse sorridendo: "era molto buono".

"si, era proprio squisito" disse Yuka.

"bene. Ora possiamo andare" disse Kouta "torniamo a casa".

Kouta si alzò per primo e quasi subito dopo, anche Lucy e Yuka fecero lo stesso. Le guardava sorridendo. Anche loro gli sorrisero. Dopodiché, andarono verso l'uscita. Poi, usciti, si diressero verso la metropolitana per andare alla stazione. Arrivarono poco prima delle 17:15, quindi con un po' di anticipo. Attesero il loro treno e, arrivato, vi salirono. Quando si sedettero a loro posti, Kouta disse dolcemente a Lucy: "hai visto che non è successo niente? andato tutto bene".

"si, avevi ragione, anzi: avevate ragione" disse Lucy riferendosi anche a Yuka. Il treno partì poco dopo e dopo un'ora e mezza di viaggio, arrivarono a Kamakura, poi tornarono a casa e vi arrivarono verso le ore 19:54. Erano stravolti. Alla porta di casa, Kouta bussò. dopo qualche secondo, Mayu aprì la porta, mentre Nana era in cucina.

"bentornati!" disse Mayu con un sorriso "Venite, è quasi pronto da mangiare".

Entrarono in casa, salutarono Nana e si sedettero a tavola. Yuka mostrò a Nana le buste contenenti i vestiti per lei. Nana e Mayu dopo aver distribuito da mangiare per tutti, dissero a Yuka: "possiamo vedere adesso i vestiti che ci avete comprato?".

"ma certo che potete, li abbiamo scelti tutti insieme" disse Yuka.

E così Nana e Mayu andarono a vedere i loro nuovi vestiti. A loro piacquero molto tutti quanti i loro nuovi vestiti, al punto che erano commosse. E andarono ad abbracciare Kouta, Lucy e Yuka.

"grazie... grazie..." dissero mentre li abbracciarono.

"è stato un piacere" risposero.

Poi mangiarono e Kouta, Lucy e Yuka parlarono di come avevano passato a Tokyo la giornata. Dopo aver finito di mangiare, sparecchiarono la tavola. Poi Kouta, Lucy e Yuka andarono a letto presto, erano molto stanchi. Anche Nana e Mayu non andarono a letto tardi quella sera.

CAPITOLO 7

I TORMENTI E I DESIDERI DI LUCY

Il giorno successivo, Kouta e le altre si svegliarono verso le ore 11:20. Fecero colazione tutti insieme. Dopo aver finito, Yuka, rivolgendosi a Nana, Lucy e Mayu, disse: "sapete, sono veramente contenta che vi siano piaciuti i vestiti che vi abbiamo comprato a Tokyo".

"mi sono piaciuti tantissimo" disse Nana "ancora grazie".

"anche a me sono piaciuti molto. Ringrazio anche io" disse Mayu.

"pure a me sono piaciuti tanto, anche io ringrazio" disse Lucy

Yuka le guardò con un sorriso e, insieme a Kouta disse: "prego, lo abbiamo fatto con piacere".

Poi, molto felici, andarono a metterseli. I vestiti nuovi a tutte e tre stavano veramente molto bene.

Kouta e le altre trascorsero quella giornata tutti insieme, a casa, giocando. Fu una bella giornata per tutti e cinque. All'ora di cena, tutti insieme prepararono da mangiare, aiutandosi a vicenda. Mangiarono insieme e andarono a dormire piuttosto presto, verso le ore 10:00. Kouta portò nella sua stanza un libro, voleva leggere un pò prima di addormentarsi. Quando Kouta iniziò a leggere, tutte le luci della casa erano spente, tutto taceva. Kouta lesse per circa trenta minuti, quando improvvisamente, la porta della sua stanza si aprì lentamente. Ad aprire la porta è stata Lucy.

"Kouta..." disse a bassa voce.

"Lucy, cosa c'è? Qualcosa non va?"

"scusa se ti disturbo...".

"nessun disturbo, tranquilla. Che cosa c'è?".

"è che... non riesco a dormire...".

"come mai? Cosa c'è che non va?".

"ecco... vedi...".

"si?".

"è che... non riesco a dormire perché... sono un pò turbata...".

"turbata?".

"si, e per questo vorrei..."

"che cosa?" disse dolcemente Kouta.

"se per te va bene, vorrei..." e si agitò un pochino. Lo si notava.

"calma, calma. Non ti agitare" disse Kouta, alzandosi dal letto.

"vorrei... dormire accanto a te stanotte...". Kouta, al sentire queste parole, si intenerì. Capì, infatti, che Lucy, essendo agitata per qualcosa, aveva solo bisogno di tranquillità. Non poteva dire di no.

"ma certo, certo che puoi, Nyu" disse sorridendo e chiamandola così. Udite queste parole, a Lucy vennero le lacrime agli occhi.

"g... grazie..." e si coprì il volto con le mani.

"tranquilla, tranquilla" disse abbracciandola. Anche lei lo abbracciò. Poi Kouta le disse: "ti va di parlare prima di dormire? In questo modo potresti stare un pò meglio...".

"si... va bene...".

"vieni, andiamo a letto e parliamo".

A letto, Lucy sembrò tranquillizzarsi un pò. Poi Kouta le disse: "allora, dimmi: che cosa ch'è che ti tormenta?".

"io... ho paura per il mio futuro...".

"per il tuo futuro?".

"si. Vedi... io ho paura ad uscire di casa... ho sempre paura ad uscire di casa... da piccola ho subito molti traumi ed abusi... la colpa era tutta delle mie corna..." e iniziò a piangere.

"mi dispiace moltissimo" disse Kouta "ma ormai fa parte del passato. Bisogna guardare avanti". Poi le disse: "è andata bene due giorni fa a Tokyo...". Lucy gli disse: "si, è vero... ma chi lo sa se sempre sarà così... io vorrei uscire e confrontarmi con il mondo... ma non... non...". Singhiozzava sempre più.

"no, non piangere..." disse Kouta "non piangere". A Kouta, sentire Lucy così preoccupata, triste e piangente, scese una lacrima di commozione. Poi Lucy sembrò calmarsi, piano piano.

"io... a Tokyo... ho vissuto quasi ogni minuto con terrore di essere presa in giro o bersagliata di insulti... come quando ero bambina... se qualcuno avesse guardato con attenzione... avrebbe notato ciò che rimaneva delle mie corna... e mi avrebbe preso in giro o trattata male per la mia diversità... io poi, non ho intenzione di fare più del male perché mi sono resa conto che era sbagliato ciò che ho fatto in passato... vorrei tanto che la gente mi vedesse che... che..."

Kouta stava a sentirla in silenzio, sempre più dispiaciuto per lei. Poi, di colpo, Lucy abbracciò Kouta, e scoppiò a piangere. Mentre piangeva disperatamente, cercava di parlare a voce più bassa possibile per non svegliare Nana, Yuka e Mayu.

"vorrei... c-che la g-gente mi ved-vedesse che... sono... umana anche io... ho solo... de-delle corna e i... vettori... m-ma... il... m-mio corpo... è... è... umano... io... n-non so p-perché sono... fatta così... ma... vorrei che lì f-fuori... il mondo mi accetti così come sono... io non sono... un mostro... o un demone... sono umana anche io!".

Kouta, al sentire tutte queste parole, per lo più molte pronunciate a fatica a causa del pianto di Lucy, la abbracciò e la accarezzò, dandole tutto il suo amore. Mentre l'abbracciava e l'accarezzava, egli pensò al futuro di Lucy, cercando di trovare una soluzione. Anche per Nana la situazione era la stessa, per cui Kouta pensava una soluzione che fosse sia per lei che per Lucy. Qualcosa ci doveva essere, non poteva esistere che Lucy vivesse il resto della sua vita nel terrore delle prese in giro e di essere considerata qualcosa di disumano.

"troveremo una soluzione, Nyu" disse Kouta, sempre abbracciandola e accarezzandola. Lei, intanto, continuava a piangere disperatamente.

"ho... paura! Paura! T-tienimi stretta..." continuò Lucy.

"non piangere, qualcosa troveremo per il bene del tuo futuro, te lo prometto" le disse un Kouta mai così tenero, continuando sempre ad abbracciarla e ad accarezzarla. Lucy, piano piano, si calmò, anche se le lacrime continuavano a scenderle dagli occhi.

Silenzio per qualche secondo. Poi Lucy disse a fatica: "g.… grazie Kouta...".

"tranquilla, vedrai che troveremo insieme qualcosa per il bene del tuo futuro". Lucy si calmò sempre più. Dopo qualche minuto, Lucy stava meglio.

"io sarò sempre accanto a te, stai tranquilla. Troveremo una soluzione" le disse Kouta.

"grazie...".

"stai meglio?".

"si... abbastanza...".

"bene".

Poi Lucy disse: "vorrei stare sempre vicino a te... con te... mi sento bene dentro...". Kouta le sorrise. Poi Lucy continuò, dicendo: "Kouta... il mio unico amico quando ero bambina... il solo che mi ha trattato bene quando ero bambina... l'unica persona con cui sono stata bene quando ero bambina...".

"tranquilla, tranquilla" le rispose Kouta.

"io..." continuò Lucy "con te, sto sempre bene dentro... vorrei sempre stare accanto a te...".

"ci staremo Lucy".

"io però... intendo...".

"che cosa, Lucy?".

"ecco... uno dei miei desideri sarebbe quello di...".

"si?".

"vedi... io sto bene con voi, che siete la mia famiglia... ma io, fin da bambina, ho sempre sognato, di vivere e stare con la persona che più mi ha dato amore in vita mia... ovvero te...". Kouta rimase in silenzio, stando sempre ad ascoltarla.

"con nessuno sono stata bene tanto quanto con te... io voglio bene anche a Nana, Yuka e Mayu, ma nel profondo del mio cuore... tu... Kouta... occupi un posto particolare...".

"Lucy..."

"ti voglio tanto... tanto bene...".

"anche io ti voglio bene" le rispose Kouta. E si abbracciarono. Poi Kouta le disse: "come stai, Lucy?".

"molto meglio... grazie...".

"figurati. Cerca di addormentarti serena. Vedrai che tutto andrà bene", le disse sorridendo.

"grazie... Kouta".

Dopodiché, Kouta spense la luce e non molto tempo dopo, sempre abbracciati, si addormentarono.

La mattina seguente, Lucy e Kouta furono i primi a svegliarsi, mentre le altre ancora dormivano. Si svegliarono presto. Kouta e Lucy decisero di preparare la colazione insieme, sia per loro che le altre. Nel mentre, Kouta disse a Lucy: "hai dormito bene stanotte?".

"si. Grazie per avermi fatto dormire accanto a te" rispose Lucy.

"non c'è di che".

Poco dopo arrivò Nana, che disse: "siete già svegli?".

"eh, si. Stiamo preparando la colazione anche per te e per le altre" disse Kouta.

"oh, grazie" disse Nana.

"figurati".

Non molto tempo dopo, arrivarono anche Mayu e Yuka. E fecero colazione tutti insieme, poi Mayu preparò da mangiare per il suo cagnolino Wanta. Successivamente, si vestirono e insieme si decise che era il momento di ripulire la casa. Mentre la pulivano, tutti insieme si aiutarono a vicenda.

L'amore di una famiglia si sentiva molto bene, tra tutti loro.

CAPITOLO 8

DUE NUOVI AMICI

Era ormai passata poco più di una settimana da quando Lucy era ritornata ed è stata riaccolta a casa da Kouta, Yuka, Nana e Mayu. Le cose stavano andando bene per ognuno di loro; ognuno, infatti, era felice di vivere con l'altro. Nonostante ciò, Nana, ma soprattutto Lucy, erano un po' turbate per il loro futuro: infatti, come avvenuto per Lucy con Kouta qualche notte prima, anche Nana iniziò a preoccupare il fatto del suo futuro. Certo, anche lei aveva avuto un passato oscuro, ma rispetto a Lucy un po' di meno, ma questo non voleva dire che non doveva preoccuparsi a causa della sua diversità e infatti, pensando a questo, durante il pranzo, non mangiò molto, stette anche male con lo stomaco e qualche ora dopo, le venne da vomitare. Kouta, Yuka, Mayu e Lucy riuscirono a calmarla. Poco dopo, però, anche Lucy stette un po' male con lo stomaco, sempre pensando al suo possibile futuro, ma anche lei fu calmata.

"state tranquille, troveremo una soluzione" disse Kouta a Nana e a Lucy. Queste parole furono molto da conforto per loro.

Il pomeriggio di quello stesso giorno, tutti quanti decisero di parlare un po' tutti insieme. Si radunarono in una stanza, poi Yuka prese la parola e disse: "Lucy, Nana, state meglio? vi siete riprese?".

"si, grazie" risposero.

"non c'è di che".

"sentite" disse Kouta riferendosi a Lucy e Nana "io capisco che siete state male in passato, e mi dispiace moltissimo. Ma non potete stare sempre dentro casa, dovete anche uscire". Erano passati alcuni giorni da quando Lucy era andata a Tokyo con Yuka e Kouta, ma da quel giorno non era più uscita di casa. Il terrore di essere presa in giro o considerata qualcos'altro a causa della sua diversità era troppo forte. Anche a Nana venne in mente la stessa cosa.

"ma io" disse Nana "ho paura. E se mi ritrovassero quelli del laboratorio? io non voglio tornare lì... a subire altri esperimenti...".

"questo non accadrà" disse Yuka "perché noi non smetteremo di proteggervi da quegli orrori e se vi ritrovassero, faremo di tutto per impedirgli di riportarvi lì. Ora voi, insieme a Mayu, siete di famiglia".

Lucy, Mayu e Nana si commossero, e andarono ad abbracciare Yuka e Kouta. Poi egli, mentre le abbracciava, disse a Nana e Lucy: "non potete stare sempre dentro casa. Provate a uscire, vediamo cosa succede". Poi disse a Nana: "sono tanti giorni che stai dentro casa, non può continuare così per sempre".

"ma... come... posso nascondere le mie corna..." disse Nana.

"ascolta, io direi di mettere un berretto sulla testa. In questo modo nessuno le può vedere" le disse Kouta.

"lo so, ma...".

"prova a uscire. Se hai qualche problema, torna subito qui".

"va... va bene..." disse Nana un pò preoccupata.

"la posso accompagnare io?" disse Mayu.

"per me non ci sono problemi" disse Kouta.

"va bene, preparati Nana. Usciamo a fare una passeggiata" continuò Mayu.

"d.… d'accordo...".

"brava Nana" disse Yuka.

"sentite" disse Mayu a Lucy, Kouta e Yuka.

"si Mayu? che cosa c'è?" risposero.

"mentre sarò fuori con Nana, potete badare voi al mio cagnolino, per favore?".

"ma certo, nessun problema" disse Yuka.

"grazie".

"figurati" disse Lucy.

Successivamente, Nana e Mayu si prepararono per uscire. Yuka andò a cercare un berretto, ne trovò uno dopo qualche minuto. Quando, poi, Nana e Mayu erano davanti alla porta d'ingresso, Yuka mise il berretto sulla testa di Nana. Il berretto le copriva le corna. Poi Yuka abbracciò Nana, lei faceva lo stesso.

"vedrai" disse Yuka "andrà tutto bene".

"grazie, Yuka". Dopodiché, Mayu e Nana varcarono la porta di ingresso. Iniziò così la passeggiata per le strade di Kamakura. La giornata era serena, l'ideale per uscire. Mentre camminavano, Nana era un pò agitata, Mayu lo notò. Si fermarono.

"tranquilla, Nana. E' tutto a posto" le disse Mayu prendendole la mano.

"è difficile..." disse Nana.

"lo so, amica mia, ma tutto andrà bene".

Queste parole furono molto da conforto per Nana. Lei si tranquillizzò. Poi ripresero a camminare. Arrivarono al ponte della città.

"guarda Mayu, è qui che Lucy ha combattuto i soldati, è rimasta ferita ed è stata catturata...".

"già...".

Camminarono sul ponte. Non vi furono molte persone. Mentre attraversavano il ponte di Kamakura, Mayu e Nana si tenevano per mano. Poi si fermarono e si appoggiarono alla ringhiera del ponte, ad osservare il mare. Stettero a guardare l'oceano per qualche minuto, parlando. Nana sembrò tranquillizzarsi sempre più, poi decisero di proseguire la camminata.

"ti va di andare in spiaggia a vedere il mare da vicino?" disse Mayu.

"va bene" rispose Nana.

Attraversarono tutto il ponte e andarono in spiaggia. Arrivarono molto vicine all'acqua. Il mare era calmissimo.

"il mare è cosi bello..." disse Nana.

"è proprio vero" disse Mayu.

"sai" continuò Nana "vorrei tanto che la mia paura per la mia diversità sparisse definitivamente un giorno... in modo che io, ma anche Lucy, possiamo vivere meglio..." e le vennero le lacrime agli occhi e si coprì il volto con le mani.

"Nana...".

"chi lo sa se... quel giorno arriverà..." e le lacrime le scesero dagli occhi.

Mayu la abbracciò. Nana pianse e abbracciò Mayu.

"andrà tutto bene amica mia, andrà tutto bene".

"tienimi s-stretta..." disse Nana piangente.

Si abbracciarono per circa un minuto. Poi Mayu disse: "vuoi rimanere un altro po' o vuoi tornare a casa?".

"vorrei... tornare a casa..." disse Nana con lo sguardo all'ingiù.

"va bene. Per oggi può bastare. Vieni" e Mayu mise la sua mano sulla spalla, per conforto. E ripresero a camminare, tenendosi per mano. Quando erano arrivate quasi alla fine della spiaggia, sentirono una voce che le chiamava: "ehi, voi!". Nana e Mayu si voltarono. A chiamarle era stato un ragazzo, distante da loro qualche decina di metri. Avendo notato che Nana e Mayu si erano fermate, il ragazzo si avvicinò verso di loro. Era un ragazzo con i capelli biondi, alto più o meno come Nana. Quando fu distante da loro poco più di un metro, disse: "c'è qualcosa che non va?". Nana non disse niente, ancora piuttosto triste, mentre Mayu fece di no con la testa.

"scusate" disse il ragazzo "è che, prima, vi avevo visto abbracciate e lei che piangeva..." riferendosi a Nana. Poi il ragazzo continuò: "sicure che vada tutto bene? Posso esservi di aiuto?"

"no, non puoi..." disse Nana, a voce piuttosto bassa. Il ragazzo si incuriosì e domandò a Nana: "perché piangevi prima? Che cosa è successo?".

Nana stette in silenzio, poi Mayu disse: "vedi, è una lunga storia...".

"vi va di parlarne? Io sono a disposizione, se volete" disse il ragazzo piuttosto preoccupato.

"è una cosa che riguarda solo lei, fra noi due" disse Mayu al ragazzo, po disse a Nana con voce tenera: "vuoi parlare con lui?". Nana rimase in silenzio, ma fece un leggero "si" con la testa. Fu spinta un po' dal fatto di tentare a parlare con qualcuno che non conoscesse.

"ok" disse il ragazzo sorridendo "venite, mettiamoci seduti laggiù, con lui" indicando un altro ragazzo lontano circa trenta metri. Era vicinissimo all'acqua.

"va bene" disse Mayu.

Mentre camminavano, il ragazzo disse: "scusate, non mi sono presentato. Il mio nome è Takeshi, ho quindici anni, molto piacere di conoscervi" e diede loro la mano. Mayu e Nana risposero facendo lo stesso.

"io mi chiamo Mayu e ho quattordici anni".

"io invece... mi chiamo Nana" disse con voce abbastanza bassa e triste.

"è un vero piacere" disse Takeshi. Poi arrivarono al punto designato e Takeshi disse all'altro ragazzo: "Koichi, ti va se parliamo e stiamo un po' con loro?".

"va benissimo, nessun problema" disse Koichi.

"bene. Sediamoci" rispose Takeshi. E tutti si sedettero sulla sabbia. Poi Koichi disse: "piacere di conoscervi, io sono un amico di Takeshi e come avete sentito da lui, mi chiamo Koichi. Ho sedici anni".

"molto piacere" dissero Nana e Mayu. Poi si presentarono anche loro a Koichi. Koichi aveva i capelli castani ed era alto poco più di Mayu.

"allora Nana" disse Takeshi "perché piangevi prima?".

"che cosa c'è che non va?" disse Koichi. Nana stette in silenzio. Poi Mayu disse a Takeshi e a Koichi: "vedete, è una cosa molto delicata...".

"mi dispiace" disse Koichi "ma è grave?".

"be, in un certo senso...".

"possiamo aiutarti, Nana?" disse Takeshi. Nana iniziò di nuovo a lacrimare. I due ragazzi lo notarono.

"no, non fare così..." le disse Takeshi.

"non piangere, Nana..." disse Koichi.

"la dovete perdonare" disse Mayu "è che si tratta di una cosa che ha un peso immenso per lei". I ragazzi si preoccuparono. Poi Koichi disse: "tranquille, va tutto bene".

"non c'è niente da perdonare, è tutto a posto" disse Takeshi.

"se non te la senti non fa niente, parliamo d'altro se vuoi" disse Koichi con un sorriso.

"è vero, ci sono tanti altri argomenti. Ad esempio, a me piace cucinare" disse Takeshi. Dopo aver sentito queste ultime parole, Nana guardò Takeshi.

"ti piace... cucinare?" disse Nana asciugandosi le lacrime dagli occhi.

"oh si, e anche tanto" rispose Takeshi.

"anche a me, piace molto preparare da mangiare..." disse Nana con un leggero sorriso.

"e che cosa di più?".

"mi piace preparare tutto... non c'è di preciso un piatto specifico, io amo preparare ogni cosa...".

"a quanto pare abbiamo una cosa in comune" disse Takeshi sorridendo a Nana e toccandole la spalla destra con la mano sinistra.

"eh si..." disse Nana con un leggero sorriso. E iniziarono a parlare di tanti argomenti sulla cucina. Ella sembrava stare meglio, parlando con Takeshi. Mentre loro due parlavano, Koichi disse a Mayu: "e a te cosa piace tanto?".

Mayu rispose: "a me piacciono gli animali... infatti ho un cagnolino".

"davvero? e come si chiama?".

"si chiama Wanta".

"beata te che hai un cagnolino. Sai, ne vorrei avere anche io uno...".

"e perché non ce l'hai?" domandò Mayu.

"perché i miei non lo vogliono..." disse Koichi rattristato.

"mi dispiace".

"chi lo sa se un giorno ne potrò avere uno anche io...".

"secondo me, se continuerai a chiederlo ai tuoi genitori, forse si convinceranno un giorno".

"chi lo sa... può darsi... staremo a vedere".

"comunque, se ti va, un giorno ci rivediamo e porto con me Wanta e giochiamo con lui...".

"davvero?" disse Koichi.

"si".

"oh, sarebbe bello". E tutti e quattro continuarono a parlare, fra loro, per un'ora circa in totale. Successivamente, poco dopo il tramonto, Takeshi guardò l'ora e disse: "oh, caspita, sono quasi le 18:00. Io e Koichi dovremmo ritornare a casa...".

"di già?" disse Nana.

"eh si, il tempo vola quando ci si diverte".

"no, aspetta, rimani un altro po'..." disse Nana tenendogli la mano.

Takeshi guardò Koichi e lui disse a Takeshi: "possiamo rimanere altri dieci minuti, non c'è problema". E Takeshi riguardò Nana con un sorriso e annuì. Nana, avendo capito che rimaneva ancora per qualche minuto, era contentissima. E continuarono a parlare di altra roba di cucina. Poi dopo circa dieci minuti, Koichi disse: "Takeshi, adesso dobbiamo andare".

"va bene" rispose. Poi disse a Nana: "è stato bellissimo parlare di cucina con te".

"oh, anche per me" rispose Nana sorridendo.

"se vuoi ci possiamo rivedere nei prossimi giorni, sempre qui in spiaggia.

"per me va bene. Ma dove abiti?" gli domandò Nana

" io abito vicino alla stazione di Kamakura".

"e tu dove abiti Koichi?" disse Mayu.

"io abito non molto lontano da qui. E voi?".

"noi viviamo insieme, con altre tre persone".

"capisco".

"se volete ve li faccio conoscere la prossima volta che ci vediamo".

"sarebbe un piacere" disse Takeshi.

"è stato proprio bello parlare tutti insieme" disse Koichi "sono stato molto bene con voi".

"anche io" disse Mayu. Nana inizialmente stette in silenzio, poi disse: "pure io". Poi si diedero la mano, si salutarono e si separarono. Mayu, ma soprattutto Nana, erano molto felici. Mentre camminavano verso casa, Mayu disse a Nana: "sono due bravi ragazzi, vero?".

"si...".

"cosa c'è, Nana?".

"è che... sono contenta...".

"anche io. Forse c'è una speranza per il tuo futuro...".

"ma se vedesse che ho le corna, come reagirebbe secondo te?".

"adesso non ci pensare, goditi questo momento".

"d'accordo". Quando arrivarono a casa, era ora di cena ed era pronto da mangiare. Mentre mangiavano, Nana e Mayu raccontarono tutto a Kouta, Yuka e Lucy.

"sono veramente contento" disse Kouta.

"anche noi" dissero Lucy e Yuka.

"sentite" disse Mayu "possiamo invitare qui a casa nostra Takeshi e Koichi nei prossimi giorni? Così li conoscerete anche voi...".

"ma certo" disse Kouta sorridendo a loro.

Nana e Mayu erano contentissime. "grazie! Grazie!" dissero.

Due giorni dopo, infatti, Nana e Mayu uscirono di nuovo insieme, questa volta di mattina, e andarono di nuovo in spiaggia e ritrovarono Takeshi e Koichi. Essi furono invitati da Mayu e da Nana a casa loro.

"oggi abbiamo tutto il giorno libero, quindi possiamo stare da voi" dissero Takeshi e Koichi. Nana e Mayu furono felicissime, così tornarono a casa in compagnia dei due ragazzi. Quando arrivarono a casa, Takeshi e Koichi furono accolti da Kouta, Yuka e Lucy.

"molto piacere" dissero i due ragazzi a loro, dandogli la mano. Quando la diedero a Lucy, lei si emozionò; non era, infatti, abituata a situazioni di questo tipo.

"il piacere è nostro. Benvenuti!" dissero Yuka e Kouta.

Stettero tutti insieme e parlarono per conoscersi meglio. Nana e Takeshi cucinarono insieme sia il pranzo che la cena, mentre Mayu e Koichi giocarono quasi tutto il giorno con Wanta.

Per tutto il giorno, Nana indossò il berretto. La paura di far vedere le sue corna ai due ragazzi era troppo grande, ma lei non pensò molto a questo, dato che si divertì molto quel giorno. Lucy, invece non ne ebbe bisogno, i resti delle sue corna erano coperti dai suoi capelli.

Poco dopo cena, Koichi, disse: "ora dobbiamo andare, si sta facendo tardi".

"va bene. Spero siate stati bene" disse Yuka.

"oh si, tantissimo, grazie" disse Takeshi.

"di niente". Così Yuka e Kouta li accompagnarono alla porta di ingresso.

"grazie ancora!" dissero i due ragazzi.

"è stato un piacere" disse Kouta.

Si salutarono. Poi Takeshi e Koichi andarono via e Kouta e Yuka rientrarono in casa. Poi Yuka domandò a Lucy: "sei stata bene con loro?".

"si, grazie".

"sono contenta".

Nana si tolse il berretto piuttosto triste. Kouta le domandò: "cosa c'è che non va Nana?".

"è che... mi piacerebbe che mi vedessero e accettassero come sono realmente..." e abbracciò Kouta.

"lo so Nana, lo so" rispose Kouta abbracciandola "andrà tutto bene. Adesso non pensare a questa cosa, vai a letto serena".

"ok..." rispose.

"tranquilla amica mia" le disse Mayu. E successivamente, tutti quanti si prepararono per andare a dormire.

CAPITOLO 9

IL PROGETTO DI KAKUZAWA E LA FUGA DI AYAKA

La mattina del giorno successivo, al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, il direttore Kakuzawa, con il parrucchino in testa per coprire il suo reale aspetto, stava svolgendo il suo lavoro nel suo ufficio. Lavorò per circa due ore, poi si alzò dalla sedia, uscì dall'ufficio e girovagò per i corridoi del laboratorio. Mentre girovagava nei corridoi, incrociò lo scienziato Sosuke.

"buongiorno, direttore Kakuzawa" disse lo scienziato.

"buongiorno. Come procede il lavoro sulla creazione del diclonius?".

"sta procedendo bene, anche meglio del previsto, nel senso che forse riusciremo a crearlo in anticipo rispetto alle previsioni iniziali, il tutto grazie alla tecnologia del laboratorio".

"quindi quanto tempo ci vorrà ancora? Solo per sapere, non c'è fretta".

"secondo i piani ci vorranno ancora non molti giorni".

"bene. Lavorate con cura e con calma".

"certamente, signore. Adesso stavo andando a prendere un po' del sangue di Lucy per procedere con il prossimo passo".

"molto bene" rispose Kakuzawa.

"ora puoi tornare al tuo lavoro"

"come vuole, direttore". Detto questo, il direttore andò nella sua stanza privata, mentre Sosuke andò a prendere il sangue di Lucy. Esso era custodito nella stanza numero quattro, ed era contenuto in una provetta, dove vi era attaccata un'etichetta adesiva con su scritto il nome "Lucy". La stanza numero quattro conteneva anche il sangue di tutti gli altri diclonius della struttura, custodito nella stessa maniera di quello di Lucy. Quando Sosuke entrò nella stanza numero quattro, prese la provetta contenente il sangue di Lucy, e ne versò un po' in piccolo contenitore di plastica cilindrico che si era portato con sé, che teneva nella tasca destra del suo camice. Dopo aver fatto ciò, chiuse il contenitore con il coperchietto, rimise la provetta al suo posto, uscì dalla stanza tenendo in mano il contenitore cilindrico e andò verso la sala numero tre. Sosuke, Aritomo e Kaito stavano lavorando nella sala numero tre del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, la sala contenente la tecnologia segretissima del laboratorio, sufficiente per creare il diclonius. Era una sala molto grande, tra le più grandi di tutta la struttura ed era l'unica in tutta la struttura, al cui interno vi era una cabina particolare, dove si stava creando il diclonius. Quando Sosuke arrivò, mostrò a Aritomo e Kaito e ad altri scienziati che lavoravano a questo progetto il sangue di Lucy nel contenitore cilindrico.

"eccomi con il sangue di Lucy" disse Sosuke.

"bene. Adesso procediamo" disse Kaito. E tutti gli scienziati proseguirono il loro lavoro.

Kakuzawa, intanto, era giunto nella sua stanza. Rifletteva. Poi prese dalla libreria la cartella contenente i fogli di un argomento segretissimo, ma che, secondo le intenzioni di Kakuzawa, sarebbe diventato pubblico in un futuro non lontano. Dopo aver preso la cartella, Kakuzawa si sedette alla scrivania e osservava i vari fogli. Sulla copertina di quella cartella, vi era appiccicata un'etichetta adesiva, con su scritto "progetto .D.". Si trattava di una faccenda talmente riservata che nemmeno i governatori del Giappone, che sapevano dell'esistenza dei diclonius, ne erano al corrente.

"per anni la mia famiglia è stata umiliata e bistrattata" disse nella mente il direttore Kakuzawa mentre osservava i fogli "ma tra non molto tempo le cose cambieranno. Col il mio progetto tutto andrà secondo i miei calcoli e la mia famiglia non subirà più umiliazioni e non sarà più bistrattata". Dopo qualche secondo, smise di osservare i fogli e si alzò dalla sedia. Fece qualche passo per la stanza.

"la specie umana sarà molto presto cambiata e il diclonius che gli scienziati stanno creando, guidati e aiutati da Kaito, Sosuke e Aritomo, sarà fondamentale per il mio progetto" disse nella mente. Successivamente, Kakuzawa uscì dalla sua stanza privata, chiuse la porta a chiave e andò nel suo ufficio, a continuare ad approfondire delle analisi. Stette nel suo ufficio per circa quattro ore, poi si alzò dalla sedia e guardò il mare dalla parete vetrata del suo ufficio. Mentre guardava l'oceano, disse nella mente "il mondo entrerà in una nuova era".

Qualche ora più tardi, verso la fine della giornata, alle ore 23:30, il direttore Kakuzawa era nella sua stanza privata, mentre tutti gli altri scienziati proseguivano il loro lavoro specifico. Due di loro, stavano studiando i risultati di una parte dei nuovi esperimenti sulla diclonius Ayaka. Stavano lavorando nello stesso ufficio, con due computer. Uno di loro, era uno degli scienziati che prese del sangue ad Ayaka, con Kakuzawa e, successivamente, egli disse: "bene, e con questo ho finito di studiare le analisi di questa parte del diclonius numero quarantaquattro. Adesso vado ad analizzare il suo sangue, mi serve per continuare ad approfondire meglio" e si alzò dalla sedia e uscì dall'ufficio. Mentre stava uscendo, l'altro scienziato gli disse: "va bene. Io ancora devo approfondire meglio questi risultati". Lo scienziato andò, quindi, nella stanza numero quattro, a prendere il sangue di Ayaka per analizzarlo. Quando entrò nella stanza, notò che la provetta che conteneva il sangue di Ayaka era quasi del tutto vuota; in quantità, erano rimasti solo pochissimi millimetri di sangue. Lo avevano quasi del tutto analizzato per ordine di Kakuzawa nei giorni scorsi.

"è troppo poco per analizzarlo adesso" disse nella mente mentre osservava la provetta. "ne devo prendere ancora un po' per approfondire meglio la sua natura". Si ricordò, però, che quando aveva preso il sangue ad Ayaka, prima le avevano iniettato una sostanza paralizzante, essendo ella molto irascibile e piena di rabbia. Così andò a prendere una sostanza paralizzante e due siringhe, una per mettere il farmaco paralizzante e l'altra per prendere il sangue. Poi andò ad avvertire l'altro scienziato, dicendogli che sarebbe andato a prendere del sangue alla diclonius.

"vuoi che venga con te?" gli disse.

"no, tu continua a studiare i risultati. Vado da solo".

"come vuoi, ma stai attento".

"tranquillo".

In seguito, con le siringhe e con la sostanza paralizzante, si diresse nelle celle dei diclonius, verso quella di Ayaka. Arrivato, lo scienziato digitò il codice e vi entrò. Ayaka, imprigionata dal macchinario, stava piangendo, e aveva la testa rivolta verso il basso. Sentendo la porta blindata aprirsi e i passi dello scienziato, alzò lentamente la testa, con gli occhi zuppi di lacrime.

"rieccomi qui, Ayaka" disse lo scienziato "ti ricordi di me?"

"tu?" rispose il diclonius numero quarantaquattro con la voce strozzata "che cosa vuoi?".

"sta tranquilla" rispose lo scienziato ridacchiando "devo solo prenderti ancora del sangue".

"ma me ne hai preso un po' qualche giorno fa...".

"me ne serve ancora". E preparava il farmaco paralizzante da iniettarle per evitare che si agitasse. Dopo averlo preparato, disse ad Ayaka: "Adesso sta ferma, o ti inietto questa sostanza".

Ayaka disse tra le lacrime: "basta... non ne posso più...".

"mi spiace" disse lo scienziato "non sono io che do gli ordini. Ora sta ferma". Ayaka non aveva la forza per arrabbiarsi. Distrutta dagli esperimenti e dalle torture, le restava la forza solo per piangere. Poi lo scienziato le disse: "penso che ti inietterò la sostanza ugualmente, non posso rischiare che tu ti arrabbi e che ti agiti troppo". Ayaka si stupì leggermente. Poi lo scienziato, con in mano la siringa contenente il farmaco paralizzante, si avvicinò sempre più al diclonius. Mentre si avvicinava, disse: "non ci vorrà molto, vedrai". Con l'ago della siringa che si avvicinava sempre più alla sua pelle, Ayaka sembrò rassegnarsi. Un attimo prima che lo scienziato le iniettasse la sostanza, si udì un rumore abbastanza sinistro, proveniente dal macchinario di Ayaka. Lo scienziato, insospettato dal rumore, andò al computer per vedere cosa fosse successo. Da quello che vide, lo scienziato rimase stupito: il monitor del computer collegato al macchinario, infatti, mostrava che il macchinario stava perdendo energia. Ayaka sentiva che le parti che la incatenavano al macchinario, si stavano piano piano allentando e a mano a mano che si allentavano, il diclonius quarantaquattro si poteva muovere sempre di più. La stessa cosa valeva per i suoi vettori; Ayaka adesso poteva muoverli e appena li mosse, si udirono degli scricchiolii, provenienti sempre dal macchinario. Ayaka, dopo un'infinità di torture, vide la possibilità definitiva di liberarsi da quel macchinario infernale che la teneva prigioniera da anni; le ritornarono le forze e con i suoi vettori, si stava liberando dal macchinario. Lo scienziato, vedendo Ayaka che stava liberandosi, cercò una soluzione al computer, cercando di riattivare il macchinario per fermare Ayaka, ma se il macchinario avesse perso sempre più energia, anche il computer avrebbe avuto qualche problema: non rispose ai comandi, sembrava bloccato; il monitor segnava la scritta "ERROR".

"ma... non può essere..." disse lo scienziato stupito, osservando il monitor. Ayaka, intanto si liberò dal macchinario, distruggendolo quasi del tutto. Quando il diclonius quarantaquattro, con ancora gli occhi bagnati dalle lacrime, volse lo sguardo verso lo scienziato, egli fu pervaso dal terrore e fece due passi indietro. L'allarme che i sensori e le telecamere avrebbero dovuto far scattare, non suonò. Qualcosa non andava. Era come se l'intera cabina di Ayaka fosse isolata. Ayaka si avvicinò allo scienziato, minacciosa.

"s.… sta ferma dove sei..." disse lo scienziato "se ti avvicini troppo, ti inietto questa sostanza!" mostrandole la siringa con il farmaco paralizzante. Ayaka si fermò. Successivamente, con uno dei suoi vettori, allungandolo, prese la siringa dalla mano dello scienziato, strappandola dalla mano. Essendo il vettore invisibile, lo scienziato non si accorse di niente, e non poteva fare nulla, mentre la siringa era come se fosse sospesa in aria. Poi si udì uno scricchiolio, la siringa si stava sbriciolando. Ayaka la stava distruggendo, stritolando col suo vettore. Lo scienziato, preso dal terrore, fece qualche passo indietro. Ayaka lasciò cadere i resti della siringa, poi si avvicinò sempre più allo scienziato. Quando gli fu vicinissima, gli disse con voce minacciosa: "apri quella porta".

Lo scienziato non disse niente, aveva troppa paura.

"APRI SUBITO QUELLA PORTA!", gli urlò il diclonius. Lo scienziato annuì con terrore. E, abbastanza piano, si diresse verso la porta della cabina, con Ayaka alle sue spalle che lo seguiva. Lo scienziato digitò il codice abbastanza piano, con le mani tremanti. Poi la porta lentamente si aprì. Ayaka avrebbe voluto uccidere lo scienziato, ricordandosi di tutti gli orrori e le sofferenze patite, ma notando sempre più il terrore nei suoi occhi, fu presa da un sentimento di pietà e in questo modo, scelse di risparmiarlo e successivamente, ella colpì sulla testa lo scienziato, ed egli perse i sensi. Ayaka uscì dalla sua cabina e poco dopo la porta blindata si chiuse. Il diclonius quarantaquattro si avviò, così, correndo, nei corridoi delle varie celle che contenevano i vari diclonius alla ricerca di un'uscita. Nessuno scienziato era nei corridoi delle celle che contenevano i diclonius. Ayaka decise di usare un ascensore per arrivare dall'altra parte della struttura. Davanti all'ascensore, premette il tasto per chiamarlo. Quando le porte si aprirono, notò, vicino alla botola di emergenza, una piccola videocamera di sorveglianza, che distrusse con uno dei suoi vettori. Per sua fortuna, quell'ascensore, la portò non lontana dall'uscita di emergenza della struttura. Appena uscì dall'ascensore, infatti, notò da lontano, delle porte blindate che conducevano ad un'uscita di emergenza. Si guardò intorno. Non vi era nessuno. Tutti gli scienziati erano nei loro uffici a lavorare. Ayaka notò davanti a lei altre telecamere. Con i suoi vettori le distrusse tutte e riuscì ad arrivare alle porte. Essendo bloccate, le sfondò con i suoi vettori e corse più velocemente che poteva, arrivando alla scogliera. Arrivata al punto in cui davanti a lei non vi era più terra, ella inizialmente si fermò. Poi si guardò indietro, dando un ultimo sguardo al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE e, in seguito, si tuffò in acqua. E nuotava verso la terraferma, più velocemente che poteva. Nuotò per circa mezz'ora e alla fine riuscì a raggiungere la spiaggia di Kamakura. Sfinita, Ayaka cadde a terra, in mezzo alla sabbia. Quando ella riaprì i suoi occhi, notava che si trovava sul letto di una stanza, in una casa.

"ciao", le disse una bambina vicino a lei, sorridendo.

CAPITOLO 10

UN NUOVO INIZIO PER AYAKA

"chi sei tu?" disse Ayaka, piuttosto assonnata, osservando la bambina. Dopo due secondi, Ayaka si guardò intorno, osservando la stanza e disse: "e dove mi trovo?".

"tranquilla, sei in una camera di casa mia" le disse la bambina. Ella aveva nove anni, aveva i capelli neri ed era alta un metro e ventiquattro centimetri.

"chi mi ha portato qui?" domandò Ayaka.

"io e mia madre. Ti abbiamo visto sulla spiaggia sdraiata grazie alle nostre torce elettriche; sai stavamo facendo una passeggiata sulla spiaggia di notte. Abbiamo provato a svegliarti, ma continuavi a rimanere sulla sabbia sdraiata. Non potevamo lasciarti lì, così ti abbiamo portato con noi qui, a casa nostra" rispose la bambina sorridendole.

Ayaka rimase un po' perplessa. Poi le domandò: "da quanto sono qui?".

"due giorni. Adesso sono le nove di mattina".

Ayaka sul letto era avvolta da coperte. Il diclonius, da sdraiata, si mise seduta sul letto. Notò che le bende che al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE le avevano messo non le aveva più. Aveva addosso un pigiama.

"avevi solo delle bende addosso" le disse la bambina "prima te le abbiamo tolte, poi ti abbiamo messo quel pigiama. Spero che ti piaccia...".

Ayaka se lo guardò. Non le dispiaceva affatto.

"è.… molto carino...". Poi Ayaka guardò la bambina con uno sguardo piuttosto stanco.

"cosa c'è?" le disse la bambina.

"è che... ho fame... tanta fame...".

"non c'è problema. Vieni, anche io devo fare colazione. Facciamola insieme!". La bambina sembrava molto contenta. E uscì dalla camera. Successivamente, Ayaka si alzò dal letto. Si sentiva debole, aveva bisogno di mangiare e di bere. Uscì dalla camera anche lei e sentì delle voci provenire da un'altra stanza, dove vi andò. Le voci provenivano dalla cucina, dove c'erano la bambina e sua madre.

"mamma! Mamma! Eccola!" urlò la bambina.

"buona, non urlare" disse la madre con voce calma alla bambina. Poi si rivolse ad Ayaka e le disse: "buongiorno, ti va di fare colazione insieme a noi?".

Ayaka stette in silenzio. Poi dopo qualche secondo la madre le disse: "ti piace il riso bollito?". Il diclonius disse: "ecco... io..." poi si appoggiò alla parete, piegando lievemente le gambe. La bambina e sua madre andarono incontro ad Ayaka. Era molto debole fisicamente.

"che cosa hai?" disse la madre.

"ho... tanta... fame..." disse Ayaka.

"tranquilla, adesso mangiamo" disse la bambina. E accompagnarono Ayaka nel salotto di casa, dove avrebbero fatto colazione. Poi la madre disse a sua figlia: "Aiko, resta con lei. Io adesso vengo con la roba da mangiare".

"si mamma".

Dopo qualche secondo, Ayaka disse alla bambina: "ti chiami... Aiko?".

"si" rispose la bambina sorridendo "e tu come ti chiami?". Ayaka stava per parlare, quando arrivò la madre di Aiko con la colazione. Iniziarono a mangiare. Ayaka mangiò e bevve molto. Mentre mangiavano, la madre le disse: "spero che ti piaccia..." Ayaka la guardò, annuendo leggermente, ma sufficientemente per approvare. Quando finirono di fare colazione, la madre di Aiko disse ad Ayaka: "stai meglio adesso?". Ayaka fece si con la testa. Poi la madre continuò: "ma dicci, noi ti abbiamo trovato due giorni fa sulla spiaggia priva di sensi, cosa ti è capitato?".

Ayaka rimase in silenzio. Poi Aiko le disse con voce dolce: "non ne vuoi parlare?".

"non penso mi crederete se ve lo dicessi" rispose Ayaka.

"ma... ti è successo qualcosa di grave?" domandò la madre.

Le rispose Ayaka con un tono un pò burbero: "be, ho provato tanto, ma tanto dolore".

"oh, mi spiace" disse la madre di Aiko.

"dai, dillo, siamo curiose" disse Aiko con voce tenera "se vuoi, promettiamo che non lo diremo a nessuno".

"ma come ti chiami?" disse la mamma di Aiko.

"Ayaka" rispose la diclonius.

"te la senti di parlare di ciò che ti è successo, Ayaka?" disse con voce calma e dolce la madre.

Ayaka chiuse gli occhi e iniziò a lacrimare. Aiko e sua madre lo notarono.

"no, non piangere Ayaka..." le disse Aiko.

"tranquilla, tranquilla" le disse la madre. Ma fu inutile. Ad Ayaka le lacrime scendevano dagli occhi e si copriva il volto con le mani.

"vado a prendere un fazzoletto" disse la madre, mentre Aiko restò accanto a lei.

"non piangere, tranquilla". Ayaka smise di coprirsi il volto con le mani, arrivò la madre con un fazzoletto e un po' d'acqua. "ecco, bevi" le disse. Ayaka prima si asciugò le lacrime con il fazzoletto e poi bevve l'acqua. La madre si sedette accanto ad Ayaka, alla sua sinistra, mentre Aiko le era alla destra.

"va meglio Ayaka?" disse la madre di Aiko.

"s.… si... grazie...".

"figurati. A giudicare da come hai reagito, deve esserti capitato qualcosa di molto brutto...". Il diclonius annuì. Poi Aiko domandò ad Ayaka: "e che cosa ti hanno fatto?".

"possiamo parlarne in un altro momento? Adesso non me la sento".

"ok, d'accordo" dissero Aiko e sua madre. Poi la madre di Aiko disse: "se volete potete andare, ci penso io qui. Aiko, mostra ad Ayaka la tua camera e il resto della casa. Poi fate quello che volete".

"si mamma". Aiko si alzò e prese la mano di Ayaka e le disse: "vieni, ti mostro il resto della casa". Ayaka si alzò e andò con Aiko a vedere il resto della casa e poi la cameretta di Aiko. Aveva dei pupazzi a cui era molto affezionata e giochi, come le costruzioni lego. Successivamente, Aiko disse ad Ayaka: "ti va di giocare con me?".

Ayaka le rispose: "prima posso... lavarmi e cambiarmi?".

"si certo. Vieni". E andarono dalla mamma di Aiko. La bambina le disse che Ayaka voleva lavarsi e cambiarsi e così la madre disse: "nessun problema, Ayaka. Non preoccuparti dei vestiti, quando avrò finito di lavare la colazione, andrò a comprare dei vestiti per te. Aiko, prendi gli asciugamani e preparale il bagno e ricordati di mettere l'acqua calda per evitare che lei faccia indigestione".

"si mamma". E così fece. Poi, mentre Ayaka si lavava, la mamma di Aiko uscì a comprare dei vestiti per Ayaka. Tornò mentre Ayaka si stava asciugando i capelli. Mostrò i vestiti ad Ayaka e le domandò se le piacessero. Lei annuì. Poi si vestì. Quando si mostrò ad Aiko e a sua madre, loro le dissero: "stai benissimo!".

"grazie" rispose Ayaka.

Poi Aiko le disse: "adesso ti va di giocare con me?".

"va bene..." e andarono nella stanza di Aiko e giocarono un pò insieme. Ayaka, che non era abituata a giocare con qualcuno, faceva del suo meglio, con Aiko che le diceva cosa fare o dire con i suoi pupazzi. Poi giocarono con i lego, costruendo di tutto, e poi con altro ancora. Giocarono fino all'ora di pranzo. Aiko si divertì moltissimo. Successivamente, Aiko disse: "grazie Ayaka! Mi sono divertita tantissimo!" e andò ad abbracciarla. Ayaka rimase molto colpita da questo gesto di Aiko; anche in questo, infatti, Ayaka non era per nulla abituata.

"sei stata bene con me prima..." disse il diclonius.

"oh, si! Tantissimo! Sai, era da tanto che non giocavo con qualcuno" disse Aiko guardando Ayaka. Il diclonius le rispose: "si... è stato bello...". Ayaka non si rendeva ancora conto di quello che Aiko le aveva appena fatto; dopo anni di sofferenze, provava una cosa tutt'altro che negativa.

Successivamente andarono a mangiare. Dopo pranzo, Ayaka e Aiko giocarono ancora per tutto il pomeriggio, fino all'ora di cena. Aiko si divertì ancora moltissimo e quando finirono di giocare, abbracciò ancora Ayaka. Mentre l'abbracciava, Aiko le disse: "che bello giocare e stare insieme a te. bellissimo". Ayaka rimase di nuovo colpita dal gesto di Aiko e stavolta, al suo abbraccio Ayaka rispose e lo fece abbracciandola, accarezzandole la testa. Poi Aiko disse: "ho sempre desiderato avere qualcuno con cui giocare così tanto..." e iniziò a piangere commossa.

"ma... non hai mai avuto degli amici?" le domandò Ayaka.

"da molto tempo non ne ho più..." rispose Aiko. Ayaka rimase intristita per lei.

"mi dispiace. Senti... davvero ti sei divertita con me oggi?".

"tanto... tantissimo...".

Poi andarono a mangiare. Dopo cena, Ayaka disse ad Aiko e alla sua mamma: "sentite, potrei restare con voi ancora un pò? Io non ho altro posto dove andare...".

"ma certo che puoi" rispose la mamma di Aiko.

"davvero? Ayaka può rimanere con noi mamma?" disse la piccola Aiko.

"be, si" le rispose sua madre. Aiko era contentissima. "che bello! finalmente avrò qualcuno con cui giocare in futuro!" e andò ad abbracciare Ayaka.

"sembra che Aiko si sia già affezionata a te, Ayaka" le disse la mamma di Aiko.

"già..." rispose Ayaka con un sorriso. Poi la madre di Aiko disse: "Aiko desiderava da tanto tempo qualcuno con cui giocare...". Ayaka rispose con un sorriso. Finito di mangiare, Ayaka voleva andare a dormire, era stanca. Aiko e sua madre le sistemavano il letto della stanza dove era stata priva di sensi per due giorni. Poi andò a dormire. Durante la notte scoppiò un violento temporale e Ayaka fu svegliata da qualcuno. Era Aiko.

"Aiko, che cosa c'è?" disse Ayaka.

"ho paura dei temporali... non riesco a dormire... posso dormire accanto a te?". Ayaka fu colpita da un senso di tenerezza e disse sorridendo: "va bene, vieni".

"grazie... grazie..." disse Aiko contentissima.

A letto con Ayaka, Aiko sembrava tranquillizzarsi sempre più. Poi vi fu un tuono molto forte. Aiko si rabbrividì.

"ho paura..." disse la bambina.

"tranquilla, tranquilla Aiko" le disse Ayaka.

Successivamente, Aiko abbracciò Ayaka. La diclonius fu sempre più colpita dai gesti della bambina Aiko nei suoi confronti e così, lei abbracciò e anche accarezzò Aiko. Col passare dei minuti, nonostante il temporale non smettesse, Aiko si calmò e si tranquillizzò.

"mi sento così bene accanto a te, così al sicuro, tra le tue braccia..." disse la piccola Aiko. E poco dopo si addormentò. Ayaka si commosse. E non molto tempo dopo, si addormentò anche lei.

Ayaka e Aiko giocarono e stettero insieme per tutto il giorno successivo. La sera di quel giorno, dopo aver cenato, Aiko disse ad Ayaka abbracciandola: "grazie, mi sono divertita anche oggi..." e pianse. Mentre piangeva disse: "non voglio che tu un giorno vada via... rimani, ti prego...". Continuando ad abbracciarla, al sentire queste parole Ayaka non seppe cosa dire. Era incredula. E continuava ad abbracciare e ad accarezzare la piccola Aiko.

"vorresti che io rimanessi con te per sempre?" le disse Ayaka.

"sarebbe... bellissimo... sai, ho sempre voluto... oltre a un'amica, una sorellona...". Ayaka rimase a tutt'orecchi. Aiko continuava: "una sorellona con cui stare... accanto... vicino... non voglio più... stare da sola... rimani per favore...".

Ayaka rimase più colpita da queste parole di Aiko che dai suoi abbracci. Qualcuno che voleva che stesse accanto a lei, non le era mai capitata una cosa simile. Successivamente, la bambina si asciugò le lacrime con un fazzoletto e si calmò dopo qualche secondo.

"sai" disse Ayaka "non provavo una giornata così da moltissimo tempo. Anche io sono rimasta sola per tanto tempo...".

"ti va di parlarne?".

"e va bene". Poi, Aiko disse ad Ayaka: "senti, è da prima che volevo chiedertelo... ma... che cos'hai in testa? Quei cosi sono oggetti decorativi?". Ayaka la guardò con aria triste e disse: "fanno parte di me".

"come parte di te?" disse Aiko "posso toccarli?".

"fai pure". E Aiko toccò i corni di Ayaka, tirandoli anche un pochino. Poi disse: "ma sono... attaccati alla tua testa...".

"si, e oltre a questo, ho anche altre mani".

"altre mani?".

"si. Guarda" e con uno dei suoi vettori, prese un pupazzo di Aiko e lo sollevò in aria. "io non sono un umano come gli altri". Aiko si stupì. Poi Ayaka rimise il pupazzo dove lo aveva preso e disse: "io sono fatta così. Ti prego, accettami per come sono" disse guardando Aiko con aria triste. Poi il diclonius continuò, iniziando anche a lacrimare: "io non ho mai avuto amici... e i miei genitori non mi volevano a causa della mia diversità...". Aiko l'ascoltava con attenzione. Ayaka continuò a dire: "sono sopravvissuta a stento... finché non mi hanno catturata e portata in un laboratorio".

"e cosa ti hanno fatto lì?".

"mi hanno torturato e.… fatto esperimenti orribili... alla fine sono riuscita a fuggire e, quando ho raggiunto la terraferma, sfinita sono crollata dalla stanchezza sulla sabbia in quella spiaggia... " e iniziò a piangere fortemente, coprendosi il volto con le mani. Aiko andò ad abbracciarla.

"non mi importa come sei, voglio stare con te per sempre" le disse Aiko.

"d.… davvero...?".

"si, per me tu sei più di un'amica... sei come una sorellona...".

"Aiko..." disse Ayaka commossa. E si abbracciarono. Poi andarono a dormire.

CAPITOLO 11

L'INTERVENTO DI KINUKO E MIYU

Nel frattempo, due giorni prima, al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, mentre Ayaka stava fuggendo dal laboratorio, dal centro di controllo e di comando non riuscirono a capire il motivo per cui i monitor collegati alle telecamere della cabina di Ayaka, d'improvviso non mostrassero più nulla. Quando Ayaka si tuffò dalla scogliera e iniziò a nuotare più velocemente che poteva per raggiungere la terraferma, dal centro di controllo e di comando, notando che altri monitor col passare dei minuti, non trasmettevano più nulla, sospettando qualcosa di molto pericoloso avvertirono immediatamente la squadra speciale, che perlustrò tutto il laboratorio; tutto ciò che i soldati trovarono furono, in alcuni corridoi, dei resti di alcune telecamere sul pavimento. Dopo aver riferito ciò, ricevettero l'ordine di recarsi nella cabina di Ayaka. La squadra, così, si recò subito nella cabina del diclonius numero quarantaquattro. La porta della cabina, però, era chiusa; così, i soldati dovevano chiamare uno scienziato per aprirla. Proprio in quel momento, per loro fortuna, arrivò incuriosito, lo scienziato compagno di colui che doveva prendere del sangue ad Ayaka.

"lei capita al momento giusto" disse un soldato della squadra speciale allo scienziato "ci deve aprire subito la porta".

Lo scienziato disse: "ma cosa è succ.…".

"le spiegheremo tutto dopo, adesso apra questa porta".

"va bene, va bene" rispose lo scienziato. E digitò il codice. La porta blindata della cabina si aprì. I soldati vi entrarono; ciò che vi trovarono dentro fu il macchinario distrutto, il computer a esso collegato ormai rotto, con il monitor che segnalava la scritta "ERROR" e sul pavimento vi era il corpo privo di sensi dello scienziato colpito sulla testa da Ayaka. Un soldato della squadra chiamò lo scienziato che aveva aperto la porta blindata e, col suo aiuto, andò a rianimare lo scienziato svenuto. Quando egli riprese i sensi, fu aiutato a rialzarsi e poi fu accompagnato dal suo compagno fuori dalla zona delle celle dei diclonius, nell'infermeria del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, per essere visitato. Mentre andavano verso l'infermeria, lo scienziato colpito alla testa da Ayaka, fu interrogato dal suo compagno: "ma che cosa ti è successo?". Ed egli, piuttosto frastornato, rispose: "io dovevo... prendere del sangue ad Ayaka, per fare altre analisi, ricordi?".

"si, lo ricordo".

"ecco, non so perché, ma proprio quando stavo per prendergliene un pò, il macchinario che la teneva... ha iniziato a rompersi...".

"a rompersi?".

"si... perdeva alimentazione".

"come è stato possibile?".

"non ne ho idea".

"e poi che cosa è successo?"

"ho cercato di trovare una soluzione, ma anche il computer era andato. Non riesco a capire il motivo. E così il diclonius si è liberato, distruggendo il macchinario e per qualche strano motivo, l'allarme che avrebbe dovuto scattare non è suonato. Poi mi ha ordinato di aprire la porta blindata... e in seguito, mi ha colpito e ho perso i sensi...". Nel frattempo, arrivarono in infermeria. Il suo compagno disse: "ok, eccoci. Adesso fatti visitare. Io, intanto, vado a cercare di capire meglio su questa faccenda".

"va... va bene" rispose ancora un po' frastornato l'altro scienziato. Così, dopo averlo accompagnato in infermeria, il suo compagno d'ufficio ritornò nella cabina di Ayaka per capire cosa fosse successo. Intanto la squadra speciale aveva ricevuto l'ordine di continuare a perlustrare tutta la struttura. I soldati, seguendo i resti delle telecamere sui pavimenti, erano arrivati all'uscita di emergenza, le cui porte erano state sfondate da Ayaka. Successivamente, la squadra percorse l'uscita di emergenza e arrivati alla scogliera, aveva capito che Ayaka era riuscita a fuggire. Rientrarono subito nella struttura per riferire tutto al direttore Kakuzawa. Egli era uscito dalla sua stanza privata per andare a vedere cosa fosse successo. In un corridoio, incrociò i soldati della squadra speciale, che gli dissero tutto.

"così Ayaka è riuscita a fuggire..." disse il direttore.

"si signore, purtroppo è andata così" disse un soldato della squadra.

"grazie per avermelo riferito. Voi potete rientrare, io adesso devo tenere una riunione per comunicare tutto agli altri scienziati e decideremo cosa fare".

"come vuole signore" rispose il soldato. E la squadra uscì dal DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE. Nel frattempo, lo scienziato era arrivato alla cabina di Ayaka. Digitò di nuovo il codice per entrare e osservò i resti del macchinario e il computer.

"ma come può essere successo..." disse nella mente. Successivamente andò a dare un'occhiata al computer, il cui monitor segnava ancora la scritta "ERROR". Cercò in tutti i modi di sbloccarlo, ma non ci riuscì. Così decise di spegnere il computer e di riavviarlo. Dopo qualche secondo, il monitor riprese a trasmettere immagini. Ciò che trasmetteva era un'altra scritta, che diceva: "WARNING! SOFTWARE INFECTED". Lo scienziato, a questo punto, iniziò a capire cosa fosse accaduto: da quello che vedeva, il computer era stato infettato da un virus informatico, che stava distruggendo il software e di conseguenza, anche il macchinario, essendo collegato al computer, era stato danneggiato dal virus. Poi si ricordò di quello che gli aveva detto il suo compagno mentre lo accompagnava in infermeria, ovvero che gli allarmi non erano scattati. Così, notando le telecamere nella camera blindata di Ayaka, lo scienziato rifletté per qualche secondo, poi disse nella mente: "se gli allarmi non sono scattati, le telecamere e i sensori non funzionavano, ciò vuol dire che evidentemente l'intera cabina di Ayaka è stata infettata dal virus. Non c'è altra spiegazione...". Poi, improvvisamente, gli venne il dubbio se per caso il virus informatico possa essersi espanso per il resto del laboratorio; ciò avrebbe potuto significare una catastrofe, ovvero che tutti gli altri diclonius potessero fuggire dalle loro cabine come aveva fatto Ayaka. Di corsa, andò nel suo ufficio e, al computer, si collegò al sistema generale delle celle dei diclonius. Al monitor, solo quella di Ayaka non appariva. Il virus aveva infettato solo la cabina di Ayaka. Lo scienziato tirò un sospiro di sollievo.

"allora come è possibile che abbia infettato solo una sola cabina? e perché proprio quella della diclonius quarantaquattro?" disse lo scienziato nella mente. Successivamente, un suo collega passò davanti alla porta del suo ufficio e disse: "il direttore vuole tutti gli scienziati nella sala conferenze entro dieci minuti".

"ok, va bene" rispose spegnendo il computer. E successivamente, lui, come tutti gli altri scienziati del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, si recò nella sala conferenze. Dopo pochi minuti, la sala fu tutta piena; l'ultimo ad entrare fu il direttore Kakuzawa. Pochissimi istanti dopo essere entrato, Kakuzawa disse: "signore e signori, vi ho chiamati tutti qui per riferirvi che il diclonius numero quarantaquattro, Ayaka, è riuscita a fuggire dalla struttura". La maggior parte degli scienziati e delle scienziate rimase basita, qualcuno di essi già lo sapeva; stava già circolando nel laboratorio, la voce che Ayaka fosse riuscita a scappare.

"come vi ho detto non moltissimi giorni fa" continuò Kakuzawa "Ayaka è un diclonius che può avere molti più vettori di un diclonius comune. Ciò vuol dire che, se Ayaka dovesse controllare le proprie capacità, visto il suo carattere iracondo, sarebbe una catastrofe". Gli scienziati si ricordarono di ciò che il direttore disse loro all'ultima riunione e compresero le sue parole.

"che cosa possiamo fare adesso?" disse uno scienziato.

E Kakuzawa rispose: "Ayaka non può essere andata molto lontana. Ordinerò alla squadra speciale di perlustrare le acque che circondano quest'isola, una parte della squadra sarà in elicottero, un'altra parte sarà in un'imbarcazione".

"e nel caso Ayaka fosse riuscita a raggiungere la terraferma?" domandò una scienziata.

"in tal caso, faremo intervenire i diclonius numero quarantatré e quarantacinque, ovvero Miyu e Kinuko".

"per quale motivo, direttore?" domandò la stessa scienziata.

"perché Ayaka può in qualunque momento usare tantissimi vettori e, nel caso lo facesse da subito, solo un diclonius che sia alla sua altezza potrebbe fermarla e Kinuko e Miyu sono i diclonius più forti attualmente nella struttura".

"sta dicendo che ha intenzione di non recuperare Ayaka? Quindi di eliminare il diclonius quarantaquattro?" domandò uno scienziato.

"più o meno, queste sarebbero le mie intenzioni".

"perché ha intenzione di eliminarla e di non riportarla qui, direttore?" domandò un'altro scienziato.

"penso che eliminare Ayaka sia la soluzione migliore per il fatto che anche lei possa essere una minaccia per tutti, esattamente come lo era Lucy. Ayaka potrebbe, col suo carattere iracondo e con i suoi numerosissimi vettori, generare solamente del caos".

"capisco, ma non pensa che, facendo intervenire i diclonius Miyu e Kinuko, in questo modo possano scappare anche loro?".

"impossibile".

"per che motivo?".

"semplice: Miyu ha vissuto in questa struttura fin da neonata, e quindi non ha mai visto il mondo fuori da questa struttura, per cui le diremo che si tratta di una semplice operazione da eseguire al di fuori del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE. Per quanto riguarda invece Kinuko, la costringeremo a collaborare".

"in che modo?".

"dato che anche Kinuko può avere le stesse abilità di Ayaka, ovvero moltissimi vettori, lei, essendo irascibile, appena la libereremo può approfittarne per scappare, per cui faremo esattamente come abbiamo fatto alla diclonius numero trentacinque Mariko: le metteremo dei dispositivi esplosivi nel corpo, collegati a un telecomando. Se facesse uno scherzo o roba simile, azionerete gli esplosivi".

"d'accordo direttore, come vuole".

"bene. Prima però bisogna accertarsi se Ayaka sia riuscita a raggiungere la terraferma. Tra poco, dirò alla squadra speciale di iniziare subito le ricerche. Per quanto riguarda il diclonius che state creando, proseguite senza preoccupazioni. Il lavoro verrà sempre guidato dagli scienziati Sosuke, Aritomo e Kaito".

"si signore"

"ora potete ornare al vostro lavoro". E gli scienziati e le scienziate si alzarono dalla sedia e in poco tempo la sala fu vuota. L'ultimo ad uscire fu il direttore. Chiuse la porta e andò a chiamare la squadra speciale perché iniziasse le ricerche per rintracciare Ayaka. Il S.A.T. si mise subito al lavoro; una parte della squadra andò in un'imbarcazione, un'altra parte in elicottero. Ebbero l'ordine di dividersi, in modo da cercare di guadagnare tempo. Cercarono per le successive due ore, ma non trovarono il diclonius. Durante le ricerche l'imbarcazione si avvicinò alla terraferma; fu dato, a quel punto, l'ordine ai soldati sull'imbarcazione di dare un'occhiata alla spiaggia per vedere se ci fosse il diclonius. L'imbarcazione si fermò a una trentina di metri e con la scialuppa, tre soldati, muniti di armi pesanti, si recarono sulla spiaggia per ispezionare. Dopo aver camminato per qualche minuto, trovarono sulla sabbia, una benda di Ayaka. A questo punto, era sicuro che Ayaka avesse raggiunto la terraferma. Lo comunicarono subito al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE e subito dopo fu dato l'ordine alla squadra di rientrare alla base.

Il giorno dopo, Kakuzawa ordinò di far intervenire i diclonius Kinuko e Miyu. Gli scienziati eseguirono gli ordini. I diclonius quarantatré e quarantacinque dovevano essere intervenuti insieme nello stesso giorno, non prima uno e poi l'altro. Iniziarono subito le operazioni per mettere gli esplosivi all'interno del corpo di Kinuko. Gli scienziati prima fecero addormentare Kinuko con del gas, poi le iniettarono un veleno paralizzante per evitare che, nel caso si fosse svegliata, avesse reagito in modo molto ribelle. Lavorarono nella cabina del diclonius numero quarantacinque per qualche ora. Quando ebbero finito l'operazione, solo uno scienziato, per ordine, rimase nella cabina di Kinuko e la svegliò. Ella era ancora sotto l'effetto del veleno paralizzante.

"n.… non riesco a muovermi..." disse Kinuko.

"ti abbiamo iniettato una sostanza paralizzante" disse uno scienziato.

"perché...?".

"per evitare che tu avessi reagito nel caso ti fossi svegliata, mentre noi ti facevamo l'operazione". A Kinuko vennero subito i dubbi. E disse: "operazione?".

"si, esatto".

"che cosa mi avete fatto?" disse stupita il diclonius.

"semplice: ti abbiamo messo degli esplosivi nel corpo". Kinuko si stupì. "c.… cosa? Perché?" disse.

"il diclonius quarantaquattro col nome di Ayaka è riuscita a fuggire. Tu, essendo tra i più forti diclonius della struttura, ci servi per farla fuori. Se provi a fare di testa tua, azioneremo subito gli esplosivi. Per questo te li abbiamo messi".

Kinuko aveva lo sguardo perso nel vuoto. Poi le vennero le lacrime agli occhi.

"domani faremo in modo che tu e il diclonius numero quarantatré vi mettiate in azione per trovarla e farla fuori, dopodiché vi riporteremo qui e ti toglieremo gli esplosivi". Kinuko iniziò a piangere. Poi lo scienziato disse: "è inutile che piangi, non risolverebbe nulla. Adesso vieni con me, e ricordati: prova a fare un solo scherzo e finirai male". Kinuko, in preda al terrore e alla tristezza, non poté fare altro che obbedire. Successivamente, ella fu portata per essere preparata ad andare a cercare Ayaka con Miyu.

Nelle ore precedenti, mentre quegli scienziati stavano lavorando su Kinuko, altri 2 scienziati andarono nella cabina di Miyu. Quando vi entrarono, Miyu era addormentata. Poi la svegliarono.

"ciao Miyu" disse uno dei due scienziati.

"ciao..." rispose il diclonius piuttosto sorridente.

"ascolta, hai mai desiderato di vedere cosa c'è al dì fuori di questa struttura?".

"io... a dire il vero... si...".

"ebbene" disse l'altro scienziato "lo vedrai fra non moltissime ore". Miyu si stupì. Poi disse: "davvero? Potrò vedere cosa c'è fuori di qui?".

"si, ma a una condizione: dovrai trovare, con Kinuko, numero quarantaquattro Ayaka, che è fuggita. Se obbedirai, ti daremo tante carezze". A Miyu piacevano molto le carezze, essendo ancora una bambina.

"d.… davvero? Mi darete le carezze?" disse il diclonius quarantatré.

"si, certo. Adesso vieni con noi, che ti prepariamo perché tu possa uscire" e gli scienziati liberarono Miyu. Non avevano nessuna paura perchè Miyu non aveva un carattere irascibile come Ayaka o Kinuko. Il diclonius numero quarantatré, infatti, avendo sempre vissuto nel laboratorio, non aveva antipatia verso gli scienziati, anzi: li vedeva come famiglia, avendo sempre visto solo loro e inoltre, Miyu non aveva mai alzato la voce durante gli esperimenti come invece aveva fatto Ayaka, Kinuko o altri diclonius. Miyu, felicissima di vedere fuori dal DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, seguì gli scienziati in una stanza, dove la vestirono e le coprirono le corna con dei fiocchi. La stessa cosa fecero gli altri scienziati con Kinuko e il giorno successivo, i diclonius numero quarantatré e quarantacinque erano pronti per andare a rintracciare Ayaka.

CAPITOLO 12

SCONTRO

Erano le ore 9:00. La giornata era serena, non c'era nemmeno una nuvola in cielo. Al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE Kinuko e Miyu, dopo essere state vestite e aver coperto le corna dagli scienziati erano pronte per andare a cercare il diclonius numero quarantaquattro Ayaka. Il direttore Kakuzawa decise di fare in modo che i diclonius numero quarantatré e quarantacinque venissero trasportate in un'imbarcazione e non in elicottero e che, una volta a Kamakura, Kinuko e Miyu dovevano essere sempre tenute d'occhio a distanza dalla squadra speciale. Dei due diclonius, dalla struttura uscì prima Kinuko, accompagnata da soldati della squadra speciale e da uno scienziato, il quale fu munito del telecomando che poteva far saltare gli esplosivi nel corpo di Kinuko, incaricato di andare con il diclonius, per tenerla d'occhio. Infatti, mentre si dirigevano all'uscita della struttura per andare verso l'imbarcazione, lo scienziato disse a Kinuko: "io verrò con te e con i soldati. Prova a fare qualche scherzo e il tuo corpo salterà in aria". Al sentire queste parole, Kinuko rabbrividì, continuando a camminare seguendo i soldati verso l'uscita. Le scese una lacrima di sofferenza. Successivamente uscirono dalla struttura e andarono verso l'imbarcazione. Poi toccò a Miyu, anch'ella seguiva dei soldati, ma era accompagnata da più scienziati. Il diclonius numero quarantatré era molto curiosa, non avendo mai visto il mondo esterno.

"preparati Miyu" le disse uno scienziato che la teneva per mano mentre camminavano "tra poco vedrai il mondo esterno".

"sono così contenta" disse il diclonius "ma è bello?".

"oh si, e anche tanto".

"ma... quando tornerò... mi darete le carezze?".

"solo se farai come richiesto". Miyu si intristì un pochino, poi domandò: "e se non ci riuscissi?".

"ce la farai, non ti preoccupare. Hai anche Kinuko con te, che ti darà una mano".

"va bene".

"brava Miyu".

Nel frattempo, erano arrivati alla porta di uscita della struttura. Appena varcarono la porta d'uscita, Miyu osservò con stupore il cielo e il mare.

"è bellissimo..." disse Miyu. Era molto meravigliata, dal cielo azzurro e dalle onde del mare.

"te lo avevo detto. Adesso proseguiamo per andare verso l'imbarcazione" le rispose lo scienziato. In poco tempo raggiunsero l'imbarcazione, dove a bordo erano già saliti Kinuko, lo scienziato con il telecomando e altri soldati, dopodiché anche Miyu e gli altri soldati salirono a bordo. Gli scienziati che avevano accompagnato il diclonius quarantatré rimasero a terra. Miyu disse allo scienziato che la teneva per mano: "tu non vieni con noi?".

"no, devo tornare al mio lavoro".

"mi darai le carezze se farò questa cosa, vero?" disse Miyu con gli occhi lucidi.

"si, tranquilla" rispose lo scienziato. Successivamente, accesero il motore dell'imbarcazione e poi essa partì, verso la spiaggia della città di Kamakura. Mentre l'imbarcazione viaggiava, i diclonius Kinuko e Miyu erano sempre tenuti sott'occhio dai soldati. Miyu girovagava per l'imbarcazione, osservando il cielo e il mare, sempre più stupita, affascinata e contenta di vedere il mondo esterno, mentre Kinuko fece appena qualche passo avanti e qualche passo indietro, ed era molto triste. Kinuko aveva il carattere irascibile, ma prima che venisse catturata, non aveva ucciso nessuno. Anch'ella, così come tutti gli altri diclonius, era stata abbandonata alla nascita. Crebbe a stento, così come Ayaka, e come il diclonius numero quarantaquattro non aveva ucciso nessuno nella vita prima che venisse catturata e portata al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE. Come Ayaka, anche Kinuko aveva subito prese in giro ed era stata trattata male dalle altre persone, ma entrambe si erano sempre trattenute dalla voglia di uccidere, nonostante la tanta rabbia e tristezza. Certo, il passato di Ayaka e di Kinuko non era molto lontano da quello di Lucy, anche se Lucy aveva subito molti più traumi e abusi e perciò ella esplose diventando sanguinaria e violenta.

L'imbarcazione ci mise circa due decine di minuti per arrivare a circa trenta metri dalla spiaggia di Kamakura. Quando furono circa a quella distanza, usarono le scialuppe di salvataggio per raggiungere la terraferma. Sulla spiaggia non c'era nessuno. Kinuko e Miyu, accompagnate da quattro soldati e dallo scienziato munito del telecomando, quando furono sulla spiaggia si guardarono intorno, per studiare l'ambiente circostante.

"bene" disse un soldato ai diclonius quarantatré e quarantacinque "da adesso comincia il vostro compito. Voi cercherete Ayaka, noi vi staremo dietro, nascosti, per evitare di attirare l'attenzione. Se la scoverete, fatela fuori subito. Avanti, andate; mettetevi al lavoro".

Kinuko e Miyu si misero a camminare per andare verso la strada, dopodiché iniziarono a perlustrare la città di Kamakura. Mentre camminavano, si guardavano intorno a loro ed erano seguite dai soldati e dallo scienziato, che sempre si nascondevano a mano a mano che i diclonius avanzavano. Incrociarono non molte persone; nonostante fosse una bella giornata, non c'era molta gente. Miyu e Kinuko camminarono per un'ora circa per le strade della città, ma non trovarono Ayaka. Quando furono in un luogo isolato, si fermarono, ma ricevettero l'ordine di non fermarsi e di continuare a cercarla e ripresero a camminare.

Ayaka, nel frattempo, si era svegliata intorno alle ore 9:30. Fece colazione con la piccola Aiko e con sua madre. Si trovava bene con loro, le avevano dato molto amore, una cosa che non aveva quasi mai provato in vita sua. Era una giornata libera per Aiko. Dopo aver fatto colazione, Aiko disse alla sua mamma: "mamma, visto che bella giornata? mi porti al parco giochi?".

"ti ci porterei volentieri, ma ho da fare, figliola. Prova a dirlo ad Ayaka".

"va bene". Così, la piccola Aiko, andò nella stanza di Ayaka, dove vi era il diclonius seduta sul letto.

"Ayaka! Ayaka!" disse la bambina.

"si? cosa c'è Aiko?" rispose Ayaka.

"hai visto che giornata? Mi porti al parco giochi? Perché mamma non può...".

"ma io non so dove sia il parco giochi...".

"tranquilla, io so dov'è. Ci andiamo insieme? Ti prego...". Ayaka si alzò dal letto, poi disse: "e va bene, ti ci accompagno". Aiko saltellò per la felicità e successivamente abbracciò Ayaka, dicendo: "che bello! Che bello! Grazie!". Anche Ayaka l'abbracciò. Poi la bambina chiamò sua madre e dopo che lei venne, Aiko disse: "mamma! Ayaka mi porta al parco giochi!".

"sono contenta" disse con un sorriso "allora preparatevi". E così fecero. Poi, quando furono pronte, Ayaka disse ad Aiko: "non avresti un cappellino? Sai, vorrei coprirmi la testa per... be, lo sai...".

"ma certo" disse la bambina. E andò a prendere un cappellino ed Ayaka se lo mise subito in testa. Poi salutarono la madre che disse ad Aiko: "stai sempre vicina ad Ayaka, mi raccomando".

"tranquilla mamma". Dopodiché uscirono di casa. Poi Ayaka disse ad Aiko: "dimmi tu dove dobbiamo andare, visto che io non so dove sia il parco giochi".

"certo!" disse la bambina sorridendo. Mentre camminavano, si tenevano per mano. Arrivarono al parco giochi dopo circa dieci minuti e c'era poca gente.

"guarda, Ayaka! il parco giochi è questo" disse Aiko.

"non è molto lontano da casa..." rispose il diclonius.

"eh già. Dai vieni, andiamo!" e Aiko si mise a correre verso l'altalena. Poi ci sedette e disse ad Ayaka: "mi dai una spinta, sorellona?". Ayaka si intenerì e la spinse. Aiko stette per un po' sull'altalena, si divertiva tantissimo, mentre Ayaka che la guardava braccia conserte, sorridendo. Poi Aiko andò sullo scivolo e anche qui si divertì molto, poi andò su una giostra. Successivamente, Ayaka si sedette su una panchina non lontana da Aiko. Guardando Aiko che si divertiva, il diclonius provava gioia per lei. Era felice di stare con lei e Aiko era felice di stare con Ayaka. Sia Aiko che Ayaka erano diventate in brevissimo tempo un aiuto per l'altra.

"sono contenta per te, Aiko..." disse nella mente Ayaka sorridendo. Poi qualcuno tirò un sassolino ad Ayaka. Si voltò ma non c'era nessuno. Due secondi dopo, Ayaka si sentì tirare via il cappello dalla testa; erano stati due ragazzini bulli dell'età di dieci anni.

"perché indossi questo cappellino?" domandò uno di loro.

Ayaka si coprì le corna con le mani.

"e perché hai le mani in testa?" disse l'altro ragazzino.

"non sono affari vostri! Ridatemi il cappellino!" rispose la diclonius.

"altrimenti? Avanti, togliti le mani dalla testa, cosa nascondi?".

Uno di loro andò dietro Ayaka e le lanciò un sasso sulla schiena e lei, non resistendo dal dolore, mise la mano destra sul punto in cui il sasso la colpì, lasciando scoperto il corno destro. Il ragazzino davanti a lei disse: "ah ecco perché avevi le mani intesta, volevi coprire quelle corna!" E iniziarono a ridere. Le risate dei due ragazzini attirarono l'attenzione di tutto il parco giochi e mentre ridevano, dicevano: "hai le corna! Hai le corna!". Le risate aumentarono, col passare dei secondi. Anche qualche adulto ridacchiava. Ayaka non disse niente. Aiko, che aveva visto tutto da lontano, intervenne, e diede un pugno ai ragazzini bulli che continuavano a ridere.

"lasciate stare la mia sorellona!", urlò la piccola Aiko, mentre ad Ayaka vennero le lacrime agli occhi e successivamente si coprì il volto con le mani e corse via dal parco giochi, piangendo. Aiko, dopo aver urlato a tutta la gente parole molto pesanti, seguì Ayaka e arrivarono in un luogo isolato. Il diclonius piangeva a dirotto, coprendosi il volto con le mani. Aiko la abbracciava.

"mi dispiace tanto, sorellona... Ti prego... non fare così...". Ma Ayaka non si calmò. Piangeva sempre di più, e poi abbracciò la piccola Aiko, con lei che continuava ad abbracciarla forte forte. Successivamente, dopo qualche secondo, si udì una voce, che diceva: "eccoti, ti abbiamo trovata finalmente". Aiko girò la testa per vedere chi avesse parlato e disse: "Ayaka, chi sono quelle due ragazze?". Erano Miyu e Kinuko, che avevano trovato il diclonius quarantaquattro. Ayaka, con gli occhi zuppi di lacrime, si girò e si stupì.

"v.… voi? Che cosa fate qui?".

"tu le conosci?" disse Aiko ad Ayaka.

"siamo qui per te" disse Kinuko "siamo venute per farti fuori".

Aiko si mise davanti ad Ayaka con le braccia spalancate, per difenderla.

"Aiko, che stai facendo?" disse Ayaka.

"voi non azzardatevi a toccare la mia sorellona o vedrete!". Ayaka rimase stupita nel vedere quanto la piccola Aiko le volesse bene.

"sorellona? che cos'è questa storia?" domandò Kinuko. Ma Aiko stette in silenzio, sempre con le braccia spalancate.

"senti" disse Kinuko avvicinandosi ad Aiko "ti conviene toglierti, lo dico per te". Aiko fece un no secco con la testa, decisa più che mai a non mollare la sua posizione. Miyu nel frattempo osservò la scena senza dire niente.

"no Aiko! Vai via da qui!" disse Ayaka ad Aiko. Ma lei non si mosse. Quando Kinuko fu a pochi centimetri da Aiko, il diclonius numero quarantacinque, le mise la mano sulla spalla e la spinse via alla sua destra, scaraventandola a terra. Poi Kinuko disse ad Ayaka: "adesso ti faccio fuori". Ayaka e Kinuko erano faccia a faccia, poi Kinuko, con un vettore, colpì il diclonius numero quarantaquattro allo stomaco. Ayaka rispose cercando di darle un pugno in faccia, ma Kinuko la schivò. Ayaka era ancora piuttosto turbata da quello che successe prima. Decise di usare i vettori, ma Miyu, alle sue spalle, bloccò i vettori di Ayaka con i suoi vettori. Kinuko a questo punto, diede un altro pugno sullo stomaco di Ayaka. Aiko, che aveva visto Kinuko picchiare Ayaka, intervenne e si scagliò contro Kinuko.

"lasciala stare!" urlò. E diede con tutta la sua forza dei colpi a Kinuko.

"no Aiko! Scappa! vai via!" le urlò Ayaka. Ma Aiko, con le lacrime agli occhi, continuava a dare colpì a Kinuko, dicendo: "non toccare mia sorella! Non toccare mia sorella!".

"ne ho abbastanza di te!" disse Kinuko. E il diclonius numero quarantacinque diede uno schiaffo alla piccola Aiko. Lo schiaffo fu così forte che Aiko perse i sensi. Ayaka rimase paralizzata da quello che aveva visto. E le vennero le lacrime agli occhi. E piegò la testa verso il basso, con Miyu che le bloccava sempre i vettori.

"e ora torniamo a noi" disse Kinuko, che si avvicinò ad Ayaka.

"no, questo non lo dovevi fare..." disse Ayaka a bassa voce.

"scusa, che hai detto?" disse Kinuko. Successivamente Ayaka, in preda alla rabbia urlò: "QUESTO NON LO DOVEVI FARE!". Accecata e fuori di sé dalla rabbia per aver visto la piccola Aiko colpita, Ayaka liberò più di venticinque vettori. Con alcuni di essi si liberò dai vettori di Miyu, mentre con altri ancora si scagliò contro Kinuko che la spinse a terra e le diede dei pugni in faccia, facendole perdere sangue dalla bocca. Miyu intervenne, e con i suoi vettori molto forti, inizialmente il suo intervento ebbe successo, ma poi Ayaka, in preda alla furia, usò tutti i suoi vettori su Miyu; con alcuni la bloccò, con altri le diede qualche pugno, ferendo anche lei. Con le diclonius Kinuko e Miyu a terra, i soldati del S.A.T. uscirono allo scoperto, ma Ayaka, rapidissima, prese le loro armi con i suoi vettori e le distrusse.

"ritirata! Ritirata!" disse un soldato, e i soldati fuggirono. Lo scienziato munito del telecomando, invece rimase nascosto, ma non sufficientemente da sfuggire agli occhi di Ayaka. Scoperto, egli alzò le mani dicendo: "mi arrendo! Mi arrendo!".

Ayaka, notando che aveva in mano il telecomando, disse: "che cos'hai in mano?".

"io? niente...".

"butta quello che hai in mano se ci tieni alla pelle!". Lo scienziato lasciò cadere il telecomando.

"e adesso vattene via!" urlò Ayaka. E così fece lo scienziato. Successivamente, Ayaka si calmò e corse da Aiko, cercando di rianimarla.

"Aiko? Aiko, mi senti?".

Lei riaprì un po' gli occhi piano piano.

"s.… sorellona...?".

"sono io... Aiko..." le disse sorridendo Ayaka, e la prese in braccio. Poi disse: "va tutto bene... ci sono io qui".

CAPITOLO 13

CHIARIMENTO

Ayaka, con in braccio la piccola Aiko, si sedette su una panchina, non molto lontana dal luogo dello scontro con i diclonius numero quarantatré e quarantacinque. Aiko aveva ripreso conoscenza, ma era ancora un pochino stordita dal colpo che Kikuko le aveva dato. Dopo che Ayaka si sedette sulla panchina, con sguardo sorridente disse ad Aiko: "come ti senti?".

"...io... mi sento... un pò meglio... ma sono ancora un pò stranita...".

"tranquilla, va tutto bene... non permetterò più che qualcuno ti faccia del male... te lo prometto..." le disse il diclonius quarantaquattro con gli occhi lucidi.

"...sorellona..." e la piccola Aiko abbracciò Ayaka. Anche il diclonius faceva lo stesso; tutte e due si abbracciavano avendo gli occhi chiusi e lucidi. Si volevano tanto, tanto bene, l'amore che univa il diclonius Ayaka e la piccola Aiko era davvero grande e forte. Nel frattempo, poco distante da loro, i diclonius Kinuko e Miyu, piuttosto malconce e perdendo un po' di sangue dalla bocca, si alzarono da terra, barcollando un pochino; Ayaka aveva dato loro molti colpi forti. Miyu andò verso Kinuko e quando la raggiunse, entrambe osservavano Ayaka e Aiko mentre si stavano abbracciando.

"le vedi? Ayaka tiene molto a quella bambina e viceversa..." disse Kinuko.

"si, sto vedendo..." rispose Miyu.

"ci ha sconfitte per questo... per amore verso quella bambina...", continuò Kinuko.

"già, è proprio vero...".

"senti..." disse Kinuko.

"si?" rispose Miyu.

"io adesso avrei intenzione di parlarle... spiegarle perché siamo state incaricate di farla fuori, ma io non ho intenzione di combattere di nuovo con lei...".

"per quale motivo?".

"io non... non ho mai voluto farla fuori... ho agito... solo perché sono stata costretta...".

"si, anche io non volevo in fondo... è vero, volevo vedere il mondo esterno... ma nemmeno io volevo farla fuori in fondo..." disse Miyu.

"allora vieni con me a parlare con lei?" le disse Kinuko.

"va bene". E ancora barcollando, i diclonius quarantatré e quarantacinque andarono verso Ayaka, che ancora abbracciava la piccola Aiko. Quando Ayaka si accorse che Kinuko e Miyu erano piuttosto vicine a lei e ad Aiko, urlò a loro con uno sguardo di sfida: "state indietro! Guai a voi se toccate di nuovo Aiko! Sono stata chiara?". Kinuko, allungando le braccia, disse: "no aspetta... non vogliamo combattere di nuovo...".

"e allora che cosa volete?" disse Ayaka con una voce abbastanza alta. Aiko si agitò un pochino e notando Kinuko disse ad Ayaka, abbracciandola per la paura: "s... sorellona... ho paura...".

"tranquilla, tranquilla Aiko. Ci sono io. Non ti succederà niente di male..." disse Ayaka osservando Kinuko con uno sguardo piuttosto arrabbiato. E liberò cinque vettori, pronti ad usarli nel caso I diclonius le avessero assalite di sorpresa.

"non è come sembra... lasciaci spiegare..." disse Kinuko ad Ayaka. Il diclonius numero quarantaquattro aggrottò le sopracciglia e ritirò i suoi vettori. Poi disse a Kinuko e a Miyu: "spero che voi abbiate una buona ragione, perché ve lo dico: io sono molto, ma molto arrabbiata con voi per quello che avete fatto a me ma soprattutto ad Aiko!".

"sta tranquilla... non vogliamo veramente farti fuori..." le disse Miyu.

Ayaka, leggermente, si stupì. Poi disse loro: "e allora perché siete qui?".

"ci è stato imposto..." disse Kinuko.

"ah si? e per quale motivo?".

"ci hanno detto che tu eri una minaccia, ma credici, noi non volevamo davvero farti fuori..." disse Miyu. Ayaka rimase piuttosto confusa, poi Kinuko disse ad Aiko con una voce dolce: "se prima ho sentito bene, tu ti chiami Aiko, vero?". Aiko, con le lacrime agli occhi, annuì. Poi il diclonius numero quarantacinque allungò la mano verso la testa della piccola Aiko. La bambina, paralizzata dal terrore, chiuse gli occhi. Ma Kinuko le accarezzò la testa ed Aiko, lentamente, riaprì gli occhi. Kinuko disse ad Aiko: "ti prego di perdonarmi per prima... ho fatto veramente una cosa molto brutta...". Aiko non disse niente, osservando Kinuko che continuava ad accarezzarle la testa.

"mi dispiace molto, Aiko. ti fa ancora male?". Aiko rispose no con la testa. Poi Kinuko le disse: "bene. Spero che tu possa scusarmi". Poi si rivolse ad Ayaka e le disse: "mi dispiace Ayaka. Scusami anche tu...".

"sono dispiaciuta anche io..." disse Miyu.

Ayaka inizialmente non seppe cosa dire, poi disse a Kinuko e Miyu: "ma... cosa significa? Non capisco...". Kinuko e Miyu stettero in silenzio. Poi Ayaka disse: "volete spiegarmi questa faccenda?".

A Kinuko vennero le lacrime agli occhi, poi ella disse: "mi hanno costretto a cercare di farti fuori perché... perché..." le veniva da piangere sempre di più. Ayaka restò in silenzio. Poi Kinuko continuò, coprendosi il volto con le mani: "mi hanno messo delle bombe nel corpo... e dicevano che se non avessi eseguito gli ordini... sarei stata fatta saltare in aria..." e pianse tantissimo. Anche a Miyu ebbe gli occhi lucidi. Ayaka si stupì e provò compassione e tristezza per Kinuko.

"mi... mi dispiace..." disse il diclonius numero quarantaquattro a Kinuko. Poi Miyu disse: "io volevo vedere il mondo esterno... per questo ho accettato questi ordini... sono sempre stata rinchiusa in quella stanza... ma non volevo veramente farti fuori..." e pianse anche lei. Ayaka, capendo il fatto che Miyu e Kinuko non volevano veramente intenzione di ucciderla, ebbe sempre più compassione per loro.

"se davvero le cose stanno così..." disse Ayaka a Kinuko e a Miyu "sono veramente dispiaciuta per voi...". Kinuko e Miyu continuavano a piangere. A questo punto Ayaka, dopo aver chiesto gentilmente alla piccola Aiko di spostarsi un attimo, si alzò dalla panchina e abbracciò Kinuko e Miyu.

"mi dispiace tanto ragazze... mi dispiace veramente tanto..." disse Ayaka a Kinuko e Miyu che continuavano a piangere a dirotto. La piccola Aiko le osservava tutte e tre abbracciate e poi disse ad Ayaka: "sorellona...".

"si Aiko?".

"ma queste due ragazze... stavano con te al laboratorio?".

"si Aiko... e come me, hanno subito torture anche loro...". Poi Aiko notò che per terra c'era un oggetto, poco lontano da tutte loro, si avvicinò a esso.

"dove stai andando, Aiko?" disse Ayaka.

"aspetta un attimo sorellona" disse la bambina. E lo raccolse. Poi lo portò a farlo vedere ai tre diclonius e disse: "che cos'è questo, sorellona?" disse la piccola Aiko.

"non lo so... sembra un telecomando..." disse Ayaka.

Al sentire queste parole, a Kinuko vennero i brividi; girò la testa e notò che Aiko aveva in mano il telecomando che poteva far azionare le bombe dentro il suo corpo.

"t.… ti prego... non pre... premere quel pulsante..." disse tremante Kinuko.

"non dirmi che questo telecomando..." disse Ayaka.

"si... questo affare può farmi saltare in aria..." disse Kinuko. Aiko si impaurì, poi Ayaka disse alla bambina: "Aiko, resta ferma, non muoverti". Così fece la bambina. Ayaka con un vettore prese con calma il telecomando dalla mano di Aiko e lo distrusse, stringendolo. Kinuko si stupì, così come Miyu e Aiko; solo Ayaka aveva uno sguardo diverso, di ghiaccio.

"ecco" disse il diclonius numero quarantaquattro "in questo modo non potrai più saltare in aria".

"ma... per quale motivo lo hai fatto?" disse Kinuko.

"perché non volevo che tu potessi avere una fine così atroce. vero, hai ancora gli esplosivi dentro di te, ma adesso non possono essere più attivati". A Kinuko vennero le lacrime agli occhi per la commozione.

"io... non so che cosa dire..." disse il diclonius numero quarantacinque "non so come ringraziarti...".

"non ti preoccupare" rispose Ayaka con un sorriso. Successivamente, la piccola Aiko disse ad Ayaka: "sorellona, torniamo a casa?". Miyu disse: "sorellona? perché continua a chiamarti così?".

"vedete" rispose Ayaka "dopo che sono riuscita a scappare dal laboratorio, sono riuscita a raggiungere la terraferma, ma, sfinita, ho perso i sensi sulla spiaggia. Aiko e sua madre mi hanno trovato e mi hanno portato a casa loro. In questi ultimi giorni, sono stata sempre con Aiko e sua madre; questa bambina meravigliosa mi ha dato tanto amore, provando emozioni che non ho quasi mai provato in vita mia, e che non le provavo da moltissimo tempo. Lei ha sempre voluto avere una sorella più grande, per questo mi chiama così, provo sensazioni molto belle con lei".

"anche io con lei!" disse la piccola Aiko, prendendo la mano di Ayaka. Il diclonius numero quarantaquattro sorrideva alla bambina.

"si può dire che tu abbia trovato una famiglia... beata te... "disse Kinuko. E le venne ancora da piangere.

"una famiglia..." disse Miyu "cos'è una famiglia?".

"oh, la famiglia è una cosa molto, molto bella..." disse Ayaka "una cosa con cui tu provi emozioni e sensazioni bellissime, insieme a calore ed amore...".

"davvero?" disse il diclonius numero quarantatré.

"si, e mi auguro che, così come l'ho provato anche io, anche voi proviate tutto questo un giorno, lo meritate e ne avete bisogno" disse Ayaka a Kinuko e Miyu. Successivamente, Ayaka le abbracciò. Poi disse loro: "adesso io e Aiko dovremmo tornare a casa, sua madre ci aspetta. Mi dispiace molto, ma purtroppo la casa di Aiko non può ospitare più di tre persone, perchè se così non fosse, avrei proposto alla sua mamma di far ospitare anche voi due...".

"secondo te cosa succederà a noi? Dove andremo a finire?" disse Kinuko con le lacrime agli occhi.

"andrà tutto bene. Vedrete che andrà tutto bene. Dovete solo pensare positivo, guardando sempre avanti e mai indietro. Abbiate fiducia. Così come io ho trovato una famiglia, anche voi potete trovarne una".

"va... va bene..." e iniziarono a salutarsi. Kinuko diede un bacetto ad Aiko, dicendole: "mi dispiace ancora per prima. Spero che un giorno tu mi possa perdonare". Aiko le sorrise. Poi Ayaka salutò Miyu e Miyu salutò Aiko. Così Ayaka ed Aiko andarono verso casa.

"e adesso che cosa facciamo?" disse Miyu a Kinuko.

"cominceremo a costruirci la nostra vita. Ti andrebbe di vivere con me o ci separiamo?" rispose Kinuko.

"ecco... io... vorrei stare con te...".

"va benissimo; noi due staremo insieme".

CAPITOLO 14

INCONTRO CASUALE

Poco dopo che Ayaka e la piccola Aiko si allontanarono abbastanza da sparire alla loro vista, i diclonius numero quarantatré e quarantacinque Miyu e Kinuko iniziarono a camminare, intraprendendo una strada diversa da quella presa da Aiko e Ayaka. Poco dopo aver iniziato a camminare, Miyu disse: "sai, Kinuko..."

"si? Cosa c'è?".

"adesso che siamo sole, inizio ad avere un po' di paura... come faremo a costruirci la nostra vita?".

"a dire il vero" rispose Kinuko "ho paura anche io... ma ogni volta che ci viene quest'emozione, dobbiamo sempre pensare a che cosa ci ha detto Ayaka poco fa, dobbiamo sempre guardare avanti e pensare positivo, sempre".

"si, lo so, ma come faremo a.…".

"troveremo un modo, tranquilla. Una soluzione verrà fuori, ne sono più che sicura", le disse Kinuko sorridendo.

Camminarono per circa venti minuti. Non incontrarono nessuno sul loro cammino. Nonostante fosse una bella giornata, non c'era molta gente per la strada. Arrivarono alla spiaggia di Kamakura. Al vedere il mare molto calmo e il riflesso del sole sull'acqua, Miyu disse: "che bello... è uno spettacolo...".

"si, il mare è veramente bello" disse Kinuko.

"possiamo avvicinarci molto? Vorrei vedere il mare da molto vicino..." disse Miyu guardando Kinuko.

Kinuko ci pensò qualche secondo, poi disse sorridendole: "ma certo, avviciniamoci pure". Miyu, tutta contenta, corse verso il mare, andando sulla spiaggia. Kinuko le stava dietro abbastanza lentamente. Quando Miyu arrivò a un passo dall'acqua, si fermò e osservò, sorridente, con la bocca aperta, davanti a lei, tutta la distesa d'acqua e le piccole onde del mare. Pochi secondi dopo, Kinuko la raggiunse. Un venticello di mare soffiava non molto fortemente sulla faccia di Miyu. Lei chiuse gli occhi e respirò l'aria di mare. Poi disse: "è bellissimo stare qui, mi piace moltissimo...".

"sono contenta" disse Kinuko "si, hai ragione, è bello stare qui". Subito dopo si sedettero sulla sabbia, prima Miyu e poi Kinuko e osservarono il mare.

"sai Kinuko..." disse Miyu "era da sempre che avevo voglia di uscire da quella stanza... Volevo vedere cosa ci fosse oltre quelle mura... Ma non avrei mai pensato che, quello che fosse al di là di esse, potesse essere così bello...".

"ti capisco Miyu" le rispose Kinuko "ti capisco moltissimo".

Restarono a parlare per qualche minuto, sempre sedute sulla sabbia. Poi, Kinuko disse a Miyu: "che dici, andiamo?".

"va bene" disse sorridente il diclonius numero quarantatré. Si alzarono e dopo aver dato un'ultima occhiata verso il mare, si incamminarono verso la strada. Ci arrivarono dopo poco tempo.

"e ora dove andiamo?" disse Miyu.

"esploriamo, poi vediamo che cosa succede" rispose Kinuko.

"va bene" le rispose Miyu. Iniziarono a camminare per la zona. Camminarono ininterrottamente per circa dieci minuti, non incontrando nessuno nel corso della loro strada, finché, a un certo punto, Miyu si fermò. Kinuko le domandò: "che cosa c'è?".

"io... ho fame..." disse Miyu "da qualche minuto...". KInuko le rispose un pò sconsolata: "in effetti, avrei anche io un pò di fame... ma non so che cosa fare...". Kinuko non aveva niente con sé, nemmeno un po' di denaro per comprare qualcosa. Al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, infatti, non era previsto che le cose con Ayaka andassero come sono andate, per questo il direttore Kakuzawa aveva ordinato di non dare niente a Miyu e a Kinuko se non dei vestiti.

"ho fame... ho fame..." ripeté Miyu.

"Miyu... io...", Kinuko stava per continuare quando fu urtata da qualcuno. Immediatamente, Kinuko si voltò a vedere chi fosse.

"scusami tanto, ero distratto. Sono dispiaciuto" disse. Era Takeshi.

"non fa niente" disse Kinuko con un mezzo sorriso "ma fa più attenzione".

"sta tranquilla. Mi capita spesso di avere la testa fra le nuvole mentre faccio una passeggiata... cercherò di cambiare".

"bene" rispose Kinuko.

"ok, ciao" disse Takeshi, facendo il saluto con la mano destra. E si allontanò lentamente da lei e da Miyu. Pochi secondi dopo, Miyu disse a Kinuko: "possiamo chiedergli se ci può dare qualcosa da mangiare? Io ho fame... tanta fame...".

"in effetti forse lui può aiutarci..." le disse Kinuko. Ci rifletté qualche secondo mentre Takeshi si allontanava sempre di più, senza però che sparisse alla sua vista; era tentata di rivolgersi a lui affinché desse una mano a loro perché avevano entrambe molta fame.

"va bene, vieni con me" disse Kinuko a MIyu. E si misero a correre verso Takeshi. Mentre correvano, Kinuko lo chiamava, dicendo: "aspetta!". Dopo non molti secondi, Takeshi si voltò e, notando che Kinuko e Miyu lo stavano rincorrendo, incuriosito si fermò. Quando loro lo raggiunsero, Takeshi disse loro: "si? Che cosa c'è?".

"scusa, puoi aiutarci?" disse Kinuko.

"di che si tratta?" disse Takeshi mettendo le braccia conserte.

"e che noi..." KInuko era un po' intimidita. "abbiamo molta fame e non abbiamo da mangiare". Takeshi alzò le sopracciglia. Kinuko continuò: "non abbiamo nessuna cattiva intenzione, te lo assicuro, abbiamo solo molta fame". Poi Miyu disse: "puoi aiutarci, per favore?".

"non avete nemmeno dei soldi per comprarvi qualcosa?" domandò Takeshi.

"a dire il vero... no" rispose Kinuko.

"capisco" disse Takeshi. Ci pensò qualche istante, poi il ragazzo disse: "va bene, vi comprerò qualcosa da mangiare". KInuko e Miyu, al sentire queste parole, fecero un gran sorriso.

"grazie, grazie" dissero a Takeshi, che poi disse loro: "venite con me". Takeshi andò avanti, Kinuko e Miyu stavano accanto a lui. Andarono verso un locale, camminando per poco meno di venti minuti. Arrivati, Takeshi disse a Kinuko e Miyu: "aspettatemi qui fuori, ora vi compro qualcosa da mangiare".

"ok, va bene" dissero. E Takeshi entrò nel locale, comprò degli onigiri, tre per ognuna di loro e due bottigliette d'acqua. Dopo circa due minuti Takeshi tornò da Kinuko e Miyu, con una busta con dentro gli onigiri e le bottigliette. Kinuko e Miyu si erano sedute su una panchina distante pochi metri dal locale.

"eccomi" disse con un sorriso. Si sedette sulla panchina accanto a Kinuko, Diede la busta a Kinuko, dicendo; ella, dopo aver guardato dentro la busta, disse a Takeshi: "io non so come ringraziarti".

"oh, è un piacere, tranquilla. Si può dire che adesso io abbia ripagato quando ti ho urtato prima" disse con un sorriso. Kinuko gli sorrise. Poi Miyu disse a Takeshi: "che cosa hai preso?".

"un po' di acqua e tre onigiri per ciascuna di voi".

"onigiri? E cosa sarebbero?". Takeshi rimase molto sorpreso. E le domandò: "non sai che cosa sono?". e Miyu fece segno di no con la testa. Kinuko prese un onigiri e lo diede a Miyu e lei lo assaggiò. Nel mentre, Kinuko disse a Takeshi: "il fatto e che lei non ha mai visto molte cose ne ha assaggiato molti cibi...".

"oh mi spiace" disse Takeshi "e perché mai?".

"vedi, è una lunga storia...".

"capisco". Subito dopo, Miyu disse a voce abbastanza alta: "è buonissimo! Mi piace tantissimo!". Takeshi le sorrise e le disse: "gustatelo con calma". Successivamente, anche Kinuko iniziò a mangiare. Mentre Kinuko e Miyu mangiavano, Takeshi domandò loro: "ma ditemi una cosa".

"si?" risposero i diclonius.

"come mai non avevate denaro per comprarvi da mangiare? Vi è forse successo qualcosa?". Mentre Miyu continuava a mangiare gli onigiri, Kinuko disse: "dovevamo compiere una missione e dopo dovevamo tornare da dove ci avevano mandati, ma le cose non sono andate come previsto, per questo ti abbiamo chiesto un aiuto".

"missione?".

"si, più che una missione... diciamo, un compito... ma anche questa è una storia molto lunga...". Subito dopo, Miyu disse sorridendo con gli occhi chiusi: "quanto erano buoni! ora sto meglio, molto meglio!".

"sono contento" disse Takeshi "e tu? Anche tu stai meglio con lo stomaco?" rivolgendosi a Kinuko.

"si, grazie" rispose Kinuko con un sorriso.

"bene". Pochi secondi dopo, Takeshi disse: "ma che sbadato che sono! Non mi sono presentato, scusate. Il mio nome è Takeshi", disse porgendo la mano a loro.

"oh, scusa, anche noi non ci siamo presentate", disse Kinuko stringendo la mano al ragazzo "io mi chiamo Kinuko".

"molto piacere", disse Takeshi, che poi si rivolse a Miyu, dicendole con un sorriso: "e tu come ti chiami?".

"Miyu", rispose il diclonius quarantatré e gli diede la mano. Dopodiché, Takeshi disse loro: "è stato un vero piacere avervi incontrato e conosciuto. Vi va di diventare amici?".

"sarebbe bello" disse Kinuko sorridente. "sai, io non ricordo da quanto tempo non ho amici, tanto, troppo tempo è passato..." queste ultime parole le disse con tristezza. Takeshi notò la tristezza nelle sue parole e disse: "mi dispiace molto". Ma Kinuko, ricordando le parole che Ayaka aveva detto a lei e a Miyu, ovvero che bisogna guardare sempre avanti con fiducia, disse: "ma ormai è il passato. Si, mi piacerebbe diventare tua amica!". Miyu, che non aveva mai avuto amici in vita sua, dato che ha sempre vissuto al Diclonius Research Institute, sentì questa conversazione in silenzio ed era un po' in confusione; non sapeva, infatti, cosa fossero degli amici, al massimo aveva provato un pochino di "amore familiare" con gli scienziati del laboratorio, dato che loro erano le sole persone che aveva visto prima che Kakuzawa gli ordinasse di prendere Ayaka insieme a Kinuko.

"bene" disse Takeshi "da oggi in poi saremo amici!". Poi si rivolse a Miyu, dicendole: "ti va di stringere amicizia con me?". Miyu era confusa. Kinuko le disse sorridendole: "dai Miyu, diventa anche tu una sua amica". Il diclonius numero quarantatré guardò Kinuko, che poi le disse: "poi ti spiego tutto". Miyu riguardò il ragazzo e con un leggero sorriso, fece di sì con la testa.

"ottimo" disse Takeshi molto allegro "da oggi ho due amiche in più, sono veramente contento".

"anche noi" disse Kinuko.

"sapete" aggiunse Takeshi "io ho un po' di amici, ma quasi nessuna amica, sono proprio contento di averne due in più da questo giorno. Pensate che le mie uniche amiche che avevo prima di adesso le ho conosciute non molto tempo fa, abitano inoltre non molto lontano da qui".

"veramente avevi pochissime amiche?", disse Kinuko.

"eh sì", rispose il ragazzo.

"e come si chiamano?".

"i loro nomi sono Mayu, Yuka, Nana e Lucy". Al sentire queste ultime parole, Kinuko si insospettì moltissimo. Rimase immobile per qualche secondo, al punto che Takeshi le disse: "ehi, va tutto bene?".

"ehm... si, tutto a posto" rispose KInuko, che poi disse: "ma per curiosità, me le puoi descrivere? Solo per curiosità".

"be" disse il ragazzo "Mayu è una ragazzina, avrà poco più di dodici anni, Yuka invece, avrà la maggiore età, mentre Lucy e Nana avranno la tua stessa età e sono alte più o meno come te. Inoltre, loro due hanno i capelli rosa...".

"per caso" disse Kinuko "Lucy e Nana sulla testa hanno qualche... ehm... ornamento per capelli?".

"Lucy no, mentre io ho visto Nana sempre con un berretto in testa... ma perché me lo chiedi?".

"oh, niente, solo per curiosità". KInuko, a questo punto non aveva più dubbi.

"ok, grazie. Solo per avere una buona immagine su di loro...".

"si, capisco" disse Takeshi. Poi il ragazzo guardò l'orologio e disse: "caspita quanto tempo è passato! Ora devo andare. Per fortuna io abito vicino a questa zona. Voi dove abitate?".

"qui, nei dintorni" disse Kinuko.

"bene, allora vi rivedrò spesso"

"eh già" disse Kinuko. Poi Takeshi disse, alzandosi dalla panchina: "è stato molto bello conoscervi, ci vediamo nei prossimi giorni", le salutò con la mano, i diclonius risposero allo stesso modo e, con il passare dei secondi, il ragazzo si allontanò da loro. KInuko, dopo che Takeshi scomparve alla sua vista, si alzò dalla panchina e guardò dietro di lei, dove si vedeva il mare.

"Kinuko, va tutto bene?", le disse Miyu, guardandola.

"i miei sospetti erano fondati" disse il diclonius numero quarantacinque.

"quali sospetti? Di che cosa stai parlando?" disse Miyu, alzandosi dalla panchina e mettendosi accanto a Kinuko.

"Lucy è ancora viva, è riuscita a sopravvivere".

"Lucy? Chi è Lucy?".

"è come noi, un diclonius, ma un diclonius molto particolare". Kinuko aveva conosciuto la storia di Lucy nel corso di tutta la sua esistenza al Diclonius Research Institute da quello che le avevano detto gli scienziati durante gli esperimenti. Spinta dalla curiosità, il diclonius numero quarantacinque voleva sapere dagli scienziati chi fosse Lucy e loro le dissero tutto, prima e dopo la sua presunta morte. Kinuko, così venne a conoscenza della malvagità di Lucy e dei suoi poteri, non avrebbe risparmiato nessuno, nemmeno i diclonius. Così, raccontò tutto a Miyu.

CAPITOLO 15

LA CATTURA DI KINUKO

Kinuko parlò a Miyu di Lucy per circa venti minuti. Le disse ogni cosa che sapeva su di lei. Miyu ascoltava senza dire una parola, curiosa dal sapere chi fosse Lucy. Dopo che Kinuko finì di parlare, Miyu disse: "così Lucy è un diclonius che può partorire?".

"si, esattamente", rispose Kinuko.

"e può usare i suoi vettori per curare le sue ferite e quelle degli altri?".

"esatto, hai capito bene".

"ed è ancora in vita...".

"si, da quello che ci ha detto Takeshi non ho dubbi. Ma c'è una cosa che non riesco a capire...".

"che cosa, Kinuko?" le domandò Miyu.

"Lucy è famosa al laboratorio anche per la sua malvagità, non capisco come Takeshi abbia fatto a stringere amicizia con lei...".

"forse è un'altra Lucy...".

"no, impossibile. Ha detto che ha i capelli di colore rosa...".

"può darsi che sia soltanto un caso...".

"non credo proprio, io continuo a pensare che quella sua amica sia la Lucy di cui ti ho parlato".

"se lo dici tu... comunque, adesso che cosa facciamo?" le domandò Miyu.

"vieni con me, continuiamo per la nostra strada. Come ti ho detto prima, troveremo una soluzione per il nostro futuro" rispose Kinuko.

"d'accordo Kinuko". Successivamente, il diclonius numero quarantacinque prese la busta contenente altri due onigiri e le bottigliette d'acqua. Kinuko disse: "visto che non abbiamo molto da mangiare, conserviamo questi due onigiri per dopo, va bene?".

"si, va bene" rispose Miyu. Kinuko tenne la busta con la mano destra e con la sinistra teneva per mano Miyu e, successivamente, iniziarono a camminare. Nel frattempo, erano passate due ore da quando era terminato il loro scontro con Ayaka. Dopo che il loro compito fallì, i soldati e lo scienziato che aveva in mano il telecomando che avrebbe potuto far azionare gli esplosivi all'interno del corpo di Kinuko, tornarono al Diclonius Research Institute. Ci misero in totale circa un'ora. Kakuzawa e tutti gli scienziati attesero nervosamente. Se per gli scienziati l'attesa non disturbava il loro lavoro, per il direttore non fu così: l'attesa fu così snervante che non riusciva a lavorare bene. Trascorse queste ultime ore nel suo ufficio, ma non si concentrò molto, il suo pensiero era rivolto all'eliminazione di Ayaka e al suo progetto. Nel corso di queste ore, Kakuzawa seppe anche a che punto fu la creazione del diclonius artificiale; Sosuke, infatti, lo informò nel suo ufficio. E dopo un po', qualcuno bussò nuovamente alla porta del suo ufficio.

"avanti" disse il direttore. La porta si aprì. era uno scienziato, che subito dopo essere entrato, disse: "signore, i soldati e lo scienziato mandato con loro fra qualche minuto rientreranno. Se vuole può aspettarli all'entrata del laboratorio".

"va bene, ci sarò. Grazie per l'informazione".

"si figuri signore" rispose lo scienziato. E uscì dall'ufficio. Circa un minuto dopo, anche il direttore Kakuzawa lasciò il suo ufficio e si diresse verso l'entrata del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE. Arrivato, aspettò per circa due minuti, e poi arrivarono i soldati con lo scienziato. Notando che i diclonius Miyu e Kinuko non erano con loro, Kakuzawa si insospettì molto.

"dove sono i diclonius numero quarantatré e quarantacinque? Perchè loro non sono con voi?" domandò il direttore. Il capo dei soldati gli rispose: "direttore, purtroppo abbiamo cattive notizie" e gli raccontò tutto quello che aveva visto. Kakuzawa sembrava molto contrariato. Dopo che il capo dei soldati finì di parlare, lo scienziato disse: "Ayaka mi ha costretto a gettare a terra il telecomando, mi ha minacciato di uccidermi e così sono fuggito...". Silenzio per qualche secondo.

"così Ayaka ha sconfitto Miyu e Kinuko..." disse successivamente Kakuzawa; poi rivolgendosi ai soldati disse: "tornate immediatamente a Kamakura a cercare i diclonius Kinuko e Miyu, portate dei rinforzi con voi, non si sa mai. Una volta trovati i diclonius, fate il possibile per recuperarli, utilizzate l'artiglieria pesante per contrastare i loro vettori. una volta catturati, riportatele qui, e poi penseremo ad un nuovo piano per Ayaka. Ora potete andare".

"va bene signore" disse il capo dei soldati, che successivamente si allontanarono.

"per quanto riguarda lei" disse il direttore rivolgendosi allo scienziato "venga con me".

"si signore" rispose lo scienziato. Mentre camminavano, lo scienziato disse al direttore Kakuzawa: "mi scusi signore, ma dove stiamo andando?".

"nel mio ufficio". Arrivati ed entrati, il direttore Kakuzawa gli disse: "le volevo far sapere a che punto è la creazione del diclonius con il sangue di Lucy, in modo che più tardi lo comunichi a tutti gli altri scienziati; io non posso farlo, perché ho da fare".

"le hanno detto a che punto è la creazione del diclonius artificiale?".

"esattamente. Il progetto è quasi ultimato, ancora poco tempo e ci siamo".

"capisco. Come ha detto lei prima, lo devo far sapere a tutti gli altri?".

"esatto".

"allora comunicherò a tutti gli altri scienziati tramite una breve conferenza questa notizia".

"va bene, faccia così. Ora può andare".

"d'accordo signore". Detto questo, lo scienziato uscì dall'ufficio del direttore. Successivamente, Kakuzawa tornò al lavoro. Nel frattempo, il capo della squadra speciale del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, radunò quasi tutti i soldati; pochissimi restarono al laboratorio. Lui e la sua squadra, composta da venticinque uomini muniti di artiglieria pesante, tornarono così a Kamakura con la stessa imbarcazione. Arrivati alla spiaggia, il capo disse a tutti loro: "molto bene. Ora dividiamoci per la città, in questo modo possiamo trovare più facilmente quei diclonius".

"si signore" dissero. E dopo aver raggiunto la strada, la squadra speciale si divise in cinque gruppi, ogni gruppo era formato da cinque uomini e prese una strada diversa dall'altro. Iniziò così la caccia a Miyu e Kinuko.

Erano passate da poco le tre del pomeriggio. Kinuko e Miyu stavano camminando tenendosi per mano. Erano passate non molte decine di minuti da quando avevano ripreso il cammino, dopo che Takeshi le aveva salutate. Nel corso del loro cammino, avevano incrociato poche persone.

"Kinuko..." disse Miyu. E si fermarono.

"che cosa c'è Miyu?".

"mi dai un po' d'acqua per favore?".

"si, certo". E Kinuko prese una bottiglietta nella busta e la diede a Miyu. Il diclonius numero quarantatré bevve molta acqua. Aveva, infatti, molta sete.

"ora stai meglio?" le disse Kinuko.

"si, grazie", rispose Miyu.

"non c'è di che". Poi Kinuko prese un pezzettino di onigiri e lo mangiò; sentiva, infatti, ancora un pochino i morsi della fame. Poi prese l'altra bottiglietta e bevve anche lei un po' d'acqua. Poi i diclonius ripresero il cammino, nella speranza che succedesse qualcosa di positivo, come quanto accaduto con Takeshi. Camminarono per altri quindici minuti, quando arrivarono in una zona poco abitata della città di Kamakura, non molto lontana dal mare. Faceva molto caldo e avevano camminato molto, così Kinuko disse: "che dici Miyu, ci vogliamo fermare per un po' per recuperare un po' di energie?".

"si, va bene".

"ok, mettiamoci seduti qui" disse Kinuko indicando una panchina distanti pochi metri da loro. I diclonius si sedettero e si riposarono. Per circa un minuto ci fu silenzio, quando Miyu disse: "secondo te Ayaka cosa stara facendo adesso?".

"be, sicuramente starà con Aiko".

"già, lo penso anche io".

"Ayaka è stata molto fortunata a trovare una famiglia, chissà se anche noi ne troveremo una...".

"solo il tempo può dircelo, Kinuko".

"però dobbiamo pensare sempre in maniera positiva, non arrenderci mai. Va bene?".

"si, Kinuko".

"bene, dobbiamo sempre fare così". Stettero a parlare per qualche minuto, sempre sedute sulla panchina. Successivamente, Kinuko disse: "cosa vuoi fare adesso Miyu? vuoi restare qui ancora un pochino o proseguiamo? Decidi tu".

"be, direi che mi sono riposata un po', quindi proseguiamo pure".

"d'accordo". Proprio quando stavano per alzarsi dalla panchina, si udì una voce con una tonalità molto alta, che diceva: "ferme! siete circondate!". I diclonius si voltarono verso chi aveva urlato quelle parole. Era il capo della squadra speciale del laboratorio; un soldato le aveva trovate da qualche minuto, poi si era nascosto alla loro vista, chiamando nel frattempo i rinforzi. In pochi secondi, tutti i soldati uscirono allo scoperto e con l'artiglieria pesante miravano ai diclonius. I soldati erano tutti davanti ai loro occhi. Il capo si avvicinò a Kinuko e a Miyu e quando fu a pochi metri da loro, disse sogghignando: "ciao. Siamo tornati a prendervi".

"per riportarci in quel laboratorio, vero?".

"brava, hai indovinato. E vi conviene non fare degli scherzi, abbiamo l'artiglieria pesante". Miyu, dato che all'esterno del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE aveva scoperto il mondo esterno, al sentire queste parole, si fece avanti e disse quasi piangente: "non voglio tornare lì...".

"non mi interessa. Tu adesso con Kinuko vieni con noi".

"no, ti prego...". Il capo della squadra, a questo punto, tirò fuori la sua arma pesante e la puntò verso Miyu, dicendo: "mi costringi a usare le maniere forti, eh?". Miyu iniziò a piangere.

"che scena patetica!" disse il capo della squadra. "smettila e obbedisci, piccola mocciosa!". Al sentire queste parole, Kinuko liberò due vettori e strappò l'arma pesante dalle mani del capo della squadra, spaccandolo per terra, riducendolo in mille pezzi.

"allora è così, eh? volete la guerra?" disse il capo della squadra ai diclonius, che poi continuò dicendo: "va bene, vi costringeremo con la forza! Soldati, fate fuoco!"e corse verso la sua squadra di soldati. Rapidissimamente, Kinuko liberò più di sette vettori e prese delle armi pesanti di alcuni soldati, prima che questi potessero sparare e le gettò a terra violentemente, danneggiandole moltissimo e quindi rendendole inutilizzabili. Altri soldati spararono verso Kinuko, e siccome erano più di dieci soldati che sparavano, per di più con artiglieria pesante, Kinuko riuscì a respingerli con cinque vettori, ma faticando e indebolendosi. Notando quest'effetto, il capo urlò: "continuate a sparare!". Miyu, notando la difficoltà di Kinuko, intervenne e con i suoi quattro vettori molto potenti, riuscì a respingere i proiettili quasi senza nessun problema. Il capo della squadra, a questo punto, urlò alla squadra: "sparpagliatevi e continuate a sparare!". I soldati si mossero intorno ai diclonius, nel tentativo di riuscire a metterle in difficoltà, ma Kinuko, aiutata da Miyu, riuscì a liberare più quindici vettori e i diclonius respinsero tutti i proiettili. I soldati, successivamente, cessarono il fuoco; sembrava avessero capito che non potevano farcela. A questo punto, i soldati rimasti disarmati da Kinuko decisero di usare le bombe a mano. Dopo averle azionata, le lanciarono verso Miyu e Kinuko. Il diclonius numero quarantacinque, con sei vettori, respinse le bombe che tornaono indietro verso il punto dove erano state lanciate. I soldati scapparono da quel punto e pochissimi istanti dopo, le bombe esplosero. Fortunatamente non c'era nessun civile nei dintorni. Capendo che non avevano speranza di fronte ai poteri di Miyu e Kinuko, i soldati che erano rimasti disarmati da Kinuko, batterono in ritirata, mentre quelli armati ripresero il fuoco, ma fu tutto inutile; Miyu e Kinuko respinsero tutti i proiettili. Alcuni soldati finirono le munizioni, e anch'essi fuggirono. Sul campo di battaglia rimasero, oltre ai diclonius meno di dieci soldati, che ebbero ancora qualche munizione e continuarono a sparare. Nel frattempo, il capo della squadra, durante la battaglia riuscì a sparire dalla vista dei diclonius, ma la sua era una strategia: mentre i suoi soldati sparavano muovendosi intorno a Kinuko e Miyu, lui si allontanò non troppo da loro, ma la distanza fu abbastanza da non far sparire alla sua vista i diclonius. Si mise ad una distanza di circa dieci metri dietro Kinuko, si abbassò e tirò fuori una pistola, puntando al diclonius numero quarantacinque. Improvvisamente, i soldati rimanenti, notando il loro capo dietro ai diclonius, cessarono di sparare. Miyu si voltò appena e vide il capo della squadra e a questo punto, scoperto, egli sparò a Kinuko, colpendola alla gamba sinistra. Kinuko urlò di dolore per qualche secondo e si accasciò al suolo, perdendo molto sangue.

"no! Kinuko!" urlò Miyu. Successivamente, rapidissima, Miyu con un vettore tolse dalle mani del capo la sua pistola e la distrusse. il capo della squadra era adesso completamente disarmato.

I soldati si avvicinarono a Miyu con le loro armi pesanti. Kinuko disse a Miyu: "scappa, Miyu! Non puoi farcela da sola! O prenderanno anche tè!"

"Ma Kinuko...".

"VATTENE VIA! SUBITO!". E a Miyu vennero di nuovo le lacrime agli occhi. Ma obbedì e si mise a correre. Uno dei soldati disse: "torna qui!". Ma il capo della squadra disse: "lasciala andare, torneremo a cercarla nelle prossime ore. Adesso riportiamo Kinuko al laboratorio, e sbrighiamoci, finchè prova dolore non può usare i suoi vettori".

"d'accordo signore, come vuole", rispose il soldato. E prese in spalla Kinuko, ferita e urlante di dolore. Mentre tornavano alla spiaggia, tramite i ricevitori i soldati si riunirono tutti sulla spiaggia a pochi metri dall'imbarcazione. Portarono il diclonius numero quarantacinque sull'imbarcazione e le iniettarono una sostanza paralizzante che si trovava in una scatoletta. Un soldato infatti, se l'era fatta consegnare prima che ripartissero per Kamakura, dopodiché le fasciarono la ferita con la scatola del pronto soccorso dell'imbarcazione. In non moltissimo tempo tornarono al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE.

CAPITOLO 16

L'INTERROGATORIO

Il direttore Kakuzawa stava nel suo ufficio quando la squadra tornò al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE con Kinuko catturata e ferita. Uno scienziato bussò alla porta dell'ufficio del direttore; entrato, lo scienziato disse: "signore, la squadra è tornata al laboratorio da pochi secondi, il capo vuole parlare con lei".

"molto bene, adesso arrivo". Kakuzawa lasciò il suo ufficio e andò a parlare con il capo della squadra, incuriosito da come fossero andate le cose. Quando il direttore raggiunse il capo della squadra al piano terra del laboratorio, gli domandò: "che cosa deve dirmi?". Il capo della squadra gli rispose: "dopo che siamo tornati a Kamakura, siamo riusciti dopo non moltissimo tempo a trovare i diclonius Miyu e Kinuko. Abbiamo provato a convincerle con le buone a tornare al laboratorio, ma non è servito. Il diclonius Kinuko mi ha distrutto l'arma e così abbiamo aperto il fuoco".

"e poi?".

"quei diclonius hanno respinto tutti i nostri attacchi e distrutto quasi tutte le armi della squadra, finché con una strategia, io sono riuscito a ferire Kinuko, così l'abbiamo catturata e poi paralizzata con una sostanza, per evitare che ci creasse dei problemi".

"e del diclonius Miyu che cosa avete fatto?".

"quella bambina è scappata, torneremo a cercarla nelle prossime ore".

"si, farete esattamente così. Adesso vada pure".

"come vuole, direttore". E il capo della squadra del laboratorio si allontanò da lui. Successivamente, Kakuzawa chiamò una scienziata e le ordinò di curare la ferita di Kinuko e poi di rimetterla nel macchinario nella sua cabina. La scienziata si mise subito al lavoro. Portarono Kinuko in una stanza medica e gli scienziati le curarono la ferita, il tutto mentre il diclonius numero quarantacinque era svenuta dal dolore e paralizzata dalla sostanza. Ci misero poco meno di due ore, poi Kinuko, ancora svenuta, fu rimessa nel macchinario nella sua propria cabina.

Passò un'ora. Ormai la giornata era al tramonto. Kinuko si svegliò, aprì gli occhi lentamente, tenendo la testa con lo sguardo all'ingù.

"ma dove sono..." disse piuttosto frastornata.

"sei a casa" disse una voce. Kinuko alzò la testa. Era Kakuzawa, stava in piedi davanti a lei. "bentornata, Kinuko" continuò il direttore.

"lei? Che cosa vuole da me", gli domandò il diclonius.

"oh, nulla in particolare" le rispose Kakuzawa "voglio solo farti delle domande". Kinuko lo osservò piuttosto incuriosito.

"perché vuole farmi delle domande? E su che cosa? Non le hanno già detto tutto quelle persone che mi hanno catturata?".

"si, il capo della squadra mi ha detto un po' di cose, ma vorrei sapere anche qualcosa in più da te e ti conviene collaborare, te lo consiglio".

"che cosa intende dire?".

"cosa intendo dire? Semplice: se ti rifiuti di collaborare, sarai torturata".

"to... torturata...?" disse Kinuko un po' impaurita.

"esatto. Subirai una scarica elettrica di molti volt, quindi ti conviene molto fare la brava", le rispose il direttore. A kinuko, al sentire queste parole, venne molta rabbia. Kakuzawa lo notò.

"ma brutto...". E partì la scarica elettrica, azionata dal computer che era collegato al macchinario, controllato da uno scienziato. La scossa durò circa tre secondi. Kinuko urlò dal dolore provato.

"cominciamo bene, eh?" disse Kakuzawa con un leggero sorriso malvagio, che poi continuò: "sei molto testarda, Kinuko. Se non vuoi che io aumenti i volt dell'elettricità, ti conviene obbedire". Kinuko respirava a fatica, dal dolore causato dalla scossa elettrica. Poi guardò Kakuzawa con gli occhi lucidi.

"avanti, cominciamo. Che cosa è successo esattamente con il diclonius numero quarantaquattro Ayaka?". Kinuko, sempre respirando affannosamente, non rispose. Non voleva infatti dirgli tutto quello che era successo.

"non dici niente?" disse il direttore, che poi continuò: "devo dedurne che non ti va di collaborare. D'accordo, peggio per te". I volt aumentarono e Kinuko subì un'altra scossa elettrica per altri tre secondi. Il suo urlo di dolore fu più forte. Successivamente, Kakuzawa le disse: "eppure non sei stupida, dovresti aver capito che faccio sul serio. Allora, vuoi parlare o subire altre scosse sempre più forti? A te la scelta". Kinuko, a questo punto, si decise a parlare.

"va... va bene... parlo..." disse, respirando sempre più affannosamente.

"hai capito, finalmente. Ti rifaccio la domanda: cosa è successo con Ayaka?". E Kinuko, chinando la testa e con voce piuttosto bassa, iniziò a parlare: "arrivati in città... io e Miyu ci siamo... messi a cercarla coi soldati dietro di noi...". Faceva fatica a parlare, le due scosse elettriche subite le avevano fatto molto male. "una volta trovata... lei era in compagnia di una bambina...".

"una bambina?".

"si... quella bambina non voleva che portassimo via Ayaka da lei...".

"davvero?" disse Kakuzawa molto sorpreso. "e successivamente?".

"io ho colpito quella bambina, e questo ha scatenato l'ira di Ayaka... lei, infatti tiene molto a quella bambina e viceversa... io e Miyu ci siamo battute con lei, ma ci ha sconfitte... e ha distrutto le armi dei soldati e questi sono poi fuggiti...". Il direttore Kakuzawa ascoltò senza che dicesse una parola.

"sai come si chiama quella bambina?".

"...Aiko..." rispose Kinuko.

"Aiko... molto interessante... e cosa è successo dopo?".

"ci siamo chiarite e poi lasciate... inoltre, Ayaka ha distrutto il telecomando degli esplosivi dentro il mio corpo...".

"ah davvero?".

"si..." disse Kinuko alzando la testa e poi continuò: "adesso mi può togliere quei maledetti esplosivi dal mio corpo? Tanto non possono essere più attivati...".

"ho altre domande da farti, te li toglierò solo se mi risponderai". Kinuko non ebbe molta scelta, voleva provare a fidarsi.

"se Ayaka tiene a quella bambina e lei tiene molto ad Ayaka, devono vivere insieme. Sai dove abitano?". Kinuko fece di no con la testa. Kakuzawa disse: "non me la dici giusta secondo me". Kinuko temendo un'altra scossa eletrica, per di più ancora più forte disse: "lo giuro, non lo so".

"torneremo più tardi su questo argomento. Ma ora dimmi che cosa avete fatto te e Miyu dopo che avete avete lasciato Ayaka e quella Aiko. Dimmi la verità se non vuoi altre scosse elettriche più potenti". Kinuko si impaurì.

"abbiamo camminato per un po' e poi abbiamo incontrato un ragazzo...".

"un ragazzo, eh?".

"si... si chiama Takeshi...".

"Takeshi..." silenzio per qualche secondo. Poi il direttore Kakuzawa riprese: "e cosa avete fatto con lui?".

"avevamo molta fame e ci ha comprato da mangiare e da bere...".

"nient'altro?".

"abbiamo fatto amicizia con lui e abbiamo parlato insieme...".

"e di che cosa avete parlato?".

"...niente...".

"dillo, o ti prenderai le scosse più forti". Lo scienziato aumentò ancora di più i volt, ma non partì la scossa elettrica. Kakuzawa, infatti gli fece segno "aspetta" con la mano sinistra. Poi il direttore si avvicinò a Kinuko ancora di più. E le disse: "collabora, Kinuko. Hai rivelato a Takeshi la nostra faccenda?".

"no, davvero". Successivamente, Kakuzawa fece un passo indietro e segnò allo scienziato con la mano sinistra di far partire la scossa. Kinuko urlò tantissimo.

"te lo ridico un'altra volta" disse il direttore "hai detto a quel ragazzo la nostra faccenda?".

"NO! NON GLI HO DETTO NIENTE SU QUESTA FACCENDA!" gli urlò Kinuko con gli occhi chiusi. Kakuzawa stette in silenzio per qualche istante e poi disse: "e allora di che cosa avete parlato? Dimmi che cosa ti ha detto".

"... abb... abbiamo parlato delle sue uniche amiche..." il suo respiro era molto affaticato.

"non avete parlato di altro?".

"...no... lo g.… giuro...".

"e ti ha detto come si chiamano quelle sue uniche amiche?".

"no...". E ci fu l'ennesima scossa elettrica alla povera Kinuko. Kakuzawa disse: "anche se menti ti accadrà questo. E non era ancora al massimo". La povera Kinuko, stremata dal dolore delle scosse elettriche subite, disse con la testa chinata e con gli occhi chiusi: "b...basta... per... f...favore...".

"dimmi come si chiamavano le sue amiche". Kinuko volle resistere finché ce la faceva, ma ormai era allo stremo e cedette anche a questa domanda.

"...le sue... amiche sono pochissime... due di loro hanno i.… capelli rosa... e si chiamano...".

"si? Avanti, continua" le disse il direttore.

"... Nana e Lucy...". Al sentire questi nomi, il direttore Kakuzawa si stupì. "Lucy e Nana? E dimmi, ti ha detto altro su di loro?".

"solo che... Nana aveva sempre... un berretto in... testa... e di Lucy...".

"ti ha detto se aveva delle corna in testa?".

"...no... gli ho chiesto... se... avesse qualche cosa per... i capelli... ma mi ha detto... che Lucy aveva solo... i capelli rosa..."

"Allora Lucy è ancora viva... è riuscita a sopravvivere... molto interessante. E Nana dovrebbe essere con lei...". Successivamente, il direttore andò verso l'uscita della cabina di Kinuko e disse allo scienziato: "lei, venga con me nel mio ufficio".

"si signore" rispose.

"aspetti..." disse Kinuko a Kakuzawa proprio quando lui e lo scienziato stavano per uscire dalla cabina.

"che cosa vuoi?" le rispose il direttore.

"mi aveva detto che mi avrebbe tolto gli esplosivi...".

"mi dispiace Kinuko. Ho mentito". Il diclonius numero quarantacinque rimase di ghiaccio e le vennero le lacrime agli occhi. Subito dopo, Kakuzawa e lo scienziato uscirono dalla cabina, e la porta blindata si chiuse. Kinuko scoppiò a piangere a dirotto, urlando, mentre Kakuzawa e lo scienziato andarono nell'ufficio del direttore del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE.

CAPITOLO 17

LUDME

Lasciata la cabina di Kinuko, Kakuzawa e lo scienziato si diressero nell'ufficio del direttore. Una volta entrati, Kakuzawa disse allo scienziato: "domani terrò una breve conferenza verso le ore 12:00. Avvisi tutti gli scienziati e le scienziate del laboratorio appena possibile".

"si signore" disse lo scienziato, che poi continuò: "immagino che lei voglia tenere quella conferenza per via di quello che le ha detto il diclonius numero quarantacinque, vero?".

"esattamente" rispose il direttore "ma dirò anche altro. Mi raccomando, lei avvisi gli scienziati solo della conferenza, dirò io i motivi".

"come vuole, direttore".

"bene. Adesso può andare".

"d'accordo, signore". Detto questo, lo scienziato uscì dall'ufficio di Kakuzawa e andò a fare quello che il direttore gli aveva detto di fare.

La giornata stava ormai finendo. Il direttore del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE era molto stanco, aveva lavorato moltissimo negli ultimi giorni. Dopo aver mangiato qualcosa, andò nella sua stanza a dormire. Il giorno successivo, Kakuzawa si svegliò verso le ore 10:30. Aveva dormito per più di dieci ore. Si sentiva in forma. Successivamente andò nel suo ufficio e lavorò per circa un'ora. Poi andò verso la sala conferenze. Fu tra i primi ad entrarvi e successivamente, col passare dei minuti, arrivarono tutti gli scienziati e le scienziate. La sala si riempì in pochi minuti e verso mezzogiorno era ormai piena. La conferenza poteva quindi cominciare.

"buongiorno a tutti e a tutte. Oggi vi ho convocati tutti e tutte qui per dirvi una cosa molto importante che ho saputo da ieri, mentre stavo interrogando il diclonius numero quarantacinque Kinuko". Gli scienziati e le scienziate furono in grande attesa di sapere di cosa si trattasse. Poi Kakuzawa continuò, dicendo: "da quello che mi ha detto il diclonius Kinuko, Lucy, il diclonius di cui vi ho parlato non molto tempo fa in una conferenza come questa, è ancora viva".

Gli scienziati e le scienziate si stupirono. Una prese la parola, dicendo: "direttore, ma aveva detto che era morta...".

"evidentemente, è riuscita a sopravvivere", le rispose Kakuzawa.

"questo, per lei che cosa può significare?".

"sa..." le rispose il direttore"ci ho pensato molto la sera precedente. Evidentemente Lucy è un diclonius molto più forte di quanto potessimo immaginare. Sinceramente, non pensavo proprio che fosse sopravvissuta".

"ma è sicuro che si tratti della Lucy che conosciamo? Può darsi che sia un'altra Lucy, una comune...". Immediatamente dopo, un'altra scienziata disse: "che cosa le ha detto il diclonius numero quarantacinque su Lucy?". Kakuzawa rispose dicendo: "Kinuko mi ha detto che quella Lucy aveva i capelli rosa e mi ha detto che non aveva le corna".

"quindi a questo punto è lei...".

"direi proprio di si, ma mi ha stupito più un'altra cosa".

"che cosa, direttore?".

"Kinuko mi ha detto che lei, prima che venisse catturata, ha stretto amicizia con un ragazzo di nome Takeshi. Egli le ha detto che Lucy era una delle sue uniche amiche".

Al sentire queste parole, tutti gli scienziati e tutte le scienziate rimasero di stucco. Un ragazzo era riuscito a stringere amicizia con Lucy, il diclonius più malvagio e sanguinario di tutti quelli conosciuti. Come era possibile che fosse successa una cosa simile?

"davvero il diclonius numero quarantacinque le ha detto questo?", domandò a Kakuzawa un altro scienziato.

"si, e infine mi ha detto che l'altra amica di quel ragazzo di nome Takeshi ha i capelli rosa, porta sempre un berretto e si chiama Nana".

"Nana?" domandò lo scienziato.

"si, il diclonius numero sette. Immagino che lei porti il berretto per nascondere le corna... a questo punto penso che Lucy e Nana stiano insieme, stiano vivendo insieme". Fra gli scienziati calò il silenzio. Nessuno poteva pensare come le cose fossero andate in questo modo.

"e adesso che cosa ha intenzione di fare?" disse uno scienziato.

"per prima cosa, dobbiamo localizzare quei diclonius. Da quello che mi ha detto il diclonius Kinuko, Lucy e Nana dovrebbero essere ancora nella città di Kamakura, quindi non dovrebbe essere molto difficile trovarle. Poi, una volta localizzate penserò a come agire". Gli scienziati appresero, alcuni di loro presero degli appunti. Una scienziata poi domandò: "mi scusi direttore, secondo lei come è possibile che quel ragazzo di nome Takeshi, sia riuscito a fare amicizia con Nana e soprattutto con Lucy?".

"Questo non glielo so dire" rispose il direttore "per adesso non so spiegarlo, ma forse in futuro potrei trovare una risposta".

Dopo qualche secondo di silenzio, il direttore Kakuzawa disse: "adesso cambiamo argomento: ho, infatti, ancora un'altra cosa da dirvi". Gli scienziati erano a tutto orecchi. Kakuzawa continuò dicendo: "riguarda il diclonius la cui creazione è guidata dagli scienziati Aritomo, Sosuke e Kaito. Ormai siamo alla fine. Grazie all'ingegneria genetica e alla tecnologia segretissima del laboratorio, il progetto è quasi ultimato, dovrebbe finire nelle prossime ore". Sosuke aveva comunicato al direttore che il lavoro era ormai quasi finito il giorno prima, mentre Kakuzawa era in ufficio, il tutto mentre la squadra speciale stava catturando Kinuko. Quasi tutti gli scienziati presero appunti.

"ora vi parlerò meglio di questo diclonius, Ma non ci metterò molto", disse il direttore. Ogni scienziato e ogni scienziata presente nella sala era pronto e pronta a prendere gli appunti.

"il diclonius" continuò Kakuzawa "avrà il nome di Ludme, le cui lettere iniziali sono dovute al nome di Lucy, per il fatto che avrà il suo sangue. Avrà il corpo fisico di una ragazza diciassettenne, avrà i capelli biondi e gli occhi marroni. Siccome avrà il sangue del diclonius Lucy, molto probabilmente avrà il suo stesso numero di vettori e il suo stesso carattere e potrà procreare. Una volta creato, faremo esperimenti per testare i suoi vettori e per capire la sua natura e, forse, potremo capire qualcosa in più della natura dell'essere diclonius, potendo anche, come vi ho detto non molto tempo fa, sviluppare una possibile cura. Staremo a vedere". Gli scienziati presero molti appunti, comprendendo anche questo argomento. Poi Kakuzawa disse loro: "bene, la riunione è finita, potete andare". Gli scienziati, si alzarono e in poco tempo tutti quanti uscirono dalla sala conferenze e ognuno tornò al proprio lavoro. Kakuzawa fu l'ultimo ad uscire. Poi tornò nel suo ufficio.

Verso le cinque del pomeriggio, Kakuzawa stava lavorando nel suo ufficio, quando Sosuke bussò alla porta. Entrato, disse al direttore: "signore, abbiamo finito. Il progetto del diclonius con il sangue di Lucy è completato. Se vuole può venire a vedere". Il direttore disse: "molto bene, vengo". Si alzò dalla sedia e, con Sosuke andò nella stanza dove si stava creando il diclonius Ludme. Mente camminavano, Sosuke disse al direttore: "più o meno i tempi per la creazione di Ludme sono stati rispettati. Non è stato molto difficile con la tecnologia del laboratorio e con l'ingegneria genetica".

"lo posso immaginare" rispose Kakuzawa. Quando arrivarono davanti alla porta della stanza dove si stava creando Ludme, ad attendere Sosuke e il direttore Kakuzawa vi erano gli altri due scienziati Aritomo e Kaito.

"direttore, il lavoro è finito" disse Aritomo "inizialmente pensavamo ci volesse moltissimo più tempo, ma grazie alla tecnologia e alla genetica ci abbiamo messo meno tempo del previsto".

"prego, entri pure, glielo facciamo vedere" disse Kaito. Il direttore Kakuzawa entrò nella stanza insieme a Sosuke. Dentro la stanza vi era di tutto: dei computer, dalle provette alle capsule, fino al recipiente che conteneva fino a poco tempo prima il sangue di Lucy. Il direttore e i tre scienziati fecero qualche passo e poi arrivarono nel punto della stanza dove vi era una capsula piena di un liquido giallastro; all'interno della capsula vi era il diclonius Ludme, era in piedi e teneva gli occhi chiusi. Kakuzawa osservò il diclonius artificiale da ogni angolo.

"avete fatto un gran lavoro" disse il direttore ai tre scienziati "mostratemi le analisi".

"subito signore" disse Aritomo. E i tre scienziati gli diedero le analisi di Ludme. Erano racchiuse in due blocchi contenenti dei fogli che dicevano tutto sulla natura del diclonius artificiale.

"grazie. Adesso vado nel mio ufficio e li analizzo".

"come vuole, direttore" disse Kaito. E con i blocchi, il direttore Kakuzawa uscì dalla stanza e tornò nel suo ufficio. Per le ore successive, si concentrò solo su questo argomento.

CAPITOLO 18

UNA GIORNATA IN COMPAGNIA

Era ormai passato un po' di tempo da quando Lucy era tornata da Kouta, Nana, Yuka e Mayu. Dopo essere stata riaccolta come una di famiglia, Lucy poteva finalmente avere un po' di pace nella sua vita, anche se alcune cose la tormentavano ancora; la stessa cosa valeva per Nana. Per Kouta e le altre fu impossibile non capirle: a causa della loro diversità dagli esseri umani normali, Lucy e Nana hanno sofferto e ancora soffrivano moltissimo. Ma potevano contare sull'amore, sull'affetto e sulla compagnia di Kouta, Yuka e Mayu. Lucy e Nana sapevano bene che loro non li avrebbero mai abbandonati. Ma nonostante ciò, la loro vita non era facile: se dovevano andare fuori di casa, avrebbero dovuto comportarsi diversamente, ma soprattutto mascherarsi in parte: infatti non potevano lasciare che la gente vedesse le corna sulle loro teste. Certo, la situazione per Lucy era meno difficile, perché ha perso quasi completamente le sue corna in due scontri, uno con il diclonius numero trentacinque di nome Mariko e l'altro con la squadra speciale del DICLONIUS RESEARH INSTITUTE, ma stando molto vicino a lei si potevano vedere i resti delle sue corna. Per Nana invece la situazione era più complicata; doveva indossare sempre un berretto sulla testa perché aveva troppa paura, soprattutto con l'amico Takeshi. Dopo che Nana lo conobbe, per giorni si chiese se potesse rivelargli la sua vera natura; andavano infatti tanto d'accordo e condividevano la passione per la cucina. Insomma, giorni molto intensi e pieni di tormento furono per i diclonius Lucy e Nana.

Era mattina, ore 9:45. La prima a svegliarsi fu Yuka. Preparò la colazione per lei, per il cucciolo Wanta, e per tutti gli altri, per fargli una piccola sorpresa, mentre stavano ancora dormendo. Poco dopo, si svegliarono e dopo essersi dati il buongiorno, andarono a fare colazione. Quando si accorsero che la colazione era stata preparata a sorpresa da Yuka, Kouta e le altre la ringraziarono molto.

"figuratevi" rispose sorridendo "è stato un piacere". Successivamente, dopo che Yuka portò da mangiare a Wanta, Kouta e le altre mangiarono la loro colazione insieme a lei, che li aveva aspettati. Poco dopo aver mangiato il primo pasto di giornata, andarono tutti a levarsi i loro pigiami e a mettersi i vestiti. Circa venti minuti dopo, qualcuno bussò alla porta della loro casa. Kouta andò a vedere chi avesse bussato. Dopo aver aperto la porta, Kouta disse: "ciao Koichi".

"ciao Kouta" rispose il ragazzo, che poi continuò: "posso entrare per proporvi una cosa?".

"ma certo, entra pure".

"molte grazie". Il ragazzo, quindi si fece avanti e dopo Kouta chiuse la porta. Notando Wanta vicino a lui, Koichi lo accarezzò. A lui piacevano molto gli animali. Poi, insieme a Kouta, entrò in casa. Ad attenderli nel salotto, vi era Yuka, incuriosita da chi fosse la persona che aveva bussato alla porta.

"Koichi!" disse Yuka sorridente "che sorpresa. A che cosa dobbiamo la tua visita?".

"buongiorno Yuka. Sono venuto per proporvi una cosa".

"dicci pure".

"a dire il vero, vorrei che ci fossero anche Mayu, Nana e Lucy, così lo dico a tutti quanti voi".

"non c'è problema, vado a chiamarle" disse Kouta.

"grazie" disse il ragazzo.

"non c'è di che". Detto questo, Kouta andò a chiamare per prima Mayu. Andò nella sua stanza e le disse: "Mayu, c'è Koichi".

"davvero?" disse la ragazza.

"si, ha detto che vuole proporci una cosa e vorrebbe che anche tu fossi con noi in salotto".

"va bene, arrivo subito". Poi Kouta andò a chiamare Nana. La incrociò in un corridoio.

"oh Nana" disse Kouta "c'è Koichi".

"veramente?".

"si, ha detto che vuole proporci una cosa e vorrebbe che fossimo tutti quanti presenti".

"vado a mettermi il berretto e poi arrivo, non voglio rischiare".

"d'accordo" disse Kouta. "io intanto vado a chiamare Lucy". E mentre Mayu e Nana andarono a salutare il ragazzo, Kouta andò a chiamare Lucy. Anche lei era nella sua stanza. Quando Kouta era molto vicino alla stanza di Lucy, sentì la musica del suo carillon provenire dalla stanza. Quando entrò, Kouta notò che Lucy stava seduta sul pavimento ad ascoltare la musica. Kouta la osservava sorridendo. Dopo qualche secondo, Lucy, notando Kouta, disse: "oh, Kouta scusa... non mi ero accorta di te".

"sta tranquilla" le rispose Kouta "non fa niente" e si avvicinò a lei, che si alzò, il tutto mentre il carillon stava ancora suonando.

"è proprio una bellissima melodia" disse Lucy prendendo in mano il carillon.

"si, è proprio bella".

"la porterò sempre nel cuore, con me, insieme a voi". Kouta si intenerì, e le mise una mano sulla guancia sinistra. Lucy lo abbracciò e Kouta fece lo stesso con lei, con la musica del carillon che rompeva il silenzio. Poi si guardarono, sorridenti.

"è arrivato Koichi, vieni a salutarlo" le disse Kouta.

"ok" rispose Lucy. Successivamente, chiuse il carillon e la musica cessò. Poi andarono in salotto.

"ciao, Lucy" disse Koichi.

"buongiorno, Koichi" gli rispose Lucy. Poi il ragazzo disse: "bene, ora che ci siete tutti, posso dirvi la mia proposta". Tutti gli altri furono a tutto orecchi. "siccome è una bella giornata, avevo pensato di fare un giro per Kamakura con voi e con Takeshi, stando fuori per un po', tutti insieme. Che cosa ne dite?".

"oh, è una gran bella proposta" disse Kouta "per me andrebbe bene". Anche le altre furono tutte d'accordo, soprattutto Mayu. Koichi era molto contento. Poi il ragazzo disse: "vado a chiamare Takeshi e poi ci rivediamo qui fuori fra non molti minuti, va bene?".

"si, va bene" disse Yuka.

"ok, allora a dopo" e si salutarono. Koichi andò a chiamare l'amico Takeshi, mentre Kouta e le altre si prepararono. Nana era un po' intimorita ma fu incoraggiata da tutti, mentre Lucy questa volta voleva avere un po' di fiducia sul fatto che la giornata potesse andare piuttosto bene. Mentre incoraggiava Nana, Yuka disse al diclonius numero sette: "Nana, lo so, è difficile, ma non possiamo stare sempre dentro casa, dobbiamo anche uscire. Vedrai, andrà tutto bene".

"fatti coraggio, amica mia" disse una sorridente Mayu a Nana.

"d.… d'accordo".

Circa venti minuti più tardi, Koichi tornò con Takeshi, mentre Kouta e le altre uscirono di casa. Mayu prese il suo cucciolo. Videro i due ragazzi proprio davanti al cancello di ingresso, dopodiché iniziarono a camminare tutti insieme, per le strade della città di Kamakura, per tutta la mattina. Mentre camminavano, parlarono di vari argomenti, in particolare dei loro hobby e delle loro passioni. Attraversarono varie vie della città, incrociando molte persone.

"siete mai stati a Tokyo?" domandò incuriosito Takeshi a Kouta, Mayu, Nana, Yuka e a Lucy.

"si, ma solo io, Yuka e Lucy" gli rispose Kouta.

"beati voi" rispose Takeshi "io vorrei tanto non solo vederla, ma anche viverci"

"davvero?" rispose Yuka.

"si, vivere in una grande città è sempre stato uno dei miei sogni più grandi, ma questo non vuol dire che non ami la mia città natia, Kamakura".

"ah capisco" disse Kouta.

"pensa che ci siamo stati non molto tempo fa" disse Lucy "è veramente una bella città, oltre che molto grande".

"e cosa avete fatto lì?".

"abbiamo fatto shopping" disse Yuka "abbiamo comprato dei vestiti nuovi".

"capisco. Chi sa se un giorno ci andrò a vivere... magari in compagnia di qualcuno a me molto caro... un amico, un'amica o la mia futura fidanzata..." disse pensieroso Takeshi. Nana al sentire queste parole diventò molto pensierosa. Un po' le vennero i rimpianti per non essere venuta a Tokyo con Kouta, Lucy e Yuka quel giorno, in questo modo poteva unirsi in maniera più facile alla discussione. Poi Koichi disse: "sapete, io ho girato spesso per il Giappone negli anni passati con la mia famiglia, però io non ho ancora mai visto la capitale del nostro paese, piacerebbe anche a me vederla un giorno". E iniziarono a parlare sui viaggi di Koichi. Egli aveva visto le città di Kyoto, Osaka e Hiroshima. "sono tutte delle belle città, vi consiglio di andarle a vedere un giorno" disse loro Koichi.

"se avremo l'occasione ci andremo, sarebbe bello" gli disse Mayu.

"fidatevi" disse Koichi "non vi pentirete. Sono proprio dei bei posti".

"magari ci possiamo andare tutti insieme a vedere una di queste città..." disse Takeshi.

"perché no?" rispose Kouta "sarebbe una bell'idea". E continuarono a parlare e a parlare; si stavano conoscendo sempre di più. Quando furono le ore 12:08, iniziarono ad avere fame. Infatti, Yuka disse guardando il suo orologio da polso: "è quasi mezzogiorno e dieci minuti. Io inizio ad avere fame. Voi?".

"io pure" disse Takeshi.

"anche io" rispose Kouta.

"anche io inizio a sentire i morsi della fame" rispose Nana.

"e voi? Avete fame?" disse Yuka a Lucy, Mayu e a Koichi. Loro annuirono. "ok" riprese Yuka "qui vicino c'è un locale che fa piatti molto buoni, andiamo a mangiare". E andarono verso il locale detto da Yuka, ci misero dieci minuti. Arrivati, Mayu lasciò il suo cucciolo Wanta fuori, visto che gli animali non potevano entrare, poi Kouta e gli altri entrarono. Presero un tavolo da sette posti. Si sedettero e ordinarono da mangiare, continuando a parlare. Poi mangiarono. Durante il pranzo, Mayu portava da qualcosa da mangiare e dell'acqua a Wanta. In totale stettero nel locale per un'ora circa. Quando chiesero il conto, Takeshi e Koichi si offrirono di pagarlo loro.

"paghiamo noi due, non c'è nessun problema" disse Takeshi.

"ma non..." disse Kouta, che poi fu interrotto da Takeshi.

"vi abbiamo invitato noi, quindi è giusto così, tranquilli" disse Koichi sorridente.

"siete davvero sicuri?" gli disse Yuka.

"ripeto, non ci sono problemi" le disse Takeshi.

"però la prossima volta paghiamo noi, va bene?" gli disse Kouta.

"va bene" dissero i ragazzi. E così, Takeshi e Koichi andarono a pagare.

"che bravi ragazzi, sono molto gentili..." disse Kouta.

"hai proprio ragione" gli disse Yuka.

Dopo circa un minuto, i due ragazzi tornarono da Kouta e le altre. "ecco" disse Takeshi "abbiamo pagato, possiamo andare". E tutti gli altri si alzarono da tavola e successivamente, tutti loro uscirono dal locale, e Mayu riprese il suo cagnolino. Erano passate da poco le ore 13:10. Kouta disse: "ora dove vogliamo andare?".

"vi va di andare verso il mare?" disse Mayu. Tutti furono d'accordo. "ok" disse Kouta "andiamo". E iniziarono a camminare verso la costa di Kamakura. In non moltissimo tempo, arrivarono sul ponte della città e decisero di attraversarlo. Quando, sul ponte, furono a metà strada si fermarono e si appoggiarono alla ringhiera, ad osservare il mare.

"il mare è così bello..." disse Lucy.

"hai ragione, Lucy" disse Kouta.

"che dite" disse Takeshi "vi va di andare in spiaggia? Proprio lì" e indicò un punto abbastanza vicino da poter essere visto senza problemi dalla posizione dove stavano.

"a me va bene" disse Koichi.

"anche io sono d'accordo" disse Mayu.

"e a voi?" disse Takeshi a Nana e a gli altri. "tanto non andiamo molto lontano, solo per veder il mare un po' più da vicino" continuò Takeshi con un leggero sorriso. Kouta e le altre ci pensarono un po', ma poi furono convinti.

"va bene, veniamo anche noi" disse Yuka. E andarono verso il punto indicato da Takeshi. Dopo aver attraversato il ponte, andarono in spiaggia. Ci arrivarono in pochi minuti. In spiaggia, Lucy disse a Kouta: "ti va di fare qualche passo insieme? Solo noi due soli per qualche minuto?".

"ma certamente" le rispose Kouta. E dopo aver avvisato gli altri, si staccarono dal gruppo, ma non andarono molto lontano dagli altri. Mentre camminavano sulla sabbia, Kouta e Lucy si tenevano per mano, si guardarono e si sorrisero. Poi si fermarono e Lucy disse guardando il mare: "non molto lontano da qui ci siamo rincontrati dopo qualche anno...".

"si, me lo ricordo bene quel momento" le rispose Kouta.

"in quel momento, ero in completo stato di amnesia..." disse Lucy.

"già...". Silenzio per qualche secondo fra loro. Poi a Lucy vennero le lacrime agli occhi e iniziò a piangere.

"cosa c'è Lucy? Cosa c'è che non va?" le disse Kouta preoccupato.

"Kouta... io... ti chiedo ancora perdono... per quello che ti ho fatto...". Kouta la abbracciò e lei rispose facendo lo stesso fortemente. Kouta, mentre l'abbracciava, le accarezzava la testa.

"va tutto bene, io ti perdono. Tranquilla" le disse Kouta sorridendo. Lucy si calmò e lo guardò.

"Kouta... ti voglio bene. Grazie per tutto il tuo amore".

"figurati. Stai tranquilla, va tutto bene" le disse non perdendo mai il sorriso. "è tutto ok".

"grazie... grazie...". Lucy si commosse dalla tenerezza di Kouta nei suoi confronti. Da sempre Kouta era stato il suo unico vero amico, e Lucy, dopo tutto quello che aveva passato, non voleva perdere la persona che le ha dato più amore. Intanto, mentre Kouta e Lucy stavano insieme, Koichi stava con Mayu e parlarono di animali, dato che condividevano questa passione. Wanta li seguiva.

"è bello avere un'amica come te, Mayu" disse Koichi. Mayu arrossì. "dobbiamo frequentarci più spesso" continuò il ragazzo. Nel frattempo, Yuka parlava con Nana che si era seduta sulla sabbia, ancora piuttosto pensierosa.

"qualcosa non va, Nana?" le disse Yuka.

"no, no... tutto bene" disse Nana, ma Yuka non era del tutto convinta dalle sue parole. Takeshi, notando che Nana sembrava piuttosto triste, le domandò: "Nana, va tutto bene?". Nana non rispose. "vuoi fare qualche passo insieme a me?" continuò il ragazzo. Nana lo guardò, poi gli disse: "va bene...".

"ok, vieni" e le porse la mano. Nana la prese con dolcezza. E insieme, iniziarono a fare dei passi sulla sabbia, tenendosi per mano. Mentre camminavano, Takeshi le disse: "allora Nana, cosa mi dici? Come vanno le cose?".

"abbastanza bene... grazie", rispose Nana con un leggero sorriso.

"mi fa piacere" rispose il ragazzo, che poi continuò: "ti va di parlare di cucina?". Sentendo queste parole, a Nana ritornò un grande sorriso sulla faccia.

"si! Si! Io amo cucinare!" E parlarono di vari piatti. Poi, dopo qualche minuto, Takeshi le disse: "sai Nana, io non ho mai avuto amiche prima di voi...".

"davvero?".

"già" rispose Takeshi con un'aria triste. Poi continuò: "ho un po' di amici, ma di amiche prima di voi... nemmeno l'ombra...".

"mi dispiace...".

"servono sia gli amici che le amiche per rendere la vita ancora più bella, e io non voglio perdere la nostra amicizia. Sai Nana...".

"si?" Nana era a tutt'orecchi.

"non ho mai conosciuto qualcuno a cui piacesse così tanto la cucina, come a me... è bellissimo avere un'amica la cui sua grande passione è identica alla mia...frequentiamoci più spesso, va bene?". Nana lo guardò negli occhi, arrossendo. E sorridendogli, disse: "ma certo Takeshi...".

"bene... bene" disse stringendole la mano. "ora torniamo dagli altri ok?".

"si, ok" rispose Nana. E così tornarono dagli altri, che si erano riuniti. Poi camminarono per ancora qualche ora per la città, poi quando furono quasi le 17:00, decisero di andare verso casa. Kouta e le altre accompagnarono i ragazzi a casa loro, e dopo averli salutati, tornarono a casa. Mentre camminavano verso casa loro, Kouta disse alle altre: "siete state bene oggi con Takeshi e Koichi?".

"molto" risposero.

"anche io" rispose Kouta. Poi, poco tempo dopo, arrivarono a casa.

CAPITOLO 19

MAYU E NANA INNAMORATE

Arrivati a casa, Kouta e le altre erano piuttosto stanche a causa delle lunghe camminate che avevano fatto con Takeshi e Koichi. Quando entrarono in casa, Kouta disse a tutte loro: "allora, siete state tutte bene con i nostri due amici?".

"si, tanto" risposero.

"bene, io adesso vado a lavarmi. Fate anche voi la stessa cosa".

"si" dissero Yuka e le altre. Poi si andarono a preparare per lavarsi. mentre si prepararono, Kouta notò che Nana e Mayu erano piuttosto turbate, pensierose. Ci pensò per parecchi minuti. Ma non fu l'unico: anche Yuka notò questo fatto in loro due e anche lei ci pensò non poco.

Passarono due ore. Ormai era ora di cena. Mayu e Nana, mentre preparavano la cena, parlarono molto in privato riguardo a delle loro sensazioni personali; se Kouta, Lucy o Yuka fossero andati in cucina, cambiavano subito argomento, per non rischiare di essere sentite. E così successe. La questione di cui parlavano era troppo delicata. Non volevano rischiare. Prepararono la cena anche per il cucciolo Wanta e gliela portarono. Quando la cena era pronta, Lucy, Kouta, Yuka erano già a tavola. Mayu e Nana portarono ciò che aveano preparato, e tutti iniziarono a mangiare. Durante la cena, Lucy disse: "sono stata bene oggi, è stata proprio una bella giornata".

"anche per me lo è stata", disse Yuka.

"pure per me", aggiunse Kouta, che poi aggiunse: "dovremmo uscire più spesso con Takeshi e Koichi, sono veramente due bravi ragazzi".

"già" disse Yuka "ci hanno pure pagato il pranzo di oggi... dobbiamo restituirgli questo favore un giorno di questi...".

"arriverà quel momento, tranquilla" le disse Kouta. Poi egli continuò riferendosi a Nana e Mayu: "avete passato bene la giornata anche voi?". Loro fecero sì con la testa, guardandolo. Kouta notò che Mayu e Nana avevano mangiato molto poco; infatti, il loro piatto aveva ancora molto cibo.

"non avete fame?" domandò Kouta a Mayu e Nana. In un primo momento, loro non risposero, poi Nana disse: "io... no... non ho fame...".

"neppure io..." aggiunse Mayu.

"c'è qualcosa che non va?" domandò Lucy a loro.

"ecco..." risposero. Nana e Mayu sembravano molto confuse. Kouta e le altre iniziarono a preoccuparsi. Che cosa poteva tenerle in quello stato così strano?

"qualcosa vi turba?" domandò loro Yuka.

"no... no... nulla..." dissero.

"non dite bugie" disse Kouta "si vede molto che c'è qualcosa che vi turba. Coraggio, dite di cosa si tratta, forse possiamo aiutarvi".

"be... ecco..." disse Mayu.

"sapete" continuò Kouta "è da quando siamo tornati a casa che vi vedo piuttosto strane. Per caso, la faccenda riguarda Takeshi e Koichi?". Sentite queste parole, Nana e Mayu arrossirono e guardarono la tavola, per cercare di distogliere la loro attenzione.

"anche io me ne sono accorta" disse Yuka.

"avanti, amiche" disse Lucy "che cosa vi turba? Coraggio, ditelo. Parliamone, forse possiamo aiutarvi". A questo punto, Nana e Mayu non potevano più tirarsi indietro, erano costrette a dire quello che provavano.

"va bene..." disse Nana "ve lo diciamo". Mayu annuì; il suo gesto voleva dire che lei era d'accordo con Nana. Poi, Nana disse: "noi... ecco...".

"tranquilla, coraggio" dissero Lucy, Yuka e Kouta.

"io sono innamorata di Koichi" disse Mayu con gli occhi chiusi.

"e io di Takeshi" disse Nana chiudendo gli occhi. Poi entrambe, riaprendo i loro occhi, respirarono a fatica, affannosamente. E vennero ad ambedue le lacrime agli occhi. Lo si notava bene. Ad assistere a quella scena e ad ascoltare quelle parole pronunciate, Kouta, Yuka e Lucy sorrisero a Nana e a Mayu, e provarono compassione e affetto per loro due. Kouta, Lucy e Yuka si alzarono da tavola ed andarono ad abbracciarle, che avevano iniziato a piangere.

"adesso è tutto chiaro" disse Kouta a Nana e Mayu sorridendo "tranquille, tranquille".

"va tutto bene" disse Yuka.

"non piangete, amiche" disse Lucy.

"calme, calme" disse Kouta a Nana e Mayu "adesso ne parliamo tutti insieme, se vi va". Mayu e Nana, con gli occhi zuppi di lacrime, annuirono. Kouta, Lucy e Yuka sparecchiarono la tavola, mentre Nana e Mayu restarono sedute, per calmarsi. Dopo qualche minuto, finirono di sparecchiare e poi si sedettero per parlare con Nana e Mayu.

"l'amore è un'emozione molto forte" disse Kouta. "adesso capisco perché prima, in cucina, cambiavate sempre argomento. Vi capisco, amiche" continuò Kouta sorridendo a loro.

"da quanto avete questa forte emozione per loro due? Da oggi o da qualche giorno?" domandò Lucy.

"noi abbiamo questa emozione per Takeshi e Koichi da oggi, precisamente da quando eravamo sulla spiaggia"risposero Mayu e Nana.

"che cosa vi ha fatto scoppiare l'amore per Takeshi e Koichi?" domandò loro Yuka.

"a me quando Koichi mi ha detto che è bello avere un'amica come te" disse Mayu.

"e a te, Nana?" domandarono al diclonius.

"vedete..." disse Nana "la cosa che mi ha fatto scoppiare l'amore per Takeshi, è stata quando lui mi ha detto che non ha mai conosciuto nessuno prima di me a cui piacesse così tanto la cucina come a lui... Mi ha detto inoltre che non aveva nessuna amica prima di me, non vuole perdere l'amicizia fra io e lui e fra tutti noi, e ha aggiunto frequentarci più spesso... mi ha dato anche la mano... insomma, da questa situazione mi è scattato l'amore per lui...". D'improvviso, Nana iniziò a tremare. Tutti loro lo notarono. Poi al diclonius numero sette, vennero le lacrime agli occhi.

"Nana che cosa ti prende?" domandarono preoccupati. Successivamente, Nana si mise le mani sul viso coprendoselo. Sospettando che si trattasse di amore e basta, Yuka le disse: "tranquilla, tranquilla. L'amore è una cosa normale...". Ma non era così. Infatti, Nana disse tutta piangente: "non è per questo...".

"e per che cosa?" domandarono tutti gli altri.

"Takeshi è un amico mio, di tutti noi... ma non sa... la mia vera identità..." disse Nana, indicando le sue corna. "che cosa succederà se mi vedesse come sono realmente?" disse Nana, urlando e con gli occhi chiusi. In presenza di Takeshi e di Koichi, Nana aveva sempre, infatti, indossato un cappello, o un berretto, per coprire le sue corna. Kouta e le altre capirono. Era impossibile non capire. Tutti andarono ad abbracciarla e ad accarezzarla, mentre continuava a piangere, provando a consolarla e a calmarla, ma fu tutt'altro che semplice. La situazione era molto delicata e il futuro molto interrogativo. Per Kouta, Yuka e Mayu non restava altro che aspettare che sarebbe successo qualcosa di importante per Nana e anche per Lucy.

Dopo qualche minuto, Nana riuscì a calmarsi, anche se con molta fatica. Poi disse: "grazie per il vostro amore. Veramente grazie. Adesso vorrei solo andare a dormire".

"anche io" disse Mayu. Apparivano entrambe decimate dall'amore per Takeshi e Koichi. Mentre andavano a prepararsi per la notte, Kouta con Yuka e Lucy accanto, disse: "le capisco. Adesso hanno solo bisogno di riposarsi".

"hai ragione" dissero Lucy e Yuka. Loro andarono a dormire quasi un'ora dopo di Nana e Mayu.

CAPITOLO 20

L'INCONTRO CON MIYU

Se per Lucy, Kouta e Yuka quella fu una notte piuttosto tranquilla, lo stesso non si poteva dire per Mayu e per Nana. Infatti, ci misero tantissimo ad addormentarsi; colpite dall'amore per Takeshi e per Koichi, Mayu e Nana, durante la notte si girarono e rigirarono nel letto. Ma non solo: infatti, per non poco, piangevano e piangevano in silenzio, per non farsi sentire. Mayu si addormentò tre ore dopo essere andata a letto, pianse per circa mezz'ora; riuscì a calmarsi, ma non fu facile addormentarsi. Per Nana la situazione non era molto simile: per il diclonius, infatti, oltre ad essere colpita dall'amore, era molto tormentata dal fatto di dover rivelare il suo vero aspetto a Takeshi, il ragazzo di cui lei era molto innamorata. Rispetto a Mayu, Nana pianse di più, preoccupata anche per sé stessa, oltre che per il fatto di rivelare il suo vero aspetto al ragazzo. Il diclonius si addormentò quattro ore dopo essere andata a letto. Addormentarsi per lei fu un'impresa. Quella notte, per le povere Mayu e Nana, fu la più terribile che passarono in tutta la loro vita.

La mattina successiva, intorno alle ore 08:00, Lucy si svegliò per prima, poi si svegliò Yuka e poi Kouta e insieme prepararono la colazione per loro e per Nana e Mayu, che dormirono ancora per un po'. Mentre stavano preparando la colazione, Lucy domandò a Kouta e a Yuka: "mi dispiace molto per Nana e Mayu, ieri mi hanno fatto molta tenerezza...".

"l'amore è una cosa normale, Lucy" le disse Yuka "vedrai che tutto andrà bene".

"lo spero molto" rispose il diclonius.

"che cosa pensi tu, Kouta?" gli domandò Yuka.

"io credo che" rispose Kouta "noi dobbiamo sempre stare vicini a loro, sempre, in ogni momento. Hanno avuto un passato drammatico, non dovranno mai sentirsi da sole".

"hai ragione" disse Lucy. Successivamente, portarono la colazione sulla tavola, anche quella per Nana e Mayu, che arrivarono poco dopo. Avevano molta fame. Era normale, la cena precedente non avevano quasi mangiato per nulla.

"ho molta fame..." disse Nana.

"anche io..." aggiunse Mayu.

"venite, abbiamo preparato la colazione anche per voi" disse loro Yuka. Nana e Mayu la mangiarono un po' in fretta; i morsi della fame si facevano sentire molto. Quando avevano finito di mangiare, gli altri dovevano ancora finire la colazione. Chiesero scusa per aver mangiato in fretta, ma Kouta, Lucy e Yuka dissero: "state tranquille, non fa nulla". Nana e Mayu avevano lo sguardo assonnato, avevano dormito male. Del resto, tutti gli altri erano consapevoli che Nana e Mayu avrebbero passato una notte orribile. Impossibile, quindi, fu non capirle in quel momento.

"io... non credo di aver dormito... così male in vita mia..." disse Mayu molto assonnata.

"non sei la sola..." le disse con un leggero sorriso Nana. Si guardarono e si sorrisero con gli occhi mezzi chiusi.

"mi dispiace che voi abbiate passato una brutta notte..." disse loro Lucy.

"sono gli effetti dell'amore..." disse Mayu.

"già, purtroppo non sono deboli..." disse Kouta.

"e pensare che i sintomi potrebbero essere non pochi..." disse Yuka.

"...me ne dici uno... per favore...? Cos'altro... possiamo provare?" disse Nana.

"be, a dire il vero, se si tratta di un amore molto forte, si può sudare freddo, vomitare e avere la nausea".

"dici... davvero...? Non lo sapevo..." disse Nana.

"eh sì" rispose Yuka "oppure sparisce la fame per un po'".

"...come è successo a noi..." disse Mayu.

"già" disse Yuka. Successivamente, Nana sbadigliò. Poi il diclonius disse: "mamma mia... che sonno che ho...".

"tornate a dormire un altro po', fareste meglio" disse loro Kouta.

"...forse hai ragione..." disse Mayu "possiamo alzarci?".

"si, certamente" disse Yuka.

"...grazie" risposero. E tornarono nella propria camera a riposarsi ancora per un po'. Lucy sparecchiò la tavola, aiutando Kouta e Yuka. Nana e Mayu si riaddormentarono quasi subito e dormirono per circa due ore. Quando si risvegliarono, si sentirono un po' meglio, ma erano ancora piuttosto frastornate. Si vestirono e andarono a mangiare ancora qualcosa, visto che avevano ancora un po' di fame. Quando Kouta e Lucy dissero loro come stavano, loro risposero con un sorriso: "meglio, grazie". Sembrava però che gli effetti dell'amore fossero solo questi per Nana e Mayu; non fu così. Infatti, nel corso della giornata, Nana vomitò due volte, pensando sia a Takeshi sia al fatto di essere costretta, un giorno, di fargli vedere il suo vero aspetto, mentre Mayu ebbe l'aumento del battito cardiaco più volte, pensando a Koichi. Erano molto innamorate e anche la notte successiva si addormentarono con non poca fatica. Nel corso della giornata, notando i comportamenti di Mayu e di Nana, Lucy, Yuka e Kouta cominciarono a preoccuparsi. Di notte, quando Nana e Mayu dormivano, loro tre erano ancora svegli.

"che cosa possiamo fare? Io inizio ad essere preoccupata veramente..." disse Yuka.

"loro sono veramente innamorate" disse Lucy "non pensavo che avessero questi comportamenti".

"se anche domani avranno questi sintomi, farò chiamare un medico dall'ospedale più vicino".

"penso sia una buona idea" disse Yuka.

"povere Nana e Mayu..." disse Lucy.

"tranquilla Lucy, andrà tutto bene" disse Yuka "ora andiamo a letto anche noi".

Il giorno seguente, per Nana e Mayu non fu molto diverso da quello precedente; infatti, mostravano ancora dei sintomi abbastanza preoccupanti. Così Kouta, verso le tre del pomeriggio, si avviò verso l'ospedale più vicino a loro. Arrivato, parlò con un dottore dell'ospedale riguardo Mayu e Nana e tornò a casa con lui, che visitò sia la ragazza che il diclonius. Nana, ovviamente aveva un cappello sulla testa, per far nascondere le sue corna. Le si era detto di indossarlo perché sarebbe arrivato un medico. Il dottore si era portato una valigetta, contenente degli strumenti per visitarle. Dopo averle visitate, il dottore disse a Kouta e a Yuka che per qualche giorno, Nana e Mayu avrebbero dovuto mangiare solo roba leggera, bere molto e riposarsi tanto. Lasciò loro, inoltre, una scatoletta di farmaci specifici che Nana e Mayu avrebbero dovuto prendere almeno due volte al giorno nel caso in cui i sintomi avrebbero potuto essere di nuovo così forti.

"la ringraziamo molto" dissero Yuka e Kouta al dottore, mentre Lucy stava con Nana e con Mayu.

"figuratevi".

"la riaccompagno all'ospedale" gli disse Kouta.

"ti ringrazio, ragazzo" disse il dottore. Yuka raggiunse Lucy, mentre Kouta e il medico uscirono di casa. Kouta riaccompagnò così il dottore all'ospedale. Arrivati all'ospedale si salutarono, stringendosi la mano. Il dottore entrò nell'ospedale, mentre Kouta si riavviò verso casa. Mentre camminava, il ragazzo pensava, dicendo nella mente: "spero che Nana e Mayu stiano meglio, non vorrei che le cose peggiorassero". Quando fu non molto lontano da casa, si trovava in un punto dove si vedeva il mare in lontananza. Si fermò per qualche secondo ad osservarlo da lontano.

"il mare è così bello..." disse nella mente. E riprese a camminare verso casa, guardando per ancora qualche istante il mare e proprio quando rigirò lo sguardo verso la strada, andò ad urtare qualcuno, qualcuno che stava correndo e, dopo aver urtato Kouta, cadde per la strada, perdendo l'equilibrio. Finì perfino dietro Kouta per quanto correva.

"scusami tanto..." disse Kouta a quella persona. Si girò e vide che quel qualcuno era una bambina, che si stava rialzando lentamente. Era Miyu.

"ti chiedo scusa, mi dispiace, ero distratto", le disse Kouta. Miyu aveva il fiatone, aveva corso per un bel po'.

"non... fa... niente..." disse Miyu, piegandosi e mettendosi le mani sulle gambe per riprendere fiato.

"stavi andando di fretta da qualche parte..." le disse Kouta.

"no... a dire il vero... stavo scappando..." per quanto aveva corso, il diclonius numero quarantatré non riusciva a calmare il fiatone.

"scappando? E da chi?" le disse Kouta abbastanza stupito. Miyu non riusciva a parlare per il fiatone, al punto che, essendo molto stanca, mise le ginocchia per terra, continuando a respirare affannosamente. Kouta a questo punto, le disse: "aspetta". E la prese in braccio e la portò a casa.

CAPITOLO 21

IL RACCONTO DI MIYU

Kouta, con la piccola MIyu in braccio, corse verso casa, per evitare che succedesse qualcosa di brutto alla bambina; ci mise circa otto minuti per arrivare a casa. Quando arrivò a casa con Miyu in braccio, Kouta, con il fiatone, lasciò che Miyu si rimettesse in piedi, aprì il cancello, entrarono e subito Kouta lo richiuse. Poi, Kouta si appoggiò al muretto per calmare il fiatone, era molto sudato e stanco. Miyu, intanto osservò tutto intorno a lei. Poi, Kouta le disse: "sei al sicuro adesso...".

"grazie" rispose la bambina.

"figurati. Ora entriamo". Il cucciolo di Mayu, Wanta stava dormendo nella sua cuccia, Miyu non lo vedeva. E così, Kouta e Miyu entrarono in casa. Nel salotto d'ingresso vi era Yuka, ad aspettare Kouta.

"oh, sei tornato Kouta. Perché ci hai messo così tan..." Yuka fu interrotta dal vedere la piccola Miyu, che si era fatta avanti dopo di Kouta.

"e chi è quella bambina?" gli disse Yuka.

"ora spiego tutto, tranquilla".

"come vuoi".

Kouta e Yuka si sedettero; il ragazzo, successivamente, invitò Miyu a sedersi, e così fece la bambina, che mostrava un po' di timidezza.

"tranquilla, è tutto ok" disse Kouta alla piccola diclonius. Poi il ragazzo disse a Yuka: "dopo aver accompagnato il dottore all'ospedale, stavo tornando a casa e a un punto dove si vedeva il mare in lontananza, mi sono fermato ad osservarlo per qualche secondo, poi ho urtato accidentalmente questa bambina".

"come mai?" disse Yuka.

"be" rispose Kouta "a dire il vero ero distratto in quel momento, non mi ero reso conto che stava correndo...".

"correndo? E per quale motivo?".

"mi ha detto che stava scappando da qualcosa, ma era molto affaticata, talmente tanto che non riusciva a parlare... non potevo lasciarla lì e che lei rischiasse qualcosa di grosso".

"capisco" disse Yuka a Kouta. "davvero stavi scappando da qualcosa?" disse incuriosita Yuka alla piccola diclonius. La bambina fece di sì con la testa. Poi Yuka le disse: "come ti chiami, piccola?".

"Miyu..." disse la bambina con molta timidezza.

"ok, Miyu, io sono Kouta" disse Kouta.

"e io mi chiamo Yuka" le disse Yuka.

"molto piacere" disse loro Miyu.

"ci puoi raccontare, per piacere, da cosa stavi scappando?" le disse Kouta.

Miyu disse a bassa voce: "va bene...". Sembrava molto intimidita.

"stai tranquilla, non ti succederà niente", le disse sorridente Kouta "comincia pure". E Miyu iniziò a parlare, con calma e affrontando la timidezza.

"io... come vi ho detto prima, mi chiamo Miyu e stavo scappando da degli uomini che mi volevano catturare...".

"catturare?" disse Yuka "chi sono quegli uomini? e dove ti volevano portare?".

"loro sono uomini del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE".

"diclonius research institute? E cosa sarebbe?" le disse Kouta.

"quello è il laboratorio da dove provengo io". Kouta e Yuka rimasero piuttosto straniti. "come sarebbe?" domandarono a Miyu.

"io sono cresciuta lì".

"ma davvero?" dissero Yuka e Kouta.

"si" rispose Miyu.

"e dove si trova?" le domandarono.

"al largo delle coste di Kamakura, così mi hanno detto" rispose la bambina, che poi continuò: "sapete, dalla mia nascita fino ad oggi non avevo mai visto il mondo esterno, nemmeno per un giorno". Kouta e Yuka si stupirono. Come era possibile una cosa del genere?

"ma... perché non sei mai uscita da lì?" le domandò Yuka.

"non lo so con esattezza, questa domanda la devi fare alle persone che stanno lì... scusa...".

"tranquilla, non ti devi scusare... se non lo sai non fa niente" le disse Yuka.

"ok...".

"e cosa facevi lì, in quel laboratorio?" le domandò Kouta.

"io..." e le vennero le lacrime agli occhi. Kouta e Yuka lo notarono. "no, no, non fare così Miyu, va tutto bene" le dissero. Poi la piccola diclonius disse: "scusate... è che io lì ho sofferto molto... moltissimo..."

"veramente?" disse Yuka. Kouta, successivamente, disse: "perché? Cosa ti facevano?".

"degli esperimenti...". Al sentire queste parole, Kouta e Yuka rimasero di nuovo stupiti. Poi Kouta disse alla piccola diclonius: "perché ti facevano esperimenti?". Miyu, con le lacrime agli occhi gli disse: "perché io sono una diclonius, me lo hanno detto tempo fa quelle persone". Kouta e Yuka rimasero piuttosto confusi, non avevano mai sentito infatti la parola "diclonius", non sapevano che cosa significasse.

"diclonius?" disse Yuka "come sarebbe?".

"che cosa vuoi dire?" disse incuriosito Kouta. Miyu intanto, piano piano, si calmò; prima infatti stava per mettersi a piangere. Solo la tenerezza di Yuka e di Kouta la fermarono dalle lacrime.

"al laboratorio mi hanno detto che non sono un umano come gli altri" continuò la piccola diclonius "infatti, io ho particolarità".

"e quali sarebbero?" domandarono Kouta e Yuka.

"una di esse sono queste" e indicò con gli indici i fiocchi sulla sua testa. Miyu, così come Kinuko, durante lo scontro con Ayaka, non aveva perso i fiocchi che coprivano le sue corna.

"quei fiocchi? Non ci vedo niente di male..." disse Yuka. Ma Miyu prese i fiocchi e li sciolse; i nastri vennero via e si videro le corna della piccola diclonius. Al vedere le corna di Miyu, Kouta e Yuka si stupirono, più delle volte di poco prima e si alzarono dalle sedie e fecero un passo indietro.

"ma... ma..." disse Kouta.

"questo è impossibile..." disse Yuka.

"e non è tutto" disse Miyu. E la bambina, con uno dei suoi vettori, sollevò una sedia. Kouta e Yuka non seppero che cosa dire, erano completamente sorpresi. La bambina, appoggiando la sedia sul pavimento, disse: "accettatemi così come sono... vi prego...". Kouta e Yuka erano ancora piuttosto scioccati nel vedere di nuovo una cosa del genere dopo che l'ebbero vista con Nana e con Lucy qualche tempo prima, ma riuscirono a ritrovare il sorriso verso la bambina e le dissero: "sta tranquilla" e si risedettero.

"Kouta... Miyu è come loro...". Kouta annuì, mentre Miyu li guardava piuttosto stranita.

"mamma mia... sei come loro..." disse Kouta.

"loro chi?" disse Miyu.

"Lucy e Nana...". Miyu si insospettì. Poi ricordò quello che aveva detto Takeshi: "le mie uniche amiche sono Yuka, Mayu, Nana e Lucy". In quel momento, arrivò proprio Lucy che, venendo, disse sorridendo: "ho sentito una voce nuova. Chi abbiamo in casa?". E vide Kouta e Yuka con la piccola Miyu. Al vedere le corna di Miyu, Lucy disse con un po' di stupore: "ma... quella bambina ha...".

"possiamo spiegarti tutto, Lucy" disse Kouta. Al sentire il nome Lucy e ricordandosi di quello che le aveva detto Kinuko, Miyu rabbrividì e liberò i suoi quattro potenti vettori per essere pronta a difendersi.

"lo so chi sei tu!" disse Miyu a Lucy "sei un mostro sanguinario! Sta lontana!". Lucy liberò i suoi vettori. Lo scontro sembrava inevitabile; ma Yuka cercò di riportare la calma e disse alla piccola diclonius: "no Miyu! Non è come pensi! Lucy non è più quella di prima!". Miyu si stupì.

"come sarebbe?".

"Lucy è cambiata, non è più come prima" disse Kouta.

"è vero?".

"si, ho compreso i miei errori e sono pentita di quello che ho fatto, davvero" disse Lucy. Miyu ritirò i suoi vettori, capendo che non c'era alcun pericolo, anche perché se ci fosse stato, in quel momento sarebbero tutti morti. Anche Lucy ritirò i suoi vettori. La situazione tornò, così alla normalità. Chiariti, tutti si sedettero, poi Lucy disse a Miyu: "come facevi a sapere come mi chiamo?".

"me lo ha detto Kinuko".

"chi è Kinuko? Una diclonius come te?" domandò Yuka.

"si, io e lei siamo state incaricate di far fuori Ayaka".

"e chi è Ayaka?" domandò Kouta.

"Ayaka è anche lei una diclonius, che è riuscita a scappare dal laboratorio e io e Kinuko siamo state incaricate di farla fuori".

"perché?".

"perché ci hanno detto che è cattiva e pericolosa, ma non è così. Quando l'abbiamo trovata, era in compagnia di una bambina di nome Aiko. Loro si vogliono molto bene, al punto che Aiko considera Ayaka sua sorella maggiore. Ma noi dovevamo obbedire ai nostri ordini, così siamo passate all'attacco e abbiamo affrontato Ayaka ma lei ci ha sconfitte, perché è molto forte...". Raccontò anche della faccenda di Kinuko che colpì Aiko perché al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE avevano messo degli esplosivi a Kinuko e avevano minacciato il diclonius di farla saltare in aria se avesse disobbedito agli ordini.

"che storia triste..." disse Lucy.

Miyu continuò poi il suo racconto. Disse che poi si chiarirono con Ayaka e con Aiko e che poi si salutarono. Successivamente, disse che incontrarono un ragazzo di nome Takeshi.

"Takeshi?" disse Yuka "ce lo puoi descrivere?"

"Miyu lo descrisse e la descrizione corrispose a tutto.

"tu e Kinuko avete fatto amicizia con Takeshi? anche nostro amico, sai?" disse Kouta.

"davvero?".

"si".

"e poi cosa è successo?" disse Lucy.

"dopo che ci siamo salutati, io e Kinuko siamo finite in un posto abbastanza isolato e lì abbiamo avuto uno scontro con degli uomini del laboratorio, che..." e le vennero di nuovo le lacrime agli occhi.

"cosa è successo Miyu?" le domandarono gli altri.

"hanno catturato Kinuko..." e pianse. Piangendo, continuò: "io sono riuscita a scappare, mentre... la povera Kinuko... è tornata in quel brutto posto...". Miyu si era affezionata molto a Kinuko, lo si notava molto. Kouta e le altre abbracciarono la piccola diclonius. "posso restare con voi per adesso? Vi prego...".

"ma certo, certo che puoi restare con noi" disse Yuka.

"grazie..." rispose la piccola diclonius. Successivamente, arrivarono Mayu e Nana; dopo aver dormito qualche minuto, stavano un po' meglio e anche loro rimasero di stucco quando videro le corna di Miyu ma poi, Kouta, Yuka e Lucy spiegarono tutto. e MIyu raccontò tutto anche a loro due.

CAPITOLO 22

UN INASPETTATO CAMBIAMENTO

Dopo essersi chiarita per bene anche con Mayu e Nana, la piccola diclonius Miyu, spiegò tutto quello che le era successo anche a loro due.

"accidenti, che storia" disse Nana.

"già" disse Mayu. Poi la piccola Miyu iniziò a lacrimare. Mayu le disse: "no, Miyu, non piangere...".

"perché stai piangendo?" le domandò Lucy.

"vi chiedo scusa... è che...". Silenzio per qualche secondo

"coraggio, continua" le disse Kouta con un sorriso.

"è che... non poso che pensare a Kinuko... l'hanno riportata lì e subirà altre torture...". E scoppiò a piangere a dirotto. La piccola Miyu si era affezionata molto a Kinuko, nonostante avesse passato non moltissimo tempo con lei.

"ti capiamo, Miyu" disse Yuka mettendole una mano sulla spalla dstra della piccola diclonius, mentre lei continuava a piangere, coprendosi il volto con le mani. Poi Miyu abbracciò Yuka.

"Kinuko! P.… povera Kinuko!". Yuka fu colpita moltissimo dal suo abbraccio, e rispose alla piccola diclonius facendo altrettanto. Mentre yuka abbracciava Miyu, le diede le carezze sulla testa, come se fosse la sua mamma. A Miyu piacevano molto le carezze sulla testa e grazie a questo gesto, lentamente si calmò. Tutti i presenti furono colpiti da quella scena molto bella da vedere. Poi, Kouta disse alla piccola Miyu: "vedrai che troveremo una soluzione". Miyu lo guardò e annuì. Non molto tempo dopo, l'ora di cena era vicina. Kouta e Yuka apparecchiarono la tavola, Lucy faceva vedere a Miyu tutta la casa. Prima che preparasse la cena con Nana, in compagnia di Lucy, Mayu fece vedere alla piccola diclonius il suo cucciolo Wanta. A Miyu piacque molto il cagnolino di Miyu, fu il primo cane che vide in vita sua e subito mostrò una grande simpatia per i cani; pure a Wanta piacque tanto Miyu. Successivamente, Mayu andò in cucina a preparare la cena con Nana.

"dove sta andando Mayu?" domandò Miyu a Lucy.

"sta andando a preparare la cena con Nana, tra poco mangiamo" disse Lucy alla piccola diclonius.

"che cosa mangiamo?".

"andiamo a chiederlo a loro" rispose Lucy con un sorriso. E andarono in cucina. Nana e Mayu stavano cucinando.

"vedi Miyu? Ci stanno preparando da mangiare" le disse Lucy, che poi si rivolse a Nana e a Mayu dicendo: "cosa preparate da mangiare per noi stasera?".

"oh, roba molto squisita!".

"hai sentito Miyu? Fra poco mangeremo roba molto buona" disse Lucy a Miyu. La piccola diclonius annuì. Circa venti minuti dopo, la cena era pronta. Tutti erano a tavola. Iniziarono a mangiare, ma Miyu osservava il suo piatto e le bacchette, senza fare nulla. Yuka le domandò: "qualcosa non va, Miyu?".

"è che io... non so come devo fare... cosa sono queste?" indicando le bacchette. Miyu, infatti, non sapeva come mangiare. Al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE gli scienziati le davano da mangiare in modo specifico, tramite le flebo; la stessa cosa facevano per ogni diclonius. E così, Miyu raccontò questo fatto. Successivamente, Nana insegnò rapidamente alla piccola diclonius come mangiare con le bacchette, ma essendo la prima volta che Miyu provava questa cosa, i risultati furono un po' scarsi. Così Nana disse: "non ti preoccupare Miyu, è normale; non lo hai mai fatto. Ti aiuto io", e imboccava la piccola diclonius. Finirono di cenare dopo poco più di mezz'ora. Poi Miyu voleva andare a dormire, era molto stanca. Scelsero una camera per lei, tutti la sistemarono e le prepararono il letto. Poi, quando la piccola diclonius si sdraiò sul letto, disse a tutti: "grazie per avermi accolta... vi ringrazio molto...".

"figurati Miyu. Dormi bene" dissero con un sorriso. Spensero la luce e chiusero la porta della camera. Miyu si addormentò poco dopo. Non molto tempo dopo, anche gli altri andarono a dormire. Il giorno successivo, Miyu fu l'ultima a svegliarsi, infatti ella dormì molte ore. Dopo aver fatto colazione, Miyu voleva uscire, per continuare a vedere il mondo esterno.

"per me non ci sono problemi" disse Yuka "ma è meglio che tu copra con un berretto le tue corna". Miyu annuì. Tutti insieme decisero che fu Kouta ad andare con Miyu; il ragazzo acconsentì. E così, Kouta e Miyu uscirono. Kouta la portò in un parco giochi, lo stesso dove vi erano andate Aiko e Ayaka. Non c'era nessuno in quel momento nel parco giochi, per cui la piccola Miyu poté avere tutto a disposizione per sé. Miyu si divertì tantissimo quella mattina, provò tutto il parco giochi, dallo scivolo all'altalena. Kouta la osservava seduto su una panchina, molto sorridente. Poi Miyu andò sull'altalena, si sedette e Kouta venne a spingerla.

"che bello! Che bello!" urlava la bambina mentre era sull'altalena, con Kouta che la spingeva. Stettero al parco giochi per circa un'ora e mezza, poi fecero una passeggiata e infine tornarono a casa, in tempo per l'ora di pranzo. Dopo aver mangiato, giocarono tutti insieme per quasi tutto il pomeriggio. Miyu stava molto bene con Kouta e le altre, le stavano dando molto amore, ma un'amore diverso da quello che la piccola diclonius provava al laboratorio dagli scienziati.

Nel frattempo, al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, dopo che Kakuzawa prese le analisi del diclonius artificiale con il nome di Ludme, le analizzò per le successive ore nel suo ufficio. Da quello che risultava, Ludme era quasi completato al 100%; la tecnologia del laboratorio, unita all'ingegneria genetica, aveva dato i suoi frutti. Non solo: il diclonius artificiale era molto simile a Lucy, sia per il numero di vettori che per il corpo fisico. Affinché Ludme aprisse per la prima volta i suoi occhi però, bisognava aspettare ancora qualche giorno; il progetto era completato per quanto riguarda lo stato fisico. Per il resto bisognava ancora attendere, ma non molto. Tuttavia, Kakuzawa non era una persona impaziente, sapeva bene aspettare. Il giorno successivo, in tarda mattinata, Kakuzawa continuò a studiare le analisi di Ludme, quando bussarono alla porta del suo ufficio.

"avanti". Ad entrare fu Sosuke.

"direttore, la scienziata Akemi la vuole vedere, riguarda i diclonius trentasei e trentsette".

"dove la posso trovare?".

"davanti alla loro cabina, la sta aspettando". Kakuzawa si alzò dalla sua sedia e andò verso le cabine dei diclonius numero trentasei e trentasette per parlare con Akemi. La scienziata Akemi aveva trentadue anni, era tra le più brave ed esperte di tutto il laboratorio ed era tra le persone che avevano lavorato di più al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE. Conosceva molto bene i diclonius e la loro natura, dato che li ha studiati da molto vicino. Quando Kakuzawa la raggiunse, il direttore le disse: "mi deve dire qualcosa?".

"si direttore" e mostrò a Kakuzawa i risultati degli ultimi test sui diclonius numero trentasei e trentasette, raffigurati su fogli che Akemi teneva in mano. Il direttore si esaminò.

"ho ricevuto appena adesso questi risultati, che cosa ne pensa?".

"penso che siano sufficienti per questo livello".

"cosa vuole dire?".

"cominci a fare dei test più duri su quei diclonius".

"signore?".

"mi ha sentita benissimo, dobbiamo sapere di più dai loro esperimenti".

"ma signore, non...".

"inizi ora" disse il direttore ad Akemi, e ritornò nel suo ufficio. Akemi rimase piuttosto scioccata dalle parole del direttore. Ma non poté fare altro che eseguire gli ordini. Così, nelle ore successive, i test sui diclonius numero trentasei e trentasette furono aumentati di livello, furono molto più dolorosi. Akemi osservava quei diclonius con dei sentimenti che fino a non molto tempo prima, non solo non aveva provato, ma nemmeno pensato. Dopo i primi test molto dolorosi per quei diclonius, ella tornò nel suo ufficio con i primi risultati; gli effetti furono devastanti: i diclonius numero trentasei e trentasette stavano già in fin di vita a causa dell'eccessivo uso dei test su di loro. A Kakuzawa, successivamente, altri scienziati del laboratorio portarono i risultati degli ultimi test su altri diclonius della struttura, e alla maggior parte di quei diclonius, ordinò agli scienziati di aumentare il livello dei test. Akemi fu tra le prime che lo venne a sapere, la sua reazione dentro di sé fu con un bel po' di disprezzo.

Passò qualche giorno. A molti diclonius del laboratorio i test e gli esperimenti furono aumentati di molto. Urlavano e piangevano dal dolore come mai in vita loro. Nessuno, tra gli scienziati del laboratorio provava pena o compassione per tutti quei diclonius. Nessuno, se non Akemi. Akemi, infatti, provava più volte da un po' di giorni dei sentimenti nuovi, sentimenti di pietà nei confronti dei diclonius. Inoltre, adesso che il direttore Kakuzawa aveva fatto aumentare i livelli sei test su di loro, i sentimenti di pietà di Akemi nei confronti dei diclonius aumentavano sempre di più. Notando i diclonius agitarsi sempre più nei loro macchinari e sentendo le loro urla sempre più strazianti e osservandoli piangere dal dolore, Akemi faceva sempre più fatica a concentrarsi sul suo lavoro. Cinque giorni dopo che Kakuzawa ordinò di aumentare i test e gli esperimenti, ecco che successe una cosa molto prevedibile secondo la scienziata Akemi: i diclonius numero trentasei e trentasette cedettero, i troppi test ed esperimenti di livello eccessivo li hanno fatti morire. Sul computer collegato al loro macchinario, infatti, vi era scritto: "THE SUBJECT IS DECEADED". Akemi rimase scioccata. I diclonius numero trentasei e trentasette furono i primi diclonius a morire nella storia del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE.

"basta" disse la scienziata Akemi dentro di sé "ora basta. Non si può continuare così".

CAPITOLO 23

AKEMI, LA SCIENZIATA RIBELLE

Akemi, dopo quello che era successo ai diclonius numero trentasei e trentasette, andò nell'ufficio del direttore. Arrivata, bussò. Nessuna risposta. Riprovò, ancora niente. Ipotizzò che Kakuzawa non ci fosse. A uno scienziato che le passò vicino, Akemi domandò dove fosse il direttore. Lo scienziato rispose che Kakuzawa si era assentato per un po', si trovava a parlare con Arakawa, nell'ufficio della scienziata.

"quando lo posso trovare qui nel suo ufficio?" domandò Akemi allo scienziato.

"non glielo so dire, mi ha detto che forse fra un paio di ore".

"ok, grazie". E lo scienziato si allontanò da lei. Akemi rimase da sola in quel corridoio; si avviò per tornare nel suo ufficio, ancora molto scioccata per quello che successe ai diclonius numero trentasei e trentasette. Mentre tornava nel suo ufficio, ripensava a tutte le torture sperimentali che i diclonius subivano, pensava alle loro urla, alle loro lacrime e al loro dolore, provando sempre più pietà e compassione per loro. Passò nello stesso corridoio dove c'era la porta della stanza privata del direttore. Si fermò davanti ad essa e disse nella sua mente: "questa è la stanza di Kakuzawa... chissà che cosa tiene lì dentro...". Si guardò intorno, non c'era nessuno. Spinta dalla curiosità, Akemi volle provare ad aprire la porta, ma prima che allungasse il braccio verso la maniglia della porta, notò una telecamera. Non potendoci fare niente, tornò nel suo ufficio. Quando vi entrò, chiuse la porta e chiuse gli occhi, ripensando alla crudeltà che il direttore Kakuzawa aveva deciso sui diclonius, unita al fatto che ripensava alla compassione per loro, per tutti loro. Tenne gli occhi chiusi per qualche secondo, poi li riaprì e disse nella sua mente: "che cosa nasconderà il direttore lì dentro? Lo devo scoprire". Si sedette alla sua scrivania e stette al computer per circa dieci minuti. Poi si alzò e dalla sua scrivania prese due fermagli, un foglio e una penna; "possono essermi utili" pensò, e mise tutto nelle tasche del suo camice. Successivamente, Akemi si diresse verso la stanza privata del direttore. Prima di andare nel corridoio dove vi era la stanza di Kakuzawa, si guardò intorno. Non c'era nessuno. Fortunatamente per lei, in quel corridoio passavano poche persone al giorno. Guardò il soffitto, vi era la telecamera di sorveglianza, che ruotava lentamente. Poi ad un certo punto si fermò. Lei sorrise e si fece avanti verso la stanza del direttore. Al computer, nel suo ufficio, poco prima, infatti, si infiltrò nel pannello di controllo del laboratorio e riuscì a disattivare la telecamera di sorveglianza per trenta minuti. Davanti alla porta della stanza privata di Kakuzawa, a questo punto la scienziata Akemi tirò fuori i fermagli dalla tasca e con essi cercò di aprire la porta della stanza privata del direttore. Mentre ci provava, Akemi disse nella sua mente: "che cosa tieni lì dentro direttore?". Ci lavorò per circa un minuto, sudando anche. Ma alla fine Akemi riuscì a ad aprire la porta con i suoi due fermagli. Rapidissima, entrò nella stanza, per evitare di essere scoperta da qualcuno. Entrata, osservò la stanza per qualche secondo, a cominciare dalla libreria. Osservò qualche libro, poi andò verso la scrivania della stanza. Su di essa, vi era appoggiata la cartella del progetto .D., l'argomento segretissimo di Kakuzawa.

"progetto .D.? Ma di che cosa si tratta?" disse nella mente Akemi, prendendo la cartella con entrambe le mani. E aprì la cartella. La prima pagina faceva vedere una cosa che quando Akemi la lesse, rimase molto stranita. Per progetto .D., infatti, stava per "progetto New HUmans Diclonius".

"cosa significa questa storia? Dove vuoi arrivare, direttore Kakuzawa?" disse a bassa voce la scienziata Akemi, e iniziò a sfogliarla, leggendo qualcosa in varie pagine, per circa un minuto. Mentre leggeva, Akemi rimase esterrefatta. Non riusciva a credere a quello che stava leggendo.

"no... non può essere...". Posò la cartella sulla scrivania e tirò fuori il foglio e la penna e scriveva quanti più appunti possibili. Mentre scriveva, notava spesso il suo orologio da polso, per controllare quanto mancasse alla riattivazione della telecamera che era riuscita a disattivare.

"Kakuzawa... sei solo un pazzo... non puoi fare questo..." disse nella mente la scienziata mentre scriveva. Quando ormai mancavano solo tre minuti alla riattivazione della telecamera, Akemi smise di scrivere, mise il foglio nella tasca del suo camice, ripose la cartella nel miglior modo possibile a come l'aveva trovata, ma sfortunatamente, presa dal fatto di scappare per evitare di essere ripresa dalla telecamera, non si concentrò molto, così non ripose molto bene la cartella. Poi aprì lentamente la porta per vedere se ci fosse qualcuno e anche in questo caso fu molto fortunata, non c'era nessuno. Chiuse la porta e si diresse nel suo ufficio. Entrata, si sedette alla sua scrivania e, al suo computer, analizzò lo stato di tutti i diclonius a cui era stato aumento il livello dei test e degli esperimenti. Li analizzò a uno a uno, per circa tre ore. Salvò i dati di tutti quei diclonius e altro su una sua chiavetta USB. Successivamente, tirò fuori il foglio su cui aveva preso gli appunti e scrisse al computer tutto quello che aveva scritto sul foglio. Poi salvò il contenuto sulla sua chiavetta USB e strappò in tanti pezzetti il foglio. Successivamente, riguardando lo stato dei diclonius, ripensando anche a quello che aveva letto, disse a bassa voce: "bisogna fermare questa follia". Successivamente, pensò a come agire; doveva rivelare quello che aveva letto a qualcuno di importante, così inizialmente pensò di fuggire dal laboratorio per fare ciò, ma poi pensò che cosa avrebbe potuto succederle se fosse stata scoperta. "calma, pensiamo, pensiamo con calma" disse a bassa voce. Doveva trovare un modo per dire quello che aveva letto senza che venisse scoperta. Rifletteva.

Intanto, Kakuzawa finì di parlare con la scienziata Arakawa e andò verso il suo ufficio. Mentre andava, andò nel corridoio dove vi era la sua stanza privata. decise di entrarci un attimo. Prese la chiave e la inserì nella serratura, ma non riuscì a girarla. La porta infatti, non era chiusa a chiave.

"che cosa strana..." disse nella mente il direttore "mi sembrava che prima io avessi chiuso a chiave questa porta...". Stranito, entrò nella sua stanza privata, tutto sembrava in ordine, tranne la cartella sulla sua scrivania, si vedeva qualche foglio uscire, anche se non di molto. Osservò la cartella sempre più stranito. Ci restò per qualche minuto, poi andò verso il suo ufficio, ma proprio quando stava per uscire, con la scarpa destra calpestò qualcosa. Lui guardò ed era un fermaglio, un fermaglio con una strana forma.

"ma che diavolo..." disse Kakuzawa osservandolo. La porta che non era chiusa a chiave, la cartella che non era molto a posto e infine il fermaglio, erano una prova: Kakuzawa a questo punto non ebbe dubbi, qualcuno era riuscito ad entrare nella sua stanza. Mise il fermaglio nella sua tasca, chiuse la porta della sua stanza a chiave e tenne una riunione a sorpresa. Tutti gli scienziati del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE furono convocati nella sala conferenze. Quando la riunione iniziò, Kakuzawa disse: "penso che tutti voi vi chiediate perché io vi abbia convocati adesso a sorpresa". Silenzio per qualche secondo, poi Kakuzawa continuò a parlare: "qualcuno è entrato di nascosto nella mia stanza privata, non so il motivo e non so quando". Tra gli scienziati piombò il silenzio più assoluto. Akemi, sentite queste ultime parole, piombò nel terrore. Kakuzawa aveva capito che era stata nella sua stanza, cosa sarebbe successo se Kakuzawa o qualcun altro avessero scoperto che era stata lei?

"la mia porta era chiusa non era chiusa a chiave quando sono tornato nella stanza, come voi ben sapete io la chiudo sempre a chiave prima di andare da qualche altra parte. Ho notato che un mio documento sulla mia scrivania, non era posizionato come lo avevo posizionato prima che andassi dalla scienziata Arakawa e inoltre, ho trovato un fermaglio con una forma strana" e lo mostrò agli scienziati. Akemi, si rese conto che nella fretta di uscire dalla stanza, non aveva posizionato bene la cartella sulla scivania. Per quanto riguarda il fermaglio, fece una serie di ragionamenti e alla fine riuscì a trovare la soluzione: aveva messo il fermaglio nella stessa tasca dove vi era il foglio e nel tirarlo fuori, il fermaglio deve essere scivolato via dalla sua tasca. "porca miseria!" urlò nella mente.

"cari signori" disse Kakuzawa "ognuno di voi potrebbe essere quella persona, solo Arakawa non lo può essere, dato che era con me. Voglio che si trovi subito quella persona, che le ricerche inizino immediatamente. Potete andare", e questa volta, il direttore fu il primo ad uscire dalla sala conferenze. Iniziò così la ricerca alla persona sospetta. Akemi, a questo punto doveva sbrigarsi a trovare una soluzione per rivelare a qualcuno di importante quello che aveva letto. Scartò, sempre per il momento, la fuga dal laboratorio, in questo modo non avrebbe potuto avere nessuna speranza di raggiungere il suo obiettivo; se lo avesse fatto, infatti, le telecamere l'avrebbero ripresa e Kakuzawa avrebbe ordinato subito la sua ricerca.

Kakuzawa non poté contare sulla telecamera del corridoio, scoprì infatti che era stata disattivata per trenta minuti. Così, decise di giocare una carta molto particolare; ordinò alla squadra speciale del laboratorio di far perquisire tutti gli uffici degli scienziati, per vedere se si potesse trovare qualcosa di più, qualche oggetto o qualche altra cosa sospetta. Quello di Akemi fu tra gli ultimi ad essere perquisito. Quando arrivò il turno di perquisire il suo ufficio, Akemi non vi era dentro, era ad analizzare gli esperimenti sui diclonius numero trentotto e trentanove nelle loro cabine, prima in una e poi nell'altra. Due soldati della squadra speciale del laboratorio iniziarono a perquisire l'ufficio di Akemi. Non trovarono niente di particolare, se non dei pezzetti di carta nel cestino.

"tu dici che questi pezzetti di carta possano dire qualcosa di importante se messi insieme al posto giusto?" disse uno dei due soldati all'altro.

"abbiamo l'ordine di perquisire tutto, portali nell'ufficio del direttore, non si sa mai. Io continuo a controllare l'ufficio".

"va bene". E dopo aver preso tutti i pezzetti di carta, il membro della squadra speciale li mise in una busta di plastica e andò nell'ufficio di Kakuzawa. Arrivato, il soldato bussò e dopo aver sentito la parola "avanti", entrò.

"direttore, nell'ufficio della scienziata Akemi, non abbiamo trovato nulla se non questi pezzetti di carta" disse mostrando a Kakuzawa la busta contenente i pezzetti.

"me li faccia vedere". Il soldato gli diede la busta e il direttore del laboratorio tirò fuori i pezzetti di carta.

"chissà che verrà fuori se riuscissimo a combinarli..." disse il direttore "mi potrebbe dare una mano?".

"ma certamente" disse il soldato. E si misero a cercare di combinarli. Fu molto difficile, ma alla fine, dopo non pochi minuti, riuscirono a combinare un po' di pezzi.

"ecco, qualcosa sta venendo fuori... continuiamo" disse il soldato. Alla fine, dopo un'ora, riuscirono a combinare molti pezzi di carta. Poi il direttore disse al soldato di poter tornare al suo lavoro e uscì dall'ufficio. Osservando i pezzi di carta combinati, Kakuzawa riuscì a riconoscere la scrittura, era quella di Akemi. Inoltre, da quello che riuscirono a leggere, il direttore ipotizzò che Akemi avesse aperto la cartella del progetto .D.; pensando al fatto che la cartella sulla scrivania era in una posizione differente, tutto si collegava.

"adesso non ci sono più dubbi, è stata la scienziata Akemi". Successivamente, convocò tutta la squadra speciale e disse ai membri di smettere di perquisire gli uffici. Poi chiamò Aritomo e gli ordinò di portare Akemi nel suo ufficio, dicendo anche che aveva la prova che fosse stata lei ad entrare nella sua stanza privata.

"come vuole, direttore" rispose Aritomo. E andò verso l'ufficio di Akemi. La scienziata, intanto, era nel suo ufficio a svolgere delle analisi sui diclonius. Non riusciva a concentrarsi bene dopo quello che aveva letto nella cartella segreta del direttore e dopo la riunione a sorpresa. Alla fine, decise di giocare la carta della fuga; prese la sua chiavetta USB, la mise nella tasca destra del suo camice e si diresse verso l'uscita del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE. Mentre camminava verso l'uscita, Aritomo la incrociò.

"buonasera, Akemi. Dove stai andando?".

"perché?" rispose la scienziata.

"il direttore vuole vederti". Akemi impallidì.

"per che motivo?".

"nell'ufficio di Kakuzawa, ora". disse Aritomo prendendo il braccio sinistro di Akemi, forzandola a camminare con lui nell'ufficio del direttore.

"ma perché?".

"semplice, sei stata tu ad entrare nella sua stanza, lo ha scoperto tramite dei pezzi di carta, così mi ha detto". Scoperta, Akemi non poté che passare all'attacco per poter fuggire dal laboratorio. Con il braccio destro, diede un pugno in faccia ad Aritomo, che cadde per terra, sanguinando pure. Akemi corse verso l'uscita del laboratorio. Aritomo urlava: "FERMATE AKEMI! FERMATELA!" Gli scienziati a lui vicino la rincorsero. Man mano che Akemi si avvicinava all'uscita, aveva sempre più inseguitori. Alla fine, Akemi riuscì a raggiungere l'uscita del laboratorio, con non pochi scienziati alle spalle. Uscì dal laboratorio e si diresse verso la scogliera, dove c'era una piccola imbarcazione ancorata. Akemi, giunta sulla scogliera, superò con un po' di fatica gli scogli e raggiunse l'imbarcazione. Alcuni scienziati che la stavano inseguendo, la seguirono anche sugli scogli, facendo fatica anche loro a starle dietro; altri invece andarono a chiamare la squadra speciale, per avere rinforzi, armati per di più. Akemi salì sulla piccola imbarcazione e accese il motore; mentre levava l'ancora, uno scienziato stava per salire sull'imbarcazione. Akemi, rapidissima, gli diede un pugno, stordendolo e riuscì a non farlo salire a bordo. Poi Akemi, levata l'ancora, era pronta per abbandonare l'isola. Nel frattempo, sulla scogliera arrivarono due soldati della squadra speciale. Mentre L'imbarcazione si stava muovendo verso il largo, i soldati presero le loro pistole e fecero fuoco. Alcuni proiettili colpirono la piccola imbarcazione, altri andarono a vuoto. Ma fu tutto inutile, l'imbarcazione, col passare dei secondi prendeva sempre più velocità. Akemi rimase illesa. Riuscita a scappare dal DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, Akemi, con la sua chiavetta USB contenente degli argomenti segretissimi, a bordo della piccola imbarcazione si diresse verso la costa di Kamakura.

"devo fare in modo che il direttore non realizzi quello che prima ho letto" disse nella sua mente Akemi "e voglio che i diclonius non siano più torturati. Per questo ne ho fatto fuggire uno, ho fatto si che, con un virus specifico, il macchinario di quel diclonius venisse disattivato, e ho scelto il diclonius numero quarantaquattro Ayaka".

CAPITOLO 24

IL RISVEGLIO DI LUDME

Erano circa le ore 22:00 quando Akemi raggiunse la costa della città di Kamakura. Raggiunta la spiaggia, immediatamente Akemi scese dalla piccola imbarcazione, attraversò la spiaggia e in strada cercò una soluzione su come agire. Al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, intanto, tre fra gli scienziati che inseguirono Akemi per il laboratorio fino alla scogliera, comunicarono al direttore Kakuzawa che Akemi era riuscita a scappare dal laboratorio.

"ci scusi direttore, ma non siamo riusciti a fermarla".

"razza di incapaci! Vi rendete conto che adesso lei può rivelare l'esistenza dei diclonius?".

"si signore, ce ne rendiamo conto" rispose uno dei tre scienziati.

"fate intervenire la squadra speciale, che catturino Akemi e la riportino subito qui".

"subito signore". E i tre scienziati chiamarono la squadra speciale, che partì immediatamente per Kamakura. Aritomo, intanto, era andato nel suo ufficio per riprendersi dopo il colpo subito da Akemi. Kakuzawa andò nel suo ufficio ed entrato, lo scienziato disse al direttore: "mi dispiace direttore, ho cercato di portarla nel suo ufficio, ma lei mi ha dato un pugno in faccia e mi ha messo fuori gioco...".

"ho dato ordine alla squadra speciale di darle la caccia, presto lei sarà qui di nuovo".

"capisco...".

"prenditi un po' di tempo per riprenderti, poi potrai tornare al lavoro". Detto questo, il direttore uscì dall'ufficio e vagò per il laboratorio, dando un'occhiata ai diclonius. La squadra speciale arrivò a Kamakura nel giro di poco tempo, in elicottero. Notata la piccola imbarcazione usata da Akemi, decisero di far scendere con un cavo i soldati sulla spiaggia, mentre l'elicottero avrebbe continuato a volare per la città, in attesa di nuovi ordini. I soldati, armati solo di pistola, iniziarono così a cercare Akemi per le vie della città. Akemi, intanto, correva per le strade. Dopo aver corso per qualche minuto, in varie vie della città, si fermò a riprendere fiato, chinando la testa e con le mani sulle ginocchia. Era in un punto dove si vedeva il mare in lontananza e le parve di vedere un elicottero. "forse loro sono già qui" pensò Akemi "accidenti, devo fare presto!". Si rimise a correre, ma ormai non le erano rimaste molte energie. Corse ancora per qualche minuto, mentre i soldati della squadra la cercavano furiosamente. Akemi si fermò di nuovo a riprendere fiato, chinando di nuovo la testa.

"posso aiutarla signora?" disse una persona che passava lì vicino. Akemi alzò la testa, era un ragazzo di circa venti anni.

"ti prego ragazzo, mi devi fare un favore" disse Akemi.

"signora, che cosa succede?" le disse il ragazzo. Akemi gli rispose: "mi stanno dando la caccia!".

"per che motivo? E chi la sta cercando?".

"non ho tempo per spiegarti". Akemi notò poi in lontananza un soldato della squadra speciale e disse al ragazzo: "vieni con me", e andarono in un vicolo poco distante. Arrivati, Akemi disse al ragazzo: "come ti chiami?".

"mi chiamo Haruki".

"io sono Akemi" Poi la scienziata prese la chiavetta USB e la diede al ragazzo e gli disse: "questa chiavetta contiene roba segretissima, per questo mi stanno cercando. Ti prego Haruki, custodiscila, proteggila e portala alla polizia, loro sapranno cosa fare".

"signora, ma di che cosa parla? Non capisco...". Poi si udì un'altra voce, che diceva: "qui non c'è! Vediamo oltre!". Erano i soldati che stavano arrivando nel vicolo. Akemi disse sorridente al ragazzo: "conto su di te ragazzo, ti ringrazio tanto". Lui la guardava stranito e confuso. Poi Akemi si lanciò fuori dal vicolo per far sì che i soldati non entrassero nel vicolo e, di conseguenza, non si impossessassero della chiavetta USB. Appena uscì dal vicolo, i soldati la videro; fu molto facile, per via del suo camice bianco, per cui era ben visibile.

"eccola! Prendiamola!" disse un soldato. Akemi corse nella direzione opposta al vicolo; dato che non aveva molte energie in corpo, non andò molto lontana e fu catturata dai soldati. Successivamente, i soldati chiamarono l'elicottero e tramite il cavo, ritornarono a bordo del velivolo, portando la povera Akemi con loro e rientarono alla base, al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE. Quando l'elicottero atterrò, i soldati portarono Akemi da Kakuzawa. Mentre la portavano nel suo ufficio, gli altri scienziati la guardavano con indignazione. Lei ignorava tutto ciò.

"tanto quello che volevo fare, io l'ho fatto" disse nella mente. Arrivati nell'ufficio del direttore, vi entrarono dopo aver bussato. Nell'ufficio, oltre a Kakuzawa vi erano anche Sosuke ed Aritomo.

"bene bene" disse Kakuzawa "Akemi, da te proprio non me lo sarei aspettato, sai?". Akemi non disse nulla. Poi il direttore disse ai soldati: "adesso devo fare due chiacchiere con lei, voi potete andare".

"si signore" e uscirono dall'ufficio. Poi, il direttore disse ad Akemi: "è inutile che tu tenti di nuovo la fuga, ho ordinato alla squadra di sorvegliare tutto il laboratorio, per cui non hai via di fuga". Akemi lo guardava senza dire nulla.

"ma adesso andiamo al punto" continuò Kakuzawa "perché sei entrata nella mia stanza privata?". Akemi non rispose. "non molli, eh? Passiamo allora alle maniere forti" e schioccò le dita. Era un gesto per Sosuke e Aritomo. Loro, infatti, capirono; Aritomo bloccò Akemi, mentre Sosuke tirò fuori una siringa con una sostanza letale.

"rispondi alle mie domande, oppure Sosuke ti inietterà questa sostanza. Ad Akemi vennero i brividi. "tu tieni alla tua vita, Akemi?" disse il direttore alla scienziata "se ci tieni, rispondi, o per te sarà la fine". Sosuke si avvicinava sempre più. Akemi si agitava, ma Aritomo la teneva ferma con le braccia. Sosuke le infilò la siringa sul braccio destro, ma non iniettandole la sostanza.

"questa è la tua ultima possibilità Akemi. O parli, o per te è finita". Sosuke aveva il pollice destro sul tappo della siringa, pronto ad iniettarle la sostanza letale. A questo punto, la povera Akemi cedette e disse: "va bene... va bene, parlo". Kakuzawa sorrise, poi fece segno a Sosuke di levarle la siringa e così fece. Ma Aritomo la teneva sempre bloccata.

"ti rifaccio la domanda: perché sei entrata nella mia stanza privata? E cosa hai fatto lì dentro?".

"io... ero curiosa di sapere cosa ci fosse lì dentro...".

"perché eri curiosa?" le domandò il direttore.

"perché pensavo che ci fosse qualche altra sperimentazione terribile sui diclonius...".

"e cosa hai fatto, una volta entrata?".

"io ho solo dato un'occhiata a dei documenti...".

"e per che motivo avevi questa curiosità sui diclonius?".

"perché ero... scioccata dalle loro torture e dai loro esperimenti...". Kakuzawa alzò le sopracciglia, sorpreso. Sosuke e Aritomo, invece, rimasero un po' basiti. Poi Akemi continuò: "direttore, i diclonius non meritano questo trattamento, sono esseri che meritano di vivere la vita al meglio, come noi!".

"in pratica, tu quindi mi stai dicendo che provi pietà e compassione per i diclonius?" Le domandò Kakuzawa.

"ecco... sì". Kakuzawa rimase molto sorpreso. Non gli era mai capitato, nella storia del suo laboratorio che qualcuno provasse qualcosa del genere verso i diclonius.

"lei non sa quello che fa, Kakuzawa! Due diclonius sono morti per via dei suoi ordini di aumentare il livello dei test e degli esperimenti! Io penso che i diclonius non siano cattivi, hanno questo carattere perché li stiamo usando come cavie, ma secondo me possono essere gli esseri più dolci del mondo se li trattiamo bene!" urlò Akemi.

"sai Akemi" disse Kakuzawa "adesso che hai cambiato proprio idea sui diclonius, non me ne faccio nulla di te".

"che cosa vuole dire?".

"Sosuke, Aritomo, portate Akemi fuori dal laboratorio, poi procedete come previsto".

"direttore, che cosa vuole fare?".

"avanti, vieni con noi! Niente chiasso!" disse Sosuke. Aritomo le diede un colpo sulla testa, facendola svenire. Mentre la portavano in giro per il laboratorio, gli altri scienziati non sembravano farci caso. Fuori dal laboratorio, Susuke e Aritomo, con Akemi in spalla, andarono sulla scogliera. Arrivati lì, Sosuke iniettò la sostanza letale alla povera Akemi ancora svenuta e poche ore dopo, Akemi morì. Il corpo della scienziata ribelle fu portato via in elicottero, verso l'obitorio di Tokyo; il fatto fu mascherato da un infarto. Infatti, la sostanza che Sosuke iniettò ad Akemi era molto pericolosa per il cuore. Dopo questo evento, Sosuke e Aritomo rientrarono al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, e informarono Kakuzawa su quanto accaduto. Successivamente, Kakuzawa disse: "ho sempre pensato che Akemi fosse un'ingenua, ma addirittura provare pietà e compassione per i diclonius... chi se lo sarebbe aspettato...".

"lo credo, signore" disse Aritomo.

"ma mi dica direttore" disse Sosuke "che ruolo avremo in questo suo progetto segreto?". Pochissimo dopo aver parlato con i tre scienziati dopo la fuga di Akemi, Kakuzawa disse ad Aritomo e a Sosuke che, insieme a Kaito, loro tre avrebbero avuto un ruolo importante per i suoi piani futuri, ma tacque sul nome del progetto. Si limitò a dire solo che sarebbero stati importanti per questo.

"non adesso, lo saprete in futuro" rispose il direttore.

"come vuole signore". E Sosuke e Aritomo tornarono al lavoro sul diclonius Ludme. Nelle ore successive, Kakuzawa andò nella stanza dove vi era Ludme. Vi entrò. Dentro vi erano i tre scienziati specifici per questo lavoro.

"allora, quanto manca al completamento?" domandò Kakuzawa.

"pochissimo signore" disse Sosuke. Ormai era davvero fatta per il completamento del processo di Ludme, mancava davvero poco. Successivamente, dopo dieci minuti, Kaito disse: "ci siamo!". Nei minuti successivi, la capsula contenente il corpo del diclonius artificiale, fu svuotata dal liquido che avvolgeva Ludme e staccarono i cavi collegati ai computer dal suo corpo. Successivamente, Kakuzawa ordinò agli scienziati di portare il corpo di Ludme nella cabina dove fu portata Lucy ferita, qualche tempo prima. Gli scienziati presero il corpo di Ludme, lo coprirono con delle bende e portarono il diclonius artificiale in quella cabina. Arrivati, Kakuzawa ordinò di mettere Ludme nel macchinario specifico, per analizzare il suo corpo. Le analisi dicevano che ormai il processo era giunto alla conclusione. Ormai era solo questione di secondi prima che Ludme aprisse gli occhi per la prima volta. In seguito, liberarono Ludme dal macchinario e la misero sdraiata sul lettino della cabina.

"dovrebbe aprire gli occhi fra qualche secondo" disse Aritomo.

"stia tranquillo, direttore, abbiamo fatto in modo, tramite sempre la tecnologia, che Ludme non potesse usare i suoi vettori a piacimento, le ci vorrà molto tempo prima che impari. Lo vedremo nei test".

Passarono ancora dieci secondi. Poi Ludme, lentamente, aprì i suoi occhi. Aritomo, Sosuke, Kaito e lo stesso Kakuzawa assistettero a quella scena: il diclonius artificiale Ludme era ufficialmente sveglio.

CAPITOLO 25

IMPEGNI E DIVERTIMENTI

Il diclonius artificiale Ludme, dopo aver aperto lentamente i suoi occhi, si alzò e rimase seduto sul lettino. Ludme appariva piuttosto stranita e confusa. Gli scienziati Aritomo, Kaito e Sosuke osservarono la scena molto soddisfatti, sembrava un piccolo premio al loro lavoro, nel senso che avevano raggiunto il loro obiettivo. Il direttore Kakuzawa osservò la scena molto compiaciuto, ormai quello che voleva era stato ottenuto. Successivamente, il diclonius artificiale Ludme provò ad alzarsi dal lettino; ci riuscì, ma ebbe difficoltà nello stare in piedi. Provò anche a camminare e fece il suo primo passo con fatica, e quando provò a continuare a camminare, cadde. Gli scienziati ebbero strane sensazioni nel veder quella scena. Ludme, dopo che era caduta, con qualche difficoltà si rialzò, si mise seduta sul pavimento della cabina e si mise a piangere a dirotto. Aritomo disse: "a quanto pare, oltre a fare dei test ed esperimenti su di lei, dovremmo anche insegnarle a camminare e a parlare".

"ha il corpo di una diciassettenne, ma ha la mentalità di una bambina" disse Sosuke. Kakuzawa disse a Kaito: "vai a calmarla, Kaito".

"si signore" rispose lo scienziato. E si avvicinò al diclonius. Quando Ludme lo vide vicino a lei, smise di piangere e lo guardò con attenzione. Poi lo scienziato prese in braccio Ludme e il diclonius artificiale si calmò.

"bene, voglio che si inizi subito a insegnarle a camminare e la nostra lingua. Potete avere l'aiuto di tutti gli scienziati del laboratorio per avere meno difficoltà" disse Kakuzawa ai tre scienziati.

"come vuole signore" risposero. E dopo aver comunicato a tutto il DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE che il diclonius artificiale di nome Ludme aveva aperto gli occhi, si iniziò subito per far sì che lei imparasse a camminare e la lingua giapponese. Era la prima volta che gli scienziati stavano così vicino a un diclonius senza che fosse bloccato da un macchinario; gli scienziati erano tutti tranquilli; infatti, come aveva detto Kaito, Ludme doveva imparare ad usare i vettori e ci sarebbe voluto un po' di tempo. Inoltre, la sua mentalità infantile rendeva ogni cosa più facile.

Passarono quarantacinque giorni. Gli scienziati lavorarono giorno e notte per il diclonius artificiale Ludme, facendo a turno. Mai ci fu un'interruzione fra di loro. Ludme dormiva solo sette ore al giorno, il resto della giornata faceva quello che le doveva essere insegnato. In questo tempo Ludme imparò moltissimo: riuscì in pochi giorni ad imparare a camminare, mentre per quanto riguarda la lingua giapponese, Ludme imparò moltissimo: infatti, era un diclonius molto intelligente e per questo non ci furono moltissime difficoltà per lei. Kakuzawa vedeva i progressi del diclonius artificiale con molta soddisfazione. nel corso di questo mese, Ludme veniva nutrita come ogni diclonius del laboratorio, ovvero con le flebo; Quasi tutti gli scienziati e le scienziate del laboratorio lavorarono per insegnarle la lingua, a camminare e quando i risultati furono soddisfacenti, si iniziò, per ordine di Kakuzawa, a farle insegnare i suoi vettori. Già dai primi risultati si ipotizzò che Ludme, avendo il sangue di Lucy nel suo corpo, aveva i vettori della stessa potenza e dello stesso numero di Lucy. Per il momento però, queste furono solo delle teorie, in quanto i test e gli esperimenti furono appena cominciati. Alla fine del mese successivo, Ludme aveva imparato quasi tutta la lingua giapponese ed era in grado di usare i suoi vettori. Appena accadde questo, il diclonius artificiale fu messo nella cabina numero trentacinque, quella che apparteneva alla diclonius Mariko. Si decise, infatti, che Ludme avesse dovuto passare i suoi giorni in quella cabina per il fatto che, essendo artificiale e avendo il sangue di lucy e quindi moltissimi vettori, i test e gli esperimenti fossero diversi dagli altri diclonius. Il carattere di Ludme fu come quello della diclonius numero quarantatré Miyu, in quanto, avendo la mentalità di una bambina, vedeva gli scienziati del DICLONIUS REEARCH INSTITUTE come le sue mamme e i suoi papà. Ludme, fra gli scienziati, mostrava più affetto per Kaito, in quanto fu il primo a prenderla in braccio e il primo che lei vide con attenzione. Kaito ripagava con la stessa moneta a Ludme, ma in realtà non fu così: infatti nel suo cuore non provava nulla per Ludme; a lui importava, come del resto a Sosuke, Aritomo e agli altri scienziati del laboratorio, soltanto del proprio lavoro. Insomma, quello di Ludme, ma anche quello di Miyu, quando stava al laboratorio, e di ogni diclonius di tenera età, era un affetto senza ricambi, un affetto che solo i diclonius avevano e non viceversa. Ludme mostrò molto affetto anche per il diretore Kakuzawa, lo chiamava addirittura "papà", in quanto seppe dagli scienziati che se esisteva, il "merito" era tutto del direttore. Nessuno però sapeva le reali intenzioni di Kakuzawa, il perché avesse voluto veramente che Ludme venisse creata.

Erano le ore 11:00 di una mattina piovosa. kakuzawa osservava il mare dalla vetrata del suo ufficio, quando la scienziata Arakawa gli portò le analisi degli ultimi test ed esperimenti su Ludme. Il diclonius artificiale aveva ormai imparato ad usare tutti i suoi vettori ed era ormai in grado di parlare il giapponese.

"molti progressi ha fatto la nostra Ludme, in non molto tempo poi" disse Kakuzawa.

"già" disse Arakawa "sta di fatto che questo diclonius è diverso da tutti".

"continui gli esperimenti e i test su Ludme, servirebbero altre analisi per comprendere meglio la sua natura. Una volta ottenute a sufficienza, le esaminerò per veder se si potrà sviluppare una possibile cura".

"una cura?".

"l'ho detto tempo fa in una riunione, ricorda?".

"ah si, mi ricordo, è successo circa due mesi fa o di più, non ricordo esattamente quando" sorrise. Poi continuò dicendo: "cortesemente, mi potrebbe dire con esattezza dove vuole arrivare con questa cura?".

"avrei intenzione, dopo che si saprà meglio sulla natura di Ludme e sulla natura degli altri diclonius, di approfondire tutte le analisi per poter creare un antidoto, affinché il virus, apparso tempo fa, venga estinto definitivamente. Come ben lei sa, non si sono più verificate nascite di umani modificati, ma il virus può essere ancora trasmesso, solo agli umani di sesso maschile, tramite i vettori, per questo i diclonius sono prigionieri nei nostri laboratori specifici. Forse si potrebbe fare una possibile cura, un vaccino che duri per tutta la vita, staremo a vedere".

"capisco direttore" disse Arakawa "ma mi tolga una curiosità".

"dica pure".

"potrebbe essere che Lucy sia ancora viva ed Ayaka, Nana e Miyu sono lì fuori, non ordina alla squadra del laboratorio di intervenire?".

"ora che abbiamo finito di insegnare a Ludme tutto il necessario, sì, penso che sia arrivato il momento di prendere questa decisione, ovvero di rintracciare Lucy, Miyu, Nana e Ayaka. La comunicherò fra poco alla squadra. Ora può tornare al suo lavoro".

"si signore, come vuole" e Arakawa uscì dall'ufficio di Kakuzawa. Poco dopo, il direttore del laboratorio chiamò la squadra del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE e ordinò loro di ispezionare tutta Kamakura per rintracciare i tre diclonius.

"una volta rintracciati, fate il possibile per fare fuori Ayaka. Per quanto riguarda Lucy, Nana e Miyu, fate il possibile per riportarle qui, poi deciderò cosa fare con loro".

"si signore" e subito la squadra partì in elicottero per Kamakura.

Qualche tempo prima, ovvero circa due mesi, Kouta e le altre stavano vivendo non un brutto periodo, anzi; avevano accolto la piccola Miyu nella loro casa e tutti le davano amore, ed erano ricambiati ugualmente dalla piccola diclonius. Spesso giocavano tutti insieme e qualche volta uscirono facendo anche a turno. Quasi sempre andavano al parco giochi, dove Miyu si divertiva moltissimo. Kouta le comprò anche dei nuovi vestiti in questi giorni. Ma la piccola diclonius pensava spesso anche a Kinuko, a cui era molto affezionata. Sperava di rivederla molto presto e che un giorno avessero vissuto anche insieme. Ciò non toglie che con Kouta, Lucy e le altre Miyu stesse molto, molto bene, bene come non mai in vita sua. per questo, infatti, la piccola diclonius ringraziava molto Yuka e gli altri. Riceveva, inoltre, molte carezze, cosa che a lei piaceva moltissimo. Un giorno, Yuka uscì con Miyu e andarono al solito parco giochi. Yuka si sedette in una panchina, mentre la piccola diclonius si divertiva sullo scivolo e altro ancora. Yuka la osservò sorridendo e rifletteva, rifletteva su un argomento molto importante, quello della famiglia. Infatti, la cugina di Kouta aveva sempre desiderato avere una bambina, e Miyu, al momento, era la cosa più vicina ad una bambina per lei. Inoltre, Yuka ha sempre avuto una cotta per Kouta, nonostante fosse suo cugino; aveva persino pianto di nascosto non moltissimo tempo prima, quando aveva visto Kouta abbracciare Lucy con la personalità di Nyu, ma da quando Lucy era ritornata a casa, Yuka decise di cambiare: voleva un ragazzo nuovo, tutto suo. Pensava e pensava, quando i suoi pensieri furono interrotti da una voce, una voce che lei conosceva e che stava dicendo: "ciao Yuka, come va?". Yuka girò la testa a sinistra, e vide che era Takeshi.

"oh ciao Takeshi, non ti avevo visto, scusa".

"sta tranquilla" e si sedette vicino a Yuka, che gli disse sorridendo: "le cose mi vanno bene, grazie".

"figurati. Che cosa fai qui? Per curiosità".

"sono venuta a portare qui Miyu a divertirsi un po'".

"Miyu?".

"si, quella bambina laggiù", e la indicò. Nel mentre, Takeshi disse a Yuka: "io la conosco, ci siamo incontrate non molto tempo fa"

"ah si, Miyu ce ne ha parlato".

"ma vive con voi?".

"per il momento sì, perché non ha un altro posto dove andare...". Takeshi rimase un po' stranito, visto che gli sembrava di ricordare che all'incontro con Miyu e Kinuko, il diclonius numero quarantacinque aveva detto che lei e Miyu abitavano nei dintorni. Ma per il momento ignorò questo fatto.

"capisco. Be, è comprensibile". Subito dopo, la piccola diclonius venne incontro a Takeshi e a Yuka.

"ciao Takeshi!" disse Miyu.

"ciao Miyu. Come stai?".

"tutto bene, grazie!".

"di niente" disse il ragazzo sorridendole che poi continuò: "ora devo andare. Mi ha fatto molto piacere vedervi oggi".

"anche a noi" risposero Miyu e Yuka sorridendogli. Poi si salutarono e tutti e tre tornarono a casa. Quando Yuka e Miyu tornarono a casa loro, erano circa le ore 19:37. Yuka aiutò Miyu a lavarsi, visto che era molto sudata. Poi cenarono tutti insieme e andarono a dormire. Nei giorni successivi si decise di andare anche alla spiaggia, visto che a Miyu piaceva molto il mare. Fecero a turno tutti quanti. Miyu e Nana uscivano sempre con un berretto in testa per evitare che si vedessero le loro corna. Tutto andò sempre bene. Nel giro di qualche tempo, esplorarono tutta la città di Kamakura, visto che non era una città molto grande. Miyu si divertì sempre, ogni giorno; stava sempre meglio con Kouta e le altre, portando sempre con sé nel cuore il pensiero di rivedere e di stare di nuovo con la sua amica Kinuko.

CAPITOLO 26

NEL PROFONDO DEL CUORE

Fu un bel periodo per tutti. Kouta, Lucy, Nana, Yuka, Mayu e la piccola diclonius Miyu stavano bene tutti insieme. Si sentivano come una famiglia unita, in cui ognuno aiutava l'altro nei momenti di difficoltà e si davano amore a vicenda, ognuno di loro. A volte uscivano, giocavano e preparavano da mangiare tutti insieme. L'amore di una famiglia si sentiva per tutti loro. Per la piccola Miyu fu una novità, visto che lei aveva passato tutti i suoi anni precedenti al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, ma si trattava di una sensazione meravigliosa; aveva provato l'amore familiare per la prima volta in vita sua, una cosa che mai e poi mai avrebbe dimenticato nel corso della sua vita. L'amore che Kouta, Lucy, Mayu, Yuka e persino del cucciolo Wanta era sempre ricambiato da Miyu, ringraziando sempre tutti e comportandosi come se fosse la bambina di casa. Soprattutto Yuka vedeva in lei come una sua bambina adottiva; dopo aver deciso di "abbandonare" l'amore per suo cugino Kouta, infatti, Yuka si aprì a nuovi orizzonti, nuove strade, nuovi percorsi: le nacque l'idea di avere una figlia e una famiglia tutta sua. La strada però era difficile: essendo sempre stata innamorata di Kouta, per Yuka fu un po' difficile staccarsi dall'amore per il cugino, anche se sapeva bene che non sarebbe stato facile. Ma questo non voleva affatto dire che Yuka non amasse la situazione attuale; lei voleva molto, molto bene a tutti quanti a casa sua, Stava solo pensando a un possibile nuovo futuro per lei, qualora fosse successo qualcosa che potesse cambiare le vite di Nana, Lucy e di Miyu. Ecco, nel caso fossero cambiate le loro vite, Yuka sapeva già cosa fare per il suo futuro, ma per il momento Yuka si godeva il presente.

Una sera, stavano cenando tutti insieme. Era stata una giornata piovosa e in quel momento stava ancora piovendo. Mentre mangiavano, Kouta notò che Yuka era piuttosto agitata. Ben presto anche tutte le altre lo notarono.

"Yuka, c'è forse qualcosa che non va?" le domandò Lucy.

"in effetti ti vedo un po' strana..." disse Mayu.

"possiamo aiutarti?" disse Nana. Ma Yuka stette in silenzio. Poi Kouta le disse con un sorriso: "se non ce lo vuoi dire, non fa niente".

"no, no... sto bene... davvero" disse Yuka a loro. Ma loro non furono convinti dalle sue parole. Così Kouta le disse: "possiamo sapere almeno se si tratta di qualcosa di grave?".

"no, non si tratta di qualcosa di grave, tranquilli…" disse Yuka.

"e che cosa riguarda allora?" domandò Miyu. Yuka avrebbe voluto dirlo, ma aveva un po' di paura, ed aveva inoltre un po' di timidezza. Riguardava l'amore per Kouta e di aver voluto una figlia e una possibile famiglia tutta sua. Il terrore di essere presa in giro per il fatto di essere sempre stata innamorata del cugino fu troppo forte, così decise di non dire questo punto e di passare al successivo, ovvero quello della figlia.

"sapete" disse a tutti Yuka "è da poco che ho una cosa nuova nella mia testa".

"davvero? Di che cosa si tratta?" le disse Kouta.

"possiamo saperlo o è segreto?" domandò Nana a Yuka.

"no, non è segreto, ora ve lo dico...". Tutti erano a tutt'orecchi, curiosissimi di sapere quello che avrebbe detto Yuka. Poi lei disse: "ecco, io... avrei in mente... in un giorno futuro...".

"si?" dissero gli altri. Yuka fece un bel respiro si fece coraggio e disse: "è che io, desidererei avere tanto una figlia...". Tutti la guardarono con tenerezza.

"ma questa è una cosa meravigliosa!" disse Mayu.

"si, è proprio una bell'idea" disse Lucy.

"ma il fatto è che" disse loro Yuka "devo ancora trovarmi un fidanzato... e non sarà facile...".

"non preoccuparti" le disse Kouta con un sorriso "arriverà quel momento"

"puoi starne certa" disse Mayu.

"vi ringrazio" disse Yuka. Nana disse: "sta tranquilla Yuka, vedrai che troverai un fidanzato in futuro".

"grazie Nana" le rispose Yuka. Poi, dopo qualche secondo, a Nana vennero le lacrime agli occhi. Tutti lo notarono immediatamente. "che cosa succede, Nana?" domandarono tutti a lei. Ma Nana non rispose e subito dopo si mise le mani in faccia coprendosi il volto e scoppiò a piangere a dirotto. Tutti le si avvicinarono.

"che cos'hai Nana? Che cosa c'è?".

"…è che io…" non riusciva a parlare, piangeva troppo. "calma, calma" le dissero. Poi Nana si fece coraggio e disse: "s.… scusate... è che io... ho sempre...".

"si?" dissero preoccupati tutti gli altri.

"anche io ho sempre voluto... una bambina... ma... ma…". Tutti erano in ascolto. Poi Nana alzò la sua voce, urlando per la disperazione ad occhi chiusi: "IO SONO STERILE!". Dal tono di voce, ma soprattutto dalle sue lacrime, tutti compreso che non stava mentendo per niente. Tutti la capirono, in quel momento fu impossibile non farlo. Colti da un senso di affettuosità, tenerezza e dispiacere per Nana, tutti quanti andarono ad abbracciarla, con lei che piangeva sempre a dirotto, disperata. Soprattutto Lucy era dispiaciuta di più, perché lei era sì un diclonius, ma era l'unica che poteva procreare, lo aveva saputo quando era ancora prigioniera al laboratorio da alcuni scienziati. Tutti gli altri diclonius non potevano mettere al mondo un figlio o una figlia. Nana era disperata, non poteva far sì che il suo desiderio si realizzasse. Tutti cercarono di consolarla, ma fu molto difficile. Se Lucy vedeva grigio il suo futuro, Nana vedeva nero il suo, anzi nerissimo. Lucy, infatti poteva avere un bambino e inoltre la gran parte delle sue corna sono state spezzate, il resto era coperto dai suoi capelli. Nana invece doveva mettersi sempre un berretto per uscire, aveva paura di rivelare le sue corna a Takeshi, di cui era molto innamorata, e non poteva avere un bambino o una bambina. Per la povera Nana fu un momento molto difficile e delicato. Tutti le stettero vicino, soprattutto Yuka e Lucy. Non fu per nulla facile riprendersi per il diclonius. Subito dopo essersi calmata, Nana si scusò con tutti per la sua reazione e volle andare a dormire.

"sta tranquilla Nana" dissero. E andò a dormire. Tutti furono dispiaciuti per lei.

"speriamo che le cose cambino per Nana, ma anche per Lucy" disse nella mente Kouta "non voglio che soffrano così tanto... lo spero tanto". Non molto dopo, anche gli altri si prepararono per la notte. Dopo Nana, andò a dormire Lucy, poi Miyu e Mayu. Yuka e Kouta furono gli ultimi a prepararsi per andare a letto. Yuka voleva però, prima di finire la giornata, voleva confessare a suo cugino il fatto che lei fosse sempre stata innamorata di lui. Era un po' tormentata dal confessarglielo, ma voleva dirglielo, glielo voleva confessare, per toglierselo per sempre dalla sua vita. Così, quando Kouta stava per andare a letto, Yuka andò in camera sua e gli disse: "Kouta, possiamo andare un attimo in salotto?".

"si, certamente". E andarono in salotto. Poi Kouta le disse: "che cosa c'è Yuka?".

"io... a dire il vero, prima a cena non ho detto tutto quello che avevo in mente di dire...".

"quando eri agitata?".

"si... ma lo voglio dire solo a te... è un fatto molto riservato". Kouta iniziò a preoccuparsi. Poi Yuka disse: "non volevo che le altre lo sapessero, avevo troppa paura di dirlo…".

"per favore Yuka, dimmi se si tratta di una cosa grave o no".

"no, non è grave, però ha un grande peso per me... e l'unico modo per togliermelo è dirtelo, sperando che tu non ce l'abbia con me però…". Kouta si insospettì. "parla, ti ascolto" disse il ragazzo.

"ci siamo" disse Yuka nella sua mente "è arrivato il momento, fatti coraggio Yuka, puoi farcela". Poi Yuka disse a Kouta tenendogli le mani: "cugino mio... io... adesso non ce l'ho più questa sensazione, ma dalla prima volta che ti ho visto fino a questi giorni... io…". Kouta era a tutt'orecchi. Yuka, chiuse i suoi occhi e alla fine tirò fuori quello che doveva dire: "io ho sempre avuto una... cotta per te... ti prego... non essere arrabbiato o irritato... ti supplico…". Dicendo queste parole, Yuka chinò la sua testa e fece fatica a respirare. Kouta rimase piuttosto stranito dalle sue parole. Da come le aveva dette e dal gesto che aveva fatto, Kouta comprese che Yuka dicesse la verità.

"Yuka... io..." disse il ragazzo.

"per favore, perdonami... adesso non ho più questa sensazione, ma ti prego, perdonami…" e lo abbracciò, piangendo. Kouta capì. E, sorridendo, abbracciò sua cugina.

"non fa niente Yuka. Non fa nulla. Ora lasciati abbracciare, solo abbracciare". Quello fu un momento molto toccante per entrambi. Poi Kouta le disse sorridendole: "non devi avere paura, perché noi saremo sempre uniti nell'amore della famiglia, nulla può distruggercelo o togliercelo. Vai a letto serena e tranquilla".

"oh Kouta... cugino mio... grazie…" e piano piano, sempre abbracciata al cugino, Yuka si calmò. Finalmente, si era tolto un gran peso dallo stomaco. Poi entrambi andarono a dormire.

CAPITOLO 27

LA SCOPERTA DEI DICLONIUS

Per Yuka non fu difficile addormentarsi quella sera. Era finalmente riuscita a togliersi un peso, un peso che negli ultimi giorni lo ha tormentata molto. Nei giorni successivi, Yuka stette infatti molto meglio. Miyu fu profondamente colpita dalle parole che Yuka ebbe detto quella sera, ovvero che desiderava avere una figlia, una bambina. Anche la piccola diclonius, dopo aver capito che cosa significhi avere una famiglia, voleva avere una mamma e un papà. Così, uno di questi giorni, uscì con Yuka e insieme andarono alla spiaggia, a vedere da vicino il mare. Si sedettero sulla sabbia a un passo dall'acqua. Poi Miyu disse a Yuka: "grazie Yuka che sei uscita con me, ti ringrazio molto".

"figurati Miyu, è un piacere" rispose Yuka.

"senti, possiamo parlare un po'?" le disse successivamente la piccola diclonius.

"ma certo, parliamo di quello che vuoi".

"ecco, vorrei parlarti di questo: sai… Yuka, io sono rimasta molto colpita dalle tue parole quella sera piovosa…" Yuka la guardò sorpresa.

"davvero?" le disse la ragazza "davvero sei rimasta colpita da quello che ho detto?".

"si, veramente tanto" le rispose Miyu.

"perché sei stata colpita da quello che ho detto quella sera?".

"perché…" e alla piccola diclonius vennero le lacrime agli occhi. Yuka le tenne le mani e le disse: "no, non piangere Miyu…".

"perché io…" continuò Miyu "io, ora che so che cos'è una famiglia, ora che ho provato l'amore familiare per la prima volta in vita mia, vorrei… vorrei…". Yuka l'ascoltava senza fiatare, a bocca un po' aperta.

"ecco… io vorrei… avere un papà e una mamma… e tu, Yuka, sei la cosa più vicina a una mamma per me…". Udite queste parole, a Yuka vennero le lacrime agli occhi per la commozione. Si trattenne con molta fatica. Poi Miyu le disse: "senti, Yuka…"

"…si?".

"io… finché resto da voi, posso chiamarti mamma? Mi piacerebbe tanto…". Sentite queste ultime parole dette dalla piccola Miyu, Yuka non si trattenne più: chiuse gli occhi e scoppiò a piangere a dirotto, coprendosi il volto con le mani. La piccola diclonius rimase molto colpita dalla sua reazione. Poi, dopo qualche secondo, Yuka, sempre coprendosi il volto con le sue mani, disse: "io… non so… che cosa dire…". Non ce la faceva a parlare, era troppo commossa. Poi alla fine disse: "si… p…puoi chiamarmi mamma…". Miyu non seppe cosa dire dopo aver sentito queste parole, il suo cuore scoppiò di felicità e abbracciò Yuka. La ragazza rispose abbracciando la piccola diclonius.

"oh mamma… la mia mamma…" e pianse anche la piccola Miyu, tra le braccia di Yuka. La ragazza poi aprì gli occhi e si guardò in giro. Non c'era nessuno sulla spiaggia. Così, levò il berretto sulla testa di Miyu, che copriva le sue corna, lo gettò via e le accarezzò la testa. Per Miyu quello fu il momento più bello di tutta la sua vita: oltre ad aver trovato una mamma, riceveva anche le carezze, cosa che a lei tanto piacevano. Non avrebbe più scordato quel momento per quanto fu bello per lei. Anche per Yuka fu un momento indimenticabile: infatti, iniziava ad assaporare uno dei suoi nuovi sogni, quello di avere una bambina, una figlia.

"anche per me… tu sei la cosa più vicina… ad una figlia… piccola mia…" disse piangente la ragazza a Miyu "lasciati abbracciare e coccolare". Ognuna delle due aveva bisogno dell'altra in quel periodo. Durante quei momenti, avrebbero voluto stare su quella spiaggia per chissà quanto tempo ancora. Ma era un po' tardi e successivamente decisero di tornare a casa. Miyu era un po' stanca, così Yuka, dopo che le rimise il berretto sulla testa, la prese in braccio e tornarono a casa. Poi, dopo che si erano lavate e rivestite, comunicarono a tutti gli altri quello che si erano detti in spiaggia. Tutti furono colpiti dalla commozione e al tempo stesso furono molto contenti per ognuno di loro.

Intanto, qualche tempo prima, una sera, la scienziata ribelle Akemi, dopo essere fuggita dal DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, arrivò a Kamakura tramite una piccola imbarcazione e aveva in tasca la sua chiavetta USB contenente argomenti segretissimi. Avendo capito di essere stata raggiunta a Kamakura dalla squadra speciale del laboratorio e inseguita, Akemi aveva consegnato, in un vicolo, la sua chiavetta USB a un ragazzo che incontrò per caso pochissimo prima.

"conto su di te ragazzo, ti ringrazio tanto", con queste parole, Akemi aveva salutato il ragazzo e distratto i soldati vicini a quel vicolo, per evitare che prendessero anche lui, con la chiavetta USB. Dopo che Akemi fu catturata e riportata al laboratorio, il ragazzo osservò da lontano i soldati che la portarono via, di nascosto.

"ma per che motivo la stanno portando via… io non ci capisco niente…". Avendo capito che non avrebbe potuto fare niente per salvare la scienziata, il ragazzo, dopo un po', tornò a casa. Mentre tornava a casa, osservò nella sua mano la chiavetta USB che Akemi gli aveva dato.

"chissà cosa conterrà questa chiavetta… vedremo domani". Arrivato a casa sua, Haruki andò a dormire. L'indomani, dopo aver fatto colazione, accese il computer, sempre più incuriosito. Quando il suo computer fu pronto, il ragazzo inserì la chiavetta USB, dicendo nella sua mente: "adesso vediamo che cosa contiene". Mentre il computer caricava i dati, il ragazzo ripensò a quello che le aveva detto la scienziata: "questa chiavetta contiene roba segretissima!". Il ragazzo cominciò a preoccuparsi un po'.

"potrebbe contenere roba di governo? Oppure si tratta di un semplice scherzo? Chi lo sa… ma tra poco lo sapremo" pensò. Circa un minuto dopo, il computer finì di caricare i dati della chiavetta. Haruki cliccò sull'opzione "APRI" facendo un bel respiro e, in circa dieci secondi, si aprirono tutti i file della pennetta. Haruki iniziò ad osservarli e ad analizzarli, a uno a uno.

"dic… diclonius? Ma che cosa…" disse, mentre continuava ad osservare i file. Akemi aveva salvato nella sua chiavetta anche delle immagini sui diclonius. A mano a mano che osservava i file e le immagini, Haruki rimase sempre più basito. Osservò i contenuti dei diclonius ed infine i dati del progetto .D. per le successive due ore. Inizialmente, il ragazzo non ci capì nulla.

"ma che cosa mi ha dato quella donna? Qui si tratta di cose che non ho mai visto…" disse Haruki sempre più incuriosito e al tempo stesso un po' spaventato. Poi, leggendo quello che c'era scritto in uno dei tanti file, unito alla vista delle immagini, Haruki comprese che quello che la scienziata Akemi gli aveva detto la sera precedente e soprattutto in che modo, non si trattava di uno scherzo: "al largo delle coste della città di Kamakura, è nascosto un laboratorio che contiene esseri appartenenti all'evoluzione della specie umana: i diclonius". Leggendo queste parole, ad Haruki salì l'ansia e iniziò ad osservare i file con stupore e continuò a leggere e a guardare le immagini che Akemi aveva messo.

"i diclonius sono esseri potentissimi: sono nati da un virus apparso misteriosamente anni fa e si differenziano dagli umani normali per due particolari, hanno due corna sulla testa e dei vettori sulla schiena. I vettori sono lunghe braccia invisibili che possono raggiungere qualche metro di lunghezza, sono veloci quanto il pensiero e possono causare danni gravissimi, anche la morte immediata alle persone". Haruki non seppe cosa dire mentre continuava a leggere, iniziò a tremare. "abbiamo trattenuto i diclonius in questo laboratorio e in questi ultimi anni gli abbiamo fatto moltissimi test ed esperimenti, li abbiamo usati come cavie per vedere e testare i loro poteri. I risultati furono devastanti: i loro vettori sono fortissimi, molto più di quanto si possa immaginare. Di conseguenza se usati in modo malvagio, i diclonius possono spazzare via l'intera umanità". Il ragazzo si stupì sempre di più. Poi vedendo un'immagine di un test, Haruki cominciò a capire la potenza dei vettori dei diclonius.

"no… non è possibile…" e tremò sempre di più. Poi continuò a leggere il file: "ecco, io oggi ho scoperto che è stato il direttore di questo laboratorio, il direttore Kakuzawa, a creare il virus, la cui prima persona contagiata è stata una donna, la madre di una diclonius di nome Lucy. Kakuzawa ha intenzione di usare i diclonius come armi, il tutto per costruire un nuovo mondo, per ripopolare il mondo con una nuova umanità, con l'evoluzione della nostra specie. Questo suo progetto si chiama progetto .D., ovvero New HUman Diclonius, i nuovi umani diclonius. Nel mondo c'è un laboratorio per ogni continente, quello da cui io sto scrivendo tutto questo, rappresenta quello dell'asia. Il diclonius artificiale Ludme avrà il compito di ripopolare la specie, con l'unione di un umano normale il figlio o la figlia sarà diclonius e la nuova specie umana, con il passare del tempo, dopo che avrà spazzato via l'attuale specie umana, ripopolerà il pianeta. Ludme sarà la "regina" della nuova specie umana, dopo che l'unico diclonius in grado di partorire, ovvero Lucy, è stata fatta fuori, in quanto, per il suo carattere malvagio e sanguinario, non poteva soddisfare o obbedire ai piani del direttore Kakuzawa. Al temine del progetto, Kakuzawa sarà il capo della nuova razza umana diclonius". Dopo aver letto questo, il ragazzo iniziò ad andare nel panico. Terrorizzato sempre più da quello che leggeva e dalle immagini che osservava, Haruki lesse le ultime parole di questo scritto: "continuando a vedere e a fare i test e gli esperimenti sui diclonius, a un certo punto io ho provato compassione e pietà per questi umani modificati, io penso che loro non abbiano una natura malvagia dentro di loro. Se lo avessero è perché il mondo li ha trattati come esseri mostruosi e, di conseguenza, loro si sono sentiti abbandonati dal mondo, ma non hanno colpa alcuna. Io credo che, se i diclonius siano trattati bene e ugualmente come tutti gli altri, possano essere gli esseri più dolci del pianeta, la follia di Kakuzawa non deve andare a buon fine, altrimenti il mondo sarà distrutto. I diclonius devono avere solo amore da parte nostra, ma non perché sono esseri superiori, ma perché fanno parte anche loro della nostra specie. tutto. Adesso devo trovare un modo per rivelarlo a qualcuno e sperare che succeda qualcosa di importante, prima che Kakuzawa possa portare a completamento il suo progetto. Firmato, Akemi".

Letto tutto il file, il ragazzo rimase esterrefatto. Non sapeva che cosa dire o pensare, ciò che aveva letto e visto lo aveva scioccato, rimanendo a bocca aperta. Poi andò lentamente a dare un'occhiata alla finestra della sua camera, si vedeva il mare.

"laggiù, al largo, c'è quel laboratorio… e ci sono quei diclonius… non solo qui, anche in altre parti del mondo… devo fare qualcosa…". Subito dopo, Haruki spense il computer, prese la chiavetta USB di Akemi e andò alla stazione di polizia di corsa, ancora sotto choc. Arrivato, vi era un agente di polizia fuori dalla centrale. Il ragazzo gli disse: "agente…".

"si ragazzo? Qualche problema?" disse l'agente di polizia.

"devo far vedere questa chiavetta USB al suo capo, è importante" disse il ragazzo mostrandogli la chiavetta.

"mi dispiace, ma non puoi entrare".

"la prego agente, è importantissimo".

"ragazzo, io ho ordini ben precisi, non posso farti entrare". Dentro la centrale, il capo della polizia di Kamakura stava nel suo ufficio, la cui finestra faceva vedere esattamente il cortile, dove Haruki stava parlando con l'agente. Incuriosito, il capo della polizia uscì dal suo ufficio e andò in cortile. Una volta lì, disse: "che succede qui? Ci sono forse dei problemi?".

"niente signore" rispose l'agente "questo ragazzo vorrebbe farle vedere una cosa, ma io non posso farlo entrare, ho ordini precisi".

"aspetta" disse il capo della polizia all'agente "lascialo parlare", poi rivolgendosi ad Haruki, disse: "che cosa c'è ragazzo?".

"signore, io le devo far vedere delle cose che sono dentro questa chiavetta USB. La prego, mi faccia entrare, è una cosa importantissima". Il ragazzo aveva lo sguardo terrorizzato e molto spaventato. Il capo della polizia, notando il suo sguardo, capì che si trattava di qualcosa di molto importante. Così disse: "va bene, ragazzo. Entra pure, vieni nel mio ufficio".

"grazie signore" disse il ragazzo. Poi il capo della polizia disse all'agente di tornare al lavoro e successivamente, con Haruki che lo seguiva, tornò nel suo ufficio. Arrivati, Haruki diede al capo della polizia la chiavetta USB e il capo gli disse mentre la inseriva nel computer: "dal tuo sguardo si direbbe che si tratta di una roba incredibile…".

"infatti è così signore, non mi crederebbe se glielo dicessi, per questo vorrei che vedesse con i suoi occhi" rispose Haruki.

"adesso vediamo" disse il capo della polizia. Il suo computer caricava i dati e dopo poco più di un minuto, tutti i dati furono caricati e il capo della polizia iniziò a leggere tutti i file e a vedere le immagini nel giro di qualche decina di minuti. Mentre leggeva, pensava che fosse uno scherzo, ma dallo sguardo del ragazzo, capì che non lo fosse per nulla. Quando finì di leggere, il capo della polizia, sconvolto, domandò ad Haruki: "ragazzo, chi ti ha dato questa chiavetta USB?".

"quella Akemi, in un vicolo non molto distante da casa mia" rispose Haruki.

"e da quanto ce l'hai?".

"da ieri".

Il capo della polizia, successivamente, prese il telefono fisso sulla sua scrivania e chiamò il ministro per informare il governo del Giappone sull'esistenza dei diclonius. La telefonata durò circa mezz'ora, e successivamente, il capo della polizia inviò tramite una mail, tutti i file della chiavetta USB di Akemi al ministro. Poi, dopo averlo ringraziato, disse ad Haruki di tornare a casa, dopo avergli chiesto di consegnargli la chiavetta USB. In seguito, nelle ore successive, la notizia si diffuse fra tutti i governanti del Giappone. Per loro fu come una doccia gelata, perché si sentivano scoperti, dato il fatto che solo loro ne erano a conoscenza, ma ovviamente negarono questo fatto, per evitare di essere con le spalle al muro, mascherando questo fatto dicendo semplicemente che in quel momento ne furono a conoscenza per la prima volta.

CAPITOLO 28

CAOS E TERRORE

Nei giorni successivi, il governo del Giappone comunicò a tutta la nazione, tramite un annuncio nazionale, l'esistenza dei diclonius. In questo annuncio tutto il governo nipponico era presente, nessuno mancava all'appello. Attraverso la radio, la televisione e i computer l'annuncio fece il giro di tutta la nazione in pochissimo tempo, passando prima per le città più grandi, Tokyo, Yokohama e Osaka, poi per tutte le altre città, come Hiroshima, Kyoto e Nagasaki. In pochissimo tempo, tutti gli abitanti giapponesi seppero dell'esistenza degli umani modificati dal virus creato da Kakuzawa. Nessun abitante dello stato nipponico non rimase basito dopo aver capito di cosa si stesse parlando. Inizialmente qualcuno pensò si trattasse di uno scherzo o di una fake news, ma poi pensarono che se lo avesse detto il governo, non c'era niente di falso. Nel giro di sette giorni, il governo del Giappone, ormai scoperto dell'esistenza dei diclonius, decise di rivelare la loro esistenza anche al resto del mondo; i governanti del Giappone, infatti pensarono che visto che ormai i diclonius erano stati scoperti in qualche modo, la notizia si sarebbe presto diffusa nel resto del globo anche senza annunci nazionali. Dato, inoltre, che fu il capo della polizia di Kamakura a dirglielo, era chiaro che qualcuno era in possesso di qualcosa che non poteva essere smentito. Per cui si decise di comunicare la notizia anche al resto del pianeta. La comunicazione rimase, fino a quel giorno, fino ai confini nazionali, da quel momento si estese piano piano, col passare dei giorni, anche in ogni altra nazione del mondo. Si decise di comunicarlo solo ai politici delle principali nazioni estere, gli Stati Uniti, la Cina, l'Unione Europea e la Russia, nascondendo però gran parte del testo di Akemi. La notizia fece nel giro di poco tempo, il giro di queste nazioni fra i politici, mostrando, nelle loro televisioni e nei loro computer, i file e le immagini della chiavetta USB di Akemi, inclusa una parte del suo testo. In seguito, i politici di queste nazioni comunicarono al popolo delle loro nazioni la notizia, che ben presto si diffuse anche in ogni angolo del globo. Il mondo intero rimase sconvolto e senza parole, nessuno sul pianeta aveva visto prima d'ora una cosa simile. In tutte le nazioni del mondo, dopo che la notizia si era ormai diffusa, iniziò a domandarsi chi fossero realmente questi diclonius, e soprattutto il perché quel personaggio di nome Kakuzawa aveva intenzione di fare una cosa simile. Akemi non aveva scoperto, infatti, che Kakuzawa avesse anche lui delle caratteristiche dei diclonius, per cui non si capiva il reale motivo per cui questo virus fosse stato creato.

Negli Stati Uniti, qualche giorno dopo aver comunicato la notizia, nella capitale Washington, il presidente statunitense chiamò il vicepresidente e quest'ultimo decise di riunire il senato della nazione per discutere di questa faccenda. La seduta iniziò non molto tempo dopo. Mentre si discuteva, i membri di ogni stato federato parlarono anche del laboratorio nascosto nel loro continente. La seduta durò circa tre ore e si decise di iniziare immediatamente la ricerca del laboratorio contenente i diclonius nati nel continente nordamericano, lasciando in sospeso, una volta trovato, la questione dell'esistenza dei diclonius. Gli Stati Uniti decisero di collaborare con il Messico, con il Canada e con tutti gli altri stati del nord America, per cercare il laboratorio nel continente nordamericano. In Cina, non molto tempo dopo aver saputo la notizia, i politici dell'omonimo stato, si riunirono per una riunione di emergenza. Dalla riunione, durata poco più di due ore, si decise che se un diclonius avesse oltrepassato il confine della Cina, si sarebbe preso ogni mezzo per eliminarlo. Questa drastica decisione si diffuse ben presto in tutta l'Asia. Per quanto riguardava il laboratorio, essendo in Asia, i politici della Cina decisero che sarebbe spettato al Giappone occuparsi di esso, essendo nel territorio nipponico. In Europa, i membri di tutti gli stati dell'unione Europea si riunirono. Anche qui si decise di iniziare la ricerca del laboratorio contenente i diclonius nati nel "vecchio continente". Tutti gli stati europei collaborarono tra loro per cercare il laboratorio. In Russia, spettò al presidente prendere la decisione; il presidente della federazione russa decise di giustiziare ogni diclonius trovato nel territorio russo. In Sudamerica, si riunirono tutti i presidenti di tutti gli stati sudamericani e si decise che ogni diclonius trovato venisse bandito dal continente, una volta trovato il laboratorio, in Oceania la stessa cosa, mentre in Africa, i membri dell'unione Africana si riunirono ad Addis Abeba, in Etiopia. La decisione iniziale fu quella di trovare il laboratorio, successivamente di usare ogni mezzo per uccidere i diclonius. Oltre a queste decisioni prese da tutti i politici, fra i popoli di tutte le nazioni del globo, iniziò a sorgere il terrore, il terrore dei diclonius. Si seppe, infatti, quanto fossero pericolosi questi umani modificati con i loro vettori, che potevano causare la morte immediata delle persone. Ben presto, il terrore dei diclonius si diffuse sempre più nel mondo, il terrore di essere uccisi in modo macabro prevalse su tantissimi abitanti del mondo, alcuni non dormirono per giorni, altri addirittura pensarono al suicidio per evitare di essere uccisi in quel modo, ma fortunatamente non ci furono suicidi in giro per il mondo. Negli Stati Uniti non furono pochi gli statunitensi che scesero nelle piazze delle loro città a protestare contro il governo; infatti i cittadini pretesero che i diclonius venissero giustiziati, condannati, eliminati immediatamente una volta localizzati. Da New York a Los Angeles, passando per Chicago e Nashville, nel giro di pochi giorni, ci furono molte proteste, anche nella stessa Washington. Il governo inizialmente non seppe cosa fare per placare i cittadini, sapeva benissimo, infatti, che la situazione non fosse per nulla facile. Si decise, all'inizio, di comunicare a tutti i cittadini americani, tramite i mezzi di comunicazione, di utilizzare le buone, ovvero le parole. Il presidente americano, con un annuncio nazionale, provò a placare i cittadini statunitensi cercando di rassicurarli, dicendo che le ricerche del laboratorio erano in corso e dureranno finché non sarebbe stato trovato. Fu tutto inutile. Gli statunitensi di quasi ogni città americana continuarono a scendere in piazza, a volte scontrandosi anche con le forze dell'ordine, per far vedere al governo quanto fossero preoccupati e impauriti. Il governo, a questo punto, non ebbe scelta che usare le cattive, le maniere forti. Si decise alle forze dell'ordine di passare all'attacco, usando manganelli e, solo nel caso più estremo, le armi da fuoco. Le armi furono usate molto, ma per fortuna non provocarono nessuna vittima, solamente dei feriti. Se la situazione negli Stati Uniti non fu tra le migliori, lo stesso lo si ebbe in quasi ogni altra parte del mondo. In Europa, ad esempio, si scatenò il caos: nelle principali città europee, tra cui Parigi, Londra, Berlino e Roma, ci furono molti scontri tra la polizia e i cittadini protestanti contro i diclonius e i governi delle proprie nazioni. Molte proteste e scontri ci furono anche a Mosca e a Pechino. In altre città del globo, alcune proteste furono represse nel sangue: alcuni cittadini che protestavano, in balia del caos e del terrore, a causa del loro comportamento furono uccisi da armi da fuoco, in sud America. Qualche vittima ci fu anche in altre aree del mondo.

Il mondo fu in uno stato come mai prima d'ora. Caos e terrore regnarono per giorni e giorni. Molti tra i governi delle nazioni del globo decisero, a questo punto di usare le maniere forti, per cercare di riportare la calma. I risultati furono raggiunti in parte, ma purtroppo con il costo di qualche vittima. I governi non trovarono altro modo. I cittadini del mondo non seppero pensare ad altro per molto tempo. Lo stesso valeva per i politici. Infatti, si parlò di questi argomenti per moltissimi giorni nelle riunioni politiche. Nessuno la pensava come la scienziata ribelle Akemi, ovvero che ci potesse essere una possibile coesistenza con i diclonius, nessuno pensava che i diclonius potessero appartenere anche loro alla specie umana. Tutti infatti, erano pervasi dalla paura di essere uccisi in modo terribile e ognuno voleva che i diclonius venissero eliminati dal pianeta, una volta trovati. Le ricerche per trovare i laboratori nascosti nei continenti, escluso quello di Kamakura, proseguirono per giorni e giorni. Inizialmente nessuno trovò quello che cercava. Ma i governanti non mollarono e ordinarono di continuare le ricerche. I laboratori però non si trovarono, così, i governanti del mondo, qualche tempo dopo si riunirono a New York in una conferenza d'emergenza. Si decise di andare in Giappone per trovare il laboratorio del continente asiatico e, una volta localizzato, andare da Kakuzawa per costringerlo a rivelare dove fossero nascosti gli altri laboratori nel mondo. Dopo questa decisione, gli Stati Uniti si misero in contatto con il Giappone e inviarono due membri politici, accompagnati da una squadra speciale per proteggerli nel caso ci fosse stato bisogno. Nei giorni successivi, fu localizzato il DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE e i politici americani arrivarono a Tokyo. Parlarono con i politici nipponici e dopo, insieme a qualche politico giapponese, si decise di andare nel laboratorio di Kakuzawa per andare ad interrogare ed arrestare il direttore, accompagnati dal capo della polizia di Kamakura. Così andarono nella stazione di Tokyo, presero il treno per Kamakura. Una volta arrivati, andarono verso la stazione di polizia dell'omonima città e con il capo della polizia, a bordo dell'elicottero della polizia, i politici americani, insieme a quelli giapponesi e quattro poliziotti, andarono verso il laboratorio al largo della costa dell'omonima città, con la speranza di poter parlare con Kakuzawa, il direttore del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, per farsi dire dove fossero nascosti gli altri laboratori contenenti i diclonius ed arrestarlo. In totale, furono dieci le persone a bordo dell'elicottero.

CAPITOLO 29

ASSASSINIO

Quando l'elicottero fu vicino al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, il pilota si mise in contatto con il laboratorio, chiedendo il permesso di poter atterrare sull'eliporto dell'isoletta. Al laboratorio, ricevuto la richiesta di atterraggio, andarono a comunicarlo al direttore Kakuzawa. Due scienziati andarono nel suo ufficio e bussarono.

"avanti" disse il direttore. La porta si aprì e i due scienziati entrarono.

"signore" disse uno dei due scienziati "poco fa abbiamo ricevuto una richiesta di atterraggio all'eliporto, evidentemente qualcuno sta venendo qui". Kakuzawa rimase piuttosto sorpreso. Poi l'altro scienziato disse: "che cosa dobbiamo fare? Come dobbiamo rispondere? Ci dica lei".

"vi hanno detto chi sono queste persone che stanno arrivando?" disse loro Kakuzawa.

"a dire il vero, ci hanno detto solo che dovevano vedere lei" disse uno dei due scienziati. Il direttore aggrottò le sopracciglia, poi dopo qualche secondo disse: "rispondete che possono atterrare pure all'eliporto".

"ma signore, noi non…".

"fate come vi dico".

"va bene, come vuole direttore" e uscirono dall'ufficio di Kakuzawa e comunicarono all'elicottero che ebbero l'autorizzazione di atterrare. Nel giro di dieci minuti, l'elicottero arrivò al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE e atterrò all'eliporto del laboratorio e, successivamente, scesero tutti coloro che erano a bordo del laboratorio, incluso il pilota. I quattro politici, i due statunitensi e i due giapponesi, furono gli ultimi a scendere, scesero per primi i poliziotti e il capo della polizia.

"e così questo sarebbe il laboratorio asiatico dove tengono rinchiusi i diclonius…" disse il capo della polizia agli altri.

"si signore, è proprio questo" rispose uno dei poliziotti.

"ok, andiamo all'entrata di questo laboratorio, voi insieme a me, scorterete i politici" disse il capo della polizia agli agenti.

"si signore". E andarono verso l'entrata del laboratorio. Quando arrivarono, le porte di entrata del laboratorio erano chiuse. Proprio quando gli agenti stavano per bussare, le porte si aprirono. Ad aprirle fu uno scienziato.

"posso esservi di aiuto?" disse lo scienziato a tutti loro.

"stiamo cercando Kakuzawa" disse il capo della polizia "dobbiamo parlare con lui". Lo scienziato poi disse loro: "aspettate un attimo". E andò nell'ufficio del direttore per comunicargli la notizia. Kakuzawa disse allo scienziato: "li faccia entrare, ci vedremo all'entrata della ex camera blindata di numero trentacinque e faccia aprire la camera dopo circa un minuto e mezzo, calcolando il tempo dopo che le avrò ordinato di lasciare il posto".

"ma signore, io credo ci siano uomini di governo fra loro…".

"faccia come dico".

"d'accordo signore". Lo scienziato tornò dai poliziotti e dai politici e disse loro: "Kakuzawa vi aspetta, seguitemi pure, vi condurrò da lui". E il capo della polizia disse: "va bene". E lo scienziato si diresse verso la camera blindata dove in passato vi era Mariko, il diclonius numero trentacinque, figlia di Kurama. Ad aspettarli vi fu Kakuzawa. Arrivati, il direttore fece segno allo scienziato di andare via. Lo scienziato obbedì.

"qualcuno mi vuole vedere?" disse il direttore del laboratorio. Poi il capo della polizia disse: "lei è Kakuzawa? Il direttore di questo laboratorio?".

"sono io. Voi chi siete?" domandò a tutti loro. Il capo della polizia disse: "io e questi quattro uomini" indicando i poliziotti "siamo della polizia di Kamakura di cui io sono il capo, mentre loro quattro sono politici. E lui è il pilota dell'elicottero che ci ha portati qui". Il direttore Kakuzawa si insospettì. Poi il capo della polizia continuò: "sappiamo che cosa tiene dentro questo suo laboratorio, direttore Kakuzawa. Lo abbiamo scoperto qualche tempo fa". Kakuzawa sembrò sempre più sospettoso. Il capo della polizia proseguì: "siamo venuti qui per interrogarla ed arrestarla".

"interrogarmi ed arrestarmi?" disse il direttore "e per che motivo?". Uno dei politici americani prese la parola e disse: "signor Kakuzawa, noi tutti dei governi del mondo sappiamo le sue intenzioni. Lei qui dentro tiene i cosiddetti diclonius e ha intenzione di usarli come strumenti per costruire il suo folle regno". Poi il capo della polizia disse: "adesso lei viene con noi e ci risponderà a ogni domanda che le faremo, intesi?". Improvvisamente, le porte della camera blindata si aprirono. I politici e il pilota fecero un passo indietro, mentre il capo della polizia e i poliziotti tirarono fuori le loro pistole. Kakuzawa invece rimase immobile. Dietro di lui vi fu l'interno della camera buia, dove ormai vi era dentro il diclonius Ludme.

"adesso basta" disse il capo della polizia "direttore Kakuzawa, adesso viene con noi". Successivamente, il capo della polizia ordinò di ammanettare il direttore e uno dei poliziotti tirò fuori le manette. Poi ad un tratto, si udì una voce, una voce proveniente dalla camera.

"pa… papà?". Tutti i presenti si voltarono verso il punto dove proveniva la voce, si sentivano i passi. I poliziotti con le loro pistole furono pronti a sparare nel caso fosse stato necessario e ad un certo punto, dal buio della camera apparve, camminando, una sagoma umana.

"papà?" disse. Era Ludme, avvolta da bende in tutto il corpo, tranne per la testa e per i piedi e per le mani. Tutti i presenti, tranne Kakuzawa, osservarono il diclonius abbastanza con stupore, dal vivo ne stavano vedendo uno per la prima volta.

"chi sono queste persone, papà? Che cosa vogliono?" domandò Ludme a Kakuzawa. Il direttore disse al diclonius artificiale: "mi vogliono portare via".

"via? E dove?" domandò Ludme.

"lontano". E il poliziotto ammanettò il direttore dicendo: "adesso basta". Ludme, ad assistere a quella scena e dopo aver sentito quelle parole, iniziò a lacrimare, non voleva che Kakuzawa la lasciasse. Poi Ludme disse ad alta voce al poliziotto che aveva ammanettato il direttore, provando tanta rabbia: "lascialo subito!". Il poliziotto tirò fuori la pistola dalla fondina e minacciò Ludme dicendo: "stai lontana o ti sparerò". Ludme, con uno sguardo maligno, si avvicinò sempre più al poliziotto e lui decise di sparare. Con uno dei suoi vettori, Ludme, rapidissima, respinse il proiettile. I politici, il pilota, i poliziotti e il capo della polizia rimasero stupiti come mai prima di quel momento.

"sapete" disse il diclonius artificiale con un sorriso malvagio "non mi sta simpatico chi tocca papà"

"fatela fuori!" urlò il capo della polizia ai poliziotti. E iniziarono a sparare. Ma Ludme con i suoi vettori prima respinse tutti i proiettili e poi uccise brutalmente tutti i poliziotti, incluso il capo della polizia, spargendo sangue per la prima volta in vita sua. Solamente i politici e il pilota furono risparmiati, perché non avevano "toccato" Kakuzawa e perché non avevano attaccato Ludme. E scapparono verso l'uscita. Poi il diclonius artificiale spezzò le manette di Kakuzawa.

"ottimo lavoro Ludme" disse il direttore al diclonius artificiale. Successivamente, a Ludme venne il sorriso normale e abbracciò il direttore. Anche se ormai era stata istruita, Ludme mostrava ancora qualche sentimento infantile. Poi Kakuzawa rassicurò il diclonius artificiale, dicendo che insieme avrebbero costruito un mondo per tutti e due e in seguito Ludme tornò nella sua cabina, mentre Kakuzawa andò a cambiarsi gli abiti, visto che si erano un po' sporcati di sangue. Poi ordinò di sbarazzarsi dei corpi delle persone uccise da Ludme.

Anche Kakuzawa sapeva del fatto che ormai l'opinione pubblica mondiale era a conoscenza dell'esistenza dei diclonius. Lo aveva saputo tramite una scienziata del laboratorio; lei, attraverso i computer seppe, dagli altri laboratori in giro nel mondo, che nei loro continenti si era diffusa la notizia, e così lo aveva comunicato al direttore del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE. Tuttavia, rimase sconosciuto il motivo con cui si era diffusa la notizia; si iniziò a sospettare subito di Akemi, la scienziata che era riuscita ad entrare nella stanza del direttore, ma non si riuscì a trovare una risposta a chi lo avesse detto. "potrebbe averlo detto a chiunque, oppure direttamente alla polizia, nessuno può saperlo" si pensava all'interno del laboratorio; anche lo stesso direttore la pensava così. Kakuzawa ormai non poteva più aspettare. Per il direttore ormai era arrivato il momento di passare alla fase successiva del suo piano. Tornò nel suo ufficio e si mise a lavorare, per pianificare una riunione che ci sarebbe stata il giorno successivo. in cui avrebbe confessato le sue reali intenzioni, dato che ormai il mondo intero era a conoscenza dell'esistenza dei diclonius, ma avrebbe detto agli scienziati altri argomenti, tra cui quello di far partire la caccia ai diclonius che erano fuori dal laboratorio, ovvero la presunta Lucy, Nana, Ayaka e Miyu.

Per quanto riguardava i politici e il pilota, uscirono dal DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE correndo, scioccati da quello che avevano visto, e con l'elicottero tornarono a Kamakura. Quando vi arrivarono, informarono immediatamente il governo americano e giapponese della pericolosità inaudita dei diclonius e di tutto quello che avevano visto, con i loro occhi terrorizzati. La notizia si diffuse nel giro di poco tempo anche nel resto del mondo, facendo aumentare sempre di più il terrore e il caos generale. Immediate furono le reazioni dei governi, ovvero si decise di raddoppiare le ricerche per cercare i laboratori nascosti e quasi tutte le nazioni del mondo decisero che, una volta trovati i laboratori, i diclonius dovevano essere eliminati dal mondo, in quanto erano visti come un pericolo immenso per la specie umana.

CAPITOLO 30

LA CONFESSIONE E LE VERITA' DI KAKUZAWA

Il giorno successivo, Kakuzawa comunicò a gli scienziati e alle scienziate del laboratorio che ci sarebbe stata una riunione per le ore 11:30. Quando arrivò quell'ora, tutti gli scienziati andarono nella sala delle conferenze e per ultimo entrò il direttore e tra gli scienziati piombò il silenzio più totale, per ascoltare Kakuzawa.

"buongiorno a tutti" disse il direttore "oggi vi ho riuniti tutti qui perché vi devo parlare di alcune cose". Gli scienziati ascoltarono il direttore con molta curiosità ed attenzione.

"innanzitutto vi vorrei dire che ho in mente un progetto, un progetto in cui ho intenzione di coinvolgere tutti quanti voi". Molti tra gli scienziati alzarono le sopracciglia, altri ancora le aggrottarono. "sapete" continuò il direttore "qualche tempo fa ho nominato agli scienziati Aritomo, Kaito e Sosuke questa cosa, ovvero che loro faranno parte del mio progetto, oggi lo comunico a tutti voi, perché voi fate parte della storia del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, il mio laboratorio, ed è giusto che anche voi abbiate un ruolo importante nel nostro futuro". Alcuni scienziati non capirono cosa volesse dire il direttore. Poi Kakuzawa proseguì, dicendo: "devo chiedervi di non impressionarvi, perché questo si tratta di un segreto mio molto intimo". Gli scienziati non capirono, furono confusi. Kakuzawa si toccò il parrucchino e se lo levò, mostrando a tutti gli scienziati il suo reale aspetto. Tra gli scienziati piombò lo stupore più totale nel vedere che anche il loro direttore aveva delle corna sul cranio. La scienziata che mostrò uno stupore particolare fra tutti loro fu Arakawa, perché aveva già visto il vero aspetto di Kakuzawa, un po' di tempo prima, ma dato che lo aveva visto solo una volta, pensava si trattasse di un'allucinazione. Ma ora che lo aveva rivisto con il suo reale aspetto, si era convinta che fosse tutto reale. Kakuzawa prese la parola, rassicurando tutti gli scienziati: "state tutti calmi e tranquilli, io non sono come un diclonius normale, adesso saprete tutto". E raccontò tutta la sua storia agli scienziati. La sua famiglia aveva avuto per generazioni una mutazione genetica, che li faceva nascere con delle corna sul cranio, simili a quelle dei diclonius, con delle altre particolarità, ma col tempo queste ultime diminuirono e rimasero solo le corna sul cranio. Per tantissimo tempo, la sua famiglia veniva derisa dagli umani normali e venne isolata sull'isola dove si trovavano ora. Con la comparsa dei diclonius, Kakuzawa fece costruire il DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, per analizzare e studiare la loro natura. Adesso che erano comparsi umani quasi del tutto uguali a lui e alla sua famiglia, Kakuzawa assaporava il fatto di potere finalmente sentirsi in un mondo dove non poteva essere più deriso e avrebbe sfruttato il potere dei diclonius anche per questo, oltre che per poter diventare il capo della nuova umanità. Gli scienziati del suo laboratorio, uniti a quelli degli altri laboratori negli altri continenti avrebbero avuto un ruolo molto grande in questo suo progetto, così promise loro Kakuzawa e con questo finì il suo discorso. Al sentire queste sue ultime parole, gli scienziati del laboratorio sembrarono tranquillizzarsi. Poi Kakuzawa disse loro: "io non possiedo vettori, ho solo queste specie di corna sulla testa, nulla di più. Vi andrebbe di costruire un regno insieme a me in cui anche tutti voi potreste essere delle persone molto importanti?". I tre scienziati Aritomo, Kaito e Sosuke, coloro che avevano progettato e creato Ludme con l'aiuto di altri scienziati, dopo qualche secondo furono i primi ad alzare la mano, dicendo: "si signore, lo vogliamo!". Poi anche Arakawa fece la stessa cosa, e in seguito anche tutti gli altri. Insomma, ogni scienziato e scienziata del laboratorio stette dalla parte del direttore, guardando nel proprio futuro, potere e gloria.

"bene" disse il direttore "la storia comincia oggi, signore e signori. Dividerò la gloria con tutti voi". E tra gli scienziati ci fu molta allegria, immaginando il loro futuro molto roseo e ricco. Kakuzawa, sempre con il suo reale aspetto, successivamente disse: "adesso capite perché ho voluto creare Ludme? Il diclonius Lucy non avrebbe mai obbedito ai miei piani, a lei avrebbe importato solo uccidere, ecco perché con Ludme, questo progetto sarà possibile". Gli scienziati capirono. Poi il direttore disse: "adesso parliamo delle diclonius che si trovano lì fuori, ovvero la presunta Lucy, Nana, Miyu ed Ayaka. Gli scienziati ascoltarono, alcuni iniziarono a prendere degli appunti.

"tra non molto ordinerò alla squadra speciale del laboratorio di intervenire per dar loro la caccia e di localizzarle, poi una volta trovate, di catturarle e di riportarle qui". Uno scienziato alzò la mano come se volesse fare una domanda e prendendo la parola disse: "ora che l'opinione pubblica sa dell'esistenza dei diclonius, non pensa che potrebbe essere meglio che quelle diclonius rimangano dove sono adesso?".

"io non penso" rispose il direttore "meglio riportarle qui per interrogarle e poi discuteremo cosa fare con loro".

"grazie per la risposta" disse lo scienziato. Poi il direttore continuò, dicendo: "fate in modo che nessun altro venga in questo laboratorio come è successo ieri con quelle persone e con quei poliziotti. Non voglio che i governi del mondo abbiano tutti i loro occhi puntati su quest'isoletta, almeno per il momento. Se dovesse avvicinarsi di nuovo un elicottero o un'imbarcazione, respingetela prima con le buone, e nel caso estremo fate intervenire la squadra speciale". Gli scienziati appresero. Poi il direttore disse: "dobbiamo ancora analizzare e fare esperimenti sui diclonius prima di procedere definitivamente. Non abbiamo molto tempo, perché ormai il mondo sa dell'esistenza dei diclonius, per cui al termine di questa riunione, vorrei che tornaste tutti al vostro lavoro, intesi?".

"si, signore, come vuole" risposero gli scienziati. Successivamente, la riunione finì non molto tempo dopo e gli scienziati tornarono al lavoro. Gli esperimenti e i test sui diclonius aumentarono sempre di più di livello, ma furono più limitati, per non rischiare di perderne altri come capitò per i diclonius numero trentasei e trentasette. Kakuzawa comunicò di aumentare i test e gli esperimenti anche per quanto riguarda i diclonius rinchiusi negli altri laboratori nel resto del mondo. I diclonius, sia al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE che negli altri laboratori, soffrivano sempre di più, urlavano come dei pazzi e piangevano dal dolore sempre più forte. Non ne potevano veramente più. Ma il loro carattere non mutava, a loro importava solo uscire da quelle prigioni che li torturavano e basta. Desideravano solo un po' di amore e una possibile famiglia da parte del mondo un giorno. Ma più passava il tempo, più questo possibile giorno per loro appariva sempre più un miraggio. Ormai quasi tutti i diclonius di tutto il mondo si rassegnarono al loro destino, pochissimi invece riuscirono a difendere il loro sogno. Ma fu veramente un'impresa per tutti loro. Gli scienziati, accecati dalla gloria e dal potere che Kakuzawa gli aveva promesso, non ebbero nessuna pietà nei confronti dei diclonius, anzi: sembrava che più passasse il tempo, più erano assetati di gloria e di potere e quindi aumentarono sempre più i livelli dei test e degli esperimenti sui diclonius. Lo stesso si poteva dire molto bene per gli scienziati degli altri laboratori. Passarono i giorni e i test e gli esperimenti aumentarono sempre più.

Nel mondo, intanto, dopo che si diffuse la notizia di ciò che accadde al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, il terrore aumentò sempre di più col passare dei giorni. Le proteste negli Stati Uniti e in molte altre nazioni non cessarono e ci furono molti feriti in varie città del globo. Intanto, a Washington, si decise di convocare un'altra udienza al senato degli Stati Uniti. Al temine della seduta, il governo del paese a stelle e strisce decise di dichiarare guerra ai diclonius, di spazzarli via in modo definitivo, una volta localizzati. Anche la federazione russa non fu da meno, lo stesso valeva per la Cina e per quasi tutta l'Asia. Il Giappone, invece, decise di prendere tempo. L'Unione Europea si mostrò invece un po' più pacifica su questo punto; se prima aveva deciso di eliminare i diclonius, adesso fece un leggero passo indietro; prima, infatti, gli stati membri dell'unione, decisero di trovare il laboratorio situato in Europa e poi avrebbero deciso che cosa fare. Per quanto riguarda l'Africa e il sud America, le loro decisioni furono una contraria all'altra: i sudamericani decisero di optare per una soluzione di guerra contro i diclonius, mentre gli africani decisero di optare per una soluzione pacifica, di interrogare i diclonius e capire le loro intenzioni. Per quanto riguarda invece l'Oceania, gli abitanti di questo continente furono sì terrorizzati, ma al tempo stesso curiosi dei diclonius, su cosa avrebbero potuto fare in generale. Non fu molto chiaro, infatti, come agissero i poteri dei nuovi umani, per cui anche gli abitanti di questo continente decisero di prendere tempo.

Il mondo si spacca in due: da una parte come se volesse dire: "guerra ai diclonius! Guerra ai diclonius! Devono essere eliminati!", dall'altra sembrava che volesse dire: "aspettiamo, prima troviamoli e poi vedremo".

CAPITOLO 31

L'INCONTRO CON AYAKA

Kouta e le altre stavano vivendo bei momenti, anche se Nana mostrava sempre dei segni tristi sul suo volto. La piccola diclonius Miyu, da quando aveva iniziato a chiamare Yuka "mamma", si sentiva molto più felice; era come se avesse trovato un genitore. Yuka le spiegava spesso, che lei non era sufficiente da sola, ovvero che sarebbe servito anche un papà. "avrò mai anche un papà, mamma?".

"lo spero tanto, piccola mia" disse sempre Yuka, cercando di portare fiducia alla piccola diclonius. Ella un po' ne aveva e ne mostrava. Il suo sogno più grande sarebbe stato quello di vivere con la sua mamma Yuka, con un papà e con Kinuko tutti insieme.

"si avvererà mai questo sogno mamma?" disse spesso Miyu a Yuka.

"io spero molto di sì, Miyu, dobbiamo avere fiducia" diceva sempre la ragazza a Miyu. La piccola diclonius aveva paura che i suoi sogni non si avverassero, ma dalle parole di Yuka, si fece sempre coraggio per far sì che questi suoi sogni si avverassero. Kouta era molto fiero di tutto ciò, era fiero di quello che stava facendo sua cugina nei confronti della piccola diclonius, che voleva solo amore e una famiglia. Anche Lucy era felice di tutto questo e anche lei voleva solamente amore da parte di Kouta e delle altre, idem Nana e Mayu. Insomma, tutti quanti alla Marple House, ebbero bisogno di amore, l'uno dall'altra, perché ebbero tutti un passato doloroso. Ognuno dava amore e affetto all'altro e ognuno viveva dei bei momenti. Certo, per Nana fu un po' più dura, visto i suoi motivi, ma anche lei passò dei momenti da ricordare.

Pochi giorni dopo, mentre il mondo ormai aveva saputo dell'esistenza dei diclonius da un po' di giorni, Miyu volle uscire con Kouta. Il ragazzo accettò volentieri. Uscirono di casa nel pomeriggio e decisero di andare in spiaggia. Miyu ebbe sempre un berretto in testa, per far sì che le sue corna venissero coperte. Mentre andavano verso il mare, Kouta disse a Miyu: "ti piace molto il mare, Miyu?".

"oh si Kouta" rispose la piccola diclonius "tantissimo".

"mi fa molto piacere" disse il ragazzo "piace molto anche a me". La piccola Miyu gli sorrise con gli occhi chiusi. Successivamente, dopo circa quindici minuti, arrivarono in spiaggia. Andarono molto vicini all'acqua e si sedettero sulla sabbia, guardando il mare, poi il ragazzo prese la parola e disse alla piccola diclonius: "allora, Miyu…".

"si, Kouta?" disse Miyu incuriosita.

"ti piace molto chiamare mia cugina "mamma"?".

"tanto, tantissimo. Lei è come la mia mamma, buona, tenera, dolce…" e alla piccola diclonius vennero le lacrime agli occhi. Kouta lo notò e cercò di calmarla. Miyu poi disse sorridendo, con gli occhi chiusi: "scusa… scusa…".

"tranquilla, piccola" disse sorridendo il ragazzo "non c'è nulla di cui tu debba scusarti". Miyu si tranquillizzò. Poi la piccola diclonius domandò al ragazzo: "che cosa fate, tu e mamma nella vita?".

"be, noi siamo venuti qui a Kamakura per studiare, ma dopo qualche tempo, abbiamo sospeso quest'attività per badare a voi, ma c'è sempre tempo per recuperare, adesso io e Yuka pensiamo a tutte voi, non c'è nessuna fretta. Voi avete più bisogno di amore più di quanto noi abbiamo bisogno di fare altre cose in questo momento".

"grazie Kouta…".

"figurati, piccola". E stettero a parlare per ancora qualche minuto seduti sulla sabbia. Poi decisero di afre un'altra passeggiata e andarono verso il centro della città, dove, in quelle parti vi era un altro parco giochi.

"ti va di andare al parco giochi?" domandò Kouta alla piccola diclonius.

"si, mi piacerebbe molto!".

"ok, allora andiamo".

"grazie, Kouta!".

"figurati" disse il ragazzo sorridendole. Si alzarono e andarono verso il centro cittadino. Arrivati, Miyu iniziò a divertirsi con lo scivolo e poi con l'altalena, mentre Kouta la osservava seduto su una panchina. Dopo qualche minuto, il ragazzo vide due persone che si avvicinarono a lui, una bambina e una ragazza; si fermarono a circa un metro e mezzo dal ragazzo. Kouta domandò loro: "posso esservi di aiuto?".

"sa, prima ho visto che lei stava insieme a quella bambina e le chiedo se Aiko può giocare con lei. possibile?". Domandò la ragazza.

"ma certo, non c'è nessun problema" rispose il ragazzo.

"bene. Ok, Aiko, vai a giocare con lei" disse la ragazza ad Aiko sorridente.

"grazie Ayaka!". E la bambina corse verso Miyu, tutta contenta. Al sentire la parola Ayaka, a Kouta rivennero in mente le parole del racconto di Miyu, quando parlava di un altro diclonius che si chiamava Ayaka. Kouta guardò subito la testa della ragazza: ella portava, infatti, un berretto e si vedevano i suoi capelli di colore viola scuro; Miyu, infatti, aveva descritto anche qualcosa dell'aspetto fisico sia Ayaka che Kinuko, tra cui i capelli. Kouta disse alla ragazza: "tu sei Ayaka?".

"sì, perché?", rispose il diclonius. Poi Kouta le fece segno di avvicinarsi, per dirle qualcosa all'orecchio; Ayaka capì e si avvicinò sufficientemente. E Kouta le disse a bassa voce: "sei un diclonius, vero?". Ayaka si stupì molto, e disse a bassa voce: "e tu come lo sai questo?".

"perché me lo ha detto lei, Miyu". Ayaka girò la testa e guardò la piccola diclonius che parlava con Aiko, loro si erano già riconosciute e pochissimi secondi dopo, loro guardarono Kouta ed Ayaka. Kouta disse ad Ayaka: "tranquilla, non sono qui per farti chissà che cosa, ti ho solamente riconosciuto". Il diclonius capì e si tranquillizzò. Poi Miyu ed Aiko andarono verso Kouta ed Ayaka. Successivamente, Aiko disse ad Ayaka: "sorellona, lei è Miyu".

"sorellona? Come mai ti chiama così?" domandò Kouta alla diclonius. Ayaka disse sorridendo: "è una lunga storia… lunga, ma bella alla fine" mentre diceva queste parole, il diclonius accarezzava la testa di Aiko. Lei gradì moltissimo. Miyu disse: "vi andrebbe di venire a casa nostra a prendere qualcosa? Così potete conoscere le altre e chiacchiereremo di cosa vi è successo in queste settimane".

"per me non ci sono problemi" disse Ayaka.

"anche per me non c'è alcun problema" disse la piccola Aiko, che poi continuò: "prima però passiamo a casa per avvisare mamma".

"ok" rispose Ayaka. Così, insieme, andarono alla casa di Aiko e di Ayaka. Arrivati, Kouta e Miyu restarono fuori ad aspettarle, poi quando tornarono, la piccola Aiko disse: "ok, possiamo venire a casa vostra".

"bene" disse Kouta "andiamo". Così, si diressero verso la casa di Kouta e di Miyu. Arrivati, Kouta bussò. Ad aprire fu Mayu. Kouta le disse che la ragazza e la bambina erano semplicemente degli amici e quindi, degli ospiti. Mayu comprese e andò ad avvisare le altre e Nana si coprì le corna con un berretto. Ayaka ed Aiko accarezzarono il cucciolo di Mayu Wanta, che gradì molto le loro carezze.

Kouta e le altre accolsero la ragazza e la bambina con affetto. Loro ringraziarono. Non bastò molto tempo per Yuka e le altre capire che la ragazza fu Ayaka: anche a Yuka e alle altre, infatti, riconoscendo i capelli viola e notando il berretto, iniziarono a domandarle se fosse Ayaka per avere la certezza. La ragazza, si tolse il berretto e mostrò le sue corna. Yuka disse: "tranquilla, noi siamo solamente degli amici". Ayaka si tranquillizzò. A questo punto, Nana si tolse il berretto anche lei, ed Ayaka si stupì nel vedere un altro diclonius e anche Lucy disse ad Ayaka che pure lei era un diclonius. Nana e Lucy dissero che dopo avrebbero spiegato tutto, Ayaka comprese e poi tutti si sedettero nel salotto e mangiarono tutti insieme la merenda. Poi Yuka disse ad Ayaka: "sai, Miyu ci ha detto tutto quello che sapeva di te e di Aiko".

"per questo mi avete riconosciuta…" disse Ayaka con un leggero sorriso.

"già" risposero. Poi Nana e Lucy spiegarono tutta la loro storia ad Ayaka. Il diclonius numero quarantaquattro stava a sentirle con attenzione e comprese tutta la loro storia. Aiko, poi disse ad Ayaka: "sorellona, ma loro quindi, sono come te?".

"si Aiko" rispose Ayaka "ma tranquilla, non sono cattive, sono amiche".

"ok, ho capito".

"ma adesso dicci di te" disse Yuka ad Ayaka "perché Aiko ti chiama così? E cosa hai fatto dopo che, con Aiko, hai salutato, Miyu e Kinuko?". E Ayaka iniziò a raccontare la sua storia, da quando è stata catturata e portata al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE a quando Aiko e sua madre la trovarono svenuta sulla spiaggia di Kamakura. Si affezionarono tantissimo l'una all'altra. "per questo lei mi chiama sorellona" disse Ayaka mentre accarezzava la piccola Aiko. "è una sensazione meravigliosa quando mi chiama così…" continuò Ayaka.

"lo credo" disse Lucy. Poi raccontò dello scontro con Miyu e Kinuko e del chiarimento fra loro e poi iniziò a raccontare cosa le successe dopo. Ayaka, dopo essere tornata a casa con Aiko, disse che cosa era successo in quella strada con Kinuko e Miyu. Aiko disse a sua madre che era stata colpita da una di quelle due ragazze, al punto che perse i sensi. Ayaka poi disse alla madre del chiarimento con quelle due ragazze, quindi la madre non se la prese più di tanto con Kinuko e Miyu. Poi, dalle parole di Aiko, la madre si insospettì sulla natura di Ayaka, ovvero su come avesse aiutato Aiko. Ayaka fu quindi costretta a rivelare la sua vera natura alla madre di Ayaka. La madre si stupì, nel vedere gli oggetti che sembravano volare per la stanza, ma che in realtà fu Ayaka a sollevarle coi suoi vettori. Aiko supplicò la madre di far sì che Ayaka restasse con loro. La madre ci pensò per alcuni giorni, poi, comprendendo che il diclonius aveva aiutato Aiko e l'aveva resa molto felice stando insieme a lei, la madre accettò di far sì che Ayaka restasse con lei e con sua figlia, anche perché si affezionò anche lei ad Ayaka. Aiko era felice come non mai in vita sua. Così Ayaka ed Aiko si abbracciarono fortemente, piangendo di felicità. Successivamente, Ayaka portò spesso Aiko a fare delle passeggiate e al parco giochi a giocare e altro ancora. Il diclonius aveva sempre un berretto in testa quando uscivano. Aiko ed Ayaka si sentivano sempre più delle sorelle, col passare del tempo. Kouta e le altre capirono la loro storia.

"ora mi sento meglio, ora che ho trovato una famiglia" concluse Ayaka.

"che bella storia…" disse Nana. Poi Ayaka domandò a Miyu: "e tu come sei finita con loro? E dov'è Kinuko?". Miyu raccontò tutto, incuso il fatto di chiamare Yuka "mamma" e i suoi sogni; quando arrivò il momento di parlare di Kinuko, le vennero le lacrime agli occhi e poi pianse, dicendo: "lei… è stata catturata… e riportata lì… in quel posto…". Ayaka si alzò a consolarla. Ma Miyu ormai piangeva molto, era affezionata molto a Kinuko. Ayaka comprese in fondo le sue parole. Tutti andarono ad abbracciare Miyu, Yuka per prima. Successivamente, Miyu si calmò. Ayaka ed Aiko stettero per altri dieci minuti poi dovettero ritornare a casa.

"grazie infinite per l'ospitalità" dissero Ayaka e Aiko.

"è stato un grande piacere" risposero kouta e le altre.

"ci vediamo presto!" dissero, poi, Ayaka ed Aiko. E salutarono i loro nuovi amici. E si allontanarono, andando verso casa. Successivamente, Kouta e le altre prepararono la cena. Poi a tavola, tutti discutevano su Ayaka e Aiko e su come avessero passato la giornata. Tutti riposero molto positivamente su entrambi gli argomenti. Poi, non molto tempo dopo aver mangiato, andarono a dormire.

Nel frattempo, al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, il direttore Kakuzawa ordinò alla squadra del laboratorio di dare inizio alle ricerche sui diclonius Lucy, Nana, Miyu e Ayaka per le strade di Kamakura. Le ricerche sarebbero cominciate la mattina del giorno successivo. L'indomani infatti, la squadra con l'elicottero partì per Kamakura; arrivati, tutti i soldati, a bordo dell'elicottero, scesero dal velivolo e iniziarono ufficialmente le ricerche ai diclonius per la città di Kamakura.

CAPITOLO 32

IL RAPIMENTO

Erano circa le ore 8:37 quando i soldati della squadra del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE arrivarono a Kamakura e iniziarono le ricerche ai diclonius nella città. Per circa un'ora, i soldati perlustrarono molte strade e successivamente, non avendo trovato nessun diclonius, si decise di perlustrare anche nelle abitazioni. Si cominciò con quelle vicine alla spiaggia. Nel mentre, Kouta e le altre stavano facendo colazione, si erano svegliati tutti più o meno vicini alla stessa ora. Mentre facevano colazione, discutevano su come avrebbero trascorso la giornata. Alla fine, decisero di stare a casa quel giorno, per riposarsi un po'. Nelle due ore successive, Yuka badava alla piccola Miyu, Nana stette con la sua amica Mayu, mentre Lucy stava con Kouta. Come una famiglia, ognuno era legato all'altro. Successivamente, quando erano circa le 10:58, qualcuno bussò alla porta della loro casa.

"chi può essere?" disse Yuka a Kouta.

"non lo so" rispose il ragazzo "adesso vado a vedere". Kouta andò così verso il cancello della Marple House e da quello che riusciva a vedere, si notavano due sagome corpulente. Si avvicinò sempre di più al cancello e quando fu a un metro di distanza, fece un bel respiro ed aprì leggermente la porta. Davanti a lui vi erano due uomini vestiti di grigio e nero, col fisico robusto e corpulento. Kouta disse: "posso aiutarvi?".

"salve ragazzo" disse uno dei due uomini "dobbiamo controllare la tua casa". Kouta rimase molto sorpreso. "per che motivo, scusate?".

"abbiamo degli ordini, ragazzo" disse l'altro uomo "niente domande".

"ma…".

"avanti, lasciaci entrare, dobbiamo solo ispezionare la casa. Non ci metteremo molto, vedrai".

"ma signori, io…". I due uomini, a questo punto, spinsero Kouta via dal loro passaggio e si diressero verso l'entrata della casa. Kouta cercò di parlare con i due uomini e alla fine li convinse ad aspettare qualche secondo, prima che entrassero in casa. Kouta avvisò le altre e tutte si prepararono. I diclonius, tranne Lucy si misero un cappello in testa per coprire le corna e andarono nelle loro camere, mentre Mayu, che aveva portato il suo cucciolo dentro casa, poco prima che arrivassero i due uomini, nascose Wanta nella sua camera. Poi Kouta andò dai due uomini e gli disse: "ok, potete entrare".

"ti ringraziamo ragazzo. Ripeto, non ci metteremo molto tempo". Ed entrarono nella Marple House. Ispezionarono prima il salotto, poi la cucina e due camere in cui non c'era nessuno. Mentre ispezionavano, Mayu domandò a Kouta e a Yuka: "secondo voi cosa stanno cercando?".

"non lo so, staremo a vedere" risposero. Poi, quando uno dei due uomini arrivò alla camera di Miyu, egli aprì la porta e notò che Miyu era in piedi, con un berretto in testa. L'uomo ispezionò la camera, anche l'armadio. Poi passò alla camera successiva, quella di Nana. Quando entrò, notò che la ragazza era in piedi, poi ispezionò la sua camera. Nel mentre, l'altro uomo intanto era arrivato alla porta della camera di Lucy. Quando vi entrò, Lucy era in piedi, girata di spalle, senza un berretto sulla testa. L'uomo chiese alla ragazza di fargli spazio, mentre lui avrebbe ispezionato la camera. Mentre Lucy si muoveva, si avvicinò molto all'uomo ed egli riuscì a notare, fra i suoi capelli, i resti delle sue corna. L'uomo si insospettì subito, poi guardò in faccia la ragazza e la riconobbe: era Lucy. Immediatamente dopo, l'uomo uscì dalla camera e andò a parlare con il suo compagno, che stava fuori dalla camera ad aspettarlo.

"penso di aver trovato Lucy" disse al suo compagno.

"anche io forse ho trovato qualcosa, quella bambina e quella ragazza non mi convincono, secondo me sono loro". In quel momento, passò Kouta con Yuka in quel corridoio e il ragazzo domandò loro: "per sapere, avete ancora molto?".

Uno dei due uomini domandò ai due ragazzi: "da quanto avete quelle ragazze e quella bambina in casa vostra?". Yuka e Kouta si insospettirono. "perché ci fa questa domanda?" domandarono.

"dobbiamo portarle via".

"cosa? Perché?" domandò Yuka.

"niente domande".

"non potete farlo!" disse Kouta a voce abbastanza alta, al punto che Nana, Miyu, Lucy e Mayu uscirono dalle loro camere per guardare cosa stesse succedendo. I due uomini, a questo punto, tirarono fuori le pistole col silenziatore e minacciarono i due ragazzi. uno dei due uomini disse loro: "adesso loro vengono con noi, abbiamo degli ordini ben precisi". Miyu, sentendo queste parole, corse verso Yuka e l'abbracciò piangendo. Mentre piangeva, diceva: "no mamma… non voglio andare via… non voglio tornare lì…". Uno dei due uomini prese il berretto sulla testa della piccola Miyu e lo gettò via. Si vedevano le due corna sulla testa.

"si, è il diclonius numero quarantatré!" disse l'uomo. Il suo compagno poi disse: "e quell'altra ragazza deve essere il diclonius numero sette, mentre l'altra ancora è Lucy". Successivamente, uno dei due uomini inviò un segnale a tutti gli altri soldati sparsi per Kamakura di raggiungere la Marple House. Nana e Lucy accorsero per raggiungere i ragazzi e Miyu; Mayu, insospettita, chiuse la porta della sua camera con dentro il suo cucciolo e raggiunse anche lei gli altri.

"che diamine succede qui?" domandò Mayu.

"sta zitta, ragazzina!" le urlò uno dei due uomini.

"non ti permettere più di parlarle così!" urlò Nana, che con uno dei suoi vettori gli prese la pistola e la distrusse, sgretolandola. L'altro uomo sparò con la sua pistola verso Kouta, ma Lucy rapidissima con uno dei suoi vettori, respinse il proiettile e con un altro vettore prese la pistola e la distrusse. Gli uomini a questo punto tirarono fuori un'altra arma, un coltello, e nel loro mirino finirono Kouta e Yuka, e infatti, riuscirono a prenderli in ostaggio, minacciandoli di morte col coltello che toccava appena appena il loro collo.

"se vi avvicinate o fate scherzi, brutti mostri infernali, questi due ragazzi moriranno!". Nel frattempo, arrivarono altri uomini alla Marple House. Riuscirono ad aprire il cancello ed entrarono in casa, facendo quasi per nulla rumore, per non essere visti e sentiti. Due di loro, arrivarono alle spalle di Nana e degli altri. Solo Yuka, Kouta e i soldati che li minacciavano vedevano gli altri uomini. Uno dei soldati appena arrivati, fece fuoco con la sua pistola, colpendo la gamba destra di Nana, ferendola. Lei urlò dal dolore e si accasciò sul pavimento, perdendo molto sangue. Lucy si girò e notò tre uomini davanti a lei. Rapidissima e arrabbiatissima, con i suoi vettori prese le loro armi e le distrusse. Avendo sentito lo sparo, tutti gli altri uomini andarono in quel corridoio e spararono anche loro a Lucy, ma la ragazza respinse i loro proiettili. Intervenne anche Miyu, che prese, con i suoi vettori, le armi degli altri uomini e le distrusse. Mayu nel frattempo cercava di soccorrere la sua amica Nana, ma ella stava perdendo ancora molto sangue. Cercò di fermare l'emorragia con la sua maglietta. Nel frattempo, l'uomo che teneva in ostaggio Yuka intervenne scaraventando a terra la ragazza e, avendo davanti Lucy di spalle, riuscì a ferirla. Lucy urlò per un secondo e Miyu strappò il coltello dalla mano dell'uomo e lo distrusse. Un altro soldato diede una botta in testa a Miyu, colpendola di sorpresa, e la piccola diclonius perse i sensi. Successivamente, altri uomini con il coltello cercarono di ferire Lucy, ma lei, seppur ferita, riuscì a respingerli coi suoi vettori e quasi tutti loro, capendo che non potevano fare niente contro di lei, scapparono e uscirono dalla casa. Lucy, a questo punto, si ritrovò come avversario solo l'uomo che teneva in ostaggio Kouta.

"lascia andare subito Kouta!" gli urlò il diclonius. L'uomo non obbedì, non aveva intenzione di farlo. Poi Lucy notò che sul collo di Kouta vi era del sangue: il coltello stava ferendo il ragazzo. Lucy fu accecata dalla rabbia e urlò sempre più forte: "LASCIALO ANDARE!" e con uno dei suoi vettori ferì l'uomo alle gambe, fratturandole. L'uomo urlò tantissimo e in preda al dolore lasciò cadere il suo coltello e Kouta si liberò e si sedette sul pavimento, mettendosi la mano sul collo; il ragazzo sanguinava ancora. L'uomo intanto svenne dal dolore. Lucy, aiutata da Yuka, portò il suo corpo fuori, in giardino. E subito dopo Yuka andò a rianimare la piccola Miyu, portandola nella sua camera, mentre Lucy, guardando il collo ferito di Kouta che continuava a sanguinare molto e Nana in gravi condizioni, in lacrime disse: "no, non morite… adesso ci penso io". E concentrando al massimo tutte le sue capacità, riuscì a liberare più di venti vettori e con essi riuscì a guarire sia Nana che Kouta. Ma si trattò di un processo molto dispendioso per lei, il doppio rispetto a quello che aveva fatto per guarire sé stessa. Quando Lucy aveva quasi finito, entrò in casa un altro soldato, armato di pistola e andò verso il corridoio dove vi erano tutti gli altri. Lucy aveva ormai finito il processo di guarigione, Kouta e Nana rimasero basiti; erano guariti completamente, come se non fossero mai stati feriti, ma si sentivano un po' i morsi della debolezza. Lucy, stremata, prima di svenire, disse a Kouta e a Nana: "vi voglio bene… amici miei…" e, priva di sensi, si accasciò sul pavimento. Kouta e Nana, commossi per quello che Lucy aveva fatto per loro, cercarono di rianimarla, ma fu tutto inutile. Arrivò poi, il soldato che era entrato da poco e con una pistola minacciò Nana e Kouta. Nana, seppur guarita, si sentiva un po' debole, e non ebbe forza sufficiente per usare i vettori, per cui si alzò e cercò, con Kouta, di dare un pugno al soldato. I loro sforzi furono vani. Il soldato diede loro una spinta, facendo perdere loro i sensi e successivamente, prese il corpo privo di sensi di Lucy e scappò via dalla Marple House. Intanto altri soldati portarono via il corpo del soldato ferito da Lucy. tutti i soldati si diressero verso la spiaggia, dove c'era l'elicottero ad aspettarli; arrivati, salirono a bordo e tornarono al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE.

Alla Marple House, intanto, Kouta e Nana ripresero i sensi, rianimati da Miyu e da Yuka.

"cosa è successo?" domandarono la piccola diclonius e Yuka a Kouta e a Nana.

"Yuka, Lucy…" disse Nana con le lacrime agli occhi.

"Lucy ci ha salvato… stavamo morendo e lei ci ha salvato la vita…" disse Kouta lacrimando.

CAPITOLO 33

LE CONFESSIONI

Nelle ore successive, Lucy, al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, fu portata in una camera blindata dove in quel momento non vi era nessun diclonius. Si decise, infatti, di portarla nella camera blindata di uno dei due diclonius deceduti a causa del livello eccessivo dei test e degli esperimenti, nella camera del diclonius numero trentasette. Lucy rimase priva di sensi per alcuni giorni, visto lo sforzo molto grande che fece per guarire Kouta e Nana. Il direttore Kakuzawa ordinò agli scienziati che, una volta che Lucy avrebbe riaperto gli occhi, Lucy venisse interrogata, sia da loro che da lui stesso. Alla Marple House, in questi giorni, il clima non fu positivo; una parte della casa è stata devastata dalla battaglia contro i soldati, il cancello era rotto, sfondato sempre dai soldati e in più Kouta e le altre erano piuttosto frastornati da ciò che successe. Kouta pianse tantissimo quasi tutti i giorni, se non lo faceva era di una tristezza infinita. Il dolore di aver perso di nuovo Lucy era troppo forte, per di più dopo che Lucy gli aveva salvato la vita; sembrava averla persa per sempre questa volta. Anche Nana pianse molto, colpita dal gesto di Lucy nei suoi confronti. Miyu, Mayu e Yuka li abbracciarono molte volte, cercando di consolarli, ma fu difficilissimo, ai limiti del possibile. Si doveva però risistemare la casa, non poteva rimanere in quello stato. Lavorarono di più Mayu, Yuka e la piccola Miyu, Kouta e Nana, afflitti dal dolore, fecero poco. Del resto, era comprensibile. Si sentiva molto la mancanza di Lucy, soprattutto per Kouta. ci si domandava se un giorno tutti loro l'avrebbero più rivista un giorno. Dopo il gesto fatto della diclonius, era impossibile non notare che Lucy era ormai cambiata sotto tutti i punti di vista, dato il suo passato oscuro e violento. Durante le notti, Kouta pianse e si addormentò a fatica, dormendo poco. Anche per Nana la situazione più o meno simile. Kouta voleva solo riabbracciare la sua amica del cuore e stare con lei; anche Nana voleva rivederla molto. Entrambi volevano ringraziarla tantissimo per il gesto che aveva fatto nei loro confronti. Qualche giorno dopo, venne a trovare Kouta e le altre i loro amici Takeshi e Koichi. Notando il cancello in brutto stato, immediatamente pensarono che fosse successo qualcosa di brutto. Quando chiamarono Kouta e Yuka per sapere cosa fosse accaduto, loro dissero che era successa una cosa molto inaspettata, ma al tempo stesso molto brutta. Dissero che Lucy era stata rapita, Kouta lo spiegò in lacrime e poi corse in camera sua a piangere. Yuka disse ai due ragazzi: "lo dovete perdonare, lui e Lucy erano molto legati".

"capiamo, tranquilla, ci dispiace moltissimo per questa cosa e per il resto" rispose Takeshi. Nana e Mayu, con il suo cucciolo, stettero con Miyu, ma tutti quanti erano tristi per tutto ciò che era successo. Takeshi e Koichi stettero molto vicino a Kouta e alle altre, per fargli sentire il loro affetto. Quando entrarono in casa, Nana si mise il berretto per coprire le sue corna, lo stesso fece Miyu. Mangiarono tutti qualcosa insieme e poi Koichi disse loro: "se volete vi daremo un po' di denaro per aiutarvi ad aggiustare la vostra casa, per noi sarebbe un piacere".

"vi ringrazierei molto" disse Kouta "in effetti non abbiamo molti soldi".

"ma per voi sarebbe un problema?" domandò Yuka.

"non c'è assolutamente nessun problema" disse Takeshi "siamo amici e gli amici si aiutano tra loro". Yuka, Kouta e le altre furono colpiti molto dalle parole del ragazzo. Avevano trovato proprio delle persone d'oro. Poi, dopo qualche secondo, Takeshi domandò a Kouta e alle altre: "avete sentito parlare in questi giorni dei diclonius?". Kouta e le altre lo guardarono insospettiti, soprattutto Nana.

"diclonius?" disse Kouta.

"si, non avete sentito la notizia?".

"a dire il vero… no" rispose Mayu.

"non fa niente, ve la diciamo noi" disse Koichi. E il ragazzo raccontò tutto quello che sapeva sui diclonius. "ne hanno parlato al telegiornale in questi ultimi giorni e continuano a parlarne anche adesso e secondo me se ne parlerà per molto tempo" disse Takeshi. Kouta e Yuka dissero: "allora il mondo è a conoscenza della loro esistenza?".

"sì, però non da moltissimo" risposero i due ragazzi. Tutti i presenti, tranne i due ragazzi Takeshi e Koichi, rimasero sorpresi.

"ma voi cosa pensate dei diclonius? Avete paura di loro?" domandò Nana ai due ragazzi.

"mah guarda…" rispose Takeshi "in questo momento molte nazioni del mondo stanno dichiarando guerra a loro e altre no, io penso si stia pensando troppo in fretta su di loro, secondo me non possono essere cattivi, forse se venissero trattati bene, sarebbero molto buoni".

"bisogna prima aspettare e vedere, poi si potrà giudicare. Certo, ci fanno un pochino di paura, ma se riuscissimo a dialogare con loro, forse potrebbe esserci qualcosa di buono, perché per noi sono comunque degli esseri umani" disse Koichi "questo è il nostro pensiero". Udite queste parole, a Nana vennero le lacrime agli occhi e si mise le mani alla bocca. Tutti notarono che stava per mettersi a piangere.

"Nana, perché stai piangendo?" disse Takeshi. Il ragazzo si alzò e si avvicinò alla ragazza. Ella arrossì moltissimo, dato che era innamorata di lui.

"s… scusa… scusate tutti…" Nana si alzò e andò in un corridoio a piangere di nascosto. Yuka e Kouta sospettarono in fondo cosa stesse provando Nana. Koichi domandò: "ma che cosa le ha preso?".

"le parlo io" disse Takeshi. Il ragazzo si alzò e andò nel corridoio dove vi era Nana, seduta sul pavimento, che piangeva a dirotto, con gli occhi chiusi. Takeshi si sedette accanto a lei e le disse: "cosa c'è che non va, Nana?". La ragazza aprì gli occhi zuppi di lacrime e lo guardò.

"T… Takeshi… io…".

"calma, calma Nana, va tutto bene" e le mise una mano sulla spalla sinistra. Nana arrossì ancora di più, ma non riuscì a smettere di piangere. Poi il ragazzo disse a Nana: "ascolta Nana, noi siamo molto amici, ti piacerebbe che io ti abbracciassi? Va tutto bene, amica mia". Il ragazzo successivamente abbracciò Nana e il diclonius si stupì; aveva abbracciato a lei il ragazzo di cui era molto innamorata. E piano piano, Nana si calmò e abbracciò Takeshi e le scese una lacrima di commozione. Dopo qualche secondo, Takeshi le disse sorridendo: "va meglio, Nana?".

"si… grazie…". Poi il ragazzo si alzò, mentre Nana rimaneva seduta. Takeshi disse: "ti aiuto ad alzarti". E aiutò la ragazza. Quando furono tutti e due in piedi, Takeshi le disse: "va tutto bene, ora torniamo con gli altri".

"va… bene…". Poi il ragazzo disse a Nana: "bene, andiamo". Ma immediatamente dopo, Takeshi disse: "senti, Nana, io ti ho sempre visto con un berretto sulla testa, mi dici il motivo? Solo per curiosità". Nana impallidì. Sembrava essere arrivato il momento di rivelare la sua vera natura a Takeshi e sperare che il ragazzo non volesse più non vederla.

"vorrei vederti senza berretto, mi piacerebbe molto" disse il ragazzo. Nana scosse la testa, ma il ragazzo insistette. A questo punto, la ragazza non ebbe scelta, doveva togliersi il berretto. E le rivennero le lacrime agli occhi. Takeshi le disse: "no, non piangere di nuovo, ti prego… mi fa male vederti così".

"Takeshi… io ti devo confessare una cosa".

"che cosa, Nana?".

"io… ecco…". E si fece coraggio, prese un bel respiro e lentamente toccò con la sua mano destra, il berretto e, sempre lentamente, se lo levò dalla testa e vennero allo scoperto le sue corna. Takeshi, fece un passo indietro, stupito.

"sei… un diclonius… sei una di loro…" disse il ragazzo. Nana scoppiò a piangere a dirotto coprendosi il volto con le mani. E mentre piangeva, diceva: "io… sì… sono una diclonius…". Takeshi ascoltava con attenzione. Nana, piangendo, continuava: "io… sono innamorata… di te… da un po' di tempo… io non ti ho mai rivelato la mia vera natura… perché avevo paura… ti prego… non abbandonarmi… sono pazza di te…". Poi la diclonius mostrò al ragazzo che lei aveva delle protesi, dicendo che aveva perso i suoi arti in uno scontro, sempre piangendo e implorandolo di non abbandonare l'amicizia. A Takeshi vennero lacrime di commozione negli occhi. Comprese fino in fondo le parole di Nana. Il ragazzo si avvicinò a Nana, le accarezzò la guancia destra, bagnata dalle lacrime, e le disse: "Nana, guardami… guardami negli occhi". Il diclonius lo guardò, con gli occhi zuppi di lacrime. Takeshi le toccò entrambe le spalle con le mani.

"non piangere Nana, non piangere. Tu non hai fatto niente di sbagliato" le disse il ragazzo. Nana continuò a guardarlo, ascoltandolo con attenzione. "anche tu mi piaci, mi sei sempre piaciuta, dalla prima volta in cui ti ho visto. Sei un diclonius, ma non sei cattiva. questo quello che penso e rispecchia la realtà". Takeshi sorrise mentre stava dicendo queste ultime parole. Poi continuò: "non mi importa se sei un diclonius, io non mi stancherò mai di te". A Nana vennero lacrime di commozione, che stavano, sempre di più, sostituendo quelle di dolore. Successivamente, il ragazzo disse: "Nana, ti andrebbe di stare insieme? Di diventare fidanzati? Perché tu sarai anche un diclonius, ma per me sei un normale essere umano". Appena sentite queste parole, Nana si stupì come non mai in vita sua. Il suo sogno, di stare con Takeshi sembrava poter diventare realtà. E successivamente, Nana pianse tantissimo di commozione, con Takeshi che l'abbracciava forte forte. Anche la ragazza lo abbracciava molto fortemente. Nana urlò per la commozione e per la felicità che c'era nel suo cuore. Takeshi pianse sorridendo, ma senza gridare. Al sentire le urla della diclonius, vennero Kouta e gli altri, per vedere cosa stesse succedendo. A fatica Nana e Takeshi dissero che va tutto bene. A questo punto, anche Koichi si accorse delle corna di Nana, ma fu subito tranquillizzato da tutti i presenti. Il ragazzo capì e anche Miyu svelò la sua vera natura. Nessuno tra Takeshi e Koichi ebbe paura o cattivi pensieri su Miyu e su Nana, perché i diclonius non avevano una natura malvagia. I ragazzi lo compresero. Successivamente, anche Mayu, confessò il suo amore per Koichi, e il ragazzo, sorridendo, abbracciò la ragazza. Entrambi piansero.

"si, Mayu, se vuoi possiamo diventare fidanzati. Anche tu mi sei sempre stata nel cuore, sarebbe bellissimo avere una ragazza come te" disse Koichi alla ragazza, e Mayu si commosse come non mai prima d'ora.

Sia Nana che Mayu, finalmente si erano tolte un gran peso dallo stomaco e potevano sentirsi libere con i loro amici, ora fidanzati. Fu un momento bellissimo per tutti. Yuka, Kouta e Miyu si commossero, nel vedere queste scene bellissime, e per un po' dimenticarono tutta la loro tristezza e depressione.

CAPITOLO 34

LA FUGA

Per Nana e Mayu, quelli furono momenti da incorniciare; poterono finalmente sentirsi libere con i loro innamorati. Soprattutto per Nana fu una sensazione meravigliosa, perché aveva trovato qualcuno, al di fuori della Marple House, che la accettasse per come fosse. E non solo; anche il ragazzo che l'aveva accettata per come fosse era innamorato di lei, quindi Nana ora poteva sentirsi come non mai prima di quel momento. Anche per Mayu, dato il suo oscuro passato, stava provando qualcosa di nuovo, ma altrettanto intenso e bello. Insomma, per le due amiche quella fu una giornata indimenticabile. Dopo qualche minuto, Nana e Mayu, insieme a Takeshi e Koichi, si calmarono e insieme a Yuka, Kouta e Miyu, andarono in salotto. Parlarono per qualche decina di minuti e quando i ragazzi dovettero andare via, lasciarono un po' di denaro a Yuka e Kouta, per le riparazioni della loro casa.

"io non so come ringraziarvi" disse Kouta ai due ragazzi.

"figurati, è un piacere, gli amici si aiutano a vicenda" rispose Koichi sorridendogli.

"grazie mille per quello che fate per noi" gli disse Yuka. I ragazzi sorrisero. Poi si salutarono. Quando dovettero salutare le loro innamorate, Nana e Mayu, dissero a loro: "ci vediamo presto, amore mio". Le ragazze furono commosse da queste parole. Nana disse a Takeshi: "puoi venire a trovarmi quando vuoi, e posso venire anche a casa tua?". Lo stesso disse Mayu a Koichi. I ragazzi dissero alle ragazze: "ma certamente, voi potete venire quando volete. E quando lo vorrete, usciremo insieme". Le ragazze abbracciarono i loro innamorati e loro fecero lo stesso. Poi si salutarono e andarono via. Dopo qualche minuto, Yuka disse a Mayu e a Nana: "sono felicissima per voi, non sapete quanto".

"grazie, Yuka" risposero le ragazze, ancora commosse. "peccato che Lucy non sia qui con noi…" disse Nana "a lei sarebbe piaciuta molto questa giornata… spero di rivederla un giorno, per ringraziarla…".

"anche io…" disse Kouta.

Kouta e Yuka chiamarono, il giorno successivo, delle persone per far riparare le parti danneggiate della loro casa. In poco meno di una settimana, la Marple House tornò come nuova, e la somma di denaro richiesta fu sufficiente per loro.

"per fortuna che Takeshi e Koichi ci avevano dato un po' di soldi…" disse Kouta "senza il loro aiuto, non potevamo farcela".

"già, hai ragione" rispose Mayu.

Passarono alcuni giorni. Al DICLONIUS RESEARCH INSTITUE, nel frattempo, verso le ore 13:46, Lucy riaprì lentamente i suoi occhi.

"ma… dove… sono…" disse lentamente queste parole il diclonius. Poi Lucy si guardò intorno; si rese conto dopo pochi secondi che si trovava in una camera blindata ed era tenuta ferma da un macchinario. Non riusciva, infatti, a muoversi. Inutili furono i suoi tentativi di liberarsi. Dopo qualche minuto, arrivò il direttore Kakuzawa, in compagnia dello scienziato Sosuke. Kakuzawa aveva il parrucchino in testa, che copriva il suo reale aspetto. Sosuke andò a sedersi davanti al computer che era collegato al macchinario della cabina.

"salve Lucy" disse Kakuzawa. La diclonius lo guardò abbastanza sorpresa. "sai, non mi sarei mai aspettato di vederti di nuovo in vita".

"e tu chi saresti?" domandò la diclonius.

"io sono Kakuzawa, il direttore di questo laboratorio. Non ci siamo mai visti di persona negli anni passati, ma io so tutto di te".

"così tu saresti colui che ha ordinato a quegli uomini di catturarmi anni fa?".

"brava, hai indovinato. Ordinai a Kurama di fare questa operazione. Ti ricordi di lui?". A Lucy venne la rabbia. Poi la diclonius rispose: "certo che mi ricordo di lui. Era una persona orribile. L'ho inoltre visto in lontananza che si è fatto esplodere tenendo Mariko in braccio".

"ah davvero? Hai assistito alla sua morte? Non me lo sarei aspettato" rispose il direttore. Poi Kakuzawa continuò: "ma andiamo al dunque. Come sei riuscita a sopravvivere? Eppure, ti avevano iniettato una sostanza paralizzante…". Lucy si ricordò di quei momenti. Ma non riusciva a capire. Così domandò a Kakuzawa: "perché mi avevate iniettato quella sostanza?".

"semplice, perché non mi servivi più, per il mio progetto mi ben serviva altro, un po' del tuo sangue" le rispose il direttore.

"il mio sangue?" domandò Lucy sorpresa. Poi continuò: "e cosa ci hai fatto col mio sangue? E quale progetto intendi?". Il direttore ridacchiò. Poi disse a Sosuke: "Sosuke, procedi". Lo scienziato disse: "si direttore". Si alzò dalla sedia e uscì dalla camera blindata. Poi, dopo qualche minuto tornò in compagnia di Ludme. Il diclonius artificiale era coperto di bende per il corpo, tranne per la testa e per le mani e i piedi. Lucy, notando le corna di Ludme, aggrottò le sopracciglia, avendo capito che era un diclonius.

"papà!", urlò Ludme, e abbracciò Kakuzawa. Lucy non riusciva a capire, osservando la scena a bocca semiaperta.

"cosa significa questa cosa?" domandò Lucy.

"lei si chiama Ludme ed è… una tua sorella". Disse il direttore Kakuzawa.

"che cosa vuoi dire?" domandò Lucy.

"non riesci a capire, Lucy?" disse Kakuzawa a Lucy "lei è nata con la tecnologia segreta del laboratorio, e abbiamo usato anche il tuo sangue. Lei ha il tuo sangue nelle sue vene, ha il tuo stesso numero di vettori e può, come te, anche procreare. Ora capisci?" disse con un sorriso malvagio. Lucy non riuscì a credere a quello che aveva sentito e si stupì.

"no, non può essere…" disse Lucy.

"ci devi credere invece, è tutto reale".

"ma perché hai fatto questo?". A questo punto, Kakuzawa si tolse il parrucchino dalla testa e mostrò a Lucy il suo reale aspetto. Lucy si stupì tantissimo.

"ma… tu sei…" disse sconcertata Lucy.

"no, non sono un diclonius come te" e raccontò tutto a Lucy. Poi, alla fine del suo discorso a Lucy, Kakuzawa disse: "ora hai capito tutto?". Lucy annuì, sempre mostrando un po' di stupore. Poi Kakuzawa disse a Lucy: "ma adesso veniamo a te, come sei sopravvissuta?".

"io… sono riuscita a nuotare e poi sono riuscita con i miei vettori a curarmi sulla spiaggia".

"e sentiamo, hai ucciso quante persone a Kamakura?".

"nemmeno una" disse alzando leggermente la voce Lucy.

"come mai? Eppure, tu hai la fama di essere violenta, cattiva, fredda e sanguinaria…".

"non sono affari tuoi".

"oh, che maniere" disse Kakuzawa. Poi Lucy subì una scossa elettrica. Poi Kakuzawa le disse: "non rispondermi più così".

"papà non ama la cattiva educazione" disse sogghignando Ludme. Successivamente, il direttore del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE domandò a Lucy: "senti, avrei una proposta da farti. Ti andrebbe di unirti a noi?".

"per che motivo?" rispose la diclonius. E Kakuzawa spiegò il suo progetto a Lucy. alla fine, disse: "ho creato Ludme per questo, ma se avessimo anche un'altra diclonius come lei, ovvero te, sarebbe più facile. Che ne dici?".

Lucy, al sentire queste parole, fu sconcertata. Se si fosse unito a Kakuzawa e a Ludme, oltre agli altri scienziati, avrebbe dovuto di nuovo spargere del sangue, molto di più di quanto lo avesse fatto in passato, perché questa volta si trattava di coinvolgere tutte le persone del pianeta. Le rivennero in mente i momenti di quando si separò da Kouta quella sera, prima di affrontare la squadra speciale del laboratorio; pensava a quanto male aveva fatto a molte persone, incluso Kouta, il suo amore. Mentre pensava, parlò con sé stessa e si diceva: "no Lucy, non puoi unirti a loro. Se tu ti unissi a loro, spargeresti di nuovo del sangue e dovresti uccidere anche Kouta e le altre. Non puoi farlo. Che cosa ti dice il tuo cuore? Vuoi vivere insieme al tuo Kouta e alle altre ricevendo dell'amore e dell'affetto o vuoi unirti a loro e quindi vivere in libertà ma spargere sangue e quindi uccidere anche Kouta e le altre? Ascolta il tuo cuore, Lucy". La diclonius, pensando al suo amore Kouta e alla sua attuale famiglia alla Marple House, oltre alla promessa di non voler più uccidere nessuno e a tutto il male che aveva fatto quando era accecata dalla rabbia per via dei moltissimi abusi subiti, disse a Kakuzawa e a Ludme: "no. Non mi unirò mai a voi". Kakuzawa rimase un po' sorpreso, poi Lucy continuò: "io non ucciderò mai più nessuno, ho compreso ogni mio errore e sono pentita di tutti i miei sbagli passati. Io non sono più la Lucy cattiva, fredda, violenta e sanguinaria". Sentite queste parole, Kakuzawa disse: "allora non mi servi più a niente. Sai è una fortuna che ti abbia preso del sangue quella sera, altrimenti non avrei mai potuto creare Ludme". Poi il direttore disse: "Sosuke, porta Lucy fuori di qui e terminala, questa volta definitivamente".

"si signore, come vuole". Detto questo, Kakuzawa uscì con Ludme, l'avrebbe riportata alla sua cabina blindata. Poi Sosuke iniettò una sostanza paralizzante a Lucy.

"ecco fatto" disse lo scienziato "così non potrai fare nulla. Adesso vieni con me". E liberò Lucy, paralizzata, dal macchinario, e cadde per terra. Successivamente, arrivarono anche Aritomo e Kaito, a dare una mano a Sosuke a portare il corpo di Lucy verso l'uscita del laboratorio. Mentre procedevano verso l'uscita, pochissimo dopo che i tre scienziati avevano preso la diclonius, Lucy provò a curarsi dalla sostanza e di nascosto, riuscì a curarsi con i suoi vettori, concentrando le sue capacità, e non si sentiva più paralizzata. Si sentiva meno debole del previsto, visto che non aveva fatto molti sforzi. Successivamente, quando erano ancora nei corridoi delle celle dei diclonius, Lucy si liberò dai tre scienziati, cogliendoli completamente di sorpresa, dando a loro dei pugni e successivamente si mise a correre. Aritomo svenne dal pugno di Lucy, Koichi rimase un po' stordito, mentre Sosuke a fatica la rincorse. Nel frattempo, pochi secondi dopo, scattò l'allarme in tutto il DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE. Lucy arrivò alla camera del diclonius numero quarantacinque, Kinuko. Lesse il nome sulla porta stagna e si ricordò delle parole di Miyu, che voleva rivedere Kinuko. Sosuke la raggiunse, e le disse: "è inutile che scappi, non puoi fuggire di qui un'altra volta", e in poco tempo, arrivarono i soldati della squadra del laboratorio. Sosuke tirò fuori la siringa contenente una sostanza letale e si avvicinò lentamente a Lucy. Lei prese la siringa con uno dei suoi vettori e la distrusse. I soldati fecero fuoco, con Sosuke che si abbassò per far sì che loro avessero solo lei davanti ad essi. Lucy respinse, con più di dieci vettori, ogni proiettile e prese le loro armi e le distrusse tutte, una ad una. I soldati si ritirarono e fuggirono, andando a prendere altre armi. Lucy urlò allo scienziato: "libera Kinuko! O ti succederà qualcosa di doloroso!" ma non aveva intenzione di ucciderlo, solo di ferirlo. Ormai la parola uccidere in Lucy era completamente sparita.

"o… ok…" e Sosuke digitò il codice per entare nella cabina blindata di Kinuko. il diclonius numero quarantacinque era addormentato. Sempre minacciato da Lucy, Sosuke si sedette al computer e liberò Kinuko dal macchinario, che cadde per terra. Il colpo la fece svegliare e mentre si stava riprendendo a fatica, Lucy diede un colpo sulla testa a Sosuke, facendolo svenire. Kinuko, che era ancora a terra, alzò la testa e notò Lucy, che successivamente, la aiutò ad alzarsi.

"e tu chi sei?" domandò Kinuko, mentre si alzava, aiutata da Lucy. Poi il diclonius numero quarantacinque disse: "sei forse… Lucy?".

"si, sono io. Ma ti spiego tutto dopo, adesso dobbiamo andare".

"perché mi hai liberato? E perché mi stai aiutando a fuggire da qui?".

"perché Miyu ti sta aspettando". Kinuko si stupì e disse: "come sai tu di Miyu?".

"ti spiego tutto più tardi, ora andiamo". E insieme corsero per trovare un'uscita. Sotto gli occhi di tutte le telecamere del laboratorio, scattarono moltissimi allarmi. I soldati si sparsero per tutti i corridoi del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, mentre gli scienziati, appena vedevano i diclonius, terrorizzati e sapendo che non potevano fare nulla, scapparono e si rifugiarono nei loro uffici. Nel corso della loro fuga, Lucy e Kinuko affrontarono i soldati, distruggendo le loro armi e scaraventandoli a terra con i loro vettori, ma non uccisero nessuno, al massimo li ferivano. Alla fine, riuscirono a raggiungere l'uscita del laboratorio e arrivarono alla scogliera, inseguiti da alcuni soldati, che continuavano a sparare, ma i proiettili andarono a vuoto per la fretta con cui i soldati stavano correndo. Arrivati al punto in cui la terra finì, Kinuko e Lucy furono costrette a buttarsi in acqua per fuggire definitivamente dall'isoletta. Così fecero. E in acqua andarono più in profondità possibile, per evitare di essere viste dai soldati, che nel frattempo continuavano a sparare a vuoto, nella speranza di colpirle. Quando finirono le munizioni, i soldati si ritirarono e immediatamente informarono Kakuzawa.

"riportatele qui, usate ogni mezzo possibile. Poi discuteremo come agire" disse il direttore. I soldati si divisero in due gruppi, uno su un'imbarcazione e l'altro sull'elicottero. Iniziarono subito le ricerche. Lucy e Kinuko intanto, dopo circa un minuto che si erano buttati in acqua, riemersero. E Lucy disse: "stiamo vicine, torneranno per cercarci".

"sì Lucy" rispose Kinuko.

"vedrai che andrà tutto bene. Nuotiamo verso quella direzione" e Lucy indicò con il braccio destro, la direzione a novanta gradi verso destra da lei e disse: "laggiù c'è la spiaggia di Kamakura. Dobbiamo raggiungerla". E si misero a nuotare verso la direzione indicata da Lucy, più velocemente che potevano. Intanto i soldati iniziarono le ricerche. Dopo circa due minuti, i soldati in elicottero avvistarono le diclonius che nuotavano. Sentendo il suono del velivolo, Kinuko si fermò e si voltò e notò l'elicottero.

"oh, no! Ci hanno trovate!" disse Kinuko. Udendola, Lucy si fermò e guardò l'elicotterò. Si notava anche l'imbarcazione in lontananza che le stava raggiungendo. L'elicottero si abbassò di qualche decina di metri. A questo punto, Kinuko e Lucy capirono che l'unico modo che ebbero per raggiungere la spiaggia era affrontare i soldati. Tre di loro, sull'elicottero iniziarono a fare fuoco. Alleate, le due diclonius con i loro vettori respinsero i proiettili e poi andarono sott'acqua. Dopo circa dieci secondi Kinuko riemerse, e attirò l'attenzione dell'elicottero, ormai vicino all'acqua, per permettere ai soldati di avere una mira sempre più facile. Entrambi i portelloni dell'elicottero erano aperti. Mentre i soldati spararono a Kinuko che respingeva i proiettili, Lucy andò dall'altra parte e quando vi fu davanti ai suoi occhi l'altro portellone dell'elicottero aperto e quindi le spalle di alcuni soldati che stavano sparando a Kinuko, la diclonius allungò i suoi vettori di qualche metro e spinse in acqua alcuni soldati con le loro armi. Ma l'elicottero conteneva non pochi soldati e alcuni di loro spararono a raffica anche a Lucy. Le diclonius liberarono più di dieci vettori e con alcuni si difendevano e con altri presero i soldati e li buttarono in acqua. Quando sull'elicottero non rimase che il pilota, egli non poté fare altro che tornare alla base. Arrivò intanto anche l'imbarcazione, contenente più di cinque uomini armati e iniziarono a sparare. Le diclonius andarono sott'acqua, mentre i soldati continuarono a sparare, ma non le presero. Quando Kinuko e Lucy furono proprio sotto l'imbarcazione, con dei segni si capirono. Lucy riemerse e con i suoi vettori respinse tutti i proiettili, mentre la diclonius Kinuko riuscì a salire a bordo e con i suoi vettori spinse i soldati in acqua. Kinuko aiutò Lucy a salire a bordo e insieme, si misero ai comandi dell'imbarcazione e si diressero verso la spiaggia della città di Kamakura.

CAPITOLO 35

IL RAGGRUPPAMENTO

Le due diclonius Lucy e Kinuko, dopo aver sconfitto la squadra speciale del DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, a bordo dell'imbarcazione a tutta velocità arrivarono a Kamakura dopo circa venti minuti. Durante questo tragitto, Kinuko disse a Lucy: "adesso che ci siamo liberati di quelle persone armate, mi puoi spiegare ogni cosa per favore?".

"certamente, da dove vuoi che io parta?" le rispose Lucy.

"be, al laboratorio mi avevano detto che tu eri violenta e cattiva, perché non hai ucciso nessuno prima?".

"perché non molto tempo fa, io mi sono resa conto di tutti gli orrori che ho fatto. Da quel momento, ho solo in testa di fare solo del bene".

"veramente?".

"si, davvero".

"ma cosa esattamente ti ha fatto cambiare idea?" domandò Kinuko.

"vedi Kinuko" le rispose Lucy "io avevo intenzione di andarmi ad ammazzare, farmi ammazzare da quelle persone armate. Ma poi, nel mio cuore, mi sono sentita qualcosa, di avere la possibilità di rimediare a tutti gli orrori che avevo fatto in passato, aiutare gli altri, fare del bene a qualcuno. Ora sono diversa, vivo un po' più serenamente. Certo, mi dispiace moltissimo per tutto il male che ho fatto in passato, ma adesso voglio rimediare, diventare una brava persona. Non ho più sparso sangue da quel momento. Io non sono più la Lucy di prima".

"capisco" le disse Kinuko "be, si può dire che sei veramente cambiata, non hai ucciso nessuno prima".

"voglio che sia solamente l'inizio di una nuova era per me".

"lo credo, ma adesso avrei altre domande".

"dimmi pure".

"prima sei venuta a liberarmi dalla cella, per che motivo lo hai fatto? E perché proprio me?".

"te l'ho detto prima Kinuko, perché Miyu ti sta aspettando a casa".

"ah già, è vero, ma tu come fai a sapere di Miyu?".

"perché lei abita a casa mia".

"casa tua? Vuoi dire che hai una casa laggiù?".

"certo, ci ho vissuto per un po' di tempo, e ti posso assicurare che ci sono persone buone, le più buone che io abbia mai conosciuto".

"chi sono queste persone?".

"loro sono un ragazzo di nome Kouta, sua cugina di nome Yuka, una ragazza di nome Mayu che ha anche un cucciolo e poi c'è Nana".

"Nana?".

"si, è una ragazza diclonius come noi".

"veramente?".

"certo Kinuko, e pensa una cosa: anche a lei e a Kouta ho fatto del male tempo fa, ma entrambi mi hanno perdonato. Loro sono delle persone d'oro, che danno solo dell'amore".

"capisco. E Miyu perché vive con loro e con te lì?".

"ci ha detto tutto non molto tempo fa, Kouta l'ha incontrata non molto dopo che hanno catturato te e l'ha portata a casa nostra. Poi ci ha spiegato tutto, sia di lei che di te".

"se vi ha detto tutto, vi avrà detto anche del nostro scontro con la diclonius numero quarantaquattro Ayaka?".

"certamente" le rispose Lucy "ci ha detto anche di lei e della piccola Aiko. Pensa che qualche giorno fa, poco prima che io venissi riportata al laboratorio, le abbiamo conosciute a casa nostra".

"avete incontrato Ayaka ed Aiko?".

"esattamente".

"e come ti sono sembrate?" domandò Kinuko.

"oh, ho avuto sensazioni più che positive nei loro confronti, si amano come se fossero delle sorelle".

"già, anche io e Miyu quando le abbiamo incontrate abbiamo avuto questa sensazione, Aiko vuole bene molto ad Ayaka, come se fosse sua sorella più grande e anche Ayaka vuole molto bene ad Aiko".

"questa è una cosa molto bella" disse Lucy "del resto si vogliono bene come se si conoscessero da sempre, come una famiglia".

"hai ragione".

"sai Kinuko, Miyu è molto affezionata a te. A casa mia, piangeva molto per te".

"veramente?" rispose Kinuko.

"sì e sai, Miyu ci ha detto anche un'altra cosa su di te, Kinuko".

"che cosa?".

"che ti hanno messo degli esplosivi nel corpo, anche se non possono essere più attivati perché Ayaka ha distrutto il telecomando. Miyu piangeva anche per questo, tiene molto a te". A Kinuko vennero le lacrime agli occhi per la commozione. Non avrebbe mai pensato che qualcuno tenesse così tanto a lei, dopo anni di sofferenze.

"v…veramente Miyu piangeva così tanto per me?".

"sì Kinuko, veramente" le rispose Lucy. La diclonius Kinuko pianse, commossa. Lucy lo notò e le sorrise.

"non vedo l'ora di abbracciare Miyu…" disse Kinuko.

"tra poco tempo questo tuo desiderio diventerà realtà, tranquilla" le disse Lucy. Poi, nella sua mente, Lucy disse guardando davanti a lei il mare: "sto arrivando Kouta, amore mio. Non vedo l'ora di abbracciarti. Kouta, Nana, Mayu e Yuka, sto tornando!". Dopo circa un minuto, Lucy domandò a Kinuko: "senti Kinuko…".

"sì? Cosa c'è?".

"ti piacerebbe vivere insieme a Miyu per il resto dei tuoi giorni?".

"sì, tanto. Ma perché mi fai questa domanda?".

"sai, Miyu si è affezionata a tutti a casa mia, ma soprattutto a Yuka, al punto che la chiama col nome di mamma".

"ma davvero?" disse Kinuko mostrando un po' di stupore.

"ma certamente. Pensa che Miyu vorrebbe vivere anche con Yuka, quindi se Yuka si sposasse con qualcuno, potrebbe avere una famiglia con te e Miyu che sareste sue figlie adottive, e così tu e Miyu diventereste sorelle a tutti gli effetti".

"oh, sarebbe bellissimo…" disse Kinuko "magari le cose potessero andare in questo modo… chi lo sa…".

"mai dire mai, Kinuko. Quando arriveremo, proponiglielo, poi si vedrà".

"si, glielo dirò. E tu che vorresti fare?". Al sentire queste parole, Lucy fece un bel respiro e poi disse a Kinuko: "vorrei vivere accanto alla sola persona che mi ha voluto bene quando ero bambina, alla sola persona che ho avuto come amico quando ero piccola, alla persona che amo: Kouta". Kinuko rispose: "lo posso immaginare. Lo ami molto Kouta?".

"tanto, tantissimo. Insieme a Nana e alle altre a casa mia, mi ha dato amore, ma secondo me, lui di più delle altre, non perché alle altre non piacessi, ma perché io e lui ci conosciamo da tanto tempo, e con lui ho passato dei momenti unici della mia vita. Io lo amo, glielo voglio dire quando torniamo". Kinuko mise una mano sulla spalla destra di Lucy, sorridendole.

"tranquilla, sarà realtà anche questo fra poco" le disse Kinuko. Lucy le sorrise. Successivamente, si vedeva da lontano la terraferma, la costa di Kamakura.

"ci siamo quasi!" disse Kinuko.

"già" disse Lucy. E dopo circa sei minuti, l'imbarcazione toccò terra fino ad arrivare alla spiaggia. Poi, le due diclonius scesero dall'imbarcazione e Lucy disse: "seguimi Kinuko! Ti porto a casa mia!".

"sì Lucy!". E di corsa andarono verso la Marple House. Ebbero ancora delle bende addosso, anche se alcune si erano perdute in mare. Nel frattempo, alla Marple House Kouta e le altre stavano riposando; Kouta stava dormendo, era l'unico dentro la casa a dormire in quel momento. Le altre stavano sui loro letti a riposare ma senza dormire. Miyu stava con Yuka, che le accarezzava la testa, proprio come se fosse la sua mamma, mentre Mayu e Nana stavano a riposarsi insieme. Dopo circa sette minuti, il cucciolo Wanta abbaiò moltissimo, al punto che attirò l'attenzione di Yuka e di Mayu. Insieme andarono a vedere perché il cucciolo di Mayu abbaiasse così tanto. Yuka e Mayu notarono dietro il cancello una figura umana, leggermente piegata dalla fatica.

"secondo te chi può essere Mayu?" le domandò Yuka.

"non lo so proprio, ma speriamo che non sia appartenente a uomini come quelli di qualche giorno fa. Andiamo ad aprire, ma stiamo attente".

"ok" disse Yuka. E si diressero verso il cancello. E quando lo aprirono, si stupirono nel vedere che quella figura umana era Lucy.

"Lucy? Sei tornata!". Dissero Mayu e Yuka. Lucy con ancora il fiatone, sorrise a loro a bocca aperta. Kinuko arrivò pochissimi secondi dopo. Anche lei aveva il fiatone e mise le mani sulle ginocchia, piegandosi leggermente.

"e lei chi è?". Dissero Yuka e Mayu. Poi notarono le corna sulla sua testa, ma Lucy le rassicurò, dicendo: "tranquille, lei è Kinuko, non è cattiva".

"Kinuko?" disse Yuka "la Kinuko di cui ci ha parlato Miyu?".

"si, è lei" le rispose Lucy, che poi le domandò: "può stare con noi per qualche giorno per favore?". Yuka ci pensò qualche secondo, poi ricordandosi di Miyu che era affezionata a lei, disse sorridendo: "ma certo, nessun problema". Poi Mayu disse loro di entrare in casa e così fecero. Mentre Mayu chiudeva il cancello, Lucy disse: "vedo che avete riparato la casa".

"già" rispose la ragazza "sai, Takeshi e Koichi ci hanno dato un po' di soldi, sono veramente delle persone d'oro. Senza il loro aiuto non ce l'avremmo fatta".

"capisco". Kinuko vide Wanta e disse sorridendo a Mayu: "questo è il tuo cucciolo?".

"sì".

"è molto carino" e lo accarezzò, poi entrarono tutti in casa. Quando furono in salotto, Kinuko disse: "così questa è casa vostra? bella… e anche molto grande…".

"ti ringrazio" le disse Yuka. Dopo qualche secondo, arrivò Miyu che disse: "mamma, mi puoi per favore preparare qualc…" in quel momento si interruppe, aveva visto Kinuko. La piccola diclonius si stupì nel vedere di nuovo Kinuko dopo qualche tempo. Le vennero le lacrime agli occhi.

"K… Kinuko… sei proprio tu…?", domandò Miyu a Kinuko. Kinuko fece sì con la testa, e allargò le braccia, come se volesse dire "vieni, fatti abbracciare". Miyu piangendo di gioia, andò verso Kinuko e l'abbracciò forte forte, urlando anche per la felicità che c'era dentro di lei. Finalmente aveva rivisto e abbracciato Kinuko.

"m… mi sei mancata molto…" disse Miyu.

"anche tu mi sei mancata" le disse Kinuko abbracciandola "eccomi, sono qui Miyu, tranquilla". E rimasero abbracciate per qualche minuto. Poi venne Nana. Quando vide Kinuko e Miyu abbracciate, Yuka le spiegò che quella ragazza era la Kinuko che intendeva Miyu e quando Nana vide Lucy, la chiamò e le disse commossa: "oh Lucy, grazie per avermi salvato la vita… non vedevo l'ora di rincontrarti per potertelo dire… grazie, grazie…" e Lucy l'abbracciò. Poi venne anche Kouta, ancora piuttosto assonnato. Quando il ragazzo vide Lucy, si mise le mani sulla bocca e gli vennero le lacrime agli occhi, per la commozione e per la gioia di aver ritrovato di nuovo la sua amica del cuore. Anche quando Lucy vide Kouta, a lei vennero le lacrime ai suoi occhi, per la felicità.

"Lucy… sei veramente tu…" disse Kouta.

"si, Kouta, sono io…" gli disse sorridendo Lucy, con gli occhi lucidi. E si avvicinarono piano piano e si toccarono le loro mani. Poi Kouta disse: "grazie… per avermi salvato… non sarei qui adesso senza il tuo aiuto…".

"è stato un piacere… Kouta…" le rispose Lucy. Successivamente, la diclonius accarezzò la guancia sinistra di Kouta con la sua mano destra e gli disse: "c'è una cosa che voglio dirti…".

"dimmi pure" disse Kouta ancora sorridente e commosso. Lucy, sempre tenendo la sua mano destra sulla guancia di Kouta, prese un bel respiro e si dichiarò a Kouta, dicendogli: "Kouta, io… io ti amo… sono innamorata pazza di te… voglio stare accanto a te per sempre… ti amo…". Al sentire queste parole, Kouta si commosse ancor di più. gli scesero le lacrime di commozione dai suoi occhi e poi dopo qualche secondo, disse con un sorriso a Lucy: "ti amo anche io, Lucy… da sempre…" e le accarezzò la guancia destra con la sua mano sinistra. Lucy non seppe cosa dire, si commosse e pianse. Poi il ragazzo disse a Lucy: "va tutto bene Lucy, tutto bene".

"s… scusami ancora per il passato… ti prego…" gli disse Lucy, e Kouta le disse sorridente: "tranquilla, ti ho già perdonato. Pensiamo al presente e al futuro. Ti piacerebbe avere anche un figlio o una figlia?". Sentite queste parole, Lucy capì che Kouta aveva intenzione di sposarla. Nel cuore di Lucy scoppiò una bomba piena di felicità inimmaginabile. E abbracciò forte forte Kouta, il suo amore. E il ragazzo faceva lo stesso.

"s… sì… mi piacerebbe moltissimo… diventare mamma… con te al mio fianco… Kouta… amore mio…" disse con fatica Lucy per la commozione. Kouta le disse: "tranquilla, tranquilla" e l'abbracciò accarezzandole la testa. Che bel momento era quello per Lucy, Miyu e Kinuko. Yuka, Nana e Mayu si commossero.

Nelle ore successive, Kinuko, propose a Yuka la possibile situazione futura di cui aveva parlato con Lucy sull'imbarcazione. Miyu, al sentire queste parole, disse a Yuka: "oh mamma, vivere con te e con Kinuko insieme sarebbe un sogno! Ti prego! Ti prego!". Yuka ci pensò un po', poi disse sorridendo: "va bene, noi staremo insieme". Miyu fu felicissima, come non mai prima di quel momento e abbracciò sia Yuka che Kinuko. Successivamente, Nana e Kouta dissero a Lucy: "possiamo parlarti in privato un attimo?".

"ma certo" rispose la diclonius. E andarono in una stanza dove non c'era nessuno. Una volta lì, Lucy disse a Nana e a Kouta: "che cosa volete dirmi?".

"ricordi quando sei tornata da noi, qualche tempo fa, quando hai detto che volevi trovare un modo per rimediare?" disse Kouta.

"si, certo, me lo ricordo bene".

"be, l'hai trovato" disse Nana "ci hai salvato la vita, e di questo te ne saremo sempre grati, Lucy". La diclonius se ne rese conto solo in quel momento. E mostrò un po' di stupore nel suo volto. Lucy fece un passo indietro e Kouta le disse, prendendole la mano: "ehi, Lucy, guardami Lucy, va tutto bene, è tutto a posto". Nana disse: "non c'è niente di cui preoccuparsi, amica". Lucy si commosse e venne abbracciata da loro due.

"non piangere Lucy, va tutto bene" le disse un Kouta sorridente.

"è tutto a posto, tutto a posto" disse Nana. Lucy pianse molto, commossa per essere riuscita a raggiungere il suo obiettivo, ovvero fare del bene. Poi ella disse: "farò sempre del bene… si provano sensazioni bellissime…". Kouta e Nana continuarono ad abbracciarla, poi tutti sorridenti, andarono a preparare da mangiare.

Una giornata unica per tutti alla Marple House fu quella.

CAPITOLO 36

LA FASE SUCCESSIVA

Al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, intanto, il direttore Kakuzawa, dopo che seppe da alcuni scienziati che le diclonius Kinuko e Lucy erano riuscite a fuggire entrambe, perse molto la pazienza. Ordinò di recuperare tutti gli uomini della squadra speciale del laboratorio in mare, poi nelle ore successive, tenne una riunione a sorpresa. In questa riunione, Kakuzawa spiegò che lui aveva intenzione di fare sul serio, ne aveva veramente abbastanza; il direttore comunicò agli scienziati del laboratorio che il giorno dopo sarebbe cominciata l'invasione dei diclonius in Giappone, verso Tokyo, per prendere il potere della capitale nipponica. Avrebbe comunicato la stessa cosa anche agli altri laboratori nel mondo nei giorni successivi; sarebbe cominciata l'invasione anche nel resto del mondo. Uno scienziato domandò a Kakuzawa: "e delle diclonius Kinuko, Miyu, Lucy, Nana ed Ayaka? Che cosa succederà a loro?".

"non ci servono più. Ci sarebbero solo d'intralcio. Che vengano eliminate". Poi, il direttore disse: "domani, come vi ho detto prima, inizierà l'invasione, libereremo tutti i diclonius del laboratorio e li porteremo a Kamakura, per conquistare quella città, per poi procedere verso Tokyo. Una volta conquistata la capitale giapponese, ordineremo agli altri laboratori di liberare i loro diclonius e anche loro faranno lo stesso. I diclonius, uniti, sono più potenti di un intero esercito, uniti sono invincibili. Nell'invasione di domani, per prima cosa libereremo tre diclonius che abbiano un'età simile a quella di Kinuko ed Ayaka, in più il diclonius artificiale Ludme, per un totale di quattro diclonius, poi con il passare dei giorni ne libereremo altri, inclusi quelli di tenera età". Gli scienziati presero quasi tutti appunti. Poi Kakuzawa disse loro: "piano piano il mondo cadrà in mano nostra, ci serviremo dei diclonius per far sì che questo accada. Una volta raggiunto l'obiettivo, saremo i padroni del mondo e il pianeta piano piano avrà una nuova umanità, e voi sarete al mio fianco a regnare!". Successivamente la riunione finì e Kakuzawa andò nella camera blindata dove c'era il diclonius Ludme. Disattivò tutte le telecamere e altri strumenti della cabina per non essere visto e sentito. Poi entrò nella cabina e Ludme, quando riconobbe Kakuzawa, corse verso di lui e gli disse: "papà! Papà!".

"ciao Ludme, sono qui per dirti una cosa".

"che cosa, papà?".

"domani si comincerà a muovere la storia per far sì che il mondo entri in una nuova era e anche tu la muoverai".

"davvero?" disse Ludme.

"si, potrai fare tutto quello che ti pare una volta arrivata a Kamakura, sfogati e liberati. E ti dico un'altra cosa: una volta che il mondo cadrà in mano nostra, sia mia che tua…".

"sì?".

"ti chiedo di far fuori tutti gli scienziati di questo laboratorio, non ci servirebbero più a quel punto, mi capisci?" disse Kakuzawa con un sorriso maligno.

"si papà, capisco" disse Ludme con un sorriso malvagio.

"bene, adesso devo andare. Ci vediamo domani".

"ok, a domani papà!". Detto questo, Kakuzawa uscì dalla cabina blindata e riattivò le telecamere e gli altri strumenti. Successivamente andò nel suo ufficio a lavorare.

Il giorno successivo, Kakuzawa, verso le nove del mattino, ordinò a tutti gli scienziati di liberare i diclonius numero trentotto, trentanove e quaranta, ma prima di farlo, dovevano mettere degli esplosivi nel corpo di loro, per evitare che facessero come volessero. Così successe. Fecero addormentare i tre diclonius e gli scienziati misero degli esplosivi nei loro corpi, come a Kinuko. Poi li liberarono dalle loro celle, più Ludme, che fu liberata dal direttore Kakuzawa più tardi. I diclonius numero trentotto, trentanove e quaranta, avevano la fama di avere il carattere piuttosto simile a quello di Ayaka, ma una volta liberati non mostrarono segni di violenza o di rabbia, piuttosto mostravano segni di felicità, dopo tutte le torture sperimentali che avevano subito. Quando fu detto loro del piano di Kakuzawa e degli esplosivi, loro furono così costretti ad accettare, ma dentro di loro non ebbero intenzione di uccidere qualcuno, volevano solamente ricevere dell'amore. Successivamente, fu liberata anche la diclonius artificiale Ludme e, insieme alle diclonius numero trentotto, trentanove e quaranta, fu portata a Kamakura in elicottero nelle ore successive, in compagnia di uno scienziato con un telecomando che avrebbe potuto azionare gli esplosivi. Durante il tragitto in elicottero, tutte e quattro le diclonius si conobbero e furono meravigliate nel vedere il mondo esterno, soprattutto la diclonius artificiale Ludme che lo vedeva per la prima volta in tutta la sua vita.

"che bello qui fuori… presto tutto questo sarà in mano mia, e in quella di papà!" disse Ludme nella sua mente. Kakuzawa aveva ordinato agli scienziati di far vestire normalmente i quattro diclonius, ma senza coprire le corna; non gli importava infatti, se venissero visti nel loro reale aspetto dalle altre persone, a lui importava solamente conquistare il pianeta per mezzo dei diclonius.

Dopo circa mezz'ora di volo, l'elicottero arrivò a Kamakura e atterrò sulla spiaggia, dove non c'era nessuno. Tutte e quattro le diclonius scesero dal velivolo, lo scienziato scese per ultimo e si mise a distanza e l'elicottero si allontanò da loro. Le quattro diclonius si diressero verso la fine della spiaggia e successivamente, per strada incrociarono molte persone. Non passarono molti secondi e subito quelle persone notarono le corna sulle teste dei diclonius e immediatamente il panico si impossessò di loro. I diclonius infatti, dopo che si diffuse nel mondo la notizia della loro esistenza, ebbero la fama di essere un potenziale pericolo per la razza umana in Giappone. Pochissimi la pensavano come Takeshi e Koichi.

"o mio Dio! Ci sono i diclonius!" urlò una di quelle persone.

"si salvi chi può!" urlò un'altra persona e si misero tutti a correre. Ludme sorrise malignamente e iniziò a scatenarsi. Liberò più di cinque vettori e sparse del sangue, uccidendo qualche persona. Immediate furono urla e grida per le strade.

"ahahahah!" disse Ludme "com'è divertente!" e continuò ad uccidere e a seminare il panico, correndo e inseguendo delle persone. I diclonius numero trentotto, trentanove e quaranta, invece non fecero niente, stettero solamente a guardare, ma con stupore: per quanto avessero sofferto in passato al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE e per quanto odiassero gli scienziati, nel vedere Ludme fare quelle atrocità, si resero conto che uccidere e fare del male era sbagliato e si dimenticarono di ogni desiderio malvagio che avevano costruito nei confronti degli scienziati e del mondo.

"ma perché fa così quella Ludme?" domandò la diclonius numero quaranta.

"non… non lo so…" disse la diclonius numero trentotto.

"io… non voglio fare come lei… non è bello… ora che lo guardo dal vivo…" disse la diclonius numero trentanove.

"dobbiamo fermarla" disse la numero trentotto.

"hai ragione" disse la numero trentanove. E le tre diclonius si misero all'inseguimento di Ludme che nel frattempo si era allontanata da loro di un po' di decine di metri. Raggiunta, Ludme disse loro: "be? Voi non fate niente?".

"no, non facciamo nulla" risposero le tre diclonius.

"perché?".

"perché è malvagio quello che fai! Adesso fermati!". E le tre diclonius coi loro quattro vettori attaccarono Ludme, ma il diclonius artificiale con due dei suoi vettori fece un grande salto e finì dietro di loro e con altri vettori le spinse per terra.

"voi volete fermare me? Ahah, non ci riuscirete mai!". Lo scienziato era pronto a far saltare gli esplosivi, in quanto le tre diclonius si stavano ribellando. Nel frattempo, arrivarono due pattuglie della polizia di Kamakura sul posto. I poliziotti scesero dalla macchina armati di pistola e rionobbero Ludme, il diclonius che uccise il capo della polizia e qualche altro poliziotto non molto tempo prima.

"polizia di Kamakura! Ferma dove sei!" urlò un poliziotto a Ludme, ma lei, sorridendo malignamente, con due suoi vettori sollevò la macchina della polizia e la lanciò verso l'altra pattuglia. Uno dei poliziotti perse la vita, mentre gli altri cominciarono a fare fuoco verso Ludme. Il diclonius artificiale respinse tutti i proiettili e con altri vettori uccise altri poliziotti.

"fermati Ludme!" urlò la numero quaranta. Ma Ludme non si fermava e con altri vettori distrusse anche lampioni e altre macchine; ormai era in preda alla furia, alla libertà e allo sfogo, dopo quello che le era stato detto dal direttore Kakuzawa. Uno dei poliziotti contattò la centrale e urlò: "mandate qui tutte le unità disponibili! E anche le forze speciali!". E subito dopo fu ucciso da Ludme. Nel giro di qualche minuto la notizia che un diclonius era presente a Kamakura fece il giro della città e raggiunse ogni angolo cittadino. Alla centrale di polizia, il nuovo capo informò il governo di Tokyo che la diclonius di cui i politici giapponesi avevano parlato qualche tempo prima era a Kamakura e immediatamente fu data la notizia che la città di Kamakura era sotto attacco, oltre ad essere stati avvistati altri tre diclonius. Giunsero sul posto elicotteri delle tv giapponesi, che ripresero la diclonius artificiale mentre continuava a scatenarsi su macchine, edifici e lampioni. A nulla valsero i tentativi di numero trentotto, trentanove e quaranta di calmarla. Lo scienziato, con in mano il telecomando, fu intercettato da un altro poliziotto che gli strappò il telecomando dalle mani e, dopo aver confessato, venne arrestato e condannato a vita in carcere.

CAPITOLO 37

BATTAGLIA A KAMAKURA

Nel frattempo, alla Marple House, qualche ora prima tutti i presenti stavano vivendo momenti bellissimi. Kinuko e Miyu si comportavano come se fossero sorelle, mentre Lucy aveva dichiarato il suo amore a Kouta e lui aveva fatto lo stesso. Nana e Mayu si erano dichiarate poco tempo prima a Takeshi e a Koichi, ricevendo risposte positive dai due ragazzi mentre Yuka accarezzava, con Miyu, il sogno di avere una bambina. Ora per lei mancava solo l'ultimo pezzo, ovvero quello di avere un ragazzo. Lei inizialmente aveva poca fiducia, ma col passare del tempo la fiducia crebbe, grazie alle parole confortanti di tutti gli altri. L'idea, inoltre, di avere anche Kinuko come figlia adottiva le piaceva molto, in questo modo Miyu poteva avere qualcuno in più con cui stare.

Erano circa le otto del mattino. Tutti fecero colazione insieme. Erano tutti felici, forse i momenti più belli per tutti loro fino a quel momento. Mentre stavano facendo colazione, Lucy stette accanto a Kouta, Miyu era al centro fra Yuka e Kinuko e Nana stava vicino a Mayu.

"avete dormito tutte bene?" domandò Kouta alle altre.

"sì! Grazie!" risposero.

"mi fa piacere" rispose il ragazzo "anche io ho dormito bene". Tutte gli sorrisero. Successivamente, dopo aver finito di fare colazione, Kouta disse: "tra poco esco e vado a comprare dei vestiti nuovi per Kinuko". La diclonius infatti, aveva dormito solo con una canottiera e delle mutandine.

"oh, grazie Kouta" disse Kinuko al ragazzo.

"figurati" rispose Kouta. Proprio quando stava per uscire, Yuka gli disse: "aspetta, se vuoi ti accompagno".

"sì, mi va, vieni pure cugina" le rispose sorridente il ragazzo.

"grazie, Kouta". E dopo aver salutato tutte le altre, Kouta e Yuka uscirono insieme e andarono verso un negozio di abbigliamento. Mentre camminavano, Kouta disse a sua cugina: "sai Yuka…".

"si, Kouta?".

"sono molto contento che Miyu abbia ritrovato Kinuko".

"anche io, Kouta".

"è giusto che loro, incluse Nana e Mayu stiano tutte con noi, almeno per adesso, poi non si sa cosa può succedere in futuro".

"hai ragione".

"senti, ti piacerebbe davvero vivere con Miyu e con Kinuko? Per curiosità". Yuka, dopo qualche secondo disse: "sì, mi piacerebbe molto. Miyu ormai è più che una mia amica, è come se fosse la mia bambina…" e iniziò a commuoversi. Kouta la calmò, ma comprese benissimo le emozioni che sua cugina stava provando in quel momento. Poi, il ragazzo le disse: "devi inseguire il tuo sogno, cugina mia. Se vuoi vivere con Miyu e Kinuko, insieme a loro, devi fare di tutto per raggiungere questo obiettivo".

"lo so, ma significherebbe lasciare te e le altre…" rispose Yuka.

"è difficile, lo so che è difficile, ma anche Nana e Mayu hanno trovato i loro amori e anche loro si sono dichiarati alle nostre ragazze. Secondo me devi inseguire il tuo sogno se vuoi essere veramente felice".

"lo so Kouta, ma io non ho ancora un ragazzo…".

"lo troverai, fidati. Non devi abbatterti, devi avere fiducia per il futuro e vedrai che tutto andrà bene".

"Kouta…".

"sai Yuka, forse è meglio che tutti noi un giorno ci separassimo, perché ognuno deve vivere la propria vita come meglio può". Yuka pensò molto a queste ultime parole dette dal cugino, poi gli disse: "ma come faranno Nana, Miyu, Lucy e Kinuko che sono delle diclonius?".

"secondo me qualcosa succederà per tutte loro in futuro. Ricordi cosa hanno detto Takeshi e Koichi? Nel mondo si è diffusa la notizia della loro esistenza, quindi è possibile che qualcuno al potere possa fare delle cose positive per loro".

"ma hanno anche detto che la maggior parte del mondo ha dichiarato guerra a loro…".

"è vero, ma non tutto il mondo. Dobbiamo essere fiduciosi per il futuro, come ti ho detto prima, anche loro meritano di vivere la loro vita come meglio possono".

"hai ragione cugino". Circa due minuti dopo, arrivarono al negozio di abbigliamento e comprarono alcuni vestiti per Kinuko, poi tornarono a casa. Diedero i vestiti a Kinuko e la diclonius gradì tutto.

"grazie mille! Grazie!" disse Kinuko a Yuka e a Kouta.

"figurati, è stato un piacere" risposero i ragazzi. Kinuko si mise subito alcuni vestiti e le stavano benissimo, oltre a piacergli tanto.

Passarono circa quaranta minuti. Erano circa le ore nove e mezza del mattino. Lucy propose a Kouta di uscire per fare una passeggiata insieme. Kouta le disse sorridente: "ma certo Lucy. Dove vorresti andare?".

"verso la spiaggia, mi piace molto il mare" rispose la diclonius.

"va benissimo" le rispose il ragazzo. E così uscirono e andarono verso la spiaggia di Kamakura, passando per il ponte della città. Mentre camminavano, Lucy e Kouta si tenevano per mano, come fidanzati. Lucy arrossì quando Kouta le prese la mano. Lo guardava sorridente. Raggiunto il ponte di Kamakura, Kouta e Lucy notarono delle persone che stavano correndo in fretta e furia, nella loro direzione.

"ma perché stanno correndo così quelle persone?" domandò Lucy.

"non lo so Lucy, non ne ho proprio idea". Fra quelle persone che stavano correndo, quando raggiunsero Kouta e Lucy alcune di loro li ignorarono, continuando a correre urlando di terrore. Una donna, un po' in lontananza, notando che Kouta e Lucy erano fermi urlò a loro: "SCAPPATE! SCAPPATE!". Kouta e Lucy si fermarono e guardarono piuttosto straniti la donna. Quando ella li raggiunse, gli disse a voce abbastanza alta: "c'è un mostro che sta uccidendo delle persone laggiù! Scappate, correte e mettetevi in salvo finché siete in tempo!" e corse via. Lucy e Kouta rimasero molto confusi, non riuscivano a capire.

"mostro che sta uccidendo?" disse Lucy.

"ma che cosa…" disse Kouta, ma fu interrotto da uno sparo in lontananza. Immediatamente, i due ragazzi guardarono verso la direzione da dove proveniva lo sparo. Lasciarono il ponte e fecero il giro, e incuriositi da lontano videro una figura umana che stava uccidendo delle persone e distruggendo macchine e altre cose. Sulla strada intorno a quella figura umana vi erano dei cadaveri, con molto sangue attorno e dei rottami di macchine e altre cose. Si avvicinarono ancora di più, ma di nascosto.

"ma che cosa sta succedendo lì…" disse Kouta "chi è quella… e perché fa così…", poi Kouta riuscì a vedere le corna sulla testa: "è una diclonius… quella è una diclonius…". Lucy ci mise qualche secondo, poi riconobbe chi fosse quella figura umana e disse: "ma quella è Ludme…". Kouta disse: "Ludme? E chi sarebbe?".

"quando mi hanno portata via da voi, mi hanno riportato al laboratorio dove ero stata prigioniera per cinque anni…".

"davvero?".

"si, e lì ho visto il direttore di quel laboratorio e quel diclonius… quel diclonius si chiama Ludme, ma non è un diclonius come gli altri…".

"cioè? Che vorresti dire?".

"quel diclonius ha il mio sangue nelle sue vene…".

"come scusa?" disse Kouta stupito "e perché ha il tuo sangue?".

"ricordi quando ci siamo separati tempo fa e mi hanno riportato al laboratorio? Be, li mi hanno preso un po' di sangue e con esso, unito alla tecnologia di quel laboratorio, hanno creato quel diclonius… è un diclonius artificiale…". Kouta rimase basito da quello che gli aveva detto Lucy.

"ma perché fa tutto questo?". E Lucy gli raccontò tutto, facendo una sintesi. Kouta rimase ancor più stupito. Poi nel giro di poco tempo arrivarono altre pattuglie della polizia di Kamakura e degli elicotteri per riprendere ciò che stava succedendo. Ludme urlò: "ne ho avuto abbastanza di voi!". E liberò più di quindici vettori, con alcuni sollevò alcune macchine della polizia e le lanciò avanti e con altri vettori uccise alcuni poliziotti. Numero trentotto, trentanove e quaranta, provarono a coglierla di sorpresa, ma Ludme si accorse di loro e liberò ancora altri vettori e le ferì gravemente, colpendole a pugni forti, al punto che numero trentotto e quaranta persero i sensi.

"AHAHAHAH!" urlò Ludme. E con due vettori fece dei salti molto grandi e si diresse verso la direzione dove c'era la Marple House, seminando terrore e distruzione. Lucy e Kouta, capendo che Ludme stava andando verso la Marple House, tornarono verso casa di corsa. Arrivarono dopo circa dieci minuti, prima che Ludme fosse passata da quelle parti. Arrivati, avvisarono tutte le altre del pericolo e Lucy spiegò loro tutta la faccenda.

"Ludme deve essere fermata; se non la fermeremo, ci saranno moltissimi altri morti in tutto il pianeta" disse Lucy.

"non possiamo permetterlo" disse Kinuko "dobbiamo fare qualcosa".

"sentite" disse Lucy "io andrò ad affrontarla, la devo fermare. Non ho altra scelta. Voi state qui a proteggere Kouta e Yuka". Tutti gli altri furono colpiti dalle parole di Lucy.

"no Lucy, io verrò con te" disse Kinuko "avrai bisogno di un aiuto".

"ma Kinuko, tu devi pensare alla piccola Miyu… ti sei appena ritrovata con lei…".

"la devo proteggere anche quando sono distante da lei…" disse Kinuko "se Ludme arrivasse qui, distruggerebbe ogni cosa, devo andare con te, avrai bisogno di un aiuto". In quel momento, qualcuno bussò alla porta di casa. Kouta andò ad aprire, era Ayaka con Aiko e sua madre.

"Ayaka?" disse il ragazzo.

"ascolta Kouta, ho visto alla televisione quello che sta succedendo non molto distante da qui, sono venuta con Aiko e sua madre. Devo andare ad affrontare quel mostro, ma per favore, finché non ci sarò, bada tu alla mia Aiko e a sua madre, ok?". In quel momento arrivarono anche Kinuko e Lucy. Ayaka si meravigliò di vedere di nuovo Kinuko.

"Ayaka, ti spiego tutto dopo. Adesso uniamo le forze, insieme a Lucy e affrontiamo Ludme, per salvare il pianeta" le disse Kinuko.

"sì, d'accordo!". Ayaka abbracciò Aiko e sua madre e disse a loro: "tornerò presto". Aiko pianse tantissimo, abbracciata da sua madre, che anche lei era commossa. Kinuko salutò Miyu e disse: "tornerò anche io, Miyu".

"K…Kinuko…". Lucy disse a tutti gli altri: "cercherò di tornare anche io, amici. Grazie per tutto". Si commossero. Kouta disse in lacrime a Lucy: "ti aspetterò per sempre…". Lucy, sorridendo, lo baciò. Poi gli accarezzò la guancia sinistra con la mano destra. Lucy gli disse con le lacrime agli occhi: "cercherò di tornare, amore mio. E se tornerò ancora, non ci separeremo mai più, questa è una promessa". E si abbracciarono. Poi si salutarono. Successivamente, le tre diclonius, con i loro vettori, fecero dei grandi balzi, per cercare Ludme.

Il diclonius artificiale nel frattempo, ovunque andasse spargeva del sangue e della distruzione, uccidendo dei poliziotti e distruggendo o danneggiando gravemente le loro vetture. A Kamakura fu dato nei minuti successivi l'allarme generale, e le zone in cui non era ancora passata Ludme furono evacuate, perciò molti cittadini della città furono messi in salvo. Ludme era ripreso in lontananza da un elicottero di una stazione televisiva, che trasmetteva le immagini a tutto il Giappone e al resto del mondo. Nelle televisioni di tutto il pianeta ci fu l'edizione straordinaria, titolata "KAMAKURA UNDER ATTACK"; il sottotitolo era: "DICLONIUS ATTACK KAMAKURA". Nonostante Ludme fosse ripresa, il diclonius artificiale non si accorse dell'elicottero che lo riprendeva. Altri elicotteri delle altre tv giapponesi erano giunti sul posto in cui Ludme aveva cominciato la sua follia. Quando Ludme uccise altri due poliziotti scaraventandogli addosso la loro vettura, arrivarono anche le forze speciali di polizia giapponesi, ma non riuscirono a fermare il diclonius artificiale. Ludme, infatti, liberò più di venticinque vettori e sconfisse le forze speciali.

"non riuscirete mai a fermarmi! Nessuno può farlo!" urlò Ludme che si era fermata per un momento sulla strada. Poi si udì uno sparo, che colse di sorpresa Ludme e la ferì al braccio, ma lei si curò con i suoi vettori, poi si voltò, e capì che a sparare era stato un poliziotto con una pistola, ed era ferito gravemente. Era lontano da Ludme circa dodici metri. Ludme sorrise sempre malignamente e si avvicinò al poliziotto lentamente, mentre lui continuava a sparare, ma Ludme respinse con un vettore i suoi proiettili. Quando Ludme fu a un metro di distanza dal poliziotto in fin di vita, si fermò, si abbassò e lo guardò con un sorriso malvagio. Il poliziotto, avendo capito che ormai era giunta la fine per lui, chiuse gli occhi. Ludme liberò due vettori, decisa ad ucciderlo, ma proprio quando i vettori stavano per toccare il poliziotto, intervenne Lucy, che con due suoi vettori, bloccò i vettori di Ludme. Il diclonius artificiale si voltò e notò le tre diclonius Ayaka, Kinuko e Lucy.

"lascialo stare" disse Lucy. Ayaka, con uno dei suoi vettori diede un pugno in faccia a Ludme, facendole perdere del sangue. Kinuko liberò il poliziotto, e lo portò in ospedale. Nel mentre, Ludme si curò con i suoi vettori. Non perdeva più del sangue. Lucy notò che anche Ludme aveva imparato ad usare i suoi vettori per curarsi.

"guarda, guarda chi si rivede" disse Ludme "come mai questa visita, Lucy?".

"non sono affari tuoi" rispose Lucy.

"adesso finiscila di spargere sangue e distruzione" disse Ayaka.

"voi non potete fare nulla per fermarmi! Presto tutto questo sarà in mano mia e di papà!". Ludme saltò con due suoi vettori e andò alle spalle di Lucy ed Ayaka e con altri vettori tentò di spingerle a terra. Rapidissime, le due diclonius bloccarono i vettori di Ludme con altri loro vettori e diedero pugni al diclonius artificiale, scaraventandola a distanza. Ma Ludme si curò subito con i suoi vettori, si rialzò e disse: "siete in gamba, lo ammetto… ma non sarà sufficiente per voi". Ludme liberò più di venti vettori e si scagliò contro le due diclonius, colpendo soprattutto Ayaka, che finì a terra, mentre Lucy riuscì a resistere. Con altri vettori, successivamente, Lucy prese dei pezzi dei resti delle vetture delle forze speciali di polizia e le scagliò contro Ludme. Rapidissima, la diclonius artificiale respinse tutti gli attacchi di Lucy con i suoi vettori. Mentre Lucy e Ludme combattevano tra loro, Ayaka si rialzò e cercò di cogliere di sorpresa Ludme, ma ella si accorse all'ultimo di Ayaka e con un vettore la spinse indietro. Lucy cercò di approfittarne, ma Ludme ebbe i riflessi prontissimi e con più di venti vettori si scagliò su Lucy, ferendola. Ayaka e Lucy erano ormai ferite e per di più Ludme, ogni volta che rimaneva ferita si curava sempre con i suoi vettori, non mostrando nessun segno di debolezza. Ludme si avvicinò ad Ayaka. Lei liberò tutti i suoi vettori per tentare il tutto per tutto, mentre Lucy era pronta ad intervenire per cogliere di sorpresa Ludme. Il diclonius artificiale però riuscì a tenere testa ad Ayaka, seppur con qualche fatica. A questo punto, intervenne Lucy, che liberò più di venti vettori e diede tanti pugni a Ludme, sia in faccia che allo stomaco, stordendola. Ayaka, successivamente, la scaraventò a terra. Ayaka era ormai allo stremo, era ferita ed aveva usato quasi tutte le energie a disposizione. Ebbe infatti il fiatone, dopo che colpì Ludme. Anche Lucy stava mostrando qualche segnale di fatica, ma le rimanevano ancora un po' di energie in corpo. Ludme rimase a terra per qualche secondo, poi si rialzò e si curò.

"non è possibile…" disse Ayaka.

"e invece è tutto vero" disse Ludme sogghignando. Proprio quando stava per colpire Ayaka, Ludme fu colpita in faccia da Kinuko, tornata sul campo di battaglia per dare una mano alle due diclonius. Ayaka però non ce la faceva quasi più, si era sforzata troppo liberando tutti i suoi vettori. Ludme ne approfittò e la ferì rapidissimamente fratturandole il braccio destro; pochi secondi dopo, cadde a terra perdendo i sensi. Così Kinuko e Lucy dovettero affrontare Ludme da sole.

"ci sarà un modo per batterla?" disse nella mente Kinuko. Ludme si scagliò con più di venticinque vettori su Kinuko e Lucy. Le due diclonius tennero testa a Ludme, ma soprattutto Lucy. Kinuko fu ferita dai vettori del diclonius artificiale. Successivamente, Lucy e Kinuko passarono al contrattacco ma il risultato fu lo stesso, dopo aver ferito Ludme, il diclonius artificiale si curava sempre, ormai sembrava fosse impossibile batterla.

"non avete ancora capito?" disse Ludme "è così chiaro!" e liberò più di ventisei vettori e si scagliò contro le due diclonius, ferendo molto Kinuko, fratturandole il braccio sinistro, Lucy riuscì a tenerle testa, ma le sue energie si stavano sempre più esaurendo. Anche lei rimase ferita sia alle braccia che alle gambe, perendo del sangue. Successivamente, anche Kinuko cadde dalla fatica, dopo aver liberato tutti i suoi vettori invano. A questo punto, restava solamente Lucy in piedi contro Ludme. Nel frattempo, iniziò a piovere, e col passare dei secondi scoppiò un temporale. Faccia a faccia, Lucy e Ludme si osservarono con due sguardi diversi. Poi Lucy disse a Ludme: "per che motivo fai tutto questo? Perché sei così sanguinaria e violenta?". Ludme rispose: "non ci arrivi ancora? Se lo sono, Lucy, è perché tu lo sei. Io ho molto di te nel mio corpo". Lo sguardo di Lucy sembrò perso nel vuoto, immediatamente le rivennero in mente tutti gli orrori che aveva commesso in passato, poi nella sua mente, parlò con sé stessa: "no! Io non sono più quella persona! Quella Lucy non c'è più!". Immediatamente dopo, le rivennero in mente i momenti di quando lei era Nyu con Kouta e con Yuka, i bei momenti di quando lei aveva la personalità di Nyu, nei mesi scorsi.

"che cosa c'è? Forse stai male?" disse Ludme, notando il silenzio di Lucy. Il diclonius artificiale si avvicinò a Lucy che le vennero le lacrime agli occhi. Ludme notando ciò, si mise a ridere.

"che fai, piangi?" domandò Ludme ridacchiando. Lucy cercò di darle un pugno ma Ludme la bloccò e le diede un pugno sullo stomaco, scaraventandola a terra. Ormai la vittoria sembrava proprio di Ludme. Il diclonius artificiale mise il suo piede destro sulla testa di Lucy, calpestandola e diceva: "non sai fare altro?". Lucy non fece niente. Ludme continuava: "prima eliminerò te e le altre due, poi spazzerò via i tuoi e molto altro e il mondo sarà in mano di papà e in mano mia!". Il diclonius artificiale diede un calcio sullo stomaco di Lucy, che la fece ribaltare. Poi Ludme decise di liberare tutti i suoi vettori, in totale trentacinque, per infliggere il colpo di grazia a Lucy, ma proprio quando lo stava per fare, Lucy liberò più di quaranta vettori, e bloccò tutti i vettori di Ludme.

"ma… che cosa…" disse Ludme. Lucy, in preda alla furia si concentrò al massimo e liberò più di quarantacinque vettori e si scagliò contro Ludme, colpendola con tutte le sue forze, usando anche le braccia umane.

"NON TI PERMETTERO' NEANCHE DI TOCCARE I MIEI CARI! MAI E POI MAI! E NEMMENO NESSUN'ALTRA PERSONA!". E continuava a colpirla con tutte le forze disponibili. Ludme non ebbe il tempo di curarsi per quanti fossero i vettori di Lucy che la stavano colpendo in quel momento. Lucy ferì gravemente Ludme per i tantissimi colpi che le diede. Ludme rimase in fin di vita, ma Lucy non la uccise, avendo promesso che non avrebbe più ucciso nessuno. Ludme si accasciò a terra, provò così tanto dolore che non riuscì a concentrarsi per potersi curare, al massimo si muoveva appena. Aveva infatti, le braccia fratturate. Non molti secondi dopo, arrivarono altre forze speciali di polizia della città. I poliziotti scesero dalle vetture, circondarono Ludme, armati di pistola e uno di loro tirò fuori una pistola elettrica. Sparò al diclonius artificiale e svenne. Ludme venne così arrestata e portata via. Lucy guardò sopra di lei, sorvolava l'elicottero, che aveva ripreso tutto quanto. Molto stanca per lo sforzo, Lucy si inginocchiò per terra, con il fiatone. Nel frattempo, Kouta e tutte le altre, avevano deciso di recarsi sul posto, rimanendo a una certa distanza, per osservare cosa stesse succedendo. Arrivarono pochi secondi dopo che la polizia portò via Ludme. Lo scenario davanti a loro era desolante: fiamme e macerie quasi ovunque, tutto provocato da Ludme, impazzita. Notando i corpi privi di sensi di Ayaka e di Kinuko, le piccole Aiko e Miyu corsero verso di loro, piangendo, poi abbracciarono i loro corpi piangendo a dirotto. Giunsero sul posto anche Takeshi e Koichi, che notarono le loro innamorate e le abbracciarono.

"state bene?" dissero i ragazzi.

"si, stiamo bene, tranquilli" risposero le ragazze, sempre abbracciandoli. Kouta e Yuka andarono verso Lucy, che ebbe ancora il fiatone ed era ancora inginocchiata. Quando Lucy si accorse di loro, gli disse: "forse… forse è finita…". Poi il diclonius notò che Miyu ed Aiko, con sua madre, stavano piangendo per Ayaka e Kinuko.

"devono essere portate in ospedale" disse Yuka.

"dobbiamo muoverci!" disse Kouta.

"aspettate… ci penso io…" disse Lucy. E il diclonius si alzò a fatica e andò verso i corpi di Ayaka e di Kinuko, feriti e privi di sensi. Poi disse a Miyu e ad Aiko e sua madre di allontanarsi di qualche metro e loro, con gli occhi zuppi di lacrime, obbedirono. Lucy sapeva che doveva fare uno sforzo ancora più grande, perché aveva poche forze in corpo e guarire due persone richiedeva moltissimi sforzi. Lucy disse a Kouta: "non so se ritornerò cosciente… ma devo curarle… non possiamo aspettare…". A Kouta vennero le lacrime agli occhi, poteva essere l'ultima volta che vedeva la sua Lucy viva.

"ti aspetterò fino alla fine…" disse Kouta, con le lacrime che le scendevano dagli occhi.

"stammi sempre accanto, amore…" disse Lucy con un sorriso al ragazzo. Poi Kouta si allontanò di qualche metro e Lucy poté procedere. Si avvicinò ai corpi di Ayaka e di Kinuko e liberò i suoi vettori e piano piano, le curò. Le diclonius riaprirono gli occhi e si rialzarono lentamente, Aiko e Miyu le abbracciarono, piene di felicità. Ma il processo di guarigione fu devastante per Lucy. Infatti, appena finì, si inginocchiò e subito dopo si accasciò a terra, completamente sfinita. Kouta corse subito per soccorrerla, ma a nulla valsero i suoi tentativi di rianimarla. Kouta, abbracciò il corpo di Lucu e iniziò a piangere, urlando. Yuka lo abbracciava, piangendo anche lei. A Nana e a Mayu vennero le lacrime agli occhi, come ai loro ragazzi. Aiko e Miyu, come Ayaka e Kinuko, notando Lucy priva di sensi, si avvicinarono a lei e dissero, con le lacrime agli occhi: "grazie… grazie infinite, Lucy…".

CAPITOLO 38

FINO ALLA FINE

Poco dopo che Lucy svenne, completamente priva di forze, Kouta, piangendo disperatamente, la prese in braccio e corse verso l'ospedale, accompagnato da Yuka, e dagli altri. Mentre correvano, dei vigili del fuoco e delle ambulanze vennero sul posto, per spegnere le fiamme degli incendi e per vedere se ci fossero dei superstiti. Ce ne erano pochissimi e furono tutti portati in ospedale. Poi un'ambulanza si fermò davanti a Kouta, coloro alla guida videro il ragazzo con Lucy in braccio, piangente. Gli ambulanti scesero dal veicolo e dissero: "ci pensiamo noi ragazzo, faremo il possibile". Poi si accorsero che era una diclonius, notando i resti delle corna di Lucy, ed ebbero un po' di terrore e si rifiutarono di caricare Lucy sull'ambulanza. Ma Kouta disse loro: "vi prego… curatela… non è cattiva… ci ha salvato la vita…". Gli ambulanti contattarono la polizia e poco dopo vennero alcuni poliziotti; Kouta disse ai poliziotti: "vi prego agenti… fate qualcosa… lei non è cattiva…". Notando anche Kinuko ed Ayaka, i poliziotti dissero: "questi diclonius hanno combattuto contro quel mostro, hanno fatto del bene, proviamo a fidarci di loro. Caricate quel diclonius sull'ambulanza e portatela in ospedale!".

"grazie… grazie agenti…" disse Kouta. Poi i poliziotti dissero agli ambulanti: "vi faremo strada noi. Una volta arrivati, penseremo noi a parlare coi medici". Gli ambulanti annuirono. Così Lucy venne così caricata sull'ambulanza. Poi uno degli ambulanti disse a Kouta: "ragazzo, puoi venire con noi e stare con lei".

"grazie…" disse il ragazzo in lacrime. Kouta diede poi un'occhiata a Yuka e agli altri e dissero: "è giusto che tu vada, devi stare con lei. Andrà tutto bene". Kouta abbracciò sua cugina Yuka e salutò tristemente gli altri e salì sull'ambulanza, stando accanto a Lucy, priva di sensi e di forze. Successivamente, l'ambulanza partì e andò di corsa all'ospedale più vicino, seguendo la pattuglia di polizia. Nell'ambulanza, Lucy fu messa in un lettino e non mostrava segni di ripresa. Kouta era accanto a lei, in lacrime, guardandola sempre. Arrivati in ospedale, i poliziotti parlarono coi medici e spiegarono loro che quel diclonius ha combattuto contro Ludme, quindi doveva essere di natura buona. I medici furono convinti, anche se con un po' di fatica. Lucy fu portata in una stanza e i medici cubarono le sue ferite, cercando anche di rianimarla. Kouta fu lasciato fuori dalla stanza, non poteva entrare. Così si sedette nel corridoio, aspettando di poter entrare e fu in ansia come non mai prima di quel momento. Successivamente, i poliziotti che scortarono l'ambulanza, passarono in quel corridoio e Kouta li ringraziò di nuovo, spiegando loro tutto di Lucy, dal fatto non era malvagia al fatto di voler fermare Ludme, intimandoli a continuare a fidarsi. I poliziotti dissero: "va bene, ragazzo. In fondo, quella Lucy ci ha anche aiutato molto. Ci fidiamo". E si strinsero la mano. Poi uno dei poliziotti gli disse: "è stato un piacere, ragazzo. Adesso dobbiamo andare".

"arrivederci, e ancora grazie".

"figurati, ragazzo" e si diressero verso l'uscita dell'ospedale. Kouta si sedette di nuovo e aspettò due ore, poi uno dei dottori uscì dalla stanza dove c'era Lucy e il ragazzo gli domandò tutto ansioso: "come sta andando?".

"ragazzo, le abbiamo fasciato le ferite, ma non mostra nessun segno di ripresa… non sappiamo se riprenderà conoscenza".

"la prego, dottore…" disse in lacrime il ragazzo "mi faccia entrare… devo stare accanto a lei…". Il dottore ci pensò un po' e poi disse: "va bene, ragazzo, entra pure". Kouta pianse, e il dottore disse al ragazzo: "tieni molto a questa diclonius, ragazzo?".

"si, moltissimo…".

"come mai?". E Kouta raccontò tutte le cose positive fra lui e Lucy, dicendogli anche che lui era il solo amico che Lucy aveva avuto da piccola e che Lucy non era malvagia come venivano dipinti i diclonius.

"mi dispiace molto, faremo il possibile" disse il medico. Successivamente, Kouta entrò e notò Lucy sdraiata sul letto, con delle fasce sia sulle gambe sia sulle braccia, priva di sensi e con dei fili collegati a degli apparecchi che misuravano la pressione e il battito cardiaco. Il dottore di prima disse a Kouta: "ti lasciamo da solo con lei, ragazzo. Spero tanto che si risvegli…". E i dottori lasiarono la stanza, chiudendo la porta. Kouta era, quindi, solo con la sua Lucy. il ragazzo prese una sedia e si sedette accanto al letto, alla sinistra di Lucy. L'apparecchio che misurava il battito cardiaco mostrava segnali debolissimi, vicini allo zero, e quindi vicini alla morte. Kouta lo notò e prese la mano sinistra di Lucy e stringendola, pianse a dirotto, sperando che si risvegliasse un giorno.

"ti aspetterò… fino alla fine… amore…" disse un Kouta piangente come non mai.

Nella stanza c'era un altro letto. Quando Kouta doveva dormire, andò a sdraiarsi sull'altro letto. Stette dentro quella stanza per giorni e giorni, piangendo quasi sempre, ma non perse mai la speranza. I medici, a volte rientravano per cercare di rianimare Lucy, ma senza risultati positivi. Kouta in questi giorni mangiò poco, ma bevve molto, sempre lacrimando e pensando a Lucy. Yuka venne a trovarlo qualche volta, avendo saputo in quale ospedale curassero Lucy. I due cugini si abbracciavano e anche Yuka si commosse e pianse molto. Ma Kouta molto di più.

Passarono quasi due settimane, e Lucy non mostrava ancora nessun segno di ripresa. Kouta qualche volta usciva dalla stanza, anche per prendere dell'aria, ma non faceva altro che pensare alla sua amata Lucy, sperando ogni volta che rientrava, che lei si svegliasse. Ma non fu così fino a quel momento. Kouta a questo punto, cominciò a cedere al peggio, ovvero che Lucy non sarebbe più tornata cosciente. Il tempo passava e le speranze diminuirono sempre di più.

Passarono diciannove giorni. Lucy rimase ancora priva di sensi e immobile. Mentre Kouta rimaneva sempre in ospedale, Yuka e le altre, alla Marple House, vivevano in apprensione, in attesa del ragazzo e di Lucy che si risvegliasse.

La sera di quel giorno, verso le ore 23:08, nella stanza di Lucy, Kouta le teneva sempre la mano sinistra, seduto accanto al suo letto. In lacrime, il ragazzo notò che l'apparecchio che mostrava il battito cardiaco era veramente agli sgoccioli, sembrava ormai questione di pochi minuti alla morte di Lucy. Kouta, piangendo e stringendo la mano del suo amore, parlò a bassa voce e disse in lacrime: "molto… molto probabilmente, questa sarà l'ultima volta che ti parlo… non la voglio sprecare quest'occasione…" e continuarono a scendergli le lacrime dagli occhi.

"cara Lucy, sei stata una grande persona per me, mi hai fatto passare dei bellissimi momenti quando ero piccolo… è vero, hai fatto quelle cose orribili alla mia famiglia… ma in fondo non eri cattiva… eri solo accecata dalle ferite innumerevoli degli abusi e traumi subiti… so che non volevi farlo nel profondo del cuore… ma ad ogni modo, io ti perdono amore mio… ti perdono per sempre…" e piangeva come una fontana mentre diceva queste parole. Poi Kouta continuava: "ma da quando eri tornata qualche tempo fa, pochi giorni dopo che ci siamo separati… sembrava che le cose fossero state messe a posto per sempre… hai dichiarato che eri cambiata nel profondo del cuore, e avevi ragione, Lucy… mi hai salvato la vita… hai salvato la vita a tutti noi… grazie… grazie… amore…" e notò l'apparecchio. Sembrava ormai ad un passo la morte del diclonius, questione di secondi. Kouta disse con le lacrime che continuavano a scendergli dagli occhi: "addio… Lucy… mi mancherai moltissimo…". e le lasciò la mano, si alzò e andò verso la porta della stanza. Ormai Kouta si era rassegnato. Successivamente, quando il ragazzo toccò la maniglia della porta asciugandosi le lacrime ma disperato dentro, si udì una voce: "K…Kout…". Il ragazzo, con ancora gli occhi zuppi di lacrime, si voltò e disse: "Lucy?"

Il battito cardiaco della diclonius aumentava sempre di più con il passare dei secondi, lo si vedeva mostrato nel monitor collegato all'apparecchio.

"K…Kouta…" si udì. Il ragazzo stupito, accorse verso il letto di Lucy e le strinse la sua mano sinistra, rimanendo a bocca aperta e in attesa. Poi, Lucy, molto, molto lentamente aprì i suoi occhi, e il battito cardiaco della diclonius era ormai alla normalità, come mostrato dal monitor collegato al macchinario.

"L…Lucy…?".

"K…Kouta… sei tu… amore mio…?". Kouta la osservò per qualche secondo, poi la diclonius gli disse sorridendo: "t… ti ho sentito… poco fa… ogni parola… ogni singola parola… grazie… grazie amore…". Kouta osservò il monitor ed esso mostrava che Lucy era viva, era ritornata cosciente. Al ragazzo, stupito dal vedere che Lucy ce l'aveva fatta a ritornare cosciente, vennero le lacrime agli occhi, questa volta di commozione, che stavano sostituendo quelle di dolore. Poi Lucy, si mise a fatica seduta sul letto, aiutata dal ragazzo.

"oh Lucy… io… non ho smesso mai di pensare a te… ti sono sempre stato accanto… e alla fine, per fortuna sei ritornata…" e lentamente, il ragazzo abbracciò la diclonius e pianse, commosso, per aver ritrovato la sua Lucy. Anche la diclonius faceva lo stesso, commossa anche lei, sorridendo.

"g… grazie… per essere rimasto sempre vicino a me… Kouta…".

"Lucy… ti amo… ti amo… ti amo amore mio… ti amo…" disse a fatica Kouta per la commozione. A Lucy le lacrime di commozione scesero come una fontana. La diclonius successivamente disse: "ti amo anche io… da sempre… da sempre ti voglio… ti voglio sposare… stare sempre accanto a te… per sempre…" e piansero, commossi, per essersi ritrovati, questa volta per sempre. E successivamente si guardarono sorridendo, e si baciarono.

CAPITOLO 39

IL DESTINO DEI DICLONIUS

Mai come quella sera, Kouta e Lucy furono felici di stare insieme. Si erano ritrovati, ma questa volta per l'eternità, e poterono abbracciarsi, piangendo di felicità, come non mai prima d'ora. Lucy stette qualche altro giorno in ospedale, per recuperare le forze, con Kouta sempre accanto a lei, in ogni momento. Anche i medici furono contenti che la diclonius si fosse risvegliata, la storia che aveva raccontato Kouta a loro, li aveva commossi. Dopo qualche giorno, Lucy poté uscire dall'ospedale. I medici le levarono le fasce e la diclonius si alzò dal letto. Anche se ormai era quasi completamente guarita, Lucy mostrava ancora qualche segno di debolezza, ma c'era sempre Kouta al suo fianco, che l'aiutava sempre. Così tornarono a casa, alla Marple House. Quando Lucy e Kouta arrivarono, tutte le presenti, nel vedere di nuovo Kouta e Lucy, piansero di gioia. Yuka abbracciò sia suo cugino che Lucy; Kinuko ringraziò moltissimo Lucy per averla curata dopo lo scontro con Ludme; Nana e Mayu abbracciarono sia Kouta che Lucy, mentre Miyu, in compagnia di Yuka, anche lei abbracciava il ragazzo e Lucy e la ringraziò molto per aver curato Kinuko. Poi andarono da Ayaka e le comunicarono che Lucy era ritornata insieme a Kouta. La diclonius venne con la piccola Aiko e insieme ringraziarono molto Lucy per aver curato Ayaka. La notizia fu comunicata anche a Takeshi e a Koichi, e anche loro vennero alla Marple House per andare a trovare Kouta e Lucy, ritornati a casa. Tutti furono felicissimi.

Intanto, qualche giorno prima, le immagini trasmesse dall'elicottero che aveva ripreso tutto quanto fecero, in non molto tempo, il giro di tutto il Giappone e di tutto il resto del mondo. Quando le immagini arrivarono in America, i politici americani, che qualche tempo prima andarono con dei politici giapponesi al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, osservando le immagini in movimento riconobbero il diclonius che aveva ucciso i poliziotti al laboratorio. Anche in Giappone, i politici riconobbero quel diclonius. Ora che era stato catturato, gli Stati Uniti furono d'accordo con lo stato nipponico per condannare a morte il diclonius artificiale Ludme. Nei giorni successivi, infatti, Ludme, ancora con mezzo corpo fratturato e provando ancora molto dolore e con l'impossibilità di curarsi, fu giustiziata a Tokyo, per aver sparso molto sangue e distrutto una parte della città di Kamakura. La diclonius artificiale morì dopo che le iniettarono delle sostanze letali nel suo corpo. Successivamente, la polizia di Tokyo si recò a Kamakura e andò al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE, tramite elicotteri e imbarcazioni, per arrestare Kakuzawa e tutti gli scienziati del laboratorio. Così successe. Il direttore tentò la fuga di nascosto in elicottero, ma fu preso dai poliziotti, che dopo aver sfondato la porta del laboratorio, si diressero verso l'eliporto e lo raggiunsero appena in tempo e venne arrestato, insieme a Sosuke, Aritomo, Kaito, Arakawa e a tutti gli altri scienziati. La pena per tutti loro fu l'ergastolo, in quanto tutti erano responsabili della morte delle persone a Kamakura e della distruzione di una parte della città. Kakuzawa, dopo essere stato arrestato, processato e condannato per il resto dei suoi giorni in carcere, fu interrogato e rivelò tutti i suoi piani al mondo intero, incluso il suo reale aspetto e che fu lui a creare il virus che fece nascere i diclonius. Durante l'interrogatorio, Kakuzawa confessò dove fossero situati gli altri laboratori nel resto del mondo e come fossero fatti. Poi fu portato in prigione, insieme agli altri scienziati.

Nei giorni successivi, osservando le immagini in cui mostravano che le tre diclonius Lucy, Ayaka e Kinuko combattevano contro Ludme, i politici delle nazioni che avevano dichiarato guerra ai diclonius cominciarono a cambiare idea nei confronti di loro. In Giappone fu anche diffuso, col passare dei giorni, il testo completo della scienziata ribelle Akemi, che diceva che secondo lei, i diclonius non avevano una natura malvagia dentro di loro. Presto il testo si diffuse anche nel resto del pianeta e continuando ad osservare le immagini trasmesse dall'elicottero, i politici di tutto il mondo discussero sul destino dei diclonius nel mondo. Cominciò ad emergere il fatto che quella scienziata avesse ragione, tenendo presente anche il fatto che Kakuzawa avesse detto, durante l'interrogatorio, che Akemi gli avesse detto che i diclonius non fossero cattivi e che avesse detto anche a Ludme di sfogarsi una volta arrivata a Kamakura.

Per quanto riguarda i diclonius numero trentotto, trentanove e quaranta, feriti gravemente da Ludme, si decise di dare loro una possibilità, in quanto provarono a fermare il diclonius artificiale e furono portati in ospedale. Quando ripresero i sensi, tutti ebbero un po' di paura, ma loro, ormai liberi dalle torture sperimentali del laboratorio, non ebbero nessun'intenzione di fare loro del male, volevano solamente inserirsi nel mondo. All'ospedale chiamarono dei giornalisti, che intervistarono le diclonius e loro spiegarono del piano che al DICLONIUS RESEARCH INSTITUTE le avevano imposto e degli esplosivi che avevano messo loro e iniziarono a piangere. Dissero anche che non avevano intenzione di uccidere nessuno. Successivamente, alla polizia, dove avevano portato il telecomando, anche dalle parole dello scienziato, si capì che quel telecomando avrebbe potuto azionare gli esplosivi. Lo comunicarono all'ospedale, dove c'erano le tre diclonius, ma fu detto ai poliziotti di distruggerlo, in quanto avevano capito che le diclonius non erano cattive. Il telecomando fu così distrutto e le diclonius non potevano più saltare in aria. Le diclonius piansero di commozione. Poi fu ordinato ai medici, per il fatto che le tre diclonius avessero combattuto contro Ludme e per il fatto che non fossero cattive, di afre degli interventi per rimuovere gli esplosivi. E così successe. I diclonius non seppero come ringraziare i dottori, al punto che li abbracciarono. La notizia fece presto il giro del mondo, ormai si stava diffondendo il fatto che i diclonius non fossero cattivi, ma solamente volevano dell'amore, in quanto erano visti diversi dai normali umani. Vennero localizzati gli altri laboratori e vennero arrestati gli scienziati, in quanto collaboratori di Kakuzawa e anche le guardie. Poi i diclonius vennero interrogati e tutti loro risposero che non avevano intenzione di uccidere, ma solo ricevere dell'amore, inserirsi nel mondo, lo chiedevano in lacrime. Così, i politici di tutto il mondo decisero di riunirsi per parlare del destino dei diclonius. Negli Stati Uniti si decise di liberare alcuni diclonius e di affidarli a delle famiglie, famiglie che si fidavano di loro, per vedere se i diclonius dicessero il vero. Il risultato rispecchiava la realtà: i diclonius liberati mostravano felicità come non mai, perché stavano ricevendo dell'amore, e stavano inserendosi nel mondo, non uccisero nessuno e non fecero del male a qualcuno.

"io non ucciderò nessuno, fidatevi di me, non sono cattiva" diceva ogni diclonius liberato. E così stava succedendo. A questo punto, in un attimo, si decise cosa fare: a Washington, si tenne un'udienza al senato degli Stati Uniti e dopo più di due ore di colloqui, si decise: gli Stati Uniti ritirarono la dichiarazione di guerra ai diclonius, così come tutte le altre nazioni del mondo che avevano deciso di farlo in passato. I membri dell'Unione Europea tennero una conferenza a Bruxelles, per parlare dei diclonius e fu deciso, insieme agli Stati Uniti, alla Russia, e alla Cina e alle altre potenze del pianeta, di liberare ogni diclonius dai laboratori nel mondo. Anche gli altri stati furono d'accordo, volevano tutti fidarsi. I diclonius erano finalmente liberi. E furono affidati a delle famiglie, che volevano delle figlie. Le famiglie li accolsero come dei normali esseri umani. Inizialmente si ebbe un po' di paura e impressione, ma i diclonius mostravano solamente amore, per questo gesto e col passare dei giorni, la paura e l'impressione, sparirono e furono sostituiti solamente da amore di famiglia.

"grazie! Grazie! Grazie!" urlavano di gioia tutti i diclonius nel mondo. Tutti i diclonius piansero di felicità e furono inseriti nel mondo; tutti ebbero una famiglia, una mamma, un papà, alcuni anche dei fratelli e delle sorelle, ma soprattutto dell'amore. Ormai il mondo li vedeva non più come una minaccia, bensì come degli esseri umani, solamente di un'etnia diversa. Da quando i diclonius furono liberati, non ci fu nessuna vittima nel mondo per mano loro, non ci fu nessuno scontro, nessun diclonius sparse del sangue o distruzione, i diclonius ebbero solamente il desiderio di ricevere dell'amore e di inserirsi nel pianeta, niente di più, e finalmente, il loro desiderio divenne realtà. Il mondo intero adesso si fidava di loro e loro del mondo.

Il mondo era ormai entrato in una nuova era, non come quella immaginata da Kakuzawa, ma in un'era più pacifica e molto più bella di quella precedente, umani e diclonius che coesistevano e si volevano bene e si aiutarono a vicenda.

La notizia che il mondo, adesso, avesse liberato i diclonius e li vedesse come degli esseri umani di un'etnia diversa, arrivò anche alla Marple House dopo poco tempo. Fu a quel punto che gli inquilini della Marple House, si riunirono e parlarono del proprio futuro. Adesso che i diclonius potevano vivere con gli umani normali, ognuno poteva avere la possibilità di costruire la propria vita senza problemi. Successivamente, arrivarono a trovarli Takeshi e Koichi. Poi, Nana disse a Takeshi: "ma è vera questa cosa? Che i diclonius possono stare ufficialmente liberi?".

"sì, Nana" le rispose Takeshi "ora possiamo fidanzarci ufficialmente, amore". Nana, contentissima, pianse di gioia, coprendosi il volto con le mani. Takeshi le disse: "fatti abbracciare, amore mio". Nana corse verso di lui e si abbracciarono. Ma la diclonius aveva ancora un nodo da sciogliere: lei voleva avere un bambino o una bambina e confessò, in lacrime, a Takeshi di essere sterile. Il ragazzo le rispose: "adotteremo una bambina o un bambino… non permetterò che tu soffra ancora, tesoro".

"d… davvero…? Adotteremo una bambina… o un bambino…?".

"sì. E non vedo l'ora anche di sposarti negli anni prossimi". Nana, felicissima, abbracciò forte forte il suo amato Takeshi. Poi si baciarono. Anche Mayu e Koichi facevano la stessa cosa, ormai anche loro avevano deciso di sposarsi in futuro e di avere dei figli. Kouta, Lucy, Kinuko, Miyu e Yuka osservarono la scena commossi. Così, Nana si fidanzò ufficialmente con Takeshi e Mayu si fidanzò con Koichi.

Qualche giorno più tardi, Yuka uscì da sola per fare una passeggiata, si sedette su una panchina piuttosto triste, quando qualcuno le disse: "qualcosa non va?". Yuka si voltò e notò che a parlare era stato un ragazzo.

"no, no… tutto bene…".

"non si direbbe in realtà…" disse il ragazzo "se vuoi ti posso aiutare. Mi posso sedere accanto a te?"

"si certo…" e il ragazzo si sedette vicino a lei.

"come ti chiami?" gli disse Yuka.

"il mio nome è Haruki" disse il ragazzo "e tu?".

"mi chiamo Yuka".

"molto piacere" e si strinsero la mano. Poi si misero a parlare di varie cose. Yuka stette sempre meglio col passare dei minuti. Poi alla fine, il ragazzo disse a Yuka: "ti andrebbe di stringere amicizia?".

"ma certo" rispose la ragazza. E col passare dei giorni, si frequentarono sempre di più, poi alla fine, Haruki propose a Yuka di diventare suo fidanzato. Yuka arrossì moltissimo, e felicissima accettò. Lo comunicò a suo cugino e alle altre e tutti furono felicissimi per lei. Il suo sogno si stava realizzando piano piano. E vedendo la possibilità che potessero vivere tutti insieme, la piccola diclonus Miyu domandò: "mamma" disse la piccola Miyu "Haruki può diventare il mio papà e Kinuko mia sorella?".

"si, Miyu. molto possibile" disse Yuka sorridendole. Miyu, felicissima, andò ad abbracciare sia Yuka che Kinuko. A Kinuko scese una lacrima di commozione. Una settimana dopo, Yuka e Haruki decisero di sposarsi, e Yuka comunicò al ragazzo che avrebbe voluto avere anche Miyu e Kinuko. Ora che non vi fu più paura dei diclonius, Haruki accettò volentieri, per lui non ci fu nessun problema. Così, in seguito, si sposarono. Poi andarono al tribunale della città e il giudice stabilì ufficialmente che Miyu e Kinuko fossero sorelle adottive e figlie adottive di Yuka e Haruki.

"la mia mamma! Il mio papà! La mia sorellona!" disse Miyu, piangendo di gioia. Tutti loro furono felicissimi come non mai in vita loro. Successivamente, Kinuko fu portata in ospedale, dove con un intervento, le furono levati gli esplosivi dal corpo. Ella era felicissima, al punto che pianse dalla gioia. Kinuko, Miyu, Yuka e Haruki, uniti dall'amore familiare, in seguito si trasferirono a Osaka. Salutarono Kouta e Lucy e partirono. Kouta era felicissimo per sua cugina. Anche per Ayaka la situazione si era fatta molto bella: poteva vivere ufficialmente con la piccola Aiko e sua madre e anche loro erano contentissime di avere la diclonius in famiglia, si erano molto affezionate a lei. In seguito, la famiglia di Ayaka si trasferì a Nagasaki per lavoro della madre di Aiko. Salutarono Kouta e Lucy e andarono a vivere lì. Successivamente, Takeshi fu costretto a trasferirsi, per motivi di studio, nella capitale Tokyo, e Koichi fu costretto a trasferirsi a Kyoto per motivi di lavoro di suo padre. Nana e Mayu, non volevano vivere lontano dai loro innamorati, ma dovevano lasciare la Marple House; alla fine presero la decisione di andare a vivere con i loro fidanzati, così comunicarono in lacrime a Lucy e a Kouta, la volontà di andare con loro. Lucy e Kouta dissero a Nana e a Mayu: "è giusto che stiate accanto ai vostri innamorati". Così, il giorno della partenza di Takeshi e Koichi, Mayu e Nana salutarono Lucy e Kouta, che avevano deciso di restare a Kamakura, ringraziandoli infinitamente per tutto. Si abbracciarono piangendo, e Kouta disse a tutte loro: "ci mancherete, casa nostra non sarà più la stessa senza di voi, ma è giusto che seguiate i vostri sogni. Il legame che unisce tutti noi è quello di una famiglia vera e propria".

"vivete al meglio la vostra vita, amiche" disse loro Lucy.

"questo è solamente un arrivederci, non un addio" dissero loro, insieme a Takeshi e a Koichi; negli anni successivi si sarebbero, infatti, incontrati di nuovo, insieme a Yuka, a suo marito, a Kinuko e a Miyu. E dopo un ultimo abbraccio, Nana e Mayu andarono per le proprie strade con i loro fidanzati, ma nessuno di loro dimenticherà mai il tempo trascorso a Kamakura con Lucy e Kouta, l'affetto e l'amore ricevuto.

"non avranno problemi, nessuno di loro, ne avrà, ne sono sicura" disse Lucy osservando da lontano Mayu, Nana e gli altri allontanandosi.

"lo so Lucy" disse Kouta "lo so". E dopo aver detto questo, rientrarono in casa tenendosi per mano.

Negli anni successivi, Nana e Takeshi, a Tokyo, si sposarono e adottarono due bambini, un maschietto e una femminuccia. Nana aveva coronato, così, i suoi sogni. Anche Mayu e Koichi a Kyoto, negli anni prossimi, si sposarono ed ebbero molti figli.

CAPITOLO 40

UNA NUOVA VITA

Non molto tempo dopo che Nana e Mayu partirono con i loro innamorati e lasciarono la Marple House, Kouta e Lucy si sposarono.

"adesso siamo marito e moglie, Lucy… staremo insieme per sempre…" disse Kouta sorridente alla sua amata Lucy quando tornarono a casa, il giorno del matrimonio. Lucy scoppiò in lacrime, lacrime di gioia. Il suo sogno di stare con Kouta si sarebbe realizzato, giorno dopo giorno. Kouta la abbracciò.

Una sera successiva, Kouta e Lucy fecero l'amore. Quando finirono, si abbracciarono e parlarono un po' prima di addormentarsi.

"tra un po' di tempo… diventerò una mamma… non mi sembra vero!" disse Lucy.

"e io diventerò un papà… non vedo l'ora che arrivi quel momento, amore…".

"anche io". Si guardarono sorridendo e si accarezzarono sulle guance. Poi si addormentarono abbracciati.

Passarono dieci mesi. In questo periodo Kouta prese la patente, riprese gli studi e trovò un lavoro, mentre Lucy adesso era incinta, incinta di una bambina e quando arrivò il momento di partorire, corsero all'ospedale in macchina. Arrivati all'ospedale, Kouta dovette aspettare fuori dalla stanza, mentre Lucy dava alla luce la loro bambina. Quando il parto finì, uno dei dottori chiamò Kouta e il ragazzo entrò nella stanza. Lucy era seduta sul lettino e aveva in braccio la bambina, che piangeva. La bambina aveva delle corna sulla testa, essendo stata partorita da un diclonius, ma fra i dottori non ci fu nessun'emozione negativa, tutt'altro. Ormai i diclonius erano parte della specie umana.

"Kouta…" disse Lucy al ragazzo, guardandolo e sorridendogli. Kouta rimase stupito nel vedere sua figlia per la prima volta. Si avvicinò lentamente alla sua bambina e a sua moglie e disse: "è… è bellissima…".

"già…" rispose Lucy. E Kouta la prese in braccio e baciò la bambina.

"ciao, piccola… sono papà!" disse Kouta, che poi indicò con l'indice destro Lucy, mostrandola alla bambina, dicendo: "e lei è mamma!". Lucy si commosse. Poi il ragazzo, si avvicinò a Lucy con in braccio la bambina, che continuava a piangere.

"è bellissima" disse Kouta "questo giorno è di una bellezza unica".

"che nome possiamo darle?" disse Lucy, che poi continuò dopo qualche secondo di silenzio: "direi che possiamo chiamarla Aimi, o Akane… ci sono molti nomi, scegliamo quello che ci piace di più".

"io avrei un'idea migliore" disse Kouta a Lucy.

"quale sarebbe, amore?".

"Nyu". Sentita questa parola, Lucy mostrò un pochino di stupore. Poi il ragazzo disse: "il nome di Nyu perché la nostra bambina è bella, bella e tenera come sua madre". A Lucy vennero le lacrime agli occhi.

"oh Kouta…".

"va tutto bene, amore mio".

"sì… Nyu è il nome perfetto per lei…" disse Lucy. E si baciarono, con Nyu che continuava a piangere.

QUALCHE TEMPO DOPO

Alla Marple House, Kouta e Lucy stavano vivendo il periodo più felice della loro vita. Dopo aver battezzato la loro piccola col nome di Nyu, comprarono tutto il necessario per la loro bambina. In quel momento Nyu stava dormendo. Kouta disse a Lucy, mentre stavano in salotto: "senti, Lucy…".

"sì?".

"ricordi un po' di tempo fa, quella notte quando mi hai parlato dei tuoi tormenti e dei tuoi desideri?".

"certo, me lo ricordo bene".

"sai… non ho mai smesso di pensarci da quella notte… significava quanto stavi male, tesoro…".

"ma adesso è tutto a posto Kouta…" rispose Lucy "adesso che tutte le cose sono andate bene, ora non ho più paura, ora mi sento veramente umana". Kouta le sorrise.

"sono felice per te, Kaede". Kouta non aveva dimenticato neppure il vero nome di Lucy, da quel giorno che era ritornata, Lucy aveva detto agli altri il suo vero nome, e da allora Kouta non se lo scordò più.

"si, è vero… mi chiamo Kaede in realtà, ma puoi chiamarmi come vuoi, fra Lucy, Nyu…" disse Kaede sorridendogli. Kouta le sorrise. Poi si sentì il pianto di Nyu. La bambina si era svegliata.

"credo che Nyu abbia fame" disse Kaede.

"vado a prenderla io" disse Kouta. E il ragazzo andò nella stanza di Nyu e la prese in braccio, dal suo lettino, e tutto sorridente tornò da Kaede.

"eh sì, ha fame la nostra piccola" disse Kouta. Kaede si preparò e Kouta diede Nyu a sua moglie e Kaede la allattò al seno, sorridendo. Kouta stava accanto alla sua amata moglie, sempre.

"nel corso degli anni prossimi…" disse Kouta, sorridendo.

"sì?" disse Kaede.

"faremo in modo che la nostra piccola Nyu, avrà una vita che noi non abbiamo avuto, una vita bella e fiorita, una vita vissuta insieme, una vita in famiglia" disse Kouta, osservando la bambina, accarezzandola. Ma le sue parole non furono affatto da rimprovero a Kaede per quello che lei aveva fatto in passato, era solamente per dire di far crescere in maniera molto felice la piccola Nyu. Kaede capì e si commosse, mentre allattava la piccola. Poi Kouta andò a prendere il carillon, la cui musica piaceva molto, moltissimo a Kaede. E il ragazzo azionò il carillon partì la melodia e si sedette di nuovo vicino a Kaede, mentre continuava ad allattare la piccola Nyu. A Kaede scese una lacrima di commozione, e accarezzò suo marito, sulla guancia destra. Kouta fece lo stesso sulla guancia sinistra di Kaede.

"giusto Kouta" disse Kaede sorridendogli "nostra figlia… avrà una vita bellissima, accanto a noi". E si baciarono, con gli occhi chiusi. Le cose non avrebbero potuto andare meglio di così per loro.

FINE

QUESTO CONCLUDE LA STORIA DELL'ANIME

ELFEN LIED

LA STORIA DEDICATA A ME STESSO; UNO DEI MIEI SOGNI SEMPRE STATO QUELLO DI SCRIVERE UN ROMANZO E, VERSO LA FINE DI AGOSTO DELL'ANNO 2019, SONO RIUSCITO A REALIZZARE QUESTO MIO SOGNO.

QUESTO SEGUITO NON SARA' UFFICIALE LA' FUORI, MA UFFICIALE NEL TUO CUORE.

CONGRATULAZIONI, GABRIELE.